Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: Shiren    07/01/2009    4 recensioni
“Albus Severus” mormora papà pensando, forse, che io non stia ascoltando la conversazione. “Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto”. Mamma fa finta di niente, ma ha sentito tutto anche lei. Le stringo più forte la mano e faccio un bel respiro guardando il treno rosso e fumante. Fra due anni anch’io potrò salirci, anch’io andrò a Hogwarts.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Albus Severus” mormora papà pensando, forse, che io non stia ascoltando la conversazione. “Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto”.
Mamma fa finta di niente, ma ha sentito tutto anche lei. Le stringo più forte la mano e faccio un bel respiro guardando il treno rosso e fumante.
Fra due anni anch’io potrò salirci, anch’io andrò a Hogwarts.


I babbani correvano frenetici tra i binari dei treni e i capostazione marciavano avanti e indietro, fischiando di tanto in tanto a chi si avvicinava troppo ai treni in partenza.
Era una mattinata agitata quella, decisamente, e tra quella massa indistinta di babbani, ben si camuffavano altri gruppi di persone che tra il binario 9 e 10 scomparivano come se fossero state inghiottite dai mattoni. Tra quelli, spiccava una famiglia molto particolare che, tra la gente comune era una delle tante, ma nella comunità dei maghi era una vera e propria celebrità.
A capo del gruppo vi era un uomo abbastanza alto, con occhi verdi e profondi, seminascosti sotto un paio di occhiali dalla forma tondeggiante. I suoi capelli erano neri e spettinati, come se una brezza glieli avesse scompigliati e lui non si fosse preoccupato di sistemarli.
Era affiancato da un giovane che, se non fosse stato per l’evidente differenza d’età, poteva essere il suo gemello. Ciò che differenziavano il ragazzo dal padre, erano gli occhi color cioccolato e il fatto che non portava gli occhiali, inoltre, dalla bellezza della madre, Ginny, aveva ereditato i tratti eleganti che gli donavano una bellezza ineguagliabile.
Ginny, per l’appunto, camminava un paio di metri più indietro rispetto al marito, Harry Potter, cingendo le spalle della figlia più piccola, Lily, con un braccio. La ragazzina aveva compiuto undici anni qualche mese addietro e quel primo settembre sarebbe partita insieme ai suoi fratelli per raggiungere il magico castello di Hogwarts, dovrebbe avrebbe iniziato la sua istruzione magica.
Era soprannominata da Harry “Ginny in miniatura” e non poteva avere più ragione, infatti Lily era identica a sua madre, per i tratti del volto, per gli occhi e per i capelli, l’unica dei tre figli ad avere i fulvi capelli di Ginny.
In mezzo, tra un genitore e l’altro, avanzava il tredicenne Albus Severus Potter, dagli occhi verdi e profondi e i capelli neri, ma più lisci di James. Camminava fiero, spingendo il suo bagaglio, un po’ dispiaciuto per la fine delle vacanze, ma contento di rivedere il castello.
Arrivarono di fronte alla barriera che li separava dal binario 9 e ¾ e sfilarono con disinvoltura Harry, James e Albus, finché non rimasero solo Ginny e Lily.
“Avanti Lily, prima tu”
La ragazzina la guardò stringendosi il corpo fra le esili braccia.
“Lily, lo facciamo tutti gli anni, non sei una novellina, sai benissimo come si passa dall’altra parte” la intimò Ginny con un tono a metà fra l’arrabbiato e il perplesso.
“Ma ora è diverso”
“Perché?”
“Perché da ora cambierà tutto. Andrò in un posto che non ho mai visto…” sospirò.
“Si, tesoro, ma hai sempre desiderato seguire i tuoi fratelli in questi anni”
“E’ vero, ma non vedrò più te e papà”
Ginny sorrise e piegò le ginocchia per guardare da vicino il volto della figlia.
“Ci vedrai ancora. A Natale, fra soli tre mesi. E potrai scrivermi ogni volta che vorrai…Ogni volta, capito?”
Lily annui.
“Bene. Ora forza, non voglio sentire più storie” esclamò rialzandosi e usando un tono fintamente scocciato. La ragazzina fece una corsa e oltrepassò la barriera ridendo, seguita pochi istanti dopo dalla mamma.
“Finalmente! Dove vi eravate cacciate?” urlò James sopra al frastuono.
“Non sono affari tuoi” rispose secca Ginny.
L’orologio segnava le 10.50, dunque avevano giusto dieci minuti prima che il treno partisse. Lily, con la mano alzò il suo baule, in modo da trascinarlo sulle ruote e si avvicinò a Ginny.
“Domani mattina vi manderò una lettera, così vi racconto tutto…” ci pensò un attimo, mordicchiandosi il labbro e poi continuò “Anche se ovviamente voi conoscete già tutto”.
