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Autore: wildbeauty    30/05/2015    4 recensioni
Ma è la sua città, e sente che le appartiene. In fondo è un po' come lei. Sa di acido e sudore, è aspra, complicata e inospitale non appena la si conosce. Ma quando si scalfisce la superficie, si trovano posti e luoghi stupendi, quasi primitivi nella magia atavica che li attraversa. Come l'Albero delle Lucciole, sebbene Jules ha il sospetto che sia per l'amica che quel posto è tanto speciale ai suoi occhi.
Classificatasi nona a "Il contest al contrario (edite)" indetto da DonnieTZ sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"In tutta la mia vita, signori miei, non ho mai visto un animale tanto interessante quanto la falena: esso, per quanto poco grazioso ed estremamente comune, rappresenta la ricerca di ciò che ci rende felici sebbene a discapito della nostra incolumità, qualità che, mi permetto di asserire, è alquanto rara negli esseri umani"
Sir Jonas Cavendish, discorso al Club del Fioretto di Dovench


Ann ride, e Jules anche. Non sanno perché, ma ridono e basta, con la spensieratezza assurda di quando si è troppo piccoli per ridere davvero di qualcosa, e con l'allegria ingenua di quando si è troppo piccoli per non ridere veramente.
     Ma a nessuna delle due importa quale sia la causa della risata, se una battuta di Ann o una smorfia di Jules o semplicemente uno scambio di sguardi complici.
     "Vieni" sorride Ann, prendendo l'amica per mano "voglio mostrarti un posto bellissimo."
     Jules corre vicino a lei lungo la strada principale di New Heaven, poi costeggia il fossato e scavalca la recinzione della casupola abbandonata, per arrivare a quello che sembra un tratto boschivo come tanti altri.
     "Tutto qua?" chiede Jules, un po' delusa.
     "Aspetta" la riprende Ann, conducendola sotto una fitta cortina di rami e foglie create da un albero strano.
      Jules non ne ha mai visto simile. Le ricorda un po' il faggio visto da un libro d'illustrazioni di sua madre. Anche se non è propriamente un faggio. Ma Ann sorride come una scema, felicissima di aver mostrato il suo 'posto segreto' all'amica, e allora Jules la ricambia. A lei basta che Ann sia felice. In fondo è anche questo essere amiche. 
     E poi in fondo quel posto non è poi così male. Ha un suo fascino.
     "Non hai ancora visto il meglio" sussurra l'amica, guardando il sole tramontare "Fra poco dovrebbero uscire."
     "Cosa?"
    "Le lucciole."


"Volete raggiungere i vostri sogni, ragazzi? Allora bruciatevi e fatevi male, come le falene. E non rinnegate nemmeno per un momento chi siete e le cose in cui credete."
Christopher Mason, discorso di fine anno, Princeton


 "Guarda" dice Ann, e mostra all'amica una scatola sottile "L'ho presa dallo zaino di Moira ieri sera."
     "Cos'è?" chiede Jules incuriosita.
     "Una calcolatrice" risponde l'altra, sillabando la parola con attenzione, cercando di pronunciare la 'r' e le 'l'.
     "Non hai paura che si arrabbi se lo scopre?" domanda Jules.
     "Lei perde sempre tutto. Non mi darà mai la colpa" dice Ann, scrollando le spalle.
     Solo sette anni, e già una luce maliziosa le scorre negli occhi, la luce delle bambine cresciute troppo in fretta. Un luccichio brillante che è ammiccante in superficie, ma che quando si scava negli occhi di quelle bambine, risulta essere solo disperazione e vuoto.
     Ma poi Ann gira la testa, e quel momento di trasparenza sparisce. "Non hai visto la parte migliore però. Quella che la pone immediatamente negli oggetti della Scatola" dice Ann, sorridendole con fare cospiratorio.
     La Scatola era stata creata per contenere tutti gli oggetti, i più strani che fossero riusciti a trovare. Finora ci avevano messo dentro la statuetta di una mucca azzurra, un'oscena saponetta, la cui forma non verrà mai riportata in uno scritto, e un cartoncino a forma di gelato con un errore di battitura che le aveva fatte ridere per ore.
     Quindi Ann tira fuori la calcolatrice con un ghigno di soddisfazione: è di un rosa confetto a plois blu. L'espressione di puro disgusto sul volto di Jules vale più di mille parole.
     "Allora? Va nella Scatola?"
     Non serve che l'amica risponda, basta una sola occhiata.


