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Autore: Zappa    30/05/2015    6 recensioni
La caccia esalta l'uomo e lo rende distruttore.
Quando si è in guerra è questione di vita o di morte, scappare, o essere distrutti.
Genere: Angst, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.

NOTTE DI CACCIA

 

Quanto era glorificante e conturbante provare sulla propria pelle il brivido della lotta.
Lo spirito Saiyan, ogni volta che stava per combattere, ruggiva impaziente dentro il suo animo ed lo spingeva ad impugnare l'ascia di guerra per poter soddisfare il desiderio di carne.
Era un istinto innato che lo contraddistingueva dalla massa di soldati al servizio di Freezer: il suo popolo, di cui lui era l'ultimo baluardo, aveva spadroneggiato nell'universo grazie alla ferocia e all'abilità dei suoi combattenti, capaci di ridurre un pianeta in cenere in meno di un giorno e per molti anni l'universo aveva tremato
al loro passaggio. Erano forti, possenti e temuti a causa delle loro incredibili capacità belliche, talmente forti che – pensava – mai l'universo avrebbe conosciuto la pace sotto il loro dominio. Finché sulla loro strada non si era imbattuto Freezer: il tiranno, ammaliato dalle meravigliose capacità dei Saiyan, aveva dapprima stipulato un trattato con il loro re, affinché fosse siglato un patto di collaborazione tra gli Imperi, poi, quando si era scocciato della loro presunzione di maggior libertà, se n'era facilmente liberato. La spina nel fianco del popolo Saiyan era stata tolta e ora il demone del Ghiaccio poteva vantare di avere tra le sue fila un prezioso Principe, punta di diamante dell'esercito. Sebbene spesso venisse considerato come un semplice ricordo di ciò che era l'Impero Saiyan, il principe era semplicemente adorato per la sua abilità e anche questa volta Freezer era convinto che gli avrebbe garantito un'enorme ricchezza. Con grande fretta, Freezer l'aveva convocato per spedirlo immediatamente nel sistema Alzar 34, dove i suoi due sottoposti e unici compagni, stavano ultimando la missione e conquistando i pianeti del sistema per consegnarli poi, al loro padrone.
L'impatto con l'atmosfera e, successivamente, con il suolo del pianeta, lo destò dal suo riposo, facendogli aggrottare ancor di più le sopracciglia e dipingendogli una smorfia seccata sul viso.
- Almeno la maggior parte del lavoro è fatta - borbottò tra sé e sé e, pigiando sui comandi del pannello di controllo, premette il pulsante per l'apertura dello sportello.
L'atmosfera che gli si presentò era infarinata di uno spesso strato di anidride carbonica, che rendeva quasi irrespirabile l'aria e l'appesantiva, mentre all'orizzonte la stella che illuminava stava calando portando via con sè la visibilità. Smontato dalla navicella, il Saiyan s'incamminò quindi verso il villaggio, attirato dal profumo del sangue e dal fumo che dipanava dalle rovine.
Con passo lento e cadenzato, calpestò incurante le pozze di sangue che costellavano il suo cammino e, abbassando lo sguardo, portò la sua attenzione alla mano destra avvolta dal guanto, lisciandone e pulendone il tessuto candido, per poi finalmente rialzare lo sguardo.
I suoi compagni non erano visibili, intenti da qualche parte del pianeta a radere al suolo ogni città che incontravano, mentre davanti a lui
poche case erano rimaste in piedi. Anche quella volta, Freezer sarebbe stato pienamente soddisfatto nelle sue richieste: in meno di due ore il florido pianeta Zruk, affermato per le sue cave di rodio, era stato ridotto ad un pugno di sabbia, la popolazione era stata schiavizzata, l'esercito sbaragliato e il re presto avrebbe firmato la resa per cedere all'imperatore intergalattico tutte le ricchezze del pianeta. Localizzò sullo scooter le auree dei suoi compagni, impaziente di assaporare sulle proprie labbra il sapore del sangue, quando, improvvisamente, si voltò di scatto verso la vegetazione dietro di se.
Si racconta che quando i piedi di questi guerrieri calpestano il suolo, la natura venga scossa nel profondo, avvertita improvvisamente del radicale cambiamento che presto avrebbe coinvolto il pianeta. Come un uragano, che alimentato dall'oceano, sopraggiunge temibile per tremare il continente, così ad ogni passo i Saiyan lasciano dietro di se una scia di cenere, che brucia il suolo e lo priva di ogni suo elemento vitale: il segno indistinguibile che la morte sta per giungere e soffocare ogni cosa.

