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Autore: State Of California    01/06/2015    2 recensioni
Uno dei personaggi, a mio parere, più interessanti e inquietanti di Five Nights At Freddy's che meritava un approfondimento del suo passato, di chi era veramente prima di venire strappato alla vita. Chi era Puppet Marionette?
Dal testo:
"Se avesse aguzzato di più lo sguardo avrebbe notato non solo alcune tracce di sangue che si confondevano con il rosso della scatola ma soprattutto la maschera di Marionette rigata non solo dalle strisce viola ma anche da lacrime umane"
Genere: Malinconico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo, personaggio, Purple, Guy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Grandfather’s Clock
 
Ad Holden la casa dei nonni era sempre piaciuta, la considerava particolare ma in realtà non era molto differente da qualsiasi altra villa in stile vittoriano costruita nella zona: aveva i caratteristici intricati decori alle ringhiere e alle finestre e la classica torretta culminante con il tetto a guglia che al bambino ricordava molto le torri del castello con cui giocava di solito a casa.
La mamma lo lasciava lì ogni pomeriggio, di certo non poteva lasciare a casa da solo un bambino di 8 anni, lei riusciva a uscire dal lavoro solo il tempo di un’ora, in modo da poterlo andare a prendere a scuola, portarlo a casa e di mangiare insieme, alle tre di pomeriggio precise il campanello dell’elegante casa vittoriana suonava diffondendo per l’edificio il suo caratteristico tintinnio e nonna Lily si alzava dalla sua sedia a dondolo posizionata davanti al caminetto in cucina, posava il lavoro a maglia che stava facendo e andava ad aprire la porta ritrovandosi davanti una donna che poteva avere al massimo trentacinque anni con un leggero sorriso sul volto ed un bambino dai capelli ricci di un rosso intenso che rideva e sgusciava dentro la casa più velocemente di quanto ci si potesse aspettare.
Holden di solito scorrazzava in giro sotto l’occhio vigile della nonna che lo guardava dalla cucina poiché la stanza dei giochi del bambino era l’enorme salotto attiguo.  Adorava particolarmente quella stanza della casa, ogni giorno per lui era una nuova scoperta, saltava fuori sempre qualcosa di nuovo dai vecchi mobili , magari una foto, un disegno, un libro o ancora meglio una scatolina contenente un carillon, quest’ultima cosa era la preferita di Holden, sapeva che la nonna aveva disseminati dentro i mobili e cassetti numerosi carillon che le erano stati regalati durante gli anni ed ogni volta sperava di trovarne uno nuovo che magari gli era sfuggito durante le sue precedenti ricerche.
Fino alle quattro di pomeriggio inoltre faceva i compiti in cucina aiutato dall’anziana che, dall’altra parte della stanza, mentre preparava una crostata di mele o una marmellata fatta in casa ascoltava una volta la filastrocca da imparare a memoria, un’altra il riassunto di un racconto o di una fiaba. Alle quattro e mezza in punto nonno Henry tornava a casa dal lavoro, benchè fosse quasi ottantenne lavorava ancora nel suo negozio di giocattoli nel centro cittadino, molte volte Lily gli aveva chiesto perché non si fosse ancora ritirato e non avesse venduto la baracca in modo da poter passare più tempo a casa con lei e con il suo unico nipotino, di certo non era una questione di soldi e di mantenimento della famiglia perché il denaro non scarseggiava in quella casa ma Henry le aveva sempre risposto che finche avesse avuto la forza  di prendere dallo scaffale un trenino di legno, un camion dei pompieri o un castello con torri e muri e di vedere il sorriso gioioso dei bambini a cui erano destinati questi giocattoli avrebbe continuato a lavorare.
Quando Henry arrivava a casa Holden smetteva di fare i suoi compiti e correva ad abbracciarlo per poi andare in cucina, finire al più presto possibile le poche pagine che doveva imparare e andare in salone a giocare con l’uomo.
Di solito i due si mettevano a giocare con alcuni pupazzi e marionette ai piedi di un enorme orologio a pendolo di legno massiccio che, con la sua imponente figura, svettava su tutti i mobili del salotto, era un orologio molto particolare e di grande valore, il legno di cui era fatto era stato intarsiato con maestria e vi erano state aggiunte delle lamine d’oro all’interno, il quadrato di vetro che proteggeva le lancette ed il meccanismo interno era fatto di cristallo purissimo di Boemia, lo sfondo invece della cassa dove era sistemato il grande pendolo di bronzo che scandiva con il suo caratteristico suono il passare del tempo era verniciato a  caratteristici motivi floreali, la base era cesellata e aveva dei piccoli scompartimenti nascosