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Autore: CrazyFantasyWriter    30/05/2015    2 recensioni
La guerra di Hogwarts è finita, Voldemort è stato sconfitto.
Harry decide di spezzare la bacchetta di Sanbuco, non fa per lui, non la vuole.
Un nuovo futuro aspetta il trio e l'intero mondo magico.
E se i ragazzi decidessero di tornare al castello per studiare un ultimo anno insieme?
Nuovi professori, nuove magie, gli amici di sempre, il coraggio di sempre.
Coppie degli scritti originali e caratteri non stravolti. E' un vero e proprio continuo secondo ciò che ha lasciato detto la Rowling, a parte per il fatto che i ragazzi tornano ad Hogwarts.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 7- La Coppa del Mondo

Harry e Ginny si svegliarono presto quella mattina perché solamente un'ora dopo sarebbero dovuti essere al campeggio dove avrebbero dormito dopo la Coppa del Mondo di Quidditch. Sarebbero stati gli unici ad andarci con l'accompagnamento di Arthur, Ron infatti era andato ad aiutare George al negozio con la scusa che c'erano tanti scatoloni da spostare e Hermione lo aveva imitato per fargli compagnia.

Quando scesero in cucina una spiacevole sorpresa li accolse.

“Mamma, dov'è papà?” chiese Ginny sedendosi a tavola.

“Tuo padre è dovuto andare al Ministero un quarto d'ora fa, dovrete andare da soli, mi spiace.”

“E' successo qualcosa?” chiese Harry preoccupato, si ricordava perfettamente quello che era successo quattro anni prima.

“No, Harry caro, tranquillo” rispose Molly con un sorriso, “E' solo che è andato in tilt il metodo di comunicazione che usano al Ministero... i foglietti volanti, sai... Beh, Kingsley ha chiamato Arthur per dargli una mano perché da sono non può rimettere tutto a posto”

“Ma non si poteva rimandare?” chiese Ginny, “Prima George che è occupato con il lavoro, poi Ron ed Hermione che sono occupati con il lavoro di George e adesso papà che è occupato con il lavoro di Kingsley. La gente non può sistemarsi i suoi problemi da sola?”

Harry sorrise, era tipico di Ginny arrabbiarsi per una cosa del genere.

“Ginny non cascherà il mondo se andate da soli alla Coppa, al massimo io mi preoccuperò un po' di più, tutto qui”

“Non è questo il punto” ribatté la rossa, “Avevamo deciso di andarci tutti insieme? Bene. Anche Kingsley lo sapeva, è lui che ci ha dato i biglietti!”

“E infatti si è già scusato con tuo padre per l'inconveniente” disse la madre calma.

“Però lui la partita la vedrà comunque perché non ha bisogno di una tenda nel campeggio. Papà invece si”

Harry, che era stato zitto per tutta la durata della discussione intervenne.

“Ehm... se vogliamo entrare dobbiamo sbrigarci a partire, Ginny”

“Si, vado a prendere la borsa” disse la rossa e salì subito le scale.

Harry fece per alzarsi, ma la signora Weasley lo fermò.

“Harry caro, conto su di te”

Il ragazzo sorrise imbarazzato.

“Non cacciatevi nei guai”

* * *

Harry e Ginny erano appena arrivati, grazie ad un vecchio sottovaso Passaporta, su una verdeggiante collina.

“Dovrebbe essere da quella parte” disse Harry indicando un boschetto sulla sinistra.

I ragazzi si incamminarono e dopo una decina di minuti arrivarono a destinazione.

Il rado boschetto di giovani alberi sembrava deserto all'apparenza, ma con un semplice incantesimo di riconoscimento Ginny riuscì a rendere visibile un ometto calvo dai lunghi baffi biondi, seduto ad una scrivania in legno, che scribacchiava senza sosta su dei rotoli di pergamena.

“Nome?” chiese l'uomo senza alzare gli occhi dal suo lavoro.

“Weasley” rispose Ginny e il mago annotò.

“Bacchette?”

I due ragazzi porsero le bacchette al funzionario, che prima le osservò un po', poi alzò lo sguardo meravigliato ed euforico al tempo stesso.

“Harry Potter” mormorò.

Il ragazzo lo guardò un po' imbarazzato. Era sempre stato al centro delle chiacchiere di tutti, ma quella era la prima volta che qualcuno lo osservava in quel modo.

“Bene...” si ricompose il mago riprendendo a muovere freneticamente la piuma sulla pergamena.

“Potete prendere queste” e porse le bacchette a Harry e Ginny, “Bene...” ripeté e una specie di grande cornice con un liquido argenteo all'interno apparve affianco a lui.

Harry la osservò.

