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Autore: DoctoRose91    30/05/2015    1 recensioni
Long che segue Ricordati di Me.
Ora che la nube si è sparsa per la città di Storybrooke sembra che le cose stiano prendendo una nuova piega. Emma ha spezzato il sortilegio, ma questo è solo l’inizio. Belle e Gold ora devono affrontare la vita quotidiana e i problemi della magia che è giunta in città. In più qualcosa si cela ai due, un qualcosa di incredibilmente affascinante e travolgente che colpirà Belle e Gold rallegrandoli.
E quando sembra che tutto stia andando per il verso giusto ecco che qualcosa arriva a rovinare quella felicità: l’oblio. Come recuperare la memoria? E soprattutto ricordare…ricordare Lei.
Dal capitolo 8: [- Questa mattina mi sono svegliata con questo nome sulle labbra. Forse ieri abbiamo parlato di fiori!-
-No…per niente! Ma credo che non riguarda la botanica, mi sa che è un nome!-
-Un nome? Di chi?-
-Suppongo di qualcuno molto speciale!-]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricordati...'
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Capitolo 1: L’Inizio
 
Era un giorno normale, un giorno come tutti gli altri. Era iniziato con la classica lezione di filosofia e si stava concludendo con la lettura di un libro.
Era distesa sul prato del giardino del suo castello, il padre le aveva proibito di andarci, da quando Avonlea era caduta vittima degli orchi tutto era diventato più difficile. Ogni giorno suo padre le pregava di  trascorre la giornata con serenità e tranquillità come faceva nei bei vecchi tempi nella speranza che quello fosse l’ultimo giorno di guerra.
Purtroppo per loro non fu così, la guerra si protrasse per ben cinque mesi e ormai non si preludevano spiragli di vittoria. Se sua madre non fosse morta avrebbe saputo guidare meglio suo padre nelle scelte da prendere, ed invece ora si trovava solo con i suoi pensieri.
Da quando era tornata dal suo viaggio in quella strana e lontana terra*, aveva consigliato a suo padre di chiedere aiuto ad un essere molto maligno e molto potente. Voleva che quella guerra cessasse all’istante, non riusciva più a sentire morte e distruzione ovunque, voleva che Avonlea ritornasse a risplendere come un tempo e avrebbe fatto di tutto perché ciò accadesse.
Per raggiungere il suo obiettivo doveva fare una semplice cosa… rivolgersi al Dark One.
 
……
 
Erano in quel bosco da soli ad osservare quella nube svanire davanti ai loro occhi. Solo quando quella nuvola di magia scomparve Gold riprese nuovamente pieno possesso dei suoi pensieri. Fino a poco prima era solo concentrato sulla magia e sulla ricerca di Bae, ma adesso che le cose stavano andando per il verso giusto doveva interessarsi della cosa più importante oltre a suo figlio: Belle.
 
-Belle, amore mio, cosa ti è successo?- la fece voltare verso di lui.
 
Nonostante fossero in un fitto bosco quei pochi raggi che lo penetravano non gli risparmiarono la vista di quelle pieghe che solcavano la pelle della sua donna. Gli si strinse il cuore osservando quei segni. Teneva paura di toccare quei lividi che si manifestavano sul suo corpo. Rabbia, sofferenza e dolore invasero i suoi occhi trasformandoli in due lame taglienti.
 
-Sono stata rinchiusa…!-
 
-Da Regina!- concluse interrompendo la risposta della ragazza.
 
Annuì imbarazzata e scontenta.
 
-Mi ha rinchiusa da qualche giorno credo nel manicomio dell’ospedale e sono rimasta lì da allora!- spiegò profondamente stanca ed indebolita.
 
-Per tutto questo tempo tu eri lì?!- cercò di razionalizzare tremendamente adirato e irritato dagli eventi.
 
-E’ per questo che hai voluto la magia…per vendetta?!- cercò di arrivare al dunque.
 
Non voleva che per causa sua lui perdesse il suo fine ultimo: la ricerca di Baelfire.
 
-No,ma potrebbe tornare utile!- mise al corrente soggiogato dalla magia che pian piano prendeva piede in lui.
 
-No…Rumple ti prego…promettimi…promettimi che non ti farai soggiogare dall’odio. Promettimi che non la ucciderai!- subito capì le sue intenzioni e cercò di troncarle sul nascere.
 
Vedeva nel volto di lui tentazione e vendetta, doveva trovare una soluzione, doveva rivolgersi alla sua anima, alla sua parte buona.
 
-Fammi questa promessa e potremmo restare insieme!-
 
 -Belle…amore mio…!-
 
Quelle poche difese crollarono non appena quegli occhi azzurri si riempirono di speranza e di dolcezza. Quanto era bella, nonostante avesse i capelli arruffati e le pieghe su collo e sulle labbra era la donna più bella che i suoi occhi avevano visto.
Con il dorso della mano sfiorò delicatamente la candida guancia di lei.
 
-Te lo prometto!-
 
Quella fu la frase che concluse quel difficile e sofferto discorso.
 
Portò la sua mano dietro il collo avvicinandola alla bocca. Quanto desiderava percepire le labbra di lei contro le sue, succhiare e mordere la sua lingua, assaggiando il suo sapore. Non pensava che quelle labbra gli fossero così tanto mancate; preso dai rimorsi, dalle delusioni e dai vari afflitti non aveva avuto modo di soffermarsi su tale mancanza, ma ora sentirla sua, averla tra le braccia e sulla bocca comprese quanto quei dolci ed intensi momenti gli fossero mancati da quasi levargli il respiro dai polmoni.
 
Si distaccarono a malincuore con ancora gli occhi chiusi cercando di rimanere attaccati a quell’ultimo e romantico barlume di piacere.
 
Fu lui ad aprirli per prima godendosi quella magnifica visione.
Sorrise contento che la sua Belle fosse ritornata sana e salva da lui.
 
-Torniamo a casa ti va?- chiese non appena vide lo sguardo di lei incontrare il suo.
 
Belle annuì felicemente scostandosi e appoggiando la testa sulla sua spalla facendosi condurre nella loro dolce dimora.
 
…….
 
 
Percepiva che qualcosa non andava, quella giornata stranamente era diversa. Respirava aria di cambiamenti.
 
Si precipitò nel salone del padre ricco di soldati. Sul tavolo, da mesi ormai, vi era la planimetria del regno in cui ogni giorno vi erano più spazi vuoti e meno villaggi.
Il suo cuore si intristì parecchio alla vista di tale disastro.
 
-Se egli fosse giunto!- sentì il fidanzato pronunciare tali parole e subito di corsa posò il libro che aveva tra le mani sopra il tavolo e raggiunse il padre vicino al trono.
 
-C’è ancora qualche speranza padre!- cercava di rassicurarlo.
 
-E’ tutto perduto ormai!-
 
Rassegnato e con un peso sul cuore il re di Avonlea stava valutando l’idea di soccombere a quei giganti.
 
Nonostante quelle brutte e strazianti notizie nel cuore della fanciulla c’era speranza e forza di lottare, lottare contro chiunque avesse distrutto la sua famiglia.
 
Un bussare alla porta della sala distolse i presenti dai loro tristi pensieri.
 
-Chi sarà? Aprite!- ordinò il re alzandosi dal trono.
 
Subito incuriosita  gli fu dietro.
 
-Sarà quell’uomo!-
 
 Belle rivolse subito un pensiero su quell’individuo.
 
-Come ha fatto ad entrare?-
 
-Le mura non sono mai state un problema!- li prese alla sprovvista.
 
Quell’essere era seduto sul trono della sala.
 
Belle fu la prima a voltarsi e ad incrociare lo sguardo con il suo.
 
Quegli occhi azzurri e limpidi bruciarono la sua anima come solo una persona aveva fatto prima1.
Non era cambiata di una virgola, bella era e bella era rimasta. Ancora, a distanza di tempo, era sempre più convinto che Belle fosse il nome più adatto a lei… nessun’altro poteva esprimere la sua smisurata bellezza**.  
Oltre ai presenti mancava solo una figura: la regina. La conosceva, sapeva che era la prima a farsi scrupolo dei dolori altrui, come mai non era lì quel giorno al fianco di suo marito come lo fu tempi orsono?
La tristezza e la curiosità della fanciulla che ben notava nel suo volto sostituirono ogni risposta, la regina era morta. Un briciolo di tristezza pulsò nel suo cuore rendendolo sensibile a tale disgrazia. Era assurdo, di solito non si dispiaceva per nessuno, come mai per quella donna sì? Perché sentiva di essergli legato? E perché mai appena venne a conoscenza della disgrazia che stava subendo il regno di Avonlea il suo cuore prese a battere come una furia nel petto, come se stesse ad indicare che non doveva lasciarsi scappare quella situazione?
 
-Ho ricevuto la vostra richiesta simile a: Aiuto! Vi prego! Potete salvarci?-sogghignò ritornando ad essere il Dark One.
 
Le sue orecchie sentivano, ma non ascoltavano il discorso del sovrano, la sua mente era concentrata sul suo ricompenso, un ricompenso che aspettava da tempo di ricevere.
 
-Sì posso salvarvi!- interrupe  rassicurando i presenti.
 
-Ma ho un prezzo!- subito mise ben in chiaro la faccenda.
 
-Vi è stato già promesso dell’oro!- gli ricordò il re mostrando la sua prestanza fisica.
 
Belle in tutto quel parlare era lì ad ascoltare e ad osservare ogni minima espressione di quel folletto. Lo incuriosiva parecchio, sentiva qualcosa di indescrivibile verso quella figura, forse era la curiosità nel vedere una creatura che aveva solo letto nei suoi libri a renderla ricettiva alle sue mosse.
 
-Sapete io fabbrico oro!-
 
Quella frase fu pungente e sarcastica da far imbestialire il re.
 
-Voglio lei o non se ne fa niente!- quanto aveva desiderato pronunciare quelle parole.
 