"E se una falena si innamorasse di una stella? In fondo anche quella è luce."
"Morirebbe nel tentativo di raggiungerla."
Pioggia nel pineto, film del 2008


Jules guarda Ann e sorride. Non c'è un motivo preciso: ogni volta che Jules guarda Ann è portata a sorridere, senza una ragione particolare. È una cosa naturale, come la Terra che gira intorno al Sole, come l'influenza della Luna sulle maree, come il moto di rotazione terrestre.
     E la figura di Ann è il Sole, la Luna e l'asse terrestre messi insieme per il sorriso di Jules, un'immensa forza che attira e a cui tutto gira intorno.
     Jules sa che non dovrebbe guardare Ann in quel modo, ma non può evitare di farlo. E anche adesso, in piedi, in chiesa, mentre canta l'Osanna. Non potrebbe esserci situazione più sbagliata, per fare pensieri sbagliati su una cosa così sbagliata. Jules pensa a suo padre, alle sue idee. Sa che non ci sarà mai un momento giusto per fare quello che vorrebbe fare.
     Si ricorda di aver letto una volta, su un'antologia unta e sgualcita della biblioteca, che la libertà di ogni uomo è sacra e inviolabile, così come le sue scelte. Ma Jules sa che questo vale solo nel mondo reale. E New Heaven è tutto forché mondo reale, e Jules lo sa bene.
     Ci sono dei momenti imprecisati della giornata, durante i quali si sente girare la testa, e ha un capogiro tremendo. È in quei momenti che Jules nota New Heaven per davvero, non quella che tutti vedono ma che nessuno osserva, ma quella con i ragazzi che fumano in riva al fiumicciattolo vicino a pile di rifiuti, quella fatta di vetri rotti e sassolini infilati nelle infradito.
     Ma è la sua città, e sente che le appartiene. In fondo è un po' come lei. Sa di acido e sudore, è aspra, complicata e inospitale non appena la si conosce. Ma quando si scalfisce la superficie, si trovano posti e luoghi stupendi, quasi primitivi nella magia atavica che li attraversa. Come l'Albero delle Lucciole, sebbene Jules ha il sospetto che sia per l'amica che quel posto è tanto speciale ai suoi occhi.
     E così Jules guarda Ann e sorride. E questa si gira e la ricambia con un ghignetto irriverente, mentre cantano l'Osanna.


"Pensate che ci sia qualcosa di poetico nella falena che va a sbattere contro una lampadina? La ricerca della luce, del calore, la morte a opera di un'illusione, la trovate affascinante? Cazzate. Io quando ci penso vedo solo un insetto che frigge e poi muore. Bella metafora, eh?"
Ronald Jameson, convegno dei poeti di Norm