Sembrava uno specchio, solo che al posto di riflettere le immagini faceva vedere quello che, probabilmente, c'era oltre.

“Potete andare. Il vostro posto è il 712. Buon divertimento e... Signor Potter: grazie infine per tutto ciò che ha fatto per noi”

Harry stava per rispondere qualcosa, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu un sorrisino imbarazzato, poi lui e Ginny entrarono nello specchio e il mago alla scrivania scomparve assieme al paesaggio che lo circondava.

Erano finalmente arrivati al campeggio.

Riuscirono a raggiungere il posto 712 grazie ad una cartina apposta all'ingresso del campeggio e con un rapido incantesimo montarono la tenda.

Attorno a loro centinaia e centinaia di altre tende multicolore venivano montate allo stesso modo.

C'erano bambini che giocavano con le gobbiglie o si scambiavano figurine delle Cioccorane; maghi che parlavano dell'imminente partita, c'era chi diceva che il Canada era spacciato perché era appena uscito l'elenco dei giocatori e Invanoscky avrebbe giocato assieme a Krum quella sera, il quale avrebbe fatto la sua ultima partita da professionista; e poi c'era chi, mago o strega, era indifferente, già si lamentava dei vicini, ed infine le streghe, che costrette ad accompagnare figli e mariti alla partita si annoiavano a morte e cercavano di carpire informazioni qua e là sulla partita senza capirne nulla.

Harry stava ammirando quell'innaturale spettacolo di serenità quando Ginny lo chiamò da dentro e lui dovette entrare.

Era restato fuori un paio di minuti e appena oltrepassò la soglia quello strano puzzo di gatto che, la tenda aveva sempre avuto, lo pervase.

“Non ti da fastidio la puzza?” domandò alla rossa.

“E' proprio quello che stavo per chiederti” disse lei con un sorriso, “Ci siete stati un bel po', te Ron ed Hermione”

“Dopo un po' ci si abitua” spiegò Harry con una scrollata di spalle, “Cosa facciamo? Abbiamo tutta la giornata per stare insieme, da cosa cominciamo?”

Ginny si voltò, le spalle rivolte a Harry e la testa bassa sulla borsa che Hermione le aveva incantato in modo da renderla estensibile.

“Non so...” disse trafficando alla ricerca di qualcosa di ignoto, “Possiamo uscire a fare due passi”

“Per la verità non ho nessuna voglia di inoltrarmi nella mischia. Ci staremo già 'sta sera” disse il ragazzo avvicinandosi a Ginny e cingendole la vita con le proprie braccia.

“Si, ma...” continuò la ragazza, “Fa caldo qua dentro”

Harry non la ascoltò e appoggiò il proprio capo sulla sua schiena. Non lo aveva mai fatto con nessuna ragazza, ma il fatto che fossero soli in quella tenda gli dava sicurezza e scioltezza che non avrebbe mai immaginato di avere.

“Non ho voglia di uscire” disse scostandole i capelli dal collo e baciandole la nuca.

“Ma io ho caldo” disse Ginny lasciando perdere la scusa della borsa e scostandosi un po' dal ragazzo.

Harry, ancora una volta, non le diede ascolto e la baciò sul collo stringendola a sé.

“Harry...” disse Ginny sentendo l'imbarazzo, l'agitazione e qualcosa di spaventosamente simile alla paura pervaderla.

“Dai... solo un paio di minuti” soffiò il ragazzo voltando Ginny e provando a baciarla sulla bocca sbottonandole la camicia.

Era troppo.

Harry aveva sorpassato ogni limite.

Ginny gli mise le mani all'altezza delle spalle e lo spinse via.

“Ho... ho detto che ho caldo” disse, “E poi non voglio baciarti, non voglio essere baciata e... non voglio fare altro” aggiunse cercando di mantenere la calma.

Harry fece per aprire la bocca per chiedere spiegazioni, per scusarsi... Non sapeva nemmeno lui cosa gli fosse capitato. Sapeva solo che in quel momento voleva Ginny, Ginny e basta, non gli importava cosa doveva fare per averla.

Si fece schifo da solo.

“Ginny...” la chiamò prendendole una mano.

Lei lo scrollò via.

“Harry, non toccarmi” disse ferita.

L'ultima cosa che Harry vide furono i cuoi occhi color nocciola carichi di lacrime, poi la ragazza uscì dalla tenda e Harry rimase solo, senza capire cosa gli fosse realmente successo.

Cos'aveva fatto? Perché si era comportato in quel modo? Non aveva avuto il controllo di sé. Cosa gli stava succedendo?

