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Autore: GravityZero94    29/05/2015    2 recensioni
Quando il mondo sembrava ormai sull'orlo della pace e le regioni avevano ripreso a vivere serenamente, qualcosa di grave comincia a pesare sul mondo Pokémon. I campioni delle cinque leghe vengono rapiti ed il mondo viene in breve coperto dall'oscurità. Una minaccia ben peggiore di quelle che furono sventate dagli attuali Campioni sta per abbattersi sulle regioni ed i migliori allenatori del mondo sono stati presi dal nemico. Cinque ragazzi dovranno alzare la testa e raccogliere l'eredità donatagli dai Campioni, per ridare una speranza al mondo.
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"Kanto, Jhoto, Hoenn, Sinnoh, Unima e Kalos, tutte e cinque le regioni sono sull'orlo del declino, non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia come un dannato...."
"Cosa credi di poter fare tu, se i CAMPIONI hanno fallito?" ringhiò il ragazzo dai capelli argentati, afferrando per il colletto della maglietta l'altro, che gli piantò addosso gli occhi furenti.
"Raccogliere la loro eredità" disse semplicemente "Salvarli combattendo o morire nel tentativo. O credi che le tue manie da mezza-cartuccia ti salveranno dai tuoi doveri?".....
...."E va bene, mi avete convinto. Lotteremo insieme. Se quei bastardi cercavano guerra, che guerra sia!"
[Primo capitolo rivisto e corretto]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucas, N, Nuovo personaggio, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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The Champion's Heritage
Chapter I – No More Fighting






Il vento sferzava forte sul Monte Corona, il gelo riusciva a penetrare nelle ossa di chiunque osasse camminare su quelle rocce cariche di antico potere. Incuranti di tale bufera che imperversava, cinque figure si bloccarono, statuarie, l'una di fianco all'altra. Indossavano tutti dei pesanti giubbotti dai vari colori e sui loro volti era dipinto un sorrisino soddisfatto. Tutti e cinque erano molto giovani, tre ragazzi e due ragazze, di cui nessuno probabilmente superava la ventina d'anni.
"Quasi non ci credo..." commentò sarcasticamente una ragazza dai capelli rossi, stringendosi più forte nel giubotto "Ci siamo allenati tanto per arrivare a questo momento e adesso..."
"Siamo ad un passo dalla vittoria" continuò un ragazzo alla sua sinistra, aggiustandosi il cappello da neve che gli riparava la testa, per poi completare la frase "E dalla fine di questo schifo".
Davanti a loro, una torre nera come la pece, splendente come se fosse fatta di cristallo, si ergeva fin dove la vista dei ragazzi non poteva scorgere, dove la cupola che sormontava l'edificio era coperta dalle nuvole. I portoni davanti a loro erano alti abbastanza per far entrare pokémon di misure immense e le due statue, che rappresentavano Entei in una posa simile ai Leoni di Venezia, troneggiavano ai lati di essa.
"Oppure ad un passo dalla morte" commentò un altro ragazzo, quello più a sinistra, che sembrava il più grande del gruppetto"Ma ormai a quello ci abbiamo fatto il callo, no?"
Tra il gruppo di ragazzi si sollevò un risolino generale, nonostante le parole potessero essere davvero agghiaccianti, specie se proferite da ragazzi di così giovane età. In quel preciso istante, le porte si spalancarono, facendo uscire decine e decine di persone dalle divise tutte uguali, che si disposero in formazione davanti a loro, ognuno brandendo una Pokéball. I cinque ragazzi si scoccarono delle occhiate complici, per nulla intimoriti dal reggimento che gli si era parato davanti. Anzi, alcuni sembravano addirittura divertiti.
"Andatevene immediatamente!" disse uno di quei tipi, un uomo sulla quarantina dalla folta barba nerastra, la cui divisa si differenziava da quella de compagni per un paio di spalline ed un piccolo mantello dietro la schiena. Doveva essere un qualche tipo di ufficiale o comunque di grado più alto rispetto agli altri.