Gli occhi di Ann sono cambiati. Ora non cercano più di sedurre, di affascinare. Ora sono tempeste e lampi e proiettili e pietre aguzze, perforano e catturano. Magnetismo di pupille. Lo sanno tutti a New Heaven chi è Ann, e da un paio di anni a questa parte tutti sanno com'è.
   Il suo corpo da tredicenne irriverente si è trasformato, in un modo totalmente imprevedibile. La crisalide si è rotta, e Ann ne è fuoriuscita ricoperta da una sottile patina dorata, quella che avvolge solo le donne giovani, e che non s'incontra mai in nessun'altra età. 
     Jules si è adeguata ad Ann, cambiando vestiti, iniziando a comportarsi allo stesso modo. Minigonna, top scollato, tacchi e trucco. Vestiti da bambolina e maschere da clown su corpi minuti di ragazzine sottili e tristi che fingono di essere felici. Lacrime invisibili da Pierrot sulle guance di Jules, quando balla in discoteca, quando guarda Ann da lontano, quando il suo ragazzo le infila la mano sotto la gonna.
     Jules soffre in silenzio. Ha il sospetto che Ann sappia tutto. Ann non è stupida come le ragazze della cricca che frequentano. Ann vede le cose, le vede per davvero. Jules lo sa.
     Ann è crudele con lei. È un'asserzione, non l'opinione di un punto di vista dagli occhi offuscati. Ann è crudele, ma non della cattiveria inconsapevole tipica dai bambini che catturano le lucciole e le mutilano orribilmente. Ann sa perfettamente il dolore che provoca; non ne gode, di questo Jules ne è certa, ma ne trae una profonda soddisfazione.
      Sa di essere fondamentale per qualcuno, e questo la rende felice. E sebbene sia consapevole di quanto sarebbe semplice e generoso da parte sua non protrarre un rapporto che potrebbe causare solo dolore a Jules, lei non lo fa. Perché non sempre si fanno le cose semplici e generose, perché si cerca egoisticamente di convincersi che è solo un gioco da ambo le parti, che starà male adesso, ma poi passerà.
     Anche l'Albero delle Lucciole è cambiato, in maniera così drastica e radicale che Jules teme persino di andarci, suggerendo ad Ann luoghi alternativi per incontrarsi. Ma quella non l'ascolta, o finge di non ascoltarla. Ann non si è accorta della rivoluzione avvenuta nel loro posto speciale, o forse, pensa inconsciamente Jules, è stata lei a cambiare tutto e lei non se n'è nemmeno accorta.
     In fondo, pensa, ogni volta che aspetta Ann da sola sotto l'Albero delle Lucciole, sente solo una leggera inquietudine, nulla di più. Ma quando l'altra arriva, l'atmosfera cambia. La luce sembra quasi essere assorbita da quella presenza, e tutto diventa all'improvviso più buio e cupo.
     Tutto tranne Ann. 
     Ann riesce a risplendere anche di notte. Jules si ricorda bene la prima volta che l'ha notato: erano andate a una festa nel boschetto vicino a New Heaven. C'erano corpi sudati che ballavano, c'erano i rimasugli di un falò, c'era Jules che non riusciva a staccare gli occhi da Ann, c'era Ann che si strusciava contro un ragazzo che non conosceva.
    Inutile dire che era bellissima. Non di quel bello che si vede in televisione, quello delle ragazze dal viso pulito, i capelli in ordine e il sorriso stampato in faccia. Ann non sorrideva, semmai accennava un ghignetto soddisfatto e leggero, gli occhi che brillavano di quella luce ribelle che non avrebbe stonato a Woodstock e che risulta così difficile da trovare negli adolescenti d'oggi, che ne possiedono solo uno scialbo riflesso. I capelli erano una massa informe e spettinata e sudata che le si attaccava alla pelle del viso con ciocche appuntite, lingue nere e rosse che danzavano frenetiche e s'intrecciavano fra di loro.
     A un certo punto l'aveva guardata e aveva sorriso, licenziosa, provocante e compiaciuta; Jules aveva subito distolto lo sguardo, le guance in fiamme.
      Alla fine della festa Ann era andata via con le altre, e Jules aveva detto di non sentirsi bene, il che era vero. Si era rintanata sotto l'Albero delle Lucciole a piangere. Sembrava stranamente confortante quella sera. Aveva dormito lì, le guance ancora bagnate.
     Era stata svegliata da Ann, verso le quattro di mattina. Le si era seduta accanto. "Sapevo dove trovarti."
     Non era servito dire altro. Jules aveva sorriso, felice. L'Ann che aveva vicino era la vecchia Ann, l'amica d'infanzia con cui si capiva al volo. Per un attimo s'era illusa che fosse tornata, che l'altra Ann fosse solo una brutta parentesi nel suo piccolo universo.
     E per un attimo si può anche sognare. 


"Sai cosa sono le falene?"
"No, cosa?"
"Sogni infranti sotto forma d'insetto"
Mai più come prima, film del 2003