Harry ripensò alla sera che avevano passato insieme, lui e Ginny, alla tana. Era lui ad essere agitato, la rossa gli aveva addirittura detto che era ancora presto per quel “tipo di legame” e ora era lui a volerle fare cose che lui stesso non aveva voluto fare. Fare l'amore era troppo presto per entrambi. Era presto perché Ginny doveva ancora compiere diciassette anni, perché la lontananza non gli aveva ancora fatto prendere molta confidenza l'uno con l'altra, perché non sarebbe stato bello farlo tanto per farlo. Eppure, solo poco prima Harry era pieno di quella voglia e non era riuscito a controllarsi.

Si passò una mano fra i capelli, poi prese la bacchetta, la mise nella tasca posteriore dei jeans e uscì.

Si guardò intorno, ma non vide nessuna chioma rossa, non se la aspettava, comunque, sapeva com'era fatta Ginny.

Andò fino alla piccola fontana da cui sgorgava un rigoletto di acqua fresca e si lavò le mani con rabbia, come se lo sfregamento lo aiutasse a cancellare quello che aveva fatto, poi si sciacquò la bocca sulla quale poteva ancora sentire il sapore di Ginny.

Aveva sorpassato i suoi confini. Infranto quella lieve bolla che delineava il suo spazio e, naturalmente, lei si era arrabbiata anzi... probabilmente si era sentita umiliata e aveva avuto paura.

 

Ginny intanto era andata lontano, via da quella tenda e via da Harry, quell' Harry che sentiva di odiare. Non aveva fatto molto, ma non si sarebbe mai aspettata una cosa simile da lui: l'aveva oltraggiata.

Si addentrò fra la folla sorridente e le venne da piangere. Avrebbe dovuto tornare in quella stramaledettissima tenda e avrebbe dovuto stare con Harry ancora un giorno, doveva tenere duro.

Tornò indietro e arrivata alla tenda tirò un bel respiro, prese istintivamente la bacchetta in mano ed entrò.

Harry era seduto a terra, con la schiena appoggiata alla tela colorata e la testa fra le mani.

“Ciao” disse Ginny senza espressione.

Lui alzò la testa di scatto e balzò in piedi.

“Ginny perdonami” disse tutto d'un fiato andandole vicino.

Lei non le diede retta, forse la cosa migliore era ignorarlo e fare finta che nulla fosse successo.

“Preparo il pranzo” disse con lo stesso tono senza guardarlo.

Lui annuì e rimase immerso nei propri pensieri.

Pranzarono silenziosamente e altrettanto silenziosamente passarono tutto il pomeriggio, ognuno immerso nei propri pensieri.

Verso sera uscirono e si diressero alla campo da Quidditch.

Durante la prima parte della partita non si rivolsero né una parola né uno sguardo.

Ginny era fredda, ma Harry come poteva non darle ragione?

La Bulgaria era in vantaggio quando il ragazzo sentì il bisogno di stare solo, così tornò alla tenda senza dire una parola.

Prese il mantello dell'invisibilità, si sedette a terra e si coprì. Si sentiva già più sicuro con il mantello addosso.

Rimuginò sul suo rapporto con Ginny, sulla scenata che aveva fatto quella mattina, sulle emozioni non sue che aveva provato, era come quando Voldemort si era impossessato di lui nell'ufficio di Silente. Si sentiva arrabbiato... continuamente arrabbiato, in quei giorni e così era adesso. Sentiva la rabbia dentro di sé, una rabbia irrefrenabile e poi dolore. Dolore nel vedere quanto Ginny ci era rimasta male, dolore perché non gli aveva dato tempo di spiegare, dolore perché sentiva di non aver mai amato nessuno come amava Ginny Weasley.

 

Improvvisamente quel dolore divenne fisico, come se avesse sbattuto la tempia contro qualcosa. Si era addormentato e gli occhiali si erano storti, spingendolo proprio alla tempia destra. Se li raddrizzò con un po' di fatica, sotto il mantello. Poi si scoprì.

Era tutto silenzioso. La partita doveva essere finita da un pezzo, ormai, e la rossa dormiva nel lettino accostato ad una parete, con la bacchetta sul cuscino, come se volesse essere pronta a difendersi nel caso qualcuno la volesse attaccare.

Una fitta colpì Harry all'altezza del cuore vedendo quella bacchetta. Lentamente le si avvicinò e si sedette a terra, appoggiando al bordo del materasso le braccia e sopra il capo.

Rimase un po' ad osservare il volto di Ginny, poi si addormentò di nuovo.



Note:
Ciao a tutti, sì sono secoli che non aggiorno e no, non sono morta, mi è morto il pc :c. Cercherò comunque di aggiornare il fine settimana o la sera, perchè mi spiace lasciare tutto.

Questo capitolo è strano, lo so... e sinceramente ho paura del vostro giudizio ahahaha. Fatemi comunque sapere cosa ne pensate :)
A presto,
Vale
 

 
  
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