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Autore: Goran Zukic    31/05/2015    1 recensioni
Equestria, anno dodicesimo dopo la pace di Tantalia.
Dodici anni sono passati dalla formazione del nuovo stato di Equestria, dodici anni in cui la tranquillità e l’armonia hanno regnato in tutta la nazione, sotto la guida degli alicorni. Ma in un mondo ormai lanciato verso il progresso e un sereno sviluppo, qualcosa sta per turbare Tantalia e i suoi abitanti, qualcosa di antico, sepolto tra le perdute pagine degli antichi libri o tra le rovine e le macerie delle antiche città, qualcosa che porterà all’inizio di una nuova era o al crepuscolo di una breve epoca di armonia. Un’Equestria così diversa da quella che tutti noi conosciamo, con Celestia e Luna appena adolescenti, con città diverse da quelle che abbiamo incontrato, con una cultura antica, superstiziosa e medievale, un mondo visitabile solo tramite le pagine di un libro, un mondo che è stato da preludio per tutto il resto. In quest’epoca remota e dimenticata inizierà un’avventura senza precedenti che risponderà a delle domande che ancora attendono risposta. Chi sono gli alicorni? Da dove vengono gli elementi dell’armonia? Cosa è successo tra la fondazione di Equestria e il regno del caos di Discord?
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Discord, Nuovo personaggio, Princess Celestia, Princess Luna, Trixie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Con un colpo ben assestato al ginocchio, la guardia cadde a terra e con un altro colpo, questa volta alla nuca, il suo corpo smise di muoversi, rimanendo svenuto, sdraiato sul freddo pavimento di marmo.
Iniziò a cercare tra l’armatura viola dello stallone la chiave della porta fino a quando non la trovò, nascosta in un doppio fondo sotto la spalla.
Superò il corpo inerte della guardia e si mosse con passi veloci, ma incredibilmente leggeri e silenziosi lungo il lungo terrazzo.
Il vento gelido e incredibilmente fastidioso le scuoteva il mantello nel quale era nascosta, muovendole continuamente il cappuccio scuro davanti agli occhi e rendendole particolarmente difficile il trotto.
Non si vedeva nulla della sua figura nell’oscurità della notte, né si sentiva, dato che il suo procedere era silenzioso e attento come il fluttuare di un fantasma.
Aumentando leggermente il passo raggiunse un porticato sulla destra, sorretto da una decina di colonne, cinque per lato, sul cui lato destro si poteva notare una porta, la cui serratura brillava illuminata dalla luna, quel giorno particolarmente accesa e luminosa.
Si avvicinò con cautela alla porta e inserì, con altrettanta attenzione, la chiave d’oro sulla cui estremità c’era inciso lo stemma della famiglia Vanadiov.
Intorno a lei c’era il silenzio più assoluto, non aveva nessuno intorno e nessuno sembrava muoversi nelle vicinanze, solo il soffio del vento e il suo contatto con il mantello producevano un debole suono, il resto era solo un muta solitudine, troppo tranquilla per essere reale.
La serratura scattò e il suono rimbombò, producendo una debole eco, ma non indifferente in un silenzio sepolcrale come questo, in tutta la piazza sotto di lei, tanto che dalla sua espressione, invisibile e impercettibile, si inarcò in un ghigno di nervosismo.
Guardò ancora una volta, nonostante l’avesse già fatto più volte, giù dal parapetto in marmo, per vedere se sotto di lei ci fosse qualcuno, ma non c’era anima viva.
Dalla cima della cattedrale, a metà dei due pinnacoli, dove si trovava ora lei, si poteva vedere tutta la piazza intorno all’immenso edificio e si poteva contemplare tutta la sua solitudine e il suo silenzio tombale.
Spinse la porta, che si spalancò con un leggero cigolio che ancora una volta le fece assumere un aria nervosa, facendole salire l’ansia e entrò, chiudendosi la porta alle spalle in quella che sembrava una piccola scala a chiocciola chiusa che conduceva verso il basso.