Jules trema. Ha paura, come mai prima di allora. Ann è davanti a lei e le sta parlando da un'ora, e lei non ha sentito una parola. Ha semplicemente annuito per tutto il tempo. Ha deciso di dirglielo. Almeno si toglierà quel peso che le preme sull'esofago quando deve dirle qualcosa, che le comprime il torace e lo stomaco quando stanno troppo vicine.
     Forse la guarderà schifata e le intimerà di starle alla larga. Sarebbe decisamente meglio di quello che deve sopportare ora, pensa Jules. Una lenta agonia, goccia dopo goccia.
     "Ann... Ti devo dire una cosa" la voce le esce fuori roca e flebile; una volta parlare sembrava più facile. 
    L'altra non l'ascolta, o forse sì e non le risponde. 
     "Fa così caldo in questi giorni" dice, togliendosi la maglietta "Mi si appiccica sempre sulla schiena."
     Poi, accorgendosi della faccia pallida di Jules aggiunge: "Non ti dispiace, vero?"
     Domanda con inganno nascosto, sottinteso celato dietro una piega sbilenca della bocca, cammuffamento di un sorrisetto di superiorità. Tutto in Ann sta urlando una sola cosa: lo so, lo so, piccola Jules, credi che non me ne sia accorta? Ma al contempo non lo dice. Per lei è un gioco, in fondo.
     Jules si riprende e comincia appena a parlare che l'altra la interrompe, fissandola seria: "Ben Florin mi ha fatto una proposta indecente stamattina"
     Cade il silenzio. Ann fissa Jules in cerca di reazioni. Jules fissa Ann incapace di muovere un solo muscolo. I loro occhi rimangono incatenati a lungo, senza che nessuna delle due parli. Se fossero in una situazione normale sarebbe Jules a distogliere lo sguardo per prima, ma questa volta rimane lì, troppo scioccata per muoversi. Sa che cosa sta facendo Ann. La sta stuzzicando. Una specie di test: quanto resisti Jules? Quanto, prima di cadere?
     Ann è come un bambino che gioca con una canna e la piega, la piega per vedere quando si spezza e non si aspetta davvero di vederla rompersi. E quando ciò accade la fissa, con uno sguardo stupito e vagamente deluso.
     "Mi vuole portare a letto. Mi ha invitato a casa sua stasera."
     I fuochi d'artificio che Jules sentiva all'inizio del loro incontro si sono trasformati in granate che le perforano i timpani e non le permettono di sentire nulla di quello che Ann sta dicendo. Non che lo voglia sentire. All'improvviso si alza e se ne va, lontano dall'altra, dal suo gioco, dall'Albero delle Lucciole. Ann la chiama, e lei non si volta.

La falena si è bruciata una volta di troppo, è caduta sul pavimento gelido e non si è più rialzata.

Una volta, due bambine si sorridevano sotto un albero che sembrava un faggio.


NdA

1-Questa storiucola è stata ispirata dal fantastico contest 'Parole curiose' di akirakirara e Revengel, al quale non ha potuto partecipare perché si era allegramente bloccato il file.
2-Le citazioni disseminate per il testo (e qui capirete quanto io possa raggiungere la più completa demenza) sono mie. Così come i film e le persone che le pronunciano. Le ho inventate perché mi piaceva l'idea di metterle, e non mi andava di pescarle da Wikiquote. E perché mi divertiva l'idea (e perché sono strana, ma questo è meglio non dirlo).
3-Io amo Ann. Voglio dire, è una bastarda come pochi, è odiosa, cattiva, dispensa crudeltà gratuita ed è antipatica, nonché l'antagonista. Ma io adoro il suo modo menefreghista di vivere (si badi bene, come scrittrice che la manovra; se me la trovassi nella vita vera una così probabilmente le darei un pugno). Perché sto scrivendo la nota n.3? Solo per dire che amo un mio personaggio? Sì. Bene, immagino che vi sia stato utilissimo. Comunque c'è un perché nel suo comportamento, anche se lo so solo io non l'ho spiegato, perché non aveva molto senso farlo qui, e forse sarà un'altra storia.
4-Non giustifico i comportamenti di nessuna delle due. Jules è un'ebete perdutamente innamorata (molto spesso sono sinonimi) che non capisce quando svegliarsi e mantenere la propria dignità intatta. Ann è Ann, e credo che questo possa bastare per definirla come cattivo esempio da seguire.
5-Dopo la predichetta del n.4, ecco qui una cosa ancora meno interessante (se possibile): io non ritengo errore la 'e' dopo la virgola, anzi, sostengo questa causa con fervore.
6-Non so se è stato notato, ma probabilmente no, ma nella prima parte ci si riferisce ad Ann come all'amica, nella seconda come all'altra. Non penso sia necessario spiegare perché.
7-I primi paragrafi sono puramente introduttivi: mirano a dare un contesto e a mostrare un'amicizia nel passare del tempo. 
   
 
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