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Autore: H a c h i     06/01/2009    4 recensioni
Ricordavo di aver sentito dire che gli angeli fossero bellissimi, con capelli del color dell’oro e occhi d’un nocciola intenso. Non ricordo chi me lo disse, forse la mia mamma, o mia nonna? Sempre che ne abbia avuta una… Quando varcai i cancelli della Wammy’s House ero troppo piccolo per poterlo ricordare. Avevo… 5 anni, credo. Del mio passato… non so, buio totale. [MxM][Yaoi implicito]
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic nata da una frase detta da mia zia,

Fanfic nata da una frase detta da mia zia,

 ma inconcludente in sé per sé x°

Scritta così, senza pretese, mentre ascoltavo

 “The man who can’t be moved” – The Script

Non so… forse un po’ OOC

Byez <3

 

Ricordavo di aver sentito dire che gli angeli fossero bellissimi, con capelli del color dell’oro e occhi d’un nocciola intenso.

Non ricordo chi me lo disse, forse la mia mamma, o mia nonna? Sempre che ne abbia avuta una… Quando varcai i cancelli della Wammy’s House ero troppo piccolo per poterlo ricordare.

Avevo… 5 anni, credo. Del mio passato… non so, buio totale.

Forse il mio è un passato troppo doloroso, e la mia mente si rifiuta di ricordarlo?

Beh… chiedermelo ora non mi importa.

Insomma, come potrebbe importarmi di un passato che nemmeno ricordo quando la mia vita è stata un paradiso? Già, un paradiso, con tanto di angelo.

Il mio angelo, il mio bellissimo angelo biondo dagli occhi del colore della cioccolata che ama mangiare.

Quando lo vidi la prima volta, quel giorno di tanti anni fa, pensai davvero che fosse un angelo. Non ci potevo credere, ero nella stessa stanza di angelo! Credo d’aver avuto un sorriso da ebete per un bel po’ di giorni…

Crescendo, però, ho appurato che gli angeli che vivono tra gli umani – sempre se ce ne siano altri - si fanno prendere dalle emozioni proprio come noi: rabbia, invidia, disprezzo, affetto…

L’angelo disprezzava quell’essere amorfo che era Near, però credo provasse affetto per me, che lo ammiravo da lontano. Diventammo subito amici e complici, soprattutto quando metteva in atto uno dei suoi piani per indispettire Near. 

Avevo circa 14 anni quando l’angelo andò via dalla Whammy’s.

Mi sentivo perso senza di lui… in fondo, in quegl’anni ero sempre stato la sua ombra, mi ero sempre aggrappato a lui, non mi interessavano molto gli altri.

Nonostante questo, però, ero troppo codardo per seguirlo. Lo vidi oltrepassare il cancello dell’orfanotrofio e voltarsi a guardare me, che lo osservavo dalla nostra stanza mentre piccole lacrime salate mi bagnavano le gote.

Non fu facile superare la sua assenza, non sentire più l’aroma del cioccolato nella stanza, non vedere più quella macchia nera correre per i corridoi per raggiungermi, non poter più osservare quell’angelo…

Kira, Kira, Kira. Non ne potevo più.

Era ovunque! Giornali, telegiornali, internet… come se non ci fossero già abbastanza cose che mi facessero pensare a lui!

Quattro anni dopo, ormai diciottenne, decisi di cercarlo.

Immaginavo fosse negli Stati Uniti, e cominciai girando per i bassi fondi delle più grandi città americane, ero certo che non avrebbe agito come Near, anche se non avrei mai creduto si fosse alleato con quelli della mafia!

Ero stanco, abbattuto e sull’orlo di una crisi di nervi quando entrai in quello squallido bar per ubriacarmi com’ero solito fare di quei tempi. Dovevo essere al quinto bicchiere quando accanto a me si sedettero due omuncoli che parlottavano di “…quel rompicoglioni dell’amico del capo che mangia sempre quella fottuta cioccolata”.

 

 

 

 

Rompicoglioni.

 

 

 

 

Cioccolata.

 

 

 

 

Oddio. Mello!

Nonostante non fossi sobrio, riuscii a mantenere un po’ di contegno e abilità nell’estrarre informazioni, parlando come uno di loro.