Un piccolo abitante, che era riuscito a scampare alla furia dei Saiyan, si era rifugiato tra la fitta vegetazione finché, tremante, non aveva visto sopraggiungere un altro guerriero. Il principe acuì automaticamente i sensi e, affievolitosi il respiro, le sue pupille si dilatarono per captare meglio al buio ogni minimo movimento della preda. Voltatosi e iniziando a correre più velocemente possibile, fino a consumare tutta l'aria nei polmoni, il piccolo alieno cercò riparo nelle foreste più vicine, cercando di mettere maggiore distanza possibile tra lui e il suo aguzzino. Nascostosi, spaurito, tra il fogliame degli alberi, iniziò a cercare in maniera ossessiva tra le rocce, per trovare un appiglio e per potersi rifugiare tra le cavità più alte delle montagne. Sentiva il battito del suo cuore impazzito e gli occhi del Saiyan puntati sulla sua schiena.
Il Saiyan partì di corsa tra le fitte fronde degli alberi, seguendo come un predatore la scia di paura che aveva inconsapevolmente rilasciato la sua vittima. Scrutava con occhi assottigliati la natura circostante, tastando il terreno e fiutando l'odore, mentre ascoltava nel silenzio circostante ogni minimo rumore.
Si arrampicava a fatica sulle rocce scabre, incespicando quando la roccia franava sotto i suoi piedi. Nonostante avesse il fiato corto, cercò di fare il meno rumore possbile ma di muoversi velocemente per mettersi in salvo.
La sua presa sulla roccia scivolò un istante, quando batté il ginocchio contro la parete e cacciò, suo malgrado, un grido di dolore, ma appellandosi a tutta la forza d'animo del suo cuore, continuò a salire. Raggiunse finalmente la cima della roccia e intravedendo un'incavatura dietro alcuni alberi si rifugiò al suo interno, assottigliandosi lungo la parete. Ce l'aveva fatta! Era riuscito a sfuggire ai mostri che avevano assaltato il suo villaggio e ora, non doveva far altro che attendere l'arrivo del mattino. Calcolò che non fosse saggio muoversi di notte e che i guerrieri dalla incredibile forza presto si sarebbero ritirati. Si accovacciò al suolo, premendo con forza le mani sul ginocchio sbucciato. Calmando il respiro e aprendosi in un piccolo sorriso, chiuse gli occhi, ma poi, li riaprì subito.
Con il poco coraggio che gli era rimasto in corpo, il suo sguardo s'incrociò con quello del guerriero che pensava d'aver seminato.
Vegeta scrutò gli occhi del piccolo alieno e abbassando lo sguardo, si lisciò nuovamente con cura i guanti, avvicinandosi al fuggitivo.
Impaurito, l'alieno si allontanò tremante man mano che quello avanzava e, giunto al limite di quella piccola insenatura, si appiattì piangente alla roccia.
Chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni quel miscuglio esplosivo di fragranze: l'eccessiva sudorazione dell'alieno e il battito cardiaco impazzito erano sintomi del terrore che provocava in ogni sua vittima ed erano degli antipasti deliziosi che davano sempre alla testa.
Si leccò quindi le labbra: era ora di cena.

Un urlo che aveva in sé dell'orrore risuonò nel silenzio della valle, mentre quel sole lontano ritirò i suoi raggi dal pianeta, calando il paesaggio nel buio.

- Principe Vegeta! -
Risuonò gracchiando la voce del suo sottoposto allo scooter.
- Che c'è -
- Dove siete? Qui abbiamo finito, possiamo rientrare -
- Perfetto -
Il principe spense infastidito lo scooter. Si alzò controvoglia e, dirigendosi all'uscita, spiccò il volo per la navicella.
Doveva cambiarsi i guanti: si erano nuovamente sporcati.

 

Note dell'autore

Sono tornata con questa storia, prendendomi una pausa dallo studio.
Grazie per chi legge e per chi commenta: fa sempre piacere. Spero di avervi divertito – o di non aver disgustato troppo.
Buona serata e grazie a tutti! :)

 
   
 
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