-Questa fanciulla è già stata promessa a me!- si intromise un giovane e robusto ragazzo.
 
Si allontanò dai presenti ridendo.
 
-Non sono in cerca dell’amore. Quello che mi serve è una governante che si occupi della mia residenza!-
 
Come gli era uscita quella frase: Non sono in cerca dell’amore? Ma cosa c’entrava con il discorso, mica doveva giustificarsi? E di cosa poi? Era solito fare accordi di questo genere, e non si era mai preso la briga di confessare i suoi pensieri. Perché questa volta doveva essere diverso?
 
 
Il rifiuto del re fu una fitta al petto. Perché stava male? Ne poteva avere altre mille come lei e forse anche molto più carine, perché voleva e desiderava ardentemente lei?
Anche se non riusciva a darsi una risposta la sua mente voleva lei e lei soltanto sarebbe stata la sua governante.
 
Se ne stava andando a malincuore, era convinto che la disperazione di quell’uomo l’avrebbe condotto nel gesto più folle e inaspettato ed invece non fu così.
 
-Aspettate!- la voce di quella ragazza uscì fuori.
 
Oh mio Dio quanto era bella. L’aveva sentita per un istante, ma poteva giurarci che era un dolce e soave canto. Nonostante nel suo tono traspariva incertezza e paura fu la cosa più bella che le sue orecchie  avessero mai sentito.
 
-Verrò con voi!- risentirla parlare confermò i suoi pensieri, la sua voce era stupenda.
 
-Mia cara sarà per sempre!-
 
Era importante sottolineare che lui l’avrebbe voluta accanto fino alla fine dei suoi giorni, come una promessa a non lasciarsi mai.
 
-Se verrò con voi la mia famiglia, i miei amici saranno salvi?-
 
-Sì avete la mia parola!-
 
-E voi avete la mia! Verrò con voi, e sarà per sempre!- confermò con decisione cosciente del proprio destino.
 
Rise, o sì rise di gusto. Era fatta. Belle sarebbe stata sua e lo sarebbe stata per sempre.
 
…….
 
La portò in camera da letto. Con calma l’aiutò a togliere gli abiti. Percorreva lentamente con il dorso della mano la schiena di lei mentre abbassava la cerniera dell’abito. Belle rabbrividì al solo semplice tocco. Si addossò a lui abbandonandosi a quel respiro che le solleticava il collo e alle sue mani che accarezzavano il suo piatto ventre.
 
La rinchiuse tra le braccia baciandole l’incavo del collo.
 
-Ti amo Belle! Mi sei mancata! E…e perdonami se puoi per quello che ti è accaduto! Per colpa mia sei nuovamente caduta vittima di un mio nemico!- risentire quelle dolci parole fecero fremere la ragazza.
 
-Hey Rumple, tu non hai nulla di cui scusarti! Ora sono qui e non desidero altro che stare al tuo fianco! Ti amo!-
 
Chi se lo immaginava di vivere con quel folletto con cui aveva stretto un accordo molto tempo fa un’intensa ed entusiasmante, quanto travagliata e sofferta storia d’amore?
 
La mise sotto le coperte baciandola sulla fronte.
 
-Ti vado a prendere qualcosa da mangiare e da bere. Hai fatto il digiuno per troppo tempo!- scherzò lasciandola sola nella loro camera.
 
Belle si distese sul quel soffice e morbido materasso abbracciandosi il cuscino di lui abbandonandosi a quel meraviglioso profumo di muschio selvatico.
 
……
 
Il viaggio al castello fu silenzioso con solo sguardi che animavano e giostravano quella situazione. Era triste, stava male. Aveva perso la sua famiglia, la sua casa, i suoi amici, non aveva avuto neanche il tempo di raccogliere la sua roba. Riuscì solo a prendere la sua cara mantella verde e quel libro che aveva con sé. Rammarico, sofferenza e solitudine invasero quel tenero corpo rinchiuso in quella mantellina. Stringeva tra le mani i bordi di questa ricordando quando sua madre gliela cucì. Era brava nel cucito e nel ricamo, ricordava che gliela regalò nel giorno del suo compleanno. Fu così contenta ed entusiasta di ricevere quel dono, ed ora era l’unica cosa che le ricordava lei e del suo spensierato passato.
 
Vedeva il suo carceriere seduto di fronte a lei in quella nera e oscura carrozza trainata da solo cavalli neri con lo sguardo perso fuori il finestrino. Quei raggi di sole che per un secondo illuminarono i suoi occhi le diedero la possibilità di guardarli meglio, avevano l’aspetto degli occhi da rettile, come del resto anche la sua pelle, squamosa e verdognola, le ricordava quella dei rettili. Come poteva esistere un tale essere nel mondo? Quel era la sua storia? Come si era ridotto così? Era nato con quell’aspetto o ci era diventato? E se sì…perché?
 
