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Autore: Piuma_di_cigno    29/05/2015    0 recensioni
Raf e Sulfus sono tornati per affrontare un secondo anno alla Golden School, ma il sentimento che li unisce è sempre più una sofferenza: ora le lezioni sono volte ad imparare l'arte del combattimento tra Angels e Devils. Difficile per Raf, che deve andare contro tutte le regole, contro la sua natura, per rimanere con Sulfus, e difficile per lui, costretto a trascorrere le giornate nel dubbio che lei non lo ami più.
Sarà proprio l'ormai dolce Say ad aiutare Raf a dimostrare che lo ama ancora, qualunque cosa succeda. Tra le lezioni e gli amici, comincia infatti a delinearsi una situazione terribile, pericolosa, ma che forse ha il potere di risolvere finalmente tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arkhan, Raf, Sai, Sulfus, Un po' di tutti | Coppie: Raf/Sulfus, Sai/Tyco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:”Say.”

Uscii in terrazza e mi misi a guardare il cielo, come in attesa di qualcosa.
Il secondo anno alla Golden School era iniziato bene, forse meglio di quanto mi fossi mai aspettata, ma non sapevo se esserne felice o meno. Era andato tutto bene perché Sulfus non si era visto e, se era arrivato in perfetto ritardo fra i Devils, io non l'aveva certo incontrato: ero rientrata in camera mia il prima possibile.
Ero determinata ad evitarlo per tutto l'anno scolastico, sempre se ci fossi riuscita. Uriè mi aveva raccontato la sera prima che, di solito, al secondo anno della Golden School gli insegnanti non assegnavano dei protetti agli Angels almeno fino a metà anno. Per la maggior parte, infatti, si sarebbe imparato a usare i propri poteri e, soprattutto, ad attaccare i Devils. Era ora che imparassimo a combattere fra di noi, dicevano gli insegnanti.
Certo, pensai io, e se mi mettono con Sulfus a combattere? Mi chiesi che cosa avrei fatto, a quel punto.
Avevo una voglia disperata di vederlo, ma mi ripetevo per l'ennesima volta che non potevo. Il peggio era che non dipendeva da me, che ero assolutamente obbligata a stargli lontano. Mi strinsi nelle braccia e rabbrividii.
Ormai l'autunno era iniziato, con la metà di settembre, e l'aria cominciava a farsi fredda, ma non volevo dormire, perché quella brezza mi distraeva dal pensiero di Sulfus. Desideravo solo che qualcuna delle mie amiche, almeno Uriè, mi capisse, comprendesse quanto stavo soffrendo. Anche dire loro la verità, però, avrebbe potuto metterle in pericolo davanti alle Alte e, chissà, persino alle Basse Sfere.
Una consolazione l'avevo: sia io che Sulfus eravamo giustificati per quel bacio che ci eravamo dati al primo anno; tutti credevano fosse successo per opera di Reina.
Se solo avessero capito, se solo avessero visto qual era la luce nei nostri occhi! Sospirai nuovamente. Era la prima sera alla Golden School e già volevo andarmene il più lontano possibile da lì.
Andarmene … Magari avrei effettivamente potuto lasciare la scuola e trovarmi una casa sulla Terra. Se fossi semplicemente sparita in forma umana, nessuno sarebbe riuscito a ritrovarmi.
Lanciai un'occhiata al mio letto: lì sotto, avevo lasciato una borsa con lo stretto indispensabile. Non sapevo perché l'avevo fatto, ma sapevo che il mio Settimo Senso mi aveva ordinato di prepararla.
Non potevo vedere Sulfus, pensai con rammarico, ma almeno potevo tornare in quella spiaggia, quella in cui ci eravamo quasi baciati. Mi gettai quindi nel vuoto della notte, mentre un sorriso mi illuminava leggermente il volto.
Le mie ali sbattevano veloci.
In poco tempo zigzagavo attraverso le strade della città. Conoscevo a memoria la strada e non perché l'avessi fatta molte volte, ma perché il ricordo era troppo importante, troppo vivido in me perché potessi anche solo pensare di dimenticarne persino il più piccolo dettaglio.
Impiegai poco tempo ad arrivare alla spiaggia, che era buia e deserta. Per fortuna, non era silenziosa. Le onde, infatti, mi facevano compagnia.
Avrei voluto ascoltare un po' di musica, perché la musica mi faceva dimenticare almeno qualcuno di tutti i pensieri che mi assillavano.
Passeggiai sulla spiaggia. I miei piedi affondarono nella sabbia e subito dopo nell'acqua. Era calda.
Continuai a camminare, dirigendomi sempre più al largo, finché l'acqua mi arrivò alla cintola e allora mi tuffai, immergendo la testa, incurante del buio e del fatto che avessi bagnato capelli e vestiti.
Volevo solo dimenticare e ricominciare.
Perché non era stata Reina? Perché non poteva essere solo un orribile illusione da lei creata? Sarebbe stato tutto più semplice. Io non avrebbe amato Sulfus, Sulfus non avrebbe amato me e tutto sarebbe stato perfettamente normale.
