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Autore: hunterd    29/05/2015    4 recensioni
La prigione è caduta, così ora Daryl e Beth si trovano a percorrere una nuova strada loro due da soli, tra le difficoltà di un mondo che già stava mettendo a dura prova le loro capacità di sopravvivenza. Cosa potrà esserci, nel loro futuro, a dargli la forza per continuare il loro cammino?
Sarà lungo la strada, che forse troveranno la risposta che cercano disperatamente entrambi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!
Prima di lasciarvi alla lettura del secondo capitolo, voglio ringraziare ancora quelle lettrici che hanno commentato, ma anche tutte quelle che hanno semplicemente letto, perchè mi avete reso meno titubante nell' essermi decisa a postare questa storia.
Vi anticipo che non sarà un capitolo molto lungo, perchè mi sono ritrovata a doverlo spezzare, altrimenti sarebbe diventato lunghissimo in maniera esagerata. Il prossimo, quindi, sarà molto più corposo! Come noterete, ho voluto inserire un'immagine dei due protagonisti, perchè mi piacerebbe realizzare un banner vero e proprio, ma ahimè non ne sono capace, quindi mi accontento.
Ora vi lascio alla lettura.
Laura



Io sono un guerriero e troverò la forza
Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero.

"Guerriero - Marco Mengoni"



 






Quando mi ero decisa a rivolgere nuovamente la parola a Daryl, lo avevo fatto unicamente per un motivo fisiologico: dovevo fare pipì. Sino a quel momento, infatti, il nostro interagire si era limitato all'essere costretti a dover camminare fianco a fianco per via delle manette con cui ci aveva imprigionati. Era stato un gesto talmente imprevedibile il suo, che aveva assorbito tutti i miei pensieri, riducendomi in apparenza ad un comportamento passivo che gli doveva essere sembrato una benedizione, dal momento che lo avevo seguito senza sollevare più nessuna protesta.

- Ho bisogno di un minuto da sola.
Quella che avevo pronunciato era una sorta di frase in codice che avevo istituito proprio per indicargli l'esigenza di dover andare in bagno e di avere quindi un minimo di privacy.
- Ora non è possibile.
Non avevo minimamente dubitato del fatto che la sua risposta sarebbe stata positiva ed immediata, più che altro perchè ero arrivata alla conclusione abbastanza certa che mi avesse imprigionato sulla scia delle emozioni che doveva aver vissuto anche lui nell'affrontare i due tizi che ci avevano minacciato solo poche ore prima, e su cui credevo ci avesse riflettuto, arrivando a stemperarle in un atteggiamento meno duro nei mie confronti.
Quindi, quel rifiuto categorico, accompagnato da un'occhiata che era stata impenetrabile, mi aveva lasciato un attimo confusa e spiazzata.
- Scusa?
Non avevo voluto essere provocatoria con quella domanda, ma solo certa che avessi compreso bene la sua risposta, perchè ancora faticavo a credere che Daryl volesse spingersi così oltre con me.
- Non posso liberarti.
"Non sta scherzando", ecco il pensiero che aveva subito formulato la mia mente, ma prima di poterlo tradurre in parole che gli avrebbero espresso appieno la mia opinione al riguardo, mi aveva di nuovo sorpreso.
- Non ho la chiave per aprire le manette.
- Scusa?
Il mio vocabolario sembrava essersi ridotto a quella parola soltanto, mentre sul mio viso doveva essere passata un'intera gamma di pensieri che lo avevano indotto a sollevare una mano come per zittirmi ancora prima che parlassi.
- E' stata colpa tua.
- Colpa mia?
- Sì, hai capito bene. Avevi ricominciato a dire un mucchio di cazzate e dovevamo andarcene in fretta da lì, non mi hai lasciato altra scelta.
"Il mucchio di cazzate" a cui si era riferito, erano ancora pensieri per me validi, solo che avevo capito che per discuterne con lui avrei prima dovuto fare breccia nell'atteggiamento indisponente dietro cui si era rifugiato di nuovo.
- Quindi mi stai dicendo che avevi le manette, ma non la chiave?
Aveva emesso un grugnito che era stato un sì, e tra l'altro sottolineato da un'occhiata che non mostrava certo pentimento o altro.