Si sentì osservato. Anche se non le rivolgeva lo sguardo sentiva quegli occhi di ghiaccio studiarlo e scrutarlo. Chissà quali pensieri e quali domande si stava ponendo.
Caspita era proprio coraggiosa, o molto disperata per accettare quell’accordo. Non capiva mai come facevano le sue “vittime” ad accettare tragiche richieste per evitare tragici eventi. Fatto stava che era felice che quell’accordo era andato a buon fine. Era sua, avrebbe vissuto con lui sotto le stesso tetto e sarebbe stato per sempre.
 
……
 
La lasciò da sola nel loro letto a riposare.
Se ne era andato a causa di un impegno che non aveva capito bene quale; a causa di quella stanchezza era difficile concentrarsi. Decise di distendere i nervi e di farsi una sana dormita. Ormai aveva mangiato e per ritornare la forte e vigorosa Belle le mancava solo una lunga ed intensa dormita e poi tutto sarebbe ritornato a posto. Con un sorriso sulle labbra e il cuscino di Rumple tra le braccia si fece avvolgere dalla stanchezza  regalandosi un meritato riposo.
 
……
 
Ed eccolo lì quell’enorme ed isolato castello che si ergeva indisturbato nella bianca ed incontaminata vallata. A giudicare dall’esterno era inquietante, figuriamoci come sarebbe stato l’interno.
Ed invece dovette ricredersi. Era davvero raffinato ed elegante, solo una cosa non andava, le finestre erano chiuse con pesanti e scure tende che impedivano alla luce di illuminare l’ambiente; forse per questo si chiamava castello oscuro. Seguiva il proprietario per un lungo corridoio ricco di cianfrusaglie e di scaffali.
 
Un enorme porta si aprì al semplice passare del Dark One. Fu allibita da questa magia. Cercò di diminuire lo spazio che si frapponeva tra lei e lui  impaurita di essere rinchiusa fuori.
 
Lo vide spedito camminare come se in mente avesse una meta, senza mostrarle e spiegarle la sua nuova casa.
Si fece coraggio e cercò di rompere quel ghiaccio che si era formato tra di loro.
 
-Dove mi state portando?- chiese incuriosita.
 
-La definirei la tua stanza!- affermò guardandola dietro di sé.
 
Rimase stupita. La stava portando alla sua nuova stanza, e chi se lo aspettava tale gentilezza e cortesia. Sarebbe stato più logico sbatterle contro uno straccio e ordinarle  di pulire trattandola come una semplice sguattera, ed invece  la stava conducendo nella sua camera. Un leggero sorriso si formò sulla bocca seguendo il suo carceriere per varie rampe di scale e vari corridoi facendo ripiombare quel gelido silenzio che li accompagnò per il resto del tragitto.
 
……
 
A giudicare dal trambusto in città il sortilegio si era spezzato. E brava Emma alla fine ce l’aveva fatta a trovare la soluzione. Era contento che ormai la sua disperata ricerca stava per volgersi al termine, anche se al dire il vero era solo l’inizio di una lunga ed estenuante ricerca all’uomo. Chissà dov’era Baelfire e che cosa stesse facendo.
Entrò nel negozio dirigendosi direttamente nel retro. Aprì l’anta di un armadio e dopo essersi messo dei guanti prese da uno scrigno un medaglione d’oro. L’intascò e di corsa si diresse alla nuova meta.
 
……
 
Quel posto era angusto e terrificante, non rispecchiava la raffinatezza del resto del castello. Avevano sceso una lunga rampa di scale e man mano l’aria si faceva più fredda e gelida. Lo vide con un gesto della mano spalancare una porta, e si affacciò incuriosita.
 
-E questa sarebbe la mia camera?- l’accusò  rendendosi conto che non portava da nessuna parte.
 
-Suona meglio di sotterraneo!- quel ghigno la distolse dai suoi pensieri.
 
-No…no!- volle dibattere.
 
Sentì la sua mano afferrarla per il braccio e spingerla con violenza in quella fredda e oscura prigione. Chiuse immediatamente la porta negandole di uscire.
Si scontrò contro quella porta massiccia e dura sbattendo i pugni su di essa urlando come una forsennata.
Sentì il ghigno del suo carceriere allontanarsi lasciandola sola con tristi ricordi e dolorosi futuri.
 
…..
 
Le voci di Emma, Mary Margaret e David che si allontanavano fecero sbucare Gold dal suo nascondiglio. Quale momento migliore per prendere Regina? Era rinchiusa in quella prigione come un uccello impaurito rinchiuso nella sua gabbietta. La vedeva provare ad aprire la cella con la magia non riuscendo nel suo intento.
 
-Qui la magia, mia cara, non funziona come noi ci aspettiamo!- quell’affermazione le diede la possibilità di individuare il suo futuro carnefice.
 
-Gold è stato lei a far arrivare la magia a Storybrooke. Perché?- chiese la donna allontanandosi dalle sbarre.
 
 Il ghigno di lui fu una sufficiente risposta.
 
-Questo non ti deve interessare!- affermò avvicinandosi.
 
-E’ venuto ad uccidermi? Ormai la mia presenza per lei non è più importante!- sottolineò profondamente arrabbiata per tutto quello che era successo.
 