Rimase completamente al buio e si tolse dal volto il cappuccio scuro.
All’improvviso la scala intorno a lei si illuminò e ora si potevano vedere chiaramente i piccoli e impervi gradini che conducevano ai piani inferiori.
Attorno al suo corno si era formato un alone rossastro, la cui luce le illuminava la strada.
Era una giovane unicorno, aveva il manto giallo chiaro, gli occhi di un blu intenso, la criniera anch’essa blu, ma con striature di bordeaux era pettinata in una frangia ed era liscia.
I suoi occhi si muovevano velocemente come cercassero di captare il minimo segnale sospetto, attenti i vigili come le sue orecchio che stavano invece ascoltando qualsiasi rumore che potesse risultare pericoloso.
Iniziò a scendere i gradini, facendo il minor rumore possibile, mentre intorno a lei il silenzio continuava però a fare da padrone all’atmosfera ed ogni gradino che scendeva, maggiore diventava la sua ansia e la sua attenzione si faceva sempre più grande.
La scala sembrava interminabile fino a quando non vide, poco sotto di lei, una luce, segno che l’uscita era vicina.
Immediatamente il suo corno si spense e con cautela si avvicinò all’uscita da quella stretta e claustrofobica scalinata.
Arrivata però all’uscita, si nascose dietro la colonna che sorreggeva l’arco che fungeva da entrata/uscita delle scale.
Davanti ai suoi occhi la cattedrale si aprì in tutto il suo splendore e in tutta la sua magnificenza.
Non riusciva a vedere tutto, ma poteva vedere, davanti ai suoi occhi, le splendide vetrate arricchite di mille colori e disegni che raccontavano l’avvento degli alicorni.
Al centro, attaccato al soffitto c’era un immenso lampadario, che, tranne per la struttura in ferro, era interamente fatto d’ametista viola e illuminava tutto l’interno della cattedrale.
Può sembrare strano che la cattedrale fosse ancora accesa, ma la cosa non la stupiva, anzi sapeva che avrebbe trovate al suo interno qualcuno, sarebbe stato troppo facile se non ci fossero stati degli ostacoli.
Dopo aver controllato che non ci fosse nessuno uscì da dietro la colonna e si nascose dietro il parapetto di marmo, si trovava infatti al secondo livello della cattedrale, fondata su tre livelli: il primo a terra, il secondo dove si trovava l’organo e il terzo quello delle guglie.
Si girò e vide proprio sopra la sua testa l’immenso organo, con le grandi canne dorate, decorato e abbellito con degli elementi in platino e argento.
Si affacciò allora dal parapetto, per vedere se al primo livello ci fosse qualcuno, ma fu costretta a tirare indietro il capo, dato che proprio sotto di lei c’era un gruppo di guardie dalle armature viola.
Erano le guardie d’ametista, soldati scelti per la difesa della Città d’Ametista, seconda città, per grandezza e prestigio di Equestria, molto forti nel combattimento, una delle migliori unità che disponeva l’esercito consolare.
Con la coda nell’occhio osservò l’altare, davanti al quale si trovava la statua immensa del primo alicorno di Equestria, Anthares Vanadiov, e capì che raggiungerlo non sarebbe stato facile.
Osservò quindi il lampadario e notò che attorno ad esso c’erano delle aste, aste alle quali estremità si trovavano delle bandiere, raffiguranti lo stemma delle due famiglie di alicorni: La stella d’oro dei Vanadiov e la spada dei Loewenheim che si intrecciavano davanti ad uno sfondo rosso e blu.
Diede un ultimo sguardo alle guardie, erano quattro, di cui solo una era voltata verso il suo lato della cattedrale.
Passarono dei secondi che sembrarono interminabili, poi la guardia voltò lo sguardo e si girò dalla parte opposta.
Capì che era il momento giusto per provare un incursione, salì sul parapetto e un grande saltò si lanciò verso l’asta della bandiera più vicina, rimanendo appesa con le due zampe anteriori.