- Bene, allora speriamo che allo chalet ci sia qualcosa per liberar...
- Non stiamo andando lì.
Quell'affermazione era calata tra di noi come se fosse stata una bomba ad orologeria pronta ad esplodere quando uno dei due avesse deciso di innescarne il timer.
- Ma avevi detto che ci saremmo tornati!
- E' stato prima che incontrassimi quei due tizi.
- E adesso questo cosa c'entra?
Subito dopo averlo detto, in realtà ci ero arrivata da sola a darmi una risposta: Daryl doveva essersi accorto di qualcosa che ovviamente a me era del tutto sfuggito e se così fosse stato, sarebbe stata l'ennesima prova che non avevo la minima possibilità di potergli essere d'aiuto.
- Daryl, rispondimi.
Lo avevo dovuto spronare perchè improvvisamente mi era sembrato restio nel voler proseguire.
- Lo chalet è una trappola.
- Una trappola? Ma cosa stai dicendo?
Okay, per un attimo avevo pensato che fosse davvero impazzito e stesse straparlando, ma la sicurezza nel suo sguardo mi aveva ricordato chi avessi di fronte: Daryl Dixon. Un uomo che aveva dimostrato di possedere attitudini che più volte erano state in grado di salvare il nostro gruppo, arrivando ad intuire prima di chiunque altro pericoli e minacce.
Istintivamente avevo fatto il gesto di passarmi le mani sulla faccia, come era mia abitudine quando cercavo di raccogliere le idee, ma ero stata impedita dalle manette che mi imprigionavano il polso destro.
Non ero riuscita a trattenere un moto di stizza, che dentro di me sapevo nascere da un primo accenno di panico, perchè mi ero ormai convinta che Daryl mi avesse taciuto qualcosa di grave.
- Devi trovare il modo di toglierci queste, okay? E poi mi devi dire che cosa significa esattamente che è una trappola e perchè pensi che siamo in pericolo!
Lo avevo fissato con quella che speravo fosse un'espressione altrettanto decisa quanto la sua, perchè già stavo faticando parecchio con me stessa per non rifugiarmi ancora in pensieri che mi avrebbero portato dritta alle lacrime.
- Bè, a meno che uno dei due non rinunci ad una mano, queste dovranno aspettare.
Me lo aveva detto con quel suo tono beffardo, quello che aveva sempre sottolineato quanto fossi stata stupida per lui e che pensavo erroneamente avrebbe abbandonato in favore di uno più moderato.
- Dovresti rinunciarci tu, allora, visto che l'idea geniale è stata tua.
Certo rispondergli in quella maniera non avrebbe sicuramente deposto a mio favore per fargli cambiare idea sulla mia maturità, ma di nuovo mi sentivo in balia di emozioni contrastanti e attaccarlo mi aiutava a non mettermi sulla difensiva con lui.
- Cristo, Beth, non abbiamo tempo per queste stronzate! 
Lo avevo visto assottigliare lo sguardo come faceva sempre quando diventava davvero insofferente a qualcosa, o a qualcuno, e senza aggiungere altro aveva ripreso a camminare, ovviamente trascinandomi con lui.
- Non abbiamo tempo perchè lo chalet è una trappola? Daryl, se vuoi che mi comporti da adulta, bè allora inizia a trattarmi da adulta e condividi con me quello che hai scoperto!
- Non lo sarai mai abbastanza...
Lo aveva detto a mezza voce, ma ero stata abbastanza certa che sapesse che lo avrei sentito comunque, perciò mi aveva fatto ancora più male.
- Perchè cavolo, allora, ti ostini a voler restare con me se ti costa così tanta fatica!
Non avevamo smesso di camminare, sapevo che tentare di fermarlo sarebbe stato un inutile sforzo, però mi ero affiancata a lui per cercare di incrociare il suo sguardo.
- Quando ti ho detto che volevo andarmene per la mia strada, sei stato tu a tirare fuori queste!
Avevo strattonato il suo polso legato, e lui lo aveva rifatto con il mio senza tanti riguardi, strappandomi un gemito più di rabbia che di dolore. Non mi capacitavo davvero del fatto che stessimo di nuovo discutendo in quella maniera.
- Diversamente, saremmo già stati lontani anni luce!