-Ho promesso a qualcuno di non farlo!- specificò posizionandosi davanti alle sbarre.
 
-Chi ci è riuscito?- chiese incuriosita.
 
Mai nessuno era riuscito a piegare l’animo del Dark One, chi era riuscito in tale impresa?
 
-Belle!-
 
Il nome di quella ragazza era tutto un programma, non servivano frasi per specificare meglio la situazione.
 
-Allora l’hai trovata!- cercò di mascherare la sua sorpresa.
 
Mannaggia sperava di poter usare questo suo asso nella manica, ed invece.
 
-Tu sei una pessima bugiarda!- confermò profondamente arrabbiato e ferito nell’orgoglio.
 
Ma chi credeva che lui fosse? Era il Dark One, cosa che spesso, lei, dimenticava.
 
-Potevo ucciderla, ma non l’ho fatto!- cercò di giustificarsi avvicinandosi al suo interlocutore.
 
-No cara, tu l’hai tenuta in vita per ucciderla nel momento giusto!- vide nei suoi occhi la furia alimentare le fiamme della sua anima.
 
-Per questo voglio darti la stessa pena!-
 
Quella frase la prese alla sprovvista come il gesto che ne seguì.
 
Si sentì afferrare violentemente il braccio. Vide un grande medaglione d’oro con un simbolo inquietante su entrambe le facce. Appena la sua mente metabolizzò il simbolo, terrore e paura invasero il corpo del sindaco.
 
-Ma quello è…!-
 
-Sì cara, al destino non si può sfuggire!- la marchiò come il bestiame sul palmo della mano.
 
Ormai per lei era giunta la fine, prima o poi quello spettro l’avrebbe trovata strappandola dalla vita e dai suoi affetti.
 
Con un soddisfatto ghigno le diede le spalle allontanandosi lentamente dall’ufficio  accompagnato dalle maledizioni di Regina che urlava guidata dal terrore.
 
……
 
Quella cella era fredda, spoglia, priva di ogni confort. Ma del resto cosa si aspettava da una prigione?
Lei era una sua prigioniera e lo sarebbe stata per sempre.
Si guardava intorno cercando di trovare qualcosa di diverso in quelle semplici e uguali pareti. Solo una aveva una piccola fessura da dove proveniva la luce e quel freddo raggelante. Purtroppo non si poteva chiudere, costringeva chiunque a morire di gelo. Si rinchiuse tra le sue braccia iniziando a piangere come una bambina. Non aveva mai pianto in quel modo, solo una volta, nel giorno  della morte di sua madre.
Era disperata,sola e terrorizzata. Sfortunatamente quella sarebbe stata la sua vita, e lo sarebbe stata per sempre.
Si sedette su quel piccolo ciglio di pietra chinandosi su sé stessa facendosi bagnare dalle lacrime che versava. Quell’incubo era reale, era veramente rinchiusa in una cella di un isolato castello che apparteneva ad un essere con un’alta reputazione negativa. Ormai quella era la sua vita e se già adesso era terrificante figuriamoci in futuro, ma purtroppo per lei quello era solo l’inizio.
 
……
 
Erano passate ore. Si svegliò ringiovanita e con un sorriso sulle labbra. Si sentiva bene, aveva recuperato le forze. Le era bastato solo una sana mangiata e una profonda dormita nel suo letto per rimettersi in sesto. Si alzò dirigendosi in bagno per darsi una ripulita e farsi una rinfrescante doccia. Voleva andare da Rumple in negozio,  ma non si poteva presentare in quello stato con gli occhi impastati dal sonno e i capelli sporchi. Prese l’ asciugamano e si avviò alla doccia facendosi accarezzare dalla dolce e calda acqua.
Chiuse gli occhi e si fece trasportare da questo senso di beatitudine. Improvvisamente l’acqua si fece fredda e gelida da costringerla a spostarsi da quel getto. Chiuse immediatamente il miscelatore riaprendolo nuovamente con più cura nella parte dell’acqua calda. A causa di tale episodio la sua mente le fece rinvenire un nascosto ed antico ricordo: la prima volta che sentì un freddo così gelido sul viso. Ciò accadde nella prigione di Rumple quando la rinchiuse la prima volta che mise piede nel castello. Ricordava come quelle amare lacrime erano gelate sul suo viso a causa di quella finestra che faceva trapelare una fredda aria di montagna. Scosse la testa scacciando un passato che voleva ben dimenticare, ora era tutto diverso, lei stava con Rumple, si amavano ed era questo l’importante. D’ora in poi era tutto nuovo, un nuovo inizio.
 
 
Uscì di casa quasi di corsa con il desiderio di abbracciare il suo Rumple; a causa di quel ricordo le sembrava di non vederlo da anni, le mancava terribilmente e non desiderava altro che sentire le sue braccia stringerla a sé.


 
 
-Forse ho bisogno di darle solo un pugno!-
 
Sentì la voce dello sceriffo dal negozio. Lei ,per motivi di praticità, era entrata nel retro.
 