"Altrimenti?" chiese un ragazzo incappucciato al centro del gruppetto, con tono di sfida, facendo un passo avanti e gonfiando il petto.
"Altrimenti non tornerete a casa vivi" ringhiò quello, mettendo anche lui mano ad una pokèball.
Il ragazzo incappucciato si voltò verso il resto del gruppo di ragazzi roteando sui tacchi e sorridendo.
"Quella era una minaccia?" chiese, sarcastico, indicando il tipo in divisa con il pollice.
"A me sembra di si" disse un'altro ragazzo, quello con il cappello da neve, sorridendogli di rimando "Ed evidentemente non hanno nemmeno idea di cosa sia veramente minaccioso"
Dalla tasca estrasse una piccola sfera bianca e rossa, che immediatamente si ingrandì, diventando larga quanto il palmo della sua mano. In meno di pochi secondi, gli altri quattro avevano fatto la stessa cosa.
"Credo che dovremmo spiegarglielo per bene" disse la ragazza con i capelli rossi.
I soldati nemici capirono che le minacce non erano andate a buon fine e passarono all'attacco. In meno di una manciata di secondi, ogni nemico lanciò la sua pokèball, facendo apparire sul monte innevato un vero e proprio esercito di Mightyena e qualche Crobat. Quello che sembrava il capo del gruppo anciò anch'esso la sua pokèball, facendo apparire un colossale Dusknoir.
"Il momento che aspettiamo da troppo tempo è arrivato" disse il ragazzo incappucciato, per niente preoccupato, puntando gli occhi color argento sui nemici. Quasi come se quelle parole fossero state un tacito segnale, tutti e cinque i ragazzi lanciarono le pokèball che avevano in mano, venendo circondati dai loro pokémon. Fieri, minacciosi e furibondi, i pokèmon sembravano riflettere l' impazienza di combattere dei rispettivi allenatori"
"L'ultima battaglia ci aspetta, ragazzi!" disse il ragazzo dagli occhi d'argento "ALL'ATTACCO!"


Tre anni prima...


Quando Cynthia rientrò in casa, si ritrovò ad alzare un sopracciglio dalla sorpresa. Era infatti sicura di trovare come minimo la casa sottospra, con tanto di centinaia e centinaia di dollari da sborsare per rimettere in sesto tutto. Certo, non poteva certo lamentarsi dei soldi spesi visto che, tra il suo lavoro di campionessa della Lega di Sinnoh e l'immenso impero economico gestito da suo marito, i soldi nella loro casa passavano in quantità molto eccessive alle loro esigenze. Restava comunque il fatto che la donna non si capacitasse di come fosse possibile che, in un giorno del genere, la sua casa fosse miracolosamente ancora in piedi. Si guardò attorno, notando tutto esattamente come lo aveva lasciato la mattina precedente, quando era stata avvisata che un allenatore aveva battuto Volkner(anche se lei credeva che lo avesse lasciato passare senza combattere, dannato scansafatiche) e che adesso si trovava alla Lega, pronto a scalare i Superquattro e a puntare al titolo di Campione di Sinnoh. E lei, ovviamente, era dovuta partire con un jet per arrivare a Sinnoh il prima possibile, solo per poi vedere l'allenatore in questione essere totalmente devastato da Aaron e dal suo Drapion, che avevano letteralmente usato i suoi Pokèmon come puntaspilli. Ancora nervosa per il viaggio a vuoto(erano anni che un allenatore non riusciva ad arrivare più avanti della sala di Flint), entrò in casa, lasciandosi cadere sul divano, esausta. Di certo, tutte quelle ore di viaggio in jet non gli facevano bene e la donna era seriamente convinta di lasciare a qualcun'altro il posto di Campione di Sinnoh. Con la mente, ritornò al giorno in cui Lucas le aveva comunicato di voler lasciare la Lega e di volerle ridare il titolo di Campionessa, per potersi dedicare alla ricerca sui Pokémon e, aveva aggiunto lei con un tocco di malizia, alla ricercatrice. E fu così che lei, ormai sposata e con un bambino di appena un anno di età, si era ritrovata a dover fronteggiare tutti i pesciolini che decidevano di puntare al titolo di Campione. L'unica pecca era che la maggior parte di loro non sarebbe stata in grado di sfiorare nemmeno uno dei Pokémon di Volkner, ma questo li faceva tranquillamente passare, in quanto insoddisfatto di quanto le battaglie nella sua palestra si fossero fatte noiose.