Si fece allora oscillare, rimanendo appesa, avanti e indietro e quando ebbe acquistato abbastanza slancio, la sua figura si proiettò in avanti con un salto mortale e si appese, dopo un volo di parecchi metri all’altra asta che però, questa volta, al contatto con i suoi zoccoli, fece un forte rumore di rimbombo.
Le guardie si voltarono e la videro, appesa a fatica all’asta, a circa sette metri da terra.
“Ehi! Scendi giù!” urlò una di loro con voce sorpresa “Nessuno ti ha detto che è proibito l’accesso alla cattedrale di notte?”
Lei non rispose era troppo impegnata a non cadere, ma la fatica era troppa e gli zoccoli cedettero facendola precipitare a terra a gran velocità.
Stava cadendo, nel vuoto, ad un’altezza che sicuramente l’avrebbe uccisa, ma era incredibilmente fredda e tranquilla: i suoi occhi erano chiusi, ma non era stretti in un espressione di paura, erano rilassati così come le altre parti del suo volto.
All’improvviso il suo corno si illuminò e poco prima che toccasse terra  il suo corpo si bloccò a mezz’aria, immobile, davanti agli occhi increduli delle guardie, e poco dopo cadde a terra da un’altezza di pochi centimetri.
“Non pensavo mi prendesse alla lettera…” esclamò la stessa guardia, mentre le altre tre erano già corse verso di lei.
“E’ in arresto per effrazione alla legge e infrazione…” si accinse a dire una di esse, ma non fece in tempo che dal nulla la giovane unicorno lo aveva colpito con un calcio proprio sotto il mento e lo aveva sbattuto a due metri di distanza.
Le altre due guardie la guardarono confusi e spaventati e poi sguainarono le spade.
Lei sorrise malignamente e il suo corno si illuminò.
Le due guardie attaccarono, ma le loro spade colpirono l’aria, davanti ai loro occhi non c’era più nessuna unicorno.
Con un doppi calcio volante, la giovane unicorno, che si era teletrasportata alle loro spalle li abbatté a terra, facendoli svenire per la forza del colpo.
Si girò e davanti a sé vide la terza guardia quella che aveva colpito per prima, correrle incontro con la spada sguainata.
Il corno si illuminò di nuovo e la spada fluttuò via dalla mano della guardia, circondata da un alone rossastro e si diresse a gran velocità verso di lui.
Il pony non fece in tempo a capire quello che stava accadendo che era già stato infilzato da parte a parte dalla spada ed era già caduto a terra morto, in una pozza di sangue.
L’ultima guardia allora, con gli occhi scioccati e spalancati, si inginocchiò a terra e chiese a gran voce: “Pietà! La prego! Pietà!”
Lei gli si avvicinò con sguardo freddo e quasi privo di empatia.
Si guardarono per qualche secondo, gli occhi blu, freddi e inespressivi di lei e quelli viola pallido e terrorizzati di lui, poi ritirata fuori la spada gliela scagliò contro a gran velocità.
Quando lui era già pronto ad accogliere la morte la spada si conficcò sul pavimento, pochi centimetri prima della sua testa, appoggiata in segno di supplica a terra.
La unicorno si avvicinò allora all’altare e tirò fuori da una tasca interna del mantello uno strano oggetto circolare sul quale c’era incisa una stella e lo inserì in un strana insenatura, quasi invisibile, tra due formelle in bronzo.
All’improvviso una decina di ingranaggi scattarono e le due formelle si spostarono lasciando lo spazio ad un’insenatura più ampia all’interno della quale c’era un bauletto in legno.
I suoi occhi allora si illuminarono di eccitazione, erano pieni di trepidazione e gioia, le sue membra tremavano di impazienza, mentre prendeva il bauletto e si accingeva ad aprirlo.
Lo aprì di scatto, ma quando vide cosa ci fosse all’interno, il suo viso mutò all’improvviso e la trepidazione lasciò lo spazio alla confusione e allo shock.
Poi sentì un fruscio, come di vento, e la sua testa venne pesantemente colpita da qualcosa…buio.
   
 
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