Si accostò al ciglio dell’ingresso nascosta ad ascoltare tale conversazione.
 
-Mi lasci rispondere alle sue domande con le mie. E’ riuscita a salvare il suo adorato bambino Henry?-
 
-Sì!-
 
-E mi dica signorina Swan, ha spezzato il sortilegio? E ha ritrovato i suoi genitori? Credo che invece di un pugno in faccia, io meriti un grazie!-
 
Quel tono sarcastico fece sorridere Belle. Gold aveva un modo tutto suo per spiegare le cose. Scosse la testa immaginandosi la scena che stava avvenendo nell’altra stanza.
Uno scossone scioccò Belle e a sentire dalle voci nell’altra stanza anche a loro. Non c’era solo Emma, ma anche Mary Margaret e David.
 
-Quello è il mio regalo per voi…quello è venuto per occuparsi di Regina!-
 
 Rumple rispose alla domanda che a Belle girava nella testa dal momento dello scossone.
 
-Andiamo Emma!- sentì Mary Margaret chiamare la figlia a sé.
 
-Non abbiamo finito Gold!- precisò la donna.
 
-Infatti, lei mi deve ancora un favore!- gli ricordò  senza batter ciglio.
 
Appena sentì la porta del negozio chiudersi prese coraggio e si addentrò nella camera.
 
Gold era rivolto verso il bancone con una teiera in mano  e una tazzina.
 
-Belle!- la vide spostare la tendina del retrobottega.
 
-Credevo che ora fossi cambiato!- iniziò  aprendo quell’amaro discorso.
 
Sembrava di vedere davanti a sé quel folletto di molto tempo fa.
 
-Ma Belle come ti ho detto: io non ucciderò Regina!- cercava di trovare una spiegazione.
 
-Sei ancora un uomo che fa sempre le scelte sbagliate, credevo che ormai fossi diverso!- si avvicinò.
 
-Belle sai come sono fatto!- gli uscì così naturale che tutta quella sincerità colpì profondamente il cuore di Belle lasciandola senza parole.
 
Si scostò avviandosi alla porta. Ormai con lui non ci poteva essere dialogo.
 
-Belle scusami. Mi dispiace!-
 
Cercò di rimediare con il perdono, con le scuse, ma questo non fermò Belle dall’uscire dal negozio chiudendosi la porta dietro lasciando un Gold con rimpianti e rimorsi.
 
Buttavano folate di vento gelide e fredde. Le foglie volavano a destra e a manca, le luci andavano e venivano dai lampioni e le urla strazianti delle persone resero Belle ancora più partecipe di ciò che stava avvenendo. Una piccola fitta al ventre la costrinse a fermarsi. Si addossò al muro del Rabbit Hole poggiando la testa contro i mattoni della parete. Chiuse gli occhi portandosi le mani al ventre. Credeva che ormai stava bene, che cosa aveva che non andava? L’unica spiegazione logica era che a quel sonnifero che aveva inalato la sera del rapimento lei ne fosse allergica e forse le stava portando tali effetti. Una nuova fitta la fece ripiegare su sé stessa contorcendosi dal dolore.
 
Dopo  due minuti quella fitta svanì completamente senza lasciarle nessun dolore, come se non avesse mai avuto tali sintomi. Non se lo sapeva spiegare, ma in quel momento non aveva tempo per indagare su questa situazione.
Decise di prendersi un po’ di tempo per ragionare su di lei e su di loro cercando di capire il gesto disperato che Rumple aveva fatto, sperando di trovare una logica per perdonarlo, anche se in cuor suo già l’aveva fatto.
 
……
 
 
 
Sentì dei passi provenire dalle scale e a giudicare dall’andamento era quello del suo carceriere. Vide aprirsi la porta della cella con un semplice movimento della mano di lui.
 
-Vieni è ora del tè!-  
 
Fu freddo e distaccato. Le diede le spalle facendole strada.
 
Non riusciva a dire una sola parola, quel suo comportamento, quel suo gelido sguardo le congelarono i pensieri.
 
Arrivarono in una stanza che a giudicare dall’arredo era la cucina. Le indicò un vassoio d’argento con due tazze e una teiera. Di corsa prese il vassoio e lo seguì per un’altra sala. Si sedette a capo tavola mentre lei lo raggiunse posando il vassoio sull’altro capo del tavolo.
 
Quella sala l’aveva vista prima, quando erano passati per raggiungere la cella. Era enorme, aveva un arcolaio, alte finestre, un camino e un lungo e massiccio tavolo.
Pensò a quanto sarebbe stato difficile e stressante vivere con lui condividendo lo stesso tetto.
 
……
 
Quella tempesta era svanita. Durò  giusto il tempo per far riflettere Belle sulla loro situazione. Pensò alla sua vita, a quello che era prima di lui e a chi era diventata con lui e dopo di lui. Arrivò alla conclusione che non poteva vivere senza di lui; desiderava condividere lo stesso tetto,  la stessa stanza e soprattutto lo stesso letto. Lui aveva bisogno di lei, e lei per lui ci sarebbe stata.
 