Harry, che era lì vicino, le toccò una spalla e lei lo guardò negli occhi.
“Ricorda: ad Hogwarts c’è sempre qualcosa da scoprire, ma non sempre è bene scoprirla”
Lily sorrise.
“E comunque fatti prestare da Rose ‘Storia di Hogwarts’, io non l’ho mai letto, ma fidati: è più utile di quello che pensi” aggiunse facendole l’occhiolino.
Lily si affrettò a seguire i suoi fratelli e una volta salita sull’Espresso per Hogwarts, affiancò Hugo alla ricerca di un vagone libero dove avrebbero potuto sedersi insieme a Rose e Albus, mentre James era già sparito probabilmente da qualche parte a parlare di Quidditch e dell’ultima serie di scope da corsa uscite in commercio: sette Firebolt limited edition di cui esistevano solo 100 modelli l’una in tutto il mondo. Le squadre di Quidditch avrebbero fatto a gara per avere anche una di quelle scope e, ovviamente, i ragazzi ne andavano pazzi.
James aveva passato l’estate a parlarne e Harry, fiero della sua Firebolt, regalatagli da Sirius Black sosteneva che la nuova serie non avesse la stessa raffinatezza e l’equilibrio dell’originale.
“Ma papà! Cento esemplari l’una…in tutto il MONDO” protestava James.
Era sempre così in casa Potter. Quando iniziavano a parlare di sport magico, non si finiva più, in particolare se in casa erano presenti sia padre che figlio appassionati.
Quando Rose trovò uno scompartimento, Lily, piccola com’era, passò sotto il braccio di Hugo e si affrettò a sistemare il suo baule in modo da toglierselo dai piedi per la maggior parte del viaggio, o perlomeno fino a quando non sarebbe stata costretta ad aprirlo per estrarre la divisa che avrebbe dovuto indossare.
“Uffa. Io sono l’ultima della mia famiglia…” sbuffò sotto voce in modo che solo Hugo potesse sentirla.
“Ssh. Anche io sono il più piccolo” ribatté lui.
“Ma voi siete in due! Noi in tre e io proprio ultima! E loro sono entrambi a Grifondoro! Se io dovessi andare in un’altra casa? Sarei l’unica della mia famiglia a non essere nella stessa Casa!” disse tutto d’un fiato e a quel punto anche il resto del quartetto udì la sua protesta.
“Lily” la chiamò Albus. “Ti vorremo bene lo stesso anche se andrai in Tassorosso, Corvonero o Serpeverde. Si anche Serpeverde” aggiunse in fine alla vista della sua faccia sconvolta.
“Non basarti sui libri che parlano dei tempi dei Mangiamorte. Certo, non tutti sono molto simpatici, ma d’altronde anche nelle altre case ci sono persone che non hanno un carattere favoloso” intervenne Rose con l’espressione di chi la sapeva lunga.
Il viaggio fu lungo, ma i ragazzi lo passarono allegri e comprarono qualche zuccotto e qualche ciocco rana dalla signora del carrello. Per Lily era tutto nuovo e sembrava volesse gustarsi ogni momento, anche sul treno, forse la parte meno eclatante. Uscì ad un certo punto, dopo aver estratto la divisa e dopo aver chiesto a Rose dove fosse il bagno per le ragazze, ma prima di andare a cambiarsi si fermò in corridoio, annusando l’aria come se stesse assaporando anche quel momento di solitudine e le venne in mente che anche suo padre aveva dovuto sentirsi così emozionato la prima volta che era salito sul treno. Tante volte Harry aveva loro raccontato quanto si sentiva spaesato e fuori luogo, come se fosse tutto un errore.
Ma Lily, osservandolo mentre parlava, aveva sempre notato nei suoi occhi un’emozione unica e in quel momento si sentì allo stesso modo.
“Ti conviene sbrigarti Lily, o io non farò in tempo a cambiarmi!” la rimproverò Rose che aveva sbirciato fuori dalla porta.
“Si, si vado, scusami” .
Circa una mezzora più tardi, il treno cominciò a rallentare e nel buio si intravedevano le luci del castello e la maestosa figura che si stagliava sul cielo illuminato solo dalla luna.
Lily era talmente affascinata che Albus la dovette prendere per mano trascinandola giù dal treno.
“Ora ti devo lasciare, ci vediamo più tardi” le disse Albus a pochi centimetri dal suo viso per farsi sentire sopra al trambusto degli studenti e del treno.
“Dove devo andare?” chiese lei spaesata.