"Prima o poi..." sibilò la campionessa, recuperando un libro che aveva lasciato sul tavolo il giorno prima"...lo sfido io e gli faccio passare tutta questa boria. Sono quasi sicura che Garchomp avrà da divertirsi con tutti quei Pokèmon elettrici"
Sbuffò seccata, sapendo che, per colpa di Volkner e degli allenatori che dovevano sfidare la Lega senza essere effettivamente preparati, si stava perdendo un giorno importantissimo per la vita del suo piccolo secondogenito Raynold. Quel giorno compiva dieci anni e, come da tradizione, all'età di dieci anni veniva consegnato il primo pokémon. Suo marito ed il suo figlio più grande si erano premurati di portare il bambino al laboratorio del professore più in gamba della regione, a detta di suo marito, per fargli avere uno dei tre "starter". Lei non si era opposta, anche se in realtà non concepiva tutto questo attaccamento alla scelta di quei tre pokémon. Lei non aveva mai scelto il suo primo pokémon, semplicemente era andata a Sinnoh in viaggio con i suoi genitori e aveva incontrato Gible e avevano stretto amicizia. E, c'era da dire, che da allora Gible fu il suo più fidato compagno e che, da allora, Gible era sempre stato la sua "punta di diamante", specie adesso che si era evoluto in un potentissimo Garchomp. Quando le sue orecchie vennero letteralmente perforate da uno stridio spaventoso, Cynthia seppe che la sua famiglia era appena tornata. Con un sorriso si affrettò ad aprire la porta di casa, trovandovi il marito ed i due figli. Uno di questi, il più piccolo, era tenuto dal bordo della maglietta dal Pokèmon del figlio maggiore, un grosso dinosauro alato di roccia, che si ostinava a lanciarlo per aria e riacchiapparlo al volo. Il più piccolo non sembrava però troppo dispiaciuto dalla cosa, anzi, sembrava divertito a non finire. Lo sguardo della donna cadde sul figlio maggiore, ormai quindicenne, che ridacchiava alla vista del nano, come era solito chiamare il fratello minore, divertirsi ad essere sballonzolato da un Aerodactyl. Il figlio maggiore fu il primo a distrarsi dalla vista del fratello per notare la donna alla porta, puntandogli addosso gli occhi color argento.
"Ehi, mà!" la salutò allegro "Siamo tornati"
"L'ho notato" disse la donna, avvicinandosi.
Neanche il tempo di arrivare vicino ai figli che venne letteralmente catturata dalle braccia del marito, che le scoccò un bacio a fior di labbra.
"Allora, com'è andata?" disse l'uomo.
Cynthia perse un paio di secondi a fissare il suo uomo, con un sorrisetto raggiante. Erano passati sedici anni da quando aveva sposato quel ragazzo che, come lei, amava viaggiare e avventurarsi nei luoghi più remoti dei continenti, indagando la storia e le origini dei posti che visitava. Eppure, dopo tutti quegli anni, ancora non riusciva a capacitarsi di quanto il suo uomo sembrasse ancora un ragazzino quando sorrideva. E poi, c'era da dirlo, l'aspetto da uomo maturo, unito con i capelli color argento che da sempre erano stati quasi un "marchio" per lui, gli avevano dato quasi un fascino in più.
"Era meglio se rimanevo a casa, è bastato Aaron a fermarlo" disse, per poi voltare lo sguardo verso il piccolo Ray, che nel frattempo era stato posato a terra dal grosso dinosauro.
