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Autore: Astrea9993    29/05/2015    3 recensioni
Di fronte a me si trovavano due uomini.
Uno dei due sembrava essere in tutto e per tutto l'uomo a me destinato, il vero amore che ogni bambina sogna mentre l'altro... L'altro era un incognita, aveva attraversato il tempo e lo spazio solo per ritrovarmi, aveva lottato per me e si era battuto persino contro il destino che ci era avverso.
Tutto sembrava essere contro di noi, eppure lui era qui.
Ed io mi trovavo li, ferma ed impietrita, incapace di scegliere tra i due uomini della mia vita, incapace di scegliere tra l'amore da fiaba, la certezza e la sicurezza e quell'amore tormentato, quella passione che travolge tutto ciò che incontra sul suo cammino, che può donarti il paradiso o l'inferno.
Ero incapace di decidere tra quei due uomini così diversi eppure intrinsecamente uguali perché, nonostante le apparenti differenze, loro due erano la stessa persona ed io li amavo entrambi.
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Questa fanfiction è il seguito della mia long "La ragazza caduta da cielo" di cui consiglio la lettura prima di iniziare a leggere questa storia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1
 
I sogni son desideri
 
 
Settembre.
Era già Settembre.
Sembrava essere passata un'eternità da quando ero stata ad Hogwarts.
Non potevo fare a meno di pensare al tempo passato e a ciò che avevo perso mentre osservavo l'edificio che entro pochi giorni sarebbe divenuta la mia nuova scuola, la mia università.
Osservai il chiostro antico e i segni di quell'illustre passato che, nonostante tutto, non potevano competere con le bellezze di Hogwarts.
Sorrisi mio malgrado amaramente nell'osservare ciò che mi circondava.
Avevo fatto la cosa giusta e questo era il mio posto, questo era il posto che mi apparteneva.
Da quando ero tornata a casa, da quando mi ero risvegliata dal coma, era stato come se vedessi ciò che mi circondava per la prima volta.
Per la prima volta avevo visto i miei genitori, per la prima volta avevo visto l'amore che provavano per me al di là della loro natura volubile,  volubilità che del resto avevo da loro ereditato.
Per la prima volta avevo visto al di là di quel senso di solitudine per comprendere che ero io ad allontanarmi da coloro che mi circondavano.
Per la prima volta avevo visto me stessa, mi ero sempre considerata scialba ed ora, per la prima volta, vedevo la mia bellezza naturale che forse era priva della perfezione che caratterizzava Melanie ma che mi rendeva unica.
Non ero perfetta come Melanie né eterea come lei eppure era evidente come entrambe fossimo la stessa persona.
In quei mesi ero cresciuta, ero cambiata, ero morta e rinata.
Avevo perso molte cose e ne avevo conquistate altre.
"Un penny per i tuoi pensieri." Mi sussurrò James all'orecchio mentre mi cingeva le spalle.
"Non è niente di importante, non più." Risposi sorridendo.
Per un momento mi soffermai a scrutare il volto di James, quel volto identico a quello dell'altro James, il James che avevo ormai perso per sempre.
Solo ora mi rendevo conto di quanto i due James fossero tra loro diversi, le differenze erano forse lievi ma io riuscivo a coglierle persino dalle loro espressioni.
Potter aveva sempre avuto  quell'espressione decisa, quel sorriso sarcastico e lievemente provocatorio mentre il volto di James era più dolce, privo della confidente arroganza di Potter.
James era il pilastro che, da quando ero tornata a casa, mi aveva sostenuta.
Inizialmente era stato duro, separare l'immagine dei due James l'una dall'altra era stato difficile anche perché, inizialmente, era stata proprio quella rassomiglianza a catturarmi ma ora era diverso, avevo finito con l'amare James per quello che era.
Istintivamente finii col prendere la mano di James tra le mie mentre ripensavo a quei primi giorni d'ospedale, quando ero convinta di aver perso l'amore della mia vita e poi lui era apparso davanti ai miei occhi ed io avevo capito di avere una seconda possibilità, il destino mi dava una seconda possibilità e James aveva atteso davanti ad un letto d'ospedale che io tornassi da lui.
All'inizio era stato tutto piuttosto strano, James aveva vegliato per mesi una sconosciuta che forse non si sarebbe mai più risvegliata ed ora che avevo riaperto gli occhi non sapeva bene come comportarsi con me ed io... io combattevo contro il fantasma di James Sirius Potter.
Poi anche quegli ultimi giorni erano trascorsi ed era giunto il giorno in cui sarei stata dimessa dall'ospedale.
Era stato allora che lo avevo compreso, l'ospedale era tutto ciò che ci univa e, quando fossi uscita da li, non lo avrei più rivisto.
Avevo osservato per qualche secondo la sua schiena mentre usciva dalla mia stanza e avevo compreso che se non avessi fatto qualcosa questa sarebbe stata l'ultima cosa che avrei visto.
"James!" Avevo esclamato nel rincorrerlo ancora a piedi nudi, avevo visto lo sconcerto nei suoi occhi mentre si arrestava.
"Qualche volta ti andrebbe di prendere un caffè con me?" Chiesi lievemente imbarazzata.
 