Si incamminò con un animo più leggero e sereno, lo voleva perdonare, anzi l’aveva già fatto.
 
Entrò nel negozio avviandosi al retro. Scostò la tenda vedendolo all’arcolaio. Ricordò le varie volte che l’osservava nel suo lavoro.
Sorrise ed entrò.
 
-Pensavo che non volessi più vedermi!- ruppe quel straziante silenzio.
 
-Infatti!- rispose addentrandosi nella camera.
 
Le sorrise, era contento di rivederla. Le mancava terribilmente, e quella litigata era stata molto brutta. Non litigava così con Belle da anni ormai.
 
-Cosa è successo?- chiese. Voleva essere informata sugli ultimi eventi.
 
-Lo spettro se ne è andato e beh Regina è ancora viva!-
 
Era dispiaciuto per come erano andate le cose, sperava tanto che lo spettro sarebbe riuscito a prendere l’anima di Regina ed invece non era andata così.
 
-Quindi non hai ottenuto quello che volevi!- sottolineò  con un peso in meno sul cuore.
-Questo è ancora tutto da vedere!-
 
Ancora era rimasto della sua opinione, non poteva cambiare pensiero così velocemente.
 
Belle sorrise, Rumple era così,era un duro, un uomo ferito, ma anche molto tenero e gentile.
 
Vide accanto a lui, posto sopra uno sgabello di legno, una piccola tazzina dal bordo spezzato. Il suo cuore si riempì di gioia.
 
-La tazza col bordo sbeccato!- esclamò appena la prese tra le mani.
 
Era scioccata di vederla al negozio proprio al fianco del suo fidanzato. Gold sorrise di gioia ripensando ai ricordi che legavano entrambi a quel semplice pezzo di ceramica.
 
-Di tutti gli oggetti che ho in questo negozio, questo è l’unico a cui tengo particolarmente!- confidò alzandosi dall’arcolaio.
 
Erano le frasi come quelle che facevano sciogliere il cuore della ragazza.
 
La prese dalle sue mani sorridendole.
 
-Ed ora devi andare via!- concluse rompendo quel dolce momento.
 
-Come scusa?- chiese stranita dalla frase.
 
-Devi andartene, perché Belle dopo tutto quello che speravi io sono ancora un mostro!E ho paura di non poter cambiare e di poterti ferire proprio come è accaduto oggi! E non voglio tesoro mio…non riuscirei a vivere con questo dolore!- specificò amareggiato dal suo comportamento e dal dolore inflitto alla sua amata.
 
Belle sorrise di gioia. Scosse dolcemente la testa poggiando delicatamente le mani sulle spalle.
 
-Ma non lo capisci? È  proprio questo il motivo per cui devo restare! Non ti lascerò Rumple, ti amo e non voglio perderti!- confessò  avvicinandosi.
 
 
Gold rimase scioccato dalla frase di lei. Belle lo stupiva sempre, era una donna imprevedibile e carismatica.
 
Gli prese la tazza dalle mani e la baciò maliziosamente proprio sopra la spaccatura guardando negli occhi l’uomo che rimase scioccato ed eccitato. Lentamente la posò sullo sgabello.
Gold le dava le spalle immaginandosi, attraverso i suoni, cosa stesse succedendo. Percepì le mani di Belle sulla schiena che lentamente scendevano verso i fianchi rinchiudendolo tra le braccia.
Poggiò la testa contro la schiena chiudendo gli occhi facendosi inebriare dal suo afrodisiaco profumo di muschio.
 
La vide alzargli la camicia dai pantaloni immergendo le mani sotto l’indumento sbottonato.
Gold chiuse gli occhi facendosi guidare dai sensi. Quel pezzo di stoffa lasciò poco dopo il suo corpo che fu assalito da baci roventi e morsi fugaci. Percepire la bocca di Belle giocare dietro la sua schiena fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si voltò rapidamente, la prese in braccio e la stese sopra alla branda dietro di lui. Le salì sopra sbranando e mordendo il corpo di lei ancora rinchiuso da quegli odiosi abiti.
Belle rideva di gusto e in preda al divertimento.
Prese a liberarla dal vestito scoprendola interamente, lasciandola vestita della propria pelle e della propria bellezza.
Percepì le gambe di lei rinchiuderlo tra di esse abbassandolo più che poteva al suo corpo. Appena i loro sguardi si incrociarono videro una luce diversa, una brillantezza nuova che irradiava le loro iridi, ma non erano i loro occhi a brillare di luce propria, rispecchiavano solo la punta di quella delle loro anime.
 
-Che cosa c’è?- chiese la fanciulla scorgendo nei suoi occhi una vena di riflessione.
 
-Il tuo sguardo… il tuo bellissimo sguardo…!- affermò lui, rendendo la ragazza incuriosita da quella sua espressione.
 
Mosse la testa rendendolo partecipe della sua curiosità.
 