"Allora? Questo primo pokémon si può vedere?" disse, sorridendo.
Il figlio più piccolo non aspettava altro e prese una pokéball dalla cintura, lanciandola come aveva visto fare innumerevoli volte al resto della sua famiglia.
"VAI, TREECKO!" urlò, mentre un fascio di energia rossa fuoriusciva dalla sfera, facendo apparire un pokémon dalle sembianze di una lucertola verde, con uno stelo d'erba in bocca, che rivolse uno sguardo di sufficienza alle persone che lo circondavano.
"Alla fine hai optato per il tipo Erba, eh?" disse la donna, fissando il pokémon.
"Io opto per diseredarlo! Uno Stone che non sceglie come starter quello con il tipo Terra deve essere come minimo buttato giù dalla scogliera" sogghignò il maggiore, accarezzando il suo Aerodactyl.
"Guarda che tuo fratello è anche mio figlio" rimbeccò Cynthia, divertita.
"Guarda che anche il tuo starter era di tipo Terra"
Touchè. Dovette pensare Cynthia, sconfitta dalla precisazione dal figlio maggiore, che si concesse un'altra grassa risata alle spalle del fratellino.
"Allora papà, quando lo facciamo 'sto documento per disconoscerlo?" chiese, poggiando una mano sulla testa del bambino.
"Onii-san!" lo rimproverò il più piccolo, scrollandosi il fratello di dosso "Non puoi disconoscermi! Sono tuo fratello!"
"Lo eri finchè non hai scelto il pokémon d'erba" disse, facendo infuriare ancora di più il bambino di dieci anni.
"MAMMA!" protestò il bambino, rivolgendosi alla madre, che scoppiò in una risata argentina.
"Basta, Berry! Non è una regola fissa che tutti gli Stone debbano avere solo pokémon Terra, Roccia o Acciaio!" disse la donna "E poi un vero campione deve saper essere versatile, no? Altrimenti perde contro qualsiasi allenatore che abbia il tipo forte contro il suo"
Berry roteò gli occhi, quasi infastidito dal commento, tornando a guardare il gigantesco pokèmon fossile.
"Meno male che non sono interessato a cose del genere" disse il ragazzo, facendo rientrare il suo Aerodactyl nella pokéball, con fare annoiato "Sai che seccatura?"
"La verità è che non saresti capace di diventare un vero allenatore" gli rispose il fratello minore, mettendosi a ridacchiare.
Il fratello non sembrò apprezzare la battuta, perchè lo fulminò con gli occhi, avvicinandosi con fare minaccioso.
"Ascolta un pò, nano." disse, calcando bene l'accento sull'insulto "Se io mi mettessi in testa di diventare un allenatore, in meno di un anno sarei abbastanza forte da puntare alla Lega di Hoenn. Ma non mi piacciono le lotte pokémon, quindi non lo faccio"
"Se se" disse il bambino, spostando lo sguardo, incapace di reggere lo sguardo del fratello, ma intenzionato a vendicarsi delle battute "Non ci crederò mai"
"Basta bisticciare ed entrate dentro, su, così raccontiamo a mamma cosa è successo oggi" li interruppe Steven, spingendo letteralmente il figlio minore dentro ed evitando quella che, ne era sicuro, sarebbe stata una rissa spaventosa.




Passarono diverse ore a parlare in famiglia, fra i due campioni che discutevano delle rispettive giornate e davano consigli al figlioletto su come allenare al meglio il proprio Pokémon, mentre Berry se ne era andato dritto filato nella sua stanza sbattendo la porta, con il suo buonumore bruciato dalla lite che aveva avuto con il fratello minore. Steven Stone, ex-campione di Hoenn, spostò lo sguardo verso le scale che portavano al piano di sopra, dove si trovavano le stanze da letto dei membri della famiglia. Smise di prestare attenzione ai consigli che sua moglie stava dando al piccolo Ray, preoccupato soprattutto per il primogenito, che non sembrava aver intenzione di sbollire i nervi che il fratellino gli aveva causato. E se conosceva suo figlio almeno un pò, avrebbe aspettato che i due genitori se ne fossero andati per farla pagare al neo-allenatore. Sbuffò sonoramente, attirando l'attenzione di moglie e figlio, che si fermarono a fissarlo.