- E tu saresti già stata cibo per i vaganti... oppure il divertimento di qualche altro stronzo pervertito.
A quel punto ero stata abbastanza frastornata da quei suoi continui cambiamenti d'umore, da dire la prima cosa che mi era venuta in mente a quella sua ultima affermazione.
- Forse lo sei tu, dopotutto, uno stronzo pervertito. Perchè a pensarci bene, sapevi esattamente cosa sarebbe piaciuto a quei due ti....
Come in una scena già vista, mi ero ritrovata un dito puntato minacciosamente davanti alla faccia e due occhi azzurri che mi stavano fulminando.
- Nella mia vita ho fatto tante stronzate per cui sicuramente brucerò all'inferno, ma tra queste non c'è mai stata quella di forzare le donne... tantomeno delle ragazzine come te! Ficcatelo bene in testa e non provare più a dire una cosa del genere su di me!
Non avevo fatto fatica a credere che stesse dicendo la verità, perchè davvero sarei potuta bruciare sotto lo sguardo di fuoco che mi stava ancora rivolgendo.
- Okay, forse ho esagerato... ma tu, allora, fammi capire cosa sta succedendo. Perchè sento che qualcosa ti spaventa, ma non dirmelo non migliorerà i rapporti tra di noi.
Alla fine, avevo osato essere diretta e anche più del dovuto, dal momento che il viso di Daryl era tornato ad essere una maschera impenetrabile. Però mi aveva stupito perchè alla fine aveva ceduto.
- Sulla porta dello chalet, all'interno, qualcuno aveva disegnato un simbolo con della vernice spray. I due tizi che abbiamo incontrato... avevano tatuato lo stesso simbolo sull'avambraccio. Non può essere un caso.
"Merda", niente avrebbe potuto esprimere meglio l'angoscia che mi aveva subito attanagliato la gola a quella rivelazione. Un fiume di ricordi mi aveva invaso la mente, uno su tutti quello del Governatore, un uomo che era riuscito facilmente a trascinare altri nella sua guerra spietata contro di noi.
- E quindi, pensi che per qualche motivo ce ne siano altri che ci stanno inseguendo?
- Non lo so, ma nel dubbio è meglio mettere più distanza possibile tra noi e quel posto prima che faccia buio.
Forse aveva pensato davvero di potermi ingannare, ma questa volta non avrei mollato, volevo la verità.
- Invece lo sai, o perlomeno ti sei fatto un'idea ben precisa. E credo sia giusto che lo sappia anch'io, dal momento che rischio tanto quanto te.
- Non credo che "giusto" sia un concetto che va d'accordo con me.
- Smettila di fare lo stronzo, Daryl.
Mi ero sentita molto lui in quel momento, perchè a parti rovesciate sicuramente sarebbe stato con una risposta del genere che mi avrebbe inchiodatoper farmi parlare. Ero stata sul punto di tornare all'attacco, visto che non aveva più aperto bocca, quando un fruscio non molto distante mi aveva fatto scattare come una molla, cercando istintivamente protezione dietro di lui.
- E' solo un vagante...
Freddo e distaccato, proprio come se la cosa non lo turbasse, aveva sfilato la balestra e atteso di vederlo sbucare da dietro un arbusto, per poi colpirlo dritto in fronte.
Mi ero aspettata che in qualche maniera si sarebbe fatto beffa della reazione poco coraggiosa che avevo avuto, invece credo avesse preferito approfittarne per rimettersi in marcia, dopo aver estratto la freccia e ricaricato la balestra. Il tutto, senza mostrare particolare impaccio per il fatto che fosse legato a me dalle manette, cosa che invece a me pareva impedire ogni movimento.
- Daryl, per favore, potresti dirmi in che guaio pensi ci troviamo?
Alla fine, quasi nella ripetizione di un ciclo già vissuto, era tornata una calma apparente tra di noi, perciò gli avevo posto quella domanda di nuovo con un tono conciliante sperando potesse ottenere un risultato migliore con lui.
Mi aveva gettato solo uno sguardo veloce, prima di tornare a scrutare avanti, come se stesse cercando i segni di un percorso ben preciso da seguire. Cosa che poteva anche essere con lui, perchè già altre volte a me era sembrato di vagare senza meta nei boschi, mentre lui era arrivato in un punto ben preciso, come ad esempio un ruscello o una macchia più fitta di alberi per ripararci.