-Nessuno mai mi aveva guardato in questo modo!- confessò stringendo la presa sui fianchi.
 
Belle si commosse da tale frase da non poter trattenere una piccola ed impercettibile lacrima che uscì rigandole il viso.
 
Avvicinò il volto al suo accarezzando la punta del suo naso con il suo sorridendo come due ragazzini.
 
-I love you!- affermò la ragazza con la bocca impastata dall’emozione.
 
Rumple sorrise di gioia scaricando lo stress della giornata. La baciò più forte che poteva impossessandosi della sua bocca, assaporandosi il suo sapore e la sua essenza.
Belle lo strinse a sé approfondendo quel disperato desiderio, invitandolo a restare per l’eternità.
Prese a baciarla così avidamente sul lobo dell’orecchio, dietro di esso, sul collo, sulla spalla, lasciandole piccole scie di succhiotti. Si fermò proprio sopra il suo ventre; lo baciò con delicatezza accarezzandolo con la guancia.
La guardò maliziosamente mentre con la punta della lingua fece visita al suo ombelico procurandole una scia di dolci e teneri dolori costringendola a piccole e secche risate. Fermò quelle tenere torture prendendosi un momento per osservare e assaporare la bellezza del suo ventre piatto e liscio. Le sorrise per poi distendersi nuovamente su di lei continuando il loro adorato incontro.
 
Iniziarono a fare l’amore con passione, desiderio e dolcezza accompagnati da sospiri di piacere, urla di godimento e coccole delicate.
Si dedicarono quel momento tutto per loro, facendosi rinchiudere in un  manto di dolcezza, avvolti dal caldo abbraccio di Amore, ignorando cosa in quel ventre fosse custodito…il loro nuovo inizio.
 

 
 
 
 
*Il viaggio a cui mi riferisco è quello che Belle ha fatto ad Arendelle ;)
 
1. Allo sguardo a cui si sta riferendo Rumple è quello di Belle quando era piccolissima. Il momento dell’incontro con la piccola Belle è quello descritto nel capitolo 15 della precedente long Ricordati di Me ;)
 
** La descrizione di Belle, e il fatto che Rumple già la conoscesse prima di incontrarla avverrà più avanti. Ovviamente i due già si sono incontrati nel cap 15 di Ricordati di Me in cui Belle era piccolissima, ma vedrete che i due si sono nuovamente “incontrati”molto più avanti, quando Belle ormai era cresciuta ;) Vi indicherò questo momento quando arriveremo a quel punto ;)

 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice :D
 
Salve cari! Ecco l’inizio (scusate il riferimento al titolo del presente capitolo) di questa nuova long. Sono felicissima di riprendere questa storia che  è piaciuta tanto e ne sono contenta :D Scusatemi per il ritardo, ma ho avuto da fare e non sono riuscita a pubblicare prima.
 
Anche se può sembrarvi che non abbia lavorato molto su questo capitolo, posso dirvi che invece ho cercato di fare in modo di gettare le basi (senza stravolgere la S2) per questo felice avvenimento Rumbelle. Anche perché dal prossimo capitolo in poi ci saranno nuovi avvenimenti e situazioni non solo nel passato, ma soprattutto nel presente, quindi non me la sentivo di iniziare con uno stravolgimento totale, voglio lentamente abituarvi a questi cambiamenti ;)
 Non ho apportato dunque molti cambiamenti a Broken e a Skin Deep, mi sono di più dedicata ai personaggi che alle vicende che li circondavano. Mi sono concentrata soprattutto ad un momento preciso, le fitte di Belle ;) Non so se l’avevate già capito dall’ultimo capitolo di Ricordati di Me, ma sì Belle è incinta!! :D :D *saltella felice*  Ci ho pensato parecchio prima di prendere questa decisione; questo avvenimento è completamente nuovo e rivoluzionario non solo per la serie, ma anche per la nostra Rumbelle. Ma volevo che i due iniziassero a costruirsi una famiglia ignorando di farlo. Ovviamente questo shock per ora lo avete avuto solo voi, vedrete come sarà bello quando lo scoprirà Belle, ma soprattutto come lo scoprirà (dietro a questa vicenda vi è una dolcissima storia che non vedo l’ora che voi la conosciate. Non vi preoccupate avverrà presto ;) ) e come lo saprà Gold. Posso solo annunciarvi che sarà un momento bellissimo e particolare per entrambi ;)
 
Questa volta ho deciso di postare anche il secondo capitolo proprio per entrare nel vivo di questa long, dalla settimana prossima poi ritorneremo ad un capitolo per volta, anche perché questa long è di 11 capitoli (se non ricordo male) ;)
 
Ps: Spero che vi piaccia la nuova copertina di questa long ;) Io l’adoro…anzi l’amo proprio :D ahahah :D
 
Per le anticipazioni del terzo capitolo vi mando all’angolo dell’autrice del capitolo due ;)
 
Grazie a tutti coloro che stanno seguendo la mia storia ed hanno seguito con affetto Ricordati di Me ;)
 
 A dopo :D
DR  

 
  
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