Era stato così che tutto era iniziato.
 
Prima un caffè, poi un altro ancora, un pranzo, una cena...
Era stato tutto così semplice e naturale ed era stato allora che avevo capito: io e James eravamo destinati l'uno all'altra, era solo che inizialmente avevo incontrato il James sbagliato, un James di un'altra dimensione, un James che non era mai stato mio.
Ma tutto questo non era importante perché tutto questo era stato necessario per permetterci di trovarci.
 
"questa sera vieni da me?" chiese James richiamandomi per l'ennesima volta alla realtà.
"se non è di disturbo..." risposi io piuttosto timidamente.
Era strano, se con Potter era stato tutto così veloce, travolgente, con James era diverso, procedevamo lentamente, quasi timidamente.
Solo negli ultimi giorni avevo preso l'abitudine di fermarmi da lui a Venezia, nell'appartamento che condivideva con le sue due coinquiline.
Con James avevo ritrovato l'equilibrio che non avevo mai avuto e, nonostante la mia abitudine di estraniarmi, di ripensare a quel passato che avevo vissuto, che per me era stato così vivo e che non potevo condividere con nessuno, James rispettava i miei tempi ed i miei silenzi, certo, lui pensava che il mio comportamento fosse motivato dall'incidente stradale e non poteva sospettare ciò che invece avevo vissuto e, naturalmente, non lo avrebbe mai saputo, eppure, nonostante tutto, mi sentivo di dire che la mia vita ora era perfetta o quasi.
 
 
 
*****
 
 
 
Lentamente James si sollevò dal letto, osservò distrattamente la figura della ragazza che giaceva al suo fianco, i capelli mossi e biondi sparsi sul cuscino.
Immediatamente un espressione di disappunto si fece strada sul suo volto mentre si chiedeva quanto tempo avrebbe impiegato quella ragazza, di cui neanche ricordava il nome, ad andarsene.
Sbuffando si avviò verso il bagno deciso a scacciare con una doccia calda ogni traccia di quanto accaduto e, nel contempo, quel dolce sogno si faceva strada nella sua mente.
Anche quella notte, dopo quell'amplesso privo di sentimento e consumato con freddezza, lei era tornata a popolare i suoi sogni.
Non sapeva chi fosse ne perché la sognasse, non sapeva se fosse giunta per redimerlo o forse per torturarlo, sapeva solo che era da mesi ormai che quella ragazza dai capelli biondi e lo sguardo deciso compariva in tutti i suoi sogni.
Era bella come un angelo e crudele come il demonio.
Era crudele, perché restava li, intangibile ed inafferrabile e James avvertiva che lei era speciale, che doveva raggiungerla ma lei non esisteva.
Lei non era reale.
E la realtà appariva ogni giorno più deludente.
Con rabbia James si immerse sotto il getto della doccia, deciso a cancellare al più presto le tracce di quella donna che non era all'altezza dell'immagine che ogni notte popolava i suoi sogni, con foga strofinò il proprio corpo per poi decidersi ad uscire da quella stanza che appariva così stretta e soffocante.
Ancora con i capelli bagnati si diresse in cucina che, molto sorprendentemente era già occupata da Lorcan, Lysander, Cordelia, Dominique e Roxanne.
A quanto pareva doveva essere ben più tardi di quando pensasse.
Distrattamente osservò l'orologio appeso alla parete, erano già le nove di mattina.
"allora, hai già liquidato la sciacquetta del giorno?!" intervenne Dominique mentre sorseggiava una tazza di caffè.
"no, sai bene che a Jamie piace inviare velati messaggi subliminali, quando la malcapitata si risveglierà da sola in una casa vuota intuirà che non è la ben accetta." lo canzonò Roxanne.
"per lo meno potresti evitare di rimorchiare le Serpeverde, hanno la tendenza a vendicarsi se si sentono umiliate..." soggiunse Cordelia in tono piuttosto disinteressato.
"e poi ti prego James, non dirmi che hai rimorchiato l'ennesima ragazza bionda dall'apparenza angelica e i modi provocanti..." si intromise Lorcan mentre cingeva teneramente le spalle di Cordelia.
"e non dimenticare i capelli lunghi, meglio se molto mossi o ricci!" soggiunse Lysander.
"credimi amico, ritengo di avere una mente piuttosto aperta ma, da quando abbiamo concluso Hogwarts, sei ogni giorno più inquietante: che senso c'è nel portarsi a letto ragazze che potrebbero essere tra loro sorelle?!" rincarò la dose Lorcan.
La verità era che neppure James sapeva quale fosse il senso dietro alle sue azioni, sapeva solo che stava rincorrendo un sogno, sapeva che era impossibile ma non poteva fare a meno di cercare quella ragazza, di afferrare quella vacua immagine, di vivere quei sentimenti che solo lei gli suscitava.
Ma nessuna di quelle ragazze andava bene, nessuna era lei.
Lei non sarebbe mai caduta ai suoi piedi così facilmente, lei non avrebbe spalancato le gambe subito dopo aver udito il suo suo cognome.
Ma probabilmente lei non esisteva davvero.
"non è colpa mia se quelle ragazze non riescono a tenersi le mutandine addosso." mormorò James in un'alzata di spalle.
"e a te dispiace davvero tanto levargliele..." replicò Dominique vagamente infastidita.
"ti prego Domi, risparmiami la paternale!" si Lamentò James nel versarsi una tazza di caffè.
 