Non fu difficile sapere di Mihael, da quanto avevo saputo si era dato parecchio da fare ed era riuscito ad ottenere il potere di Kira.

Mello… sapevo che ce l’avrebbe fatta!

Dovevo solo fare il bravo cane e tornare dal mio angelo, per non lasciarlo più.

Quello che trovai, però, era l’inferno.

Fiamme, cadaveri, lui che non c’era.

 

 

Dov’era, Mihael, dove?

 

 

Era lì, quel brutto idiota, senza più la forza di muovere un muscolo, e stava mandando tutto a puttane lasciandosi morire come un cretino.

 

Non riesco ancora a decifrare l’espressione che aveva quando, fuori da quell’inferno, aprì gli occhi, piantandomeli in faccia. Io ero maledettamente preoccupato per quel coglione e lui che fece?

 

Un bacio, e tutto fu più chiaro.

 

Le notti passate a piangere pensando a lui, a dove diavolo fosse, con chi fosse e che cosa stesse facendo, le mille sigarette fumate mentre mi corrodevo l’anima pensando al mio migliore amico… a quell’angelo… al mio angelo.

Mio e soltanto mio.

 

Furono due settimane infernali, ma almeno Mihael guarì, anche se si guadagnò quella cicatrice sul viso e parte del petto, un grande smacco per il suo orgoglio.

Dal canto mio, gli ero stato accanto tutto il tempo, medicandolo, o semplicemente guardandolo dormire, ma non avevo il coraggio di accennare a quello che… era successo, e quello che ne era derivato. Era… imbarazzante, certo, e poi… insomma… oh al diavolo! E se l’avesse fatto solo perchè non stava capendo un cazzo di ciò che succedeva? O era soltanto un modo per ringraziarmi? Avevo paura, paura di un suo rifiuto, non ci vedevamo da quattro anni, lui aveva conosciuto chissà quante persone, era stato con chissà quante donne, come potevo solo minimamente sperare che lui avesse continuato a pensare a quell’insignificante ragazzino che aveva conosciuto in quello stramaledetto orfanotrofio? Faceva male, certo, ma era meglio così.

Se solo fossi stato più attento, forse, avrei parlato prima, molto prima.

Se solo fossi stato meno ingenuo, l’avrei capito prima, e quel giorno me ne sarei andato insieme con lui. E, sicuramente, il mio paradiso sarebbe durato un po’ di più.

Quando si fu completamente riabilitato, Mihael mi ringraziò.

Non me lo aspettavo, sinceramente, ma pensai che forse in quegl’anni fosse cambiato, o per lo meno aveva imparato le buone maniere.

Mi invitò a rimanere con lui, in quell’appartamento che ormai condividevamo.

Ci mise poco a tornare il Mello di un tempo, assillato da Near, dalla cioccolata, e rompicoglioni… e addio buone maniere. Ma a me stava bene così, quanto mi era mancato il mio angelo!

Una sera, però, Mello era più nervoso del solito.

Spensi la psp e mi sedetti accanto a lui sul divano dove stava praticamente sbranando una barretta di cioccolato.

- Che hai oggi, Mello? Near ti ha stracciato anche oggi? – mi preparai ad essere picchiato.

- Near non c’entra un cazzo, coglione! – sbraitò, guardandomi di sbieco.

- E allora cosa? – gli chiesi, con tono scocciato.

- N-non… non sono affari tuoi! –

- Oh va bene, grazie tante per la tua infinita gratitudine! –

- No Matt… Matt ascolta… ti devo parlare… di una cosa –

- Spara su! Che hai? –

- Ti amo, Matt. –

 

 

 

 

 

 

 

 

Ti amo anch’io, Mello.

Ti ho sempre amato, e continuerò ad amarti anche nell’aldilà.

Non ho paura di morire per te, per il mio angelo… la morte è dolce, il ricordo del tuo corpo a contatto con il mio, quella notte, ora è l’unica cosa a cui riesco a pensare. Non provo rancore nei tuoi confronti, come potrei farlo? Morire per la persona che si ama non è forse il modo migliore per andarsene?

Beh… anche se non lo fosse, Mello…

 

Il sibilo di un proiettile che perfora un corpo.

 

ti amo.

 

  
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