"Vado da Berry, cerco di parlargli" disse semplicemente Steven, alzandosi e avviandosi verso le scale a grandi passi, ricevendo uno sguardo preoccupato dalla moglie.
Quando l'ormai capo della Devon S.p.a fu sparito al piano di sopra, il bambino dai capelli biondi si permise di fare una domanda a sua madre.
"Mamma, perchè Berry odia le lotte?"
Cynthia abbassò lo sguardo, incupita. Si sentiva terribilmente male al ripensare a quella storia, specie pensando a quanto il figlio avesse sofferto quella volta, quando aveva abbandonato il suo sogno di diventare il nuovo campione di Hoenn.
"Tu eri... molto piccolo, quando è successo..."




Quando Steven Stone arrivò davanti alla camera del figlio, trovò la porta socchiusa. L'uomo sospirò, piacevolmente sorpreso dall'avvenimento. Quando suo figlio teneva la porta socchiusa era segno che aveva voglia di parlare, ma che non voleva fare il primo passo. Altrimenti la porta sarebbe stata chiusa con tanti di quei chiavistelli da impedire ad un Machamp di aprirla. L'ex-campione inspirò profondamente, preparandosi psicologicamente ad affrontare il pessimo umore del figlio, per poi bussare delicatamente alla porta.
"Posso?" chiese gentilmente.
"E' aperto" fu la risposta, gelida, che venne dall'interno.
L'uomo prese il coraggio a due mani, ed entrò nella stanza. Questa era perfettamente in ordine(il che non era mai un buon segno se si parlava della camera di Berry), se non per il letto scombinato nel punto in cui il ragazzo era seduto, con le ginocchia al petto e lo sguardo perso a fissare la finestra.
"Come stai?" chiese il padre, non trovando un modo più semplice di aprire la conversazione.
"Se escludiamo il fatto che prima o poi strangolerò il nano, tutto ok" rispose quello, senza guardarlo, con la voce tremante che sembrava oscillare dalla rabbia alla crisi di pianto.
Il padre si avvicinò, chiudendosi la porta alle sue spalle e arrivando al letto in poche falcate. Si sedette accanto al figlio, tirando un ginocchio fino al petto e cominciando a fissare anche lui il meraviglioso panorama che si poteva scorgere dalla finestra della stanza. Il cielo ed il mare che si univano, nella direzione del mare inesplorato, e le nuvole bianche illuminate dalla tiepida luce del tramonto di Verdeazzupoli, era uno spettacolo meraviglioso, uno di quelli che solo Hoenn sapeva offrire.
"Sai che non lo fa apposta, vero?" disse al figlio, cercando di calmarlo.
"Mai sentito dire che la legge non ammette ignoranza?" risposa sarcastico il ragazzo "Mi da fastidio, un tremendo fastidio. Quel nano malefico non può permettersi di dire quello che vuole e passarla liscia"
"Forse dovresti dirgli chiaramente quello che è successo" disse l'uomo.
"NO.GRAZIE." disse, scandendo bene le parole "Non ho bisogno di giustificare le mie scelte con nessuno, non voglio essere compatito da nessuno e non ho voglia di dare spiegazioni su quel che faccio della mia vita ad un ragazzino che ancora puzza di latte"
Steven si incupì. I suoi figli avevano un ottimo rapporto: il più piccolo vedeva Berry come un idolo, un campione assoluto, il migliore in tutto quello che faceva, pur provando un filo di invidia per quel fratello che considerava perfetto. Ed era proprio per questo che, orgoglioso e testardo quanto il suo adorato fratello, lo punzecchiava spesso perchè questi era totalmente disinteressato alle lotte pokémon, se non qualche sporadico match visto in televisione. Berry, dal canto suo, era iperprotettivo verso il fratello ma, quando questo andava a toccare quel famoso nervo scoperto, non c'era pietà neanche per lui. Si infuriava, tantissimo, e spesso lo stesso Steven o sua moglie erano dovuti intervenire per evitare che il maggiore alzasse le mani al piccolo Ray. Ed in quel momento, Steven era sicuro che suo figlio fosse talmente arrabbiato da poter fare davvero male a suo fratello.
