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Immagini © Watchmen Movie
Behind Blue Eyes
Una silhouette cresce nel buio. Ha fame di spazio e allunga le grinfie sullo skyline di Manhattan. Evita di sfiorare la finestra vestita d’azzurro e si inalbera sulle spalle squadrate.
Adrian liscia i capelli dell’ultimo modello della linea Ozymandias: una versione in scala di se stesso. A prova di cittadino ordinario. Snodabile, a quanto può saggiare con una leggera pressione sulle giunture del soldatino. Persino il colore delle iridi imita il suo. Sfoggia il medesimo sorriso stampato sulle copertine patinate, che sa accecare i riflettori e sedurre adolescenti gay e casalinghe.
“Giocattoli”.
Nello sguardo si smorza la tenera fiammella della curiosità. Dagli occhi affiora un’espressione neutra, fissa sul panorama di torri di Babele e gas di scarico della New York bene. Dritta al cuore del quartiere. Dall’alto può osservare le pedine struggersi e incamminarsi verso le loro prigioni quotidiane. Fazzoletti di belle speranze e piccolezze buttate ai lati di un marciapiede. Basterebbe una debole spinta per provocare un effetto domino e ottenere l'ordine.
La pioggia forma bolle sui vetri dell’ufficio. Come una zanzara ingorda di sangue. Le palpebre di Adrian cadono a coprire la visuale; un colpo di spugna sulla lordura della società. Perde l’immagine del proprio riflesso; sa che è ancora lì a seguire le sue gesta e a rispedirle in una pallida recita. Non è diversa dai suoi sostenitori. Uomini e donne che bevono la favola dell’atleta gentile, dell’eroe della porta accanto. Adrian vende il producibile per ghermirli: abitudini, abbigliamento, stile di vita e convinzioni.
Porta le mani sul viso e modella nuovamente la maschera sulla pelle. Imperturbabile, stende le piccole rughe accanto alla bocca. Le ciglia spogliano le iridi azzurre. Gli occhi di Blake si sovrappongono ai suoi sulla lastra di vetro. Non importa che abbia scoperto il marcio sotto l’aureola del santo, né che abbia subito la mostruosità annidata negli occhi del re. Blake si è limitato a morire col volto tumefatto e i denti saltati. Senza nemmeno gracchiare la sua ultima risata.
“Marla, gradisci un tè?”
Osserva la freschezza frivola della sua assistente. Tiene al petto la cartelletta con gli appuntamenti e le décolleté infuocano il pavimento. La calligrafia danza celere sul foglio di carta e le dita sollevano la cornetta per ordinare le consumazioni dal locale in fondo all’avenue. Il barman la corteggia, lei è schiva e si nasconde dietro le scartoffie, con ritrosa cortesia e una risata modesta. Dove la sua voce nega, le mani - che torturano la messa in piega - osano. Impazienti, attendono un invito.
Marla non è Blake. Ignora le tenebre.
“Dovresti uscirci e mettere quel nuovo profumo. Com’è che si chiama?”
“Poison Dior”.
“Intendevo lo spasimante”.
Fra le risate, Marla soffoca un: “Robert”. Adrian scorre lo sguardo sulle sue fossette. Sorride.
“Ti ringrazio per il dossier. Sei una presenza insostituibile. Quanto a Robert… si merita un’opportunità”.
Le iridi azzurre raggiungono la scollatura e immaginano il proiettile trapassarle il petto. Tre giorni ancora. E Robert vaporizzato assieme alla città. Fine dei giochi.
Un faraone non stabilisce pace senza martiri.
L'angolo di Son: La flashfic è ambientata dopo la morte del Comico, sul finire dell’ottobre 1985. I trend degli anni sono le scarpe décolleté basse della Celine, dai colori più sgargianti, e i profumi di tendenza (come Poison di Christian Dior, lanciato proprio in quell’anno). A livello cronologico, lo spaccato ritrae le riflessioni di Adrian in un contesto successivo alla visita di Rorschach e precedente all’esilio del Dr. Manhattan su Marte.
