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Autore: Sofy_9634    30/05/2015    2 recensioni
Vivere in due conteste totalmente diversi il quale, impossibile, è per loro coesistere. Racconto vincitore del Concorso Gina Labriola 2014. Spero vi piaccia :)
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luna fulvia sovrasta il cielo carbonizzato di un'estate giunta al termine, dove il vento e il calore conducono in una danza dal ritmo ormai stanco. Una piccola frazione: qualche casa, la stazione abbandonata, lo stradone e la campagnia, l'infinita campagna. Il Monte Amiata non è tanto lontano, dai piani alti delle case ne si scorge la cima. Da lì è sceso  a valle, il morbo della luna, contimando i paesini alle pendici, La Foce, Chianciano arrivando fin qui a Montallese. Carlino è in fremito, sua moglie guara la televisione e lui deve uscire, subito! Si toglie le pantofole raccomandandosi di rimanere calmo. Il suo viso sta mutando, è in un bagno di sudore, deve stare solo calmo e uscire a lì. Cautamente si dirige verso la porta, ma viene interrotto dalla voce della mogli: - Carlino stai uscendo?- gli chiede. Lui ha la bava alla bocca, le sopracciglie sono ora più folte, i peli delle braccia più duri e più fitti. Il panico lo assale, non può sostenere una conversazione, non può restare un secondo di più lì. - Sì- dice tenendo lo sguardo basso, non può dire nulla di più. - Ti senti bene?- gli dice avvicinandosi la moglie. Gli occhi di Carlino si tramutano in due tizzoni infuocati, l'animale sta prendendo il sopravvento,non vuole fare male a nessuno, no, se non a se stesso. Di scatto, apre la porta, batte la donna sul tempo, se la lascia alla spalle e corre. E' finalmente uscito di casa, ha attraversato lo stradone per raggiungere la campagna. Le tenebre lo confondono tra gli arbusti dei campi. Corre come una bestia, adesso lui è una bestia. Non si ferma, non sente la stanchezza, continua a sfrecciare sopra l'erba alta e i fiori che sotto i suoi arti lascia morire. Si ferma, dopo chilometri. Il piccolo Chianciano sembra deriderlo con tutte quelle lucette accese, le persone sono ancora alzate e da laggiù la rocca di quelle mura sembra essere una sola anima e non un aglomerato di case. Dicono che lì viva una strega, quale maleficio potrebbe recare a Carlino un altro dolore? Qualsiasi nuova condizione gli darebbe giovimento. Lui, però, non crede alla stregoneria, alle pozioni e a quelle formule infernali, è scettico, sì, proprio lui che di notte si trasforma in un lupo. La luna brilla e sembra lì apposta per consolarlo, beffarda e maledetta, è lei che lo ha condannato, è lei che adesso lo fa sentire un po' meno solo. Ulula il lupo che è in lui, mentre l'uomo piange, sono la stessa creatura, vivono in simbiosi, sono uguali, entrambi soli. La sua malinconia ha fatto volare via i gufi e spaventato gli spiriti Si guarda un momento intorno e poi riparte per la sua corsa contro se stesso, per le campagne che lo hanno sempre intimorito e che adesso lo accolgono come un figlio. E' una prigione questo campo dai confini incerti, il castigo in cui è libero. La gioia nel tormento, come dissetarsi con l'urina quando non si ha nient'altro da bere. Arriva presso le cave di Sant'Albino e stanco dai suoi mille pensieri si lascia struggere accasciandosi per terra. Esiste peggiore supplizio per un uomo dell'incertezza della sua stessa esistenza? C'è qualcuno che conosce la malattia che lo affligge? Dove si trova il focolare? L'antidoto? Chi sa dei dannati come lui? Qualcuno sì, loro sì: i proiettili d'argento, i cacciatori della notte. Un colpo, BAM, un attimo, un piccolo gioiello mortale, la gioia della liberazione.

Dopo dodici giorni
Stamattina alle sette e trenta presso le cave di Sant'Albino è stato trovato il cadavre di Carlino Giannotti, uomo scomparso la notte del ventisette agosto duemilaquattordici. Del corpo rimane poco se non un fito strato di peli sul corpo ormai in putrefazione. Il decesso è stato causato da una ferita da arma da fuoco. Non vi è traccia del proiettile. 
  
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