« Oh-ma-è-troppo-carino! » Paul si trova a sopprimere un sospiro nell’osservare il rapido svuotarsi del proprio portafoglio. Lo ammetteva, aveva nuovamente sottovalutato le capacità della propria compagna.
Lucinda si apposta davanti all’ennesimo negozio del centro commerciale di Rupepoli, osservando estasiata l’ennesima vetrina di quel reparto che pare non finirà mai. Teme quasi di finire sul lastrico ben presto. Da quando il medico aveva confermato loro la gravidanza, le giornate si erano trasformate in un continuo spendere, spendere, spendere. Lucinda aveva deciso che tutto sarebbe dovuto essere perfetto per l’arrivo del loro primogenito – le sue pulsazioni erano davvero troppo elevate per essere quelle di una femmina – e dal canto suo Paul aveva deciso saggiamente di non obiettare. D’altronde, discutere con una donna che un momento era il ritratto della serenità e l’altro cercava di picchiarti con un cuscino – e no, non era così divertente in verità – sarebbe stato al pari del firmarsi da solo una condanna di morte decisiva.
Certe volte avere a che fare con Lucinda, in quel periodo soprattutto, era esaustivo. Per un tipo come lui ancora di più. Ma almeno tutta quella sofferenza era per un bene maggiore. Poteva sempre farglielo pesare quando avrebbero cercato il nome adatto.
« Entriamo anche qui, Paul! » esclama la giovane donna, sorridendo. Senza nemmeno attendere una risposta – quella non arrivava mai, tranne in rare occasioni – Lucinda si precipitò dentro il negozio seguita da Piplup e Buneary, sorridendo felice. A Paul non rimane altro che pregare per la salvezza del proprio portafogli.