"Davvero non ti piacerebbe diventare un allenatore? Magari il campione di Hoenn" disse Steven, provando, seppur debolmente, a far cambiare idea al figlio.
Il ragazzo per tutta risposta spostò gli occhi dal cielo fino a fssare torvo il padre che, sentendo lo sguardo furibondo del figlio bruciargli la pelle, non osò staccare gli occhi dal panorama.
"Scusa" disse semplicemente il padre, evitando l'imminente lite con il figlio "Non mi devo impicciare, sono affari tuoi"
Berry annuì, tornando a fissare il cielo con fare assorto.
"Piuttosto, cambiamo discorso" disse Steven "Tra un mese c'è la riunione dei Campioni di tutte le regioni"
"Ah-ah" disse il ragazzo, totalmente disinteressato.
"Quest'anno hanno deciso di tirarsi dietro tutte le famiglie" disse l'uomo, attirando finalmente l'attenzione del figlio "Lo sai che molti dei campioni hanno figli più o meno della tua età?"
"Già, immagino quanto possano essere dei bravi, simpatici, straviziati, rompiscatolissimi allenatori prodigio" disse, con una nota di sarcasmo "Io passo"
Questa volta fu Steven a scoccargli un'occhiatina sarcastica.
"E tu sei convinto che io e tua madre ti lasciamo qui, da solo, per tre giorni?" chiese, serio "Scordatelo, tu vieni con noi"
"Tu a dodici anni hai viaggiato per tutta Hoenn!" protestò il ragazzo.
"Io a dodici anni ero un allenatore, io non dovevo temere per la mia salute se passavo nel bel mezzo di una foresta piena di pokémon. Io, alla tua età, mi allenavo per sconfiggere il mio maestro e soffiargli il titolo di Campione della Lega di Hoenn" disse sempicemente "Tu vieni con noi, fine della storia"
E con queste parole, mise fine al discorso.




Angolo Autore:


Orbene, questa è la mia prima fan fiction sul mondo pokémon. Il primo capitolo è abbastanza lento ma i personaggi devono essere presentati e presentati bene U.U! Intanto non so se devo mettere OOC sui personaggi perchè Steven e Cynhia sono semplicemente più "maturi", essendo ormai genitori. In caso ditemelo e fatemi sapere. Per quanto riguarda i nomi dei due figli della Championshipping è stato un pò complicato trovarli perchè, come sapete sicuramente, i nomi in pokémon hanno sempre a che fare con le caratteristiche dei personaggi. In particolare, Raynold è un nome altisonante e si abbrevia in "Ray" ovvero raggio, come quello della luna, che si collega a sua madre Cynthia il cui nome si rifà alla luna. Invece per Berry è stato più difficile ancora, tanto che fino a ieri si doveva chiamare Piers(Pietro in francese, che si rifà alle pietre quindi a suo padre), ma poi, facendo una ricerca sulle pietre preziose mi è venuto in mente il nome Beryl(Berry ovviamente è una forma contratta del nome) che significa appunto Berillio, una gemma rarissima, la più rara in assoluto, specie il Berillio Rosso. Bene, spero che fino ad ora la storia vi abbia almeno incuriosito! Alla prossima!


Edit: E si, ho fatto alcune modifiche al testo, aggiustando alcune frasi, ampliando alcuni pezzi(specie la parte iniziale che, ammetto, era incomprensibile) e aggiustando alcune cose(tipo i nomi lasciati in italiano)!
  
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