[500 parole esatte, secondo il contatore di Word]. Il titolo è un omaggio alla canzone dei The Who. Sistemate alcune frasi grazie al giudizio di Stareem.
Che dire? Adrian è veramente ostico come personaggio: è sottile, affabile, ma la sua recita è molto complessa. Dovrò "studiarlo" un po' meglio.
“Giocattoli”.
Nello sguardo si smorza la tenera fiammella della curiosità. Dagli occhi affiora un’espressione neutra, fissa sul panorama di torri di Babele e gas di scarico della New York bene. Dritta al cuore del quartiere. Dall’alto può osservare le pedine struggersi e incamminarsi verso le loro prigioni quotidiane. Fazzoletti di belle speranze e piccolezze buttate ai lati di un marciapiede. Basterebbe una debole spinta per provocare un effetto domino e ottenere l'ordine.
La pioggia forma bolle sui vetri dell’ufficio. Come una zanzara ingorda di sangue. Le palpebre di Adrian cadono a coprire la visuale; un colpo di spugna sulla lordura della società. Perde l’immagine del proprio riflesso; sa che è ancora lì a seguire le sue gesta e a rispedirle in una pallida recita. Non è diversa dai suoi sostenitori. Uomini e donne che bevono la favola dell’atleta gentile, dell’eroe della porta accanto. Adrian vende il producibile per ghermirli: abitudini, abbigliamento, stile di vita e convinzioni.
Porta le mani sul viso e modella nuovamente la maschera sulla pelle. Imperturbabile, stende le piccole rughe accanto alla bocca. Le ciglia spogliano le iridi azzurre. Gli occhi di Blake si sovrappongono ai suoi sulla lastra di vetro. Non importa che abbia scoperto il marcio sotto l’aureola del santo, né che abbia subito la mostruosità annidata negli occhi del re. Blake si è limitato a morire col volto tumefatto e i denti saltati. Senza nemmeno gracchiare la sua ultima risata.
“Marla, gradisci un tè?”
Osserva la freschezza frivola della sua assistente. Tiene al petto la cartelletta con gli appuntamenti e le décolleté infuocano il pavimento. La calligrafia danza celere sul foglio di carta e le dita sollevano la cornetta per ordinare le consumazioni dal locale in fondo all’avenue. Il barman la corteggia, lei è schiva e si nasconde dietro le scartoffie, con ritrosa cortesia e una risata modesta. Dove la sua voce nega, le mani - che torturano la messa in piega - osano. Impazienti, attendono un invito.
Marla non è Blake. Ignora le tenebre.
“Dovresti uscirci e mettere quel nuovo profumo. Com’è che si chiama?”
“Poison Dior”.
“Intendevo lo spasimante”.
Fra le risate, Marla soffoca un: “Robert”. Adrian scorre lo sguardo sulle sue fossette. Sorride.
“Ti ringrazio per il dossier. Sei una presenza insostituibile. Quanto a Robert… si merita un’opportunità”.
Le iridi azzurre raggiungono la scollatura e immaginano il proiettile trapassarle il petto. Tre giorni ancora. E Robert vaporizzato assieme alla città. Fine dei giochi.
Un faraone non stabilisce pace senza martiri.
L'angolo di Son: La flashfic è ambientata dopo la morte del Comico, sul finire dell’ottobre 1985. I trend degli anni sono le scarpe décolleté basse della Celine, dai colori più sgargianti, e i profumi di tendenza (come Poison di Christian Dior, lanciato proprio in quell’anno). A livello cronologico, lo spaccato ritrae le riflessioni di Adrian in un contesto successivo alla visita di Rorschach e precedente all’esilio del Dr. Manhattan su Marte.
[500 parole esatte, secondo il contatore di Word]. Il titolo è un omaggio alla canzone dei The Who. Sistemate alcune frasi grazie al giudizio di Stareem.
Che dire? Adrian è veramente ostico come personaggio: è sottile, affabile, ma la sua recita è molto complessa. Dovrò "studiarlo" un po' meglio.