“Vedi quell’omone laggiù?” le indicò con una mano una figura enorme. “Ecco. Quello è Hagrid, accompagnerà te e gli altri ragazzi del primo anno sulle barche con le quali attraverserete il lago. Ora vai”. Lei annuì e affrettando un po’ il passo insicuro raggiunse l’uomo di nome Hagrid che le aveva indicato Albus. Gli si avvicinò ancora di più e gli tirò un lembo del cappotto pesante, poiché era convinta che se avesse parlato non l’avrebbe sentita di sicuro.
Hagrid la guardò e dopo un attimo di incertezza le sorrise e le porse la mano enorme che lei prese sorridendo a sua volta.
“Per Merlino! Tu sei la piccola Lily Potter! Ci sono passati quattro anni da quando ti ho visto! Ci assomigli moltissimo alla tua mamma!” disse lui.
Facendosi portare da lui, seguito dagli altri ragazzini infreddoliti, raggiunsero la riva del lago dove delle piccole barche in cui ci sarebbero state al massimo tre o quattro persone galleggiavano senza allontanarsi poiché legate con delle corde.
“Tu vieni con me” le disse Hagrid sorridendo allegro e quindi Lily attese che tutti gli altri nuovi studenti furono saliti, infine salì sull’ultima barca con Hagrid e si rese conto che il fatto di essere così piccola di corporatura fu utile in quel momento perché, data la stazza di Hagrid, uno studente un po’ più grosso non ci sarebbe stato sicuramente.
Attraversarono il lago e una volta giunti a riva, vennero scortati davanti ad un portone antico dopo essere passati per quello che doveva essere il Salone principale.
Fu lì che una donna alta, dal volto affusolato e spigoloso con i capelli ingrigiti stretti in una crocchia e con un abito elegante color prugna comparve quasi all’improvviso scrutandoli con aria torva.
“Da questa parte prego” proferì prima di girarsi e varcare la soglia di quel portone che si aprì ad un movimento della sua bacchetta. Tutti i ragazzini la seguirono e Lily avvampò quando vide che tutti gli occhi degli studenti delle quattro case erano puntati sul loro piccolo gruppo. Abbassò la testa sperando che nessuno la notasse anche se sapeva che nel momento in cui James si fosse accorto di lei si sarebbe messo a sbraitare “Quella è mia sorella! È mia sorella!”. Impallidì al solo pensiero.
Seguirono ancora quella che doveva essere la professoressa McGranitt finché non giunsero di fronte alla tavolata degli insegnanti dove era stato elevato un soppalco in legno sul quale vi era un semplice sgabello di legno e, su di esso, il cappello parlante.
Si fermarono ad un gesto dell’anziana strega, Preside di Hogwarts e ascoltarono. Ascoltarono attentamente la filastrocca del Cappello che, come le aveva detto Albus, erano ormai anni che le sue filastrocche parlavano di amore e speranza, unione e fratellanza, amicizia e lealtà. Come se il vecchio e lacero Cappello Parlante avesse voluto fare un perenne tributo al Preside migliore di tutti i tempi: Albus Silente.
Terminò la sua filastrocca, lunga quanto bella e la Preside tenendo ben stretta una pergamena fra le dita lunghe e sottili iniziò a chiamare ad uno ad uno il piccolo gruppo per Smistarli nelle quattro Case.
“Avier Kate”
Una ragazzina dai capelli biondo cenere si avvicinò imbarazzata e si pose con timidezza il cappello sulla testa. Pochi secondi dopo quello gridò: “Corvonero!”. Se lo tolse, lo riappoggiò sullo sgabello e si avviò a sedersi insieme ai festanti Corvonero.
Seguirono una lunga fila di nomi, da “Bacstrit Olivia” che finì a Serpeverde, “Nooler Paul”, “O’Brian Thomas” finché…
“Potter Lily” fu come se le orecchie della ragazzina dai capelli rossi si fossero tappate improvvisamente, come se fosse in una bolla d’acqua.
Goffa e per niente stabile, si avvicinò al Cappello senza avere il coraggio di guardare la Sala e una volta che se lo fu posto sulla testa, seppe che di non aver perso l’udito poiché una voce le parlò.
“Timida e insicura, intelligente di certo…con un cuore pieno di speranza…Dove potrei metterti? Certo tu piccola Potter staresti bene in Grifondoro, ma se non fossi così poco sicura di te stessa Serpeverde sarebbe potuta essere una scelta ottimale.” Si interruppe un attimo e infine Lily sentì il suo cuore riempirsi di gioia al grido “Grifondoro”. E in quel momento, sorridente, ebbe il coraggio di guardare i volti dei suoi nuovi compagni, scorgendo i visi di James e Albus che entusiasti battevano le mani e di corsa li raggiunse abbracciandoli come fosse la prima volta.
Era una Grifondoro. Salvata per la sua insicurezza. Ma era una Grifondoro.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Shiren