Conclusi gli studi ad Hogwarts James, Dominique, Roxanne, Lorcan, Lysander e Cordelia avevano deciso di continuare gli studi per diventare Auror ed era così che avevano finito per convivere a Grimmauld Place.
James era stato lieto di convivere con le cugine e i gemelli Scamandro, in fin dei conto erano amici da sempre, in quanto a Cordelia lei, da qualche mese, era la ragazza di Lorcan e così aveva finito col trasferirsi da loro.
James non la conosceva da molto tempo, a dire il vero James non sapeva neppure come Lorcan avesse finito per conoscere quell'eccentrica Serpeverde ma doveva ammettere che la ragazza era in gamba.
Tutto andava per il meglio.
Tutto era perfetto, eppure James non riusciva a scordare quella misteriosa ragazza...
 
James stava ancora pensando alla ragazza dei suoi sogni quando ben sei gufi planarono all'interno della stanza in un vortice di piume.
James osservò un gufo planare al suo fianco, una lettera legata con attenzione alla sua zampa.
Con cautela il ragazzo allungò un biscotto all'uccello per poi afferrare la lettera che si affrettò ad aprire.
 
Caro signor Potter,
Siamo lieti di informarla che è invitato al ballo che si terrà ad Hogwarts la notte del 15 Settembre dalle ore 20:00.
Lo scopo della festa sarà accogliere al meglio i nuovi studenti presentando loro la scuola e favorendo il legame tra nuovi studenti ed ex-studenti.
Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 5 Settembre.
 
Distinti saluti,
Minerva McGranitt
Preside di Hogwarts
 
Un sorriso illuminò un il volto di James mentre si apprestava a rispondere immediatamente alla lettera: qualcosa gli diceva che ad Hogwarts e in particolar modo a Serpeverde avrebbe trovato le risposte alle sue domande.
 
 
 
*****
 
 
 
Stiracchiandomi mi risollevai lentamente dal letto.
Distrattamente osservati la sveglia: erano all'incirca le nove di mattina.
Osservai James che dormiva ancora al mio fianco senza riuscire  a scacciare quel sogno dalla mia mente.
Nel sogno ero assieme a James, l'altro James, quello che stavo cercando di dimenticare.
Ad essere sinceri non ero con lui, ero ferma, intenta ad osservarlo, incapace di interagire davvero con lui, incapace di raggiungerlo.
E lui era lì, in una stanza di una casa a me sconosciuta insieme ad un'altra.
Io non facevo più parte di quel mondo, probabilmente era questo che quei sogni cercavano di dirmi, ma, nonostante tutto, era doloroso.
Scossi la testa cercando di concentrarmi sul presente, sul mio James.
Dovevo lasciarmi alle spalle il passato, dovevo andare avanti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Come avevo già accennato questa long non è altro che la continuazione di "La ragazza caduta dal cielo" una long che ho da poco concluso per cui, a chi volesse leggere questa fanfiction, consiglio di leggere prima "La ragazza caduta dal cielo".
 
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Fatemi sapere che ne pensate!
Grazie a tutti!
Astrea
  
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