Continuai a nuotare finché i miei piedi non toccarono più il fondo. Fu allora che un fascio di luce, proveniente dal faro che si trovava più o meno in mezzo al mare, illuminò la figura di un'altra ragazza che nuotava, qualche metro più avanti.
Mi chiesi quale essere umano stesse facendo una cosa tanto folle come tuffarsi in mare a quell'ora di notte e, per di più, dove non toccava nemmeno.
Mi avvicinai con cautela. Ero in forma angelica, quindi la ragazza non si sarebbe accorta di me.
Vidi che aveva i capelli neri come la notte e gli occhi gialli, che incrociarono i miei quando si voltò di scatto.
Rimasi immobile.
Non può vedermi, non può farlo, non può farlo. Ma più cercavo di convincermi che quanto stavo pensando fosse vero, più mi sembrava che lo sguardo della ragazza diventasse penetrante.
Abbozzò un sorriso.
“Anche tu qui, Raf?”
Sobbalzai e quasi finii sott'acqua per lo spavento.
“Chi sei? Come puoi vedermi!?”
La ragazza si avvicinò, gli occhi gialli illuminati e lo sguardo di chi incontra una vecchia amica.
“O Raf, non ti ricordi proprio di me?”
La sua voce era quasi affettuosa nei miei confronti. Come se davvero ci conoscessimo.
Io non risposi e continuai a scrutare il volto della ragazza, cercando disperatamente qualcosa, un dettaglio che mi dicesse chi era.
“Be',” proseguì lei vedendo che non reagivo, “in effetti sono molto cambiata da allora.”
Il suo sorrisetto divenne mesto.
“Sono Say, Raf.”
Io sobbalzai di nuovo, ma questa volta risposi al sorriso.
“Ma certo che mi ricordo!” esclamai avvicinandomi alla ragazza. Guardandola, però, notai che non aveva quella luce speciale che caratterizzava gli Angels e i Devils quando si trasformavano in umani.
Non aveva più nulla di allora, se non i capelli e gli occhi.
“Ma che ti è successo?” chiesi, incerta. “Non sembri più tu. E Tayco? Lui dov'è?”
Say mi prese le mani.
“Ma non vedi? Sono diventata umana!”
Spalancai gli occhi.
“Ma Tayco aveva detto che … Tu … Com'è possibile?”
Say si rabbuiò.
“Io sono uscita dal Sentiero, alla fine, ma Tayco è ancora laggiù.”
La guardai tristemente e le appoggiai una mano sulla spalla.
“Mi dispiace, Say.”
Lei sorrise nuovamente e recuperò il suo buonumore.
“Non fa niente. Io so che lui tornerà, perché laggiù gli ho lasciato delle tracce, cose che solo lui può capire, e se le seguirà arriverà alla fine del sentiero e mi raggiungerà.”
Appariva così convinta che non ebbi il coraggio di contraddirla.
“Ti ho vista diverse volte, da quando sono sulla Terra.” proseguì Say. “E … Ho visto anche Sulfus.”
Questa volta fui io a rabbuiarmi e ad abbassare lo sguardo.
Say capì che non era il caso di parlarne e cambiò immediatamente discorso:”Vuoi venire a casa mia?”
Alzai lo sguardo, sorpresa.
“H-hai una casa?”
“Certo!” rise Say. “Gli umani, di solito, si comprano una casa, anche se io non ho fatto proprio così.”
“E come hai fatto?” chiesi, seguendola fuori dall'acqua.
“Be', l'ho costruita io.”
“Davvero!?”
“Davvero!” confermò Say con orgoglio. “Dài, vieni a vederla.”
Ed io non potei rifiutare l'invito.
Mentre camminavano, la osservai mentre si asciugava il viso e i capelli con un asciugamano. Sembrava così felice, nonostante Tayco fosse lontano e potenzialmente in pericolo.
Mi voltai verso il cielo.
Dov'era Sulfus, in quel momento? Stava pensando a me?
Con l'ennesimo sospiro, seguii Say attraverso un tratto di spiaggia particolarmente incolta, piena di erbacce e sterpaglie. Nessuno sembrava averci messo piede da anni, ma Say mi invitò a proseguire attraverso la vegetazione, finché non si parò davanti a me uno spettacolo davvero meraviglioso.
Una casa, protetta da tre alberi chinati su di lei, era lì, in quel posto introvabile.
Say rise della mia faccia e mi invitò ad entrare.
La casetta era tutta di legno, anche il tetto, ma non sembrava aver bisogno di particolare protezione dalla pioggia, con quei tre alberi chini su di lei.
I muri erano dipinti di azzurro e pareva avere un solo piano. Alle finestre c'erano vasi di fiori, violette per la maggior parte. Mi chiesi come potevano essere sbocciate in quella stagione, insieme a un gran numero di rose.
Un'edera rampicante ricopriva gran parte dei muri della casa.
Say si avvicinò con disinvoltura e non infilò nemmeno la chiave: la porta era aperta.