- Daryl...
- Potrebbero volere me.
Tra tanti scenari che avevo provato ad immaginare, quello non mi aveva nemmeno sfiorato la mente. O meglio, avevo pensato che avrebbero potuto volere qualcuno, ma che fossi io e per un motivo che era stato chiaro a tutti in quella radura.
- Volere te?
- Sì, soprattutto dopo quello che ho fatto.
Non lo stavo seguendo, ovviamente, in un disegno che per lui invece sembrava essere chiarissimo.
- Potresti essere più chiaro? Perchè a me appare abbastanza... strano quello che stai cercando di dirmi.
Dove "strano" nella mia testa risuonava più come "impossibile". Cosa gli aveva fatto pensare una cosa del genere?
- Sei sicura di volerlo sapere?
All'improvviso aveva cambiato di nuovo atteggiamento, smettendo i panni del "coglione bifolco" e tornando ad essere il Daryl che sembrava capace di rapportarsi con le emozioni proprie ed altrui.
- Sì, sicura.
- Lo chalet che abbiamo trovato... pensaci bene, cosa aveva di particolare?
Avevo fatto mente locale, ma l'unica cosa che mi era venuta in mente, erano state le scatolette di cibo.
- Il cibo?
Lui aveva annuito.
- Sicuramente serve come esca. E poi?
Ci avevo ripensato, ma non mi era venuto in mente altro.
- Non mi viene in mente altro.
Intanto aveva adeguato il suo passo al mio, di modo che non mi ero più ritrovata a dover quasi correre per restargli accanto.
- Le sbarre alle finestre. Ora sono abbastanza sicuro che non sono state montate per non fare entrare i vaganti, ma piuttosto per non fare uscire chi ci capita dentro.
- Tipo noi?
Aveva di nuovo annuito.
- Ma perchè?
- Per essere sicuri di ucciderli facilmente. Un solo ingresso e finestre bloccate, la trappola ideale.
Nel modo di esporre le cose, rimaneva comunque Daryl, a cui dovevi strappare di bocca parola dopo parola.
- Ma noi non siamo stati uccisi.
Un brivido mi era corso lungo la schiena, quasi a precedere la risposta che avrei ricevuto.
- Devono aver pensato che potevo essere un soggetto adatto per la prova successiva.
Ero nuovamente persa nel nulla, mi sembrava tutto assurdo quello che mi stava dicendo, però sapevo che le sue intuizioni si potevano rivelare comunque esatte.
- Quale prova?
Prima delle sue parole, era stato nel suo sguardo fermo che avevo trovato la risposta.
- Che sono capace di uccidere a sangue freddo se fornito della giusta motivazione. E che lo faccio molto bene, dal momento che ho fatto fuori quei due senza tanta fatica.
Mi era venuto istintivo fermarmi a quella sua dichiarazione così... forte. Non trovavo un altro modo per definire la situazione in cui credeva fossimo finiti.
- Daryl... non lo so... non ti pare troppo quello che... che stai supponendo solo grazie ad un simbolo? Okay, potrebbe essere che lo chalet fosse collegato a quei due... ma... bè, tutto il resto... come fai a dire che le cose stiano davvero così?
Non avevo avuto modo di poterlo vedere in viso, perchè mi aveva subito spronato a riprendere il cammino, trasmettendomi una sensanzione di urgenza che sembrava sottolineare ciò che mi aveva detto.
- Perchè so troppo bene come ragiona certe gente, fidati. 
Avevo intuito subito che dietro a quella risposta sprezzante ci potesse essere quel passato turbolento di cui lui ora sembrava vergognarsi, perchè era l'impressione che mi ero fatta quando lo avevo sentito confessare a Carol che prima di questa apocalisse, era stato solo "un coglione bifolco" che obbediva agli ordini di un fratello ancora più coglione di lui.
- Ma non può essere che ci fossero solo quei due tizi? Cioè, che lo chalet fosse il loro mezzo per attirare gente punto e basta? E che magari con noi gli sia andata male, magari non si sono accorti che ci siamo fermati lì subito ieri notte... magari se ne sono accorti stamattina dopo che siamo usciti e poi ci hanno seguito...
Già mentre lo dicevo era parsa anche a me debole come ipotesi, forse era un tentativo messo in atto dalla mia mente per allontanare l'idea che davvero ci fosse qualcuno che ci stava inseguendo perchè era interessato a Daryl. Ma se fosse stato vero... c'era un'altra cosa ancora più agghiacciante con la quale sarei stata obbligata a fare i conti.
- Okay... forse potrebbe essere tutto vero... allora, in quel caso, adesso hanno la conferma che io sono la "giusta motivazione" per te, vero?
- Tu cosa dici, ragazzina?
Quella risposta era stata accompagnata da un'occhiata così intensa, che mi aveva obbligato a distogliere lo sguardo. Nei suoi occhi avevo letto molto più di quanto mi sarei aspettata, perchè di nuovo mi aveva fatto intravedere con quanta feroce determinazione avrebbe difeso quel "io e te" che eravamo diventati senza più tutti gli altri.
- Dico che ci potrebbe esssere un motivo in più per dividerci.
- Cristo, non ricominciare con le tue cazzate...
- Non sono cazzate, Daryl! E uno come te dovrebbe capirlo...
- Sì, certo. Intanto che cerchi di convincermi, muovi il culo e andiamo. Se camminiamo per tutta la giornata, dovremmo arrivare nei dintorni di una zona industriale.
Forse dovevo considerare un segnale positivo il fatto che me lo avesse chiesto di ricominciare a camminare, anzichè limitarsi a trascinarmi come aveva fatto prima. 
- Come fai a saperlo?
- Ho trovato una cartina della zona.
- Perchè non me l'hai detto?
- Cazzo, scusa, non avevo capito che eravamo diventate amiche per il cuore, se no ti avrei detto anche quante volte ho scorreggiato da stamattina.
Se pensava di potermi ingannare ancora con quell'atteggiamento sarcastico e volgare, aveva fatto male i conti, perchè ormai ero quasi certa che fosse il suo modo per non lasciarsi sopraffare da emozioni che lo avrebbero reso più vulnerabile. Quindi, non gli sarebbe più servito per azzittirmi, lo avrei semplicemente ignorato, proseguendo dritta al punto dove volevo arrivare con il mio discorso.
- Credo che in questo momento lo vorresti più tu di me, perchè così non penseresti di dovermi nascondere le tue emozioni.
Aveva accolto la mia esternazione come mi ero aspettata, cioè con una mezza risata sprezzante.
- Cristo, ce l'avete proprio nel sangue sin da piccole la fissa di voler dimostrare a tutti i costi che uno non è come sembra.
Mi aveva lanciato un'occhiata di traverso, cambiando bruscamente direzione e facendomi acquattare con lui dietro a degli arbusti.
- Spero solo che non ti farai troppo male quando scoprirai che io, invece, sono esattamente quello che sembro.
Me lo aveva sussurato piano, mentre dei versi lugubri avevano rivelato l'arrivo di altri vaganti. Stavo per sussurargli a mia volta che pensavo non fosse una buona idea starsene lì così ad aspettare di vederli magari prendere la nostra direzione, quando un verso aveva attirato la loro immediata attenzione, deviandone la traiettoria. Avrei voluto sporgermi per vedere da dove provenisse l'origine di quel suono che sembrava avvicinarsi altrettanto rapidamente, ma Daryl mi aveva fatto cenno di no. Avevo cercato di capire dal suo viso se fossimo minacciati da qualcosa di peggiore dei vaganti, i cui passi strascicati sembravano più vicini a noi, ma la sua espressione era stata impassibile. L'azzurro degli occhi, che sembrava risaltare ancora di più nel nero dei lividi provocati dalla botta al naso, mi aveva ricordato il colore del ghiaccio sul quale avevo pattinato una volta da bambina, durante una vacanza che avevamo trascorso nel Wisconsin. Mio padre mi aveva raccontato che a renderlo di quel colore, era stata la neve caduta sulla superficie del lago ghiacciato e che comprimendosi gli aveva donato quella colorazione così intensa.
Era stata una vacanza bellissima, e avevo dovuto distogliere lo sguardo da quegli occhi che me l'avevano fatta tornare in mente, oppure i miei pensieri avrebbero imboccato una strada che non potevo permettermi di percorrere, perchè certi ricordi dovevano rimanere seppelliti in quel passato dove la mia vita era stata completamente diversa.