“Non hai paura che entri qualcuno?” chiesi, perplessa.
Say ridacchiò e alzò le spalle.
“Se è per questo, non corro nessun pericolo.” mi fece entrare e, lasciando la porta aperta, si avvicinò all'uscio, appoggiò una mano sul terreno e all'istante un quarto albero crebbe dal nulla, tanto grande che coprì l'intera facciata della casa. Le sue foglie erano delle stesse dimensioni delle finestre.
“W-wow.” sussurrai esterrefatta.
Say chiuse la porta.
“Sì, proprio wow.” ridacchiò. “Quello è il mio Frammento Eterno.”
Vedendo il mio sguardo perplesso, Say si affrettò a spiegare:”Il Frammento Eterno è un potere magico che ti rimane quando sei stata sempiterna.”
“E il tuo è far crescere le piante?”
“Proprio così.” Say si mise a trafficare vicino a un lavandino e mi fece cenno di sedermi su una delle sedie di legno vicino al tavolo. “Vuoi un tè?”
“Certo, grazie.”
Mi guardai in giro. La casa era molto spartana, ma c'era tutto quello che poteva servire a una persona. Notai delle scale. Probabilmente c'era un secondo piano, nascosto dagli alberi.
Say mise il bollitore su una stufa accesa e rimase in piedi lì vicino.
Io la osservai. Indossava un paio di pantaloni a vita bassa, larghi e una canottiera molto attillata. I suoi capelli erano sciolti ed era bellissima anche così, scalza, un po' bagnata e senza un filo di trucco.
“Non somigli più neanche vagamente a una Devil.”
Say sorrise, versando il tè nel bollitore.
“Lo so. È merito di Tayco.”
“Non ti manca essere … Com'eri prima di incontrarlo?”
Scosse la testa.
“No. E poi non è stato un cambiamento così radicale.” disse, porgendomi una tazza. “Insomma, conosci la leggenda, no? All'inizio non facevamo altro che combattere.” si sedette e bevve un sorso. “Ma poi nessuno dei due riuscì più a prevalere sull'altro, ma non perché fossimo davvero in equilibrio.”
“E perché, allora?”
Say alzò le spalle con un sospiro.
“Perché ci eravamo innamorati e nessuno dei due voleva fare del male all'altro. Io lo odiavo perché non aveva il coraggio di ammettere quello che sentiva.” abbassò lo sguardo e bevve un altro sorso di tè. “Poi, però, quel coraggio l'ha dimostrato attraversando il Sentiero con me.”
Per evitare di parlare, mi misi a bere il tè. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi.
Quanto coraggio aveva saputo dimostrare, Sulfus, ammettendo fin da subito i suoi sentimenti per me? Io ero stata solo capace di aggrapparmi disperatamente alle regole e di stare lontana da lui.
“Raf ...”
Say aveva notato la mia cupa espressione.
“So che non dovrei essere io a chiedertelo, ma vuoi continuare ad evitare Sulfus per sempre?”
“Se solo ci riuscissi.” mormorai a testa bassa.
Lei scosse la testa.
“Non ci riuscirai.”
Per un attimo, la guardai come se fosse pazza, ma poi Say sorrise e aggiunse:”Ci sono passata anch'io.”
“Cosa devo fare? Tu cos'hai fatto?”
“Io non ho mai cercato di cancellare quello che provavo per lui.”
Innumerevoli dubbi mi affollarono la mente.
“E se lui non mi amasse più?”
“Allora faresti meglio a fartelo dire da lui, non credi, Raf?”
Say mi guardava con aria comprensiva.
“Non sono sicura di voler sentire un suo rifiuto. Temo che mi toglierebbe la voglia di vivere.”
“Raf … E' meglio vivere con questo dubbio orribile e nella continua speranza che lui ti ami, o sapere la verità senza farsi illusioni?”
Con un sospiro, compresi che aveva ragione.
“Va bene, gli parlerò il prima possibile.”
“Brava Raf.”
Say sembrava molto più adulta di me. Più adulta, esperta e responsabile, non potevo assolutamente negarlo.
Finimmo di bere il tè e quando cominciò ad albeggiare, compresi che per me era arrivato il momento di tornare alla Golden School.
Salutai Say e promisi che sarei tornata a trovarla.
“Parla con Sulfus, mi raccomando!”
Annuii e presi il volo, ma in realtà non sapevo se avrei davvero fatto quello che mi aveva consigliato.

Spazio autrice: Buongiorno a tutti! Spero che i lettori della mia storia siano numerosi. Andrà complicandosi man mano che procederò con i capitoli, quindi spero tanto che anche voi procediate con me, io nella scrittura, voi nella lettura. =) Sono molto ansiosa di ricevere delle recensioni; spero tanto che i vostri giudizi siano positivi. Avvertitemi in caso di errori di battitura e/o di grammatica: sono sempre aperta alle correzioni, purché non vengano espresse con maleducazione o parolacce! Scritto questo, grazie ancora a tutti coloro che leggeranno! A presto con il secondo capitolo! <3
   
 
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