- Quando ti dico di iniziare a correre, fallo senza guardarti intorno. Bada solo a dove stai mettendo i piedi, perchè non possiamo perdere nemmeno un secondo.
- Perchè, che cosa...
Mi aveva fatto segno di stare in silenzio, mentre era tornato a concentrarsi su qualcosa che non avevo idea di cosa fosse, ma che sembrava averlo trasformato in una statua, tanto aveva assorbito tutta la sua attenzione.
Mi ero sentita colare del sudore sulla schiena, non sapevo se per il caldo opprimente di quella giornata afosa, o se per la tensione che improvvisamente avevo iniziato a percepire anch'io.
Il bosco intorno a noi era diventato innaturalmente silenzioso, o così mi era parso, tranne che per i versi dei vaganti e quello ritmico che continuava a risuonare forte e chiaro, tanto che anche il tempo pareva essersi dilatato nell'attesa di qualcosa che non avevo idea di cosa potesse essere.
- Beth, devi correre come quando siamo fuggiti dalla prigione.
Di nuovo era stato un bisbigliare appena accennato quello di Daryl, tanto che aveva avvicinato la bocca al mio orecchio per essere sicuro di farsi sentire. Mi ero ritrovata ad annuire senza fiatare, questa volta, perchè era bastato accennare alla corsa folle che ci aveva visto scappare dalla prigione, per farmi capire che si trattava nuovamente di salvarci la vita.
Non avevo idea in cos'altro fossimo incappati e speravo di non doverlo scoprire.
- Ora, corri!
Non aveva dovuto fare nient'altro per spronarmi, perchè come se fossimo stati sincronizzati da anni di allenamento, la nostra corsa era iniziata nello stesso momento, diventando nel giro di poco la replica di quella che ci aveva fatto allontanare dalla prigione alla velocità della luce. Sentivo come allora il cuore battere sempre più forte e le gambe bruciare per lo sforzo, ma come mi aveva chiesto Daryl, avevo mantenuto l'attenzione fissa solo sul suolo, per evitare qualsiasi cosa avesse potuto farmi inciampare.
Se avevo creduto che le manette sarebbero state un handicap, mi ero ricreduta invece quasi subito, perchè Daryl le aveva usate come mezzo di comunicazione immediato per anticiparmi i cambi di direzione.
Avevo avuto la sensazione che qualcosa, o qualcuno, ci inseguisse ma il nostro avanzare zigzagando tra la vegetazione forse glielo aveva reso più difficile di quanto si aspettasse, perchè nonostante stessimo già correndo da diversi minuti, eravamo ancora vivi.
Era stato nel momento in cui avevo osato alzare lo sguardo, che era esploso un boato alle nostre spalle, mentre contemporaneamente mi ero sentita sbalzare in aria, atterrando solo qualche metro più avanti su qualcosa di duro. Non ero stata in grado di capire cosa fosse successo, perchè vista e udito sembravano avermi abbandonato, avevo solo realizzato che qualcuno, presumibilmente Daryl, mi stesse scuotendo per controllare che fossi ancora viva. Avevo dovuto compiere uno sforzo immane per sollevare una mano e un altro sforzo immane per sollevare le palpebre, cercando di sforzare la vista annebbiata per inquadrare meglio ciò che mi circondava.
L'unica cosa che però ero riuscita ad intravedere, oltre il viso sfocato di Daryl, era stato quello di un altro uomo dalla pelle scura alle sue spalle, poi ero precipitata nuovamente nel buio.






Note


Decisamente non sto dando molta tregua ai due poveretti, ma come The Walking Dead insegna, bisogna davvero temere di più i vivi dei morti! E a mio avviso ci sta anche, perchè noi uomini forse saremmo davvero in grado di farci la guerra anche durante un'apocalisse del genere! Però, dopotutto, anche Daryl come guerriero - inteso proprio anche come combattente - dimostra di sapersela cavare molto bene... voi che ne dite? Siete del mio stesso parere?
Vi auguro un buon week... lungo, se avrete la fortuna di fare il ponte come me!
A presto.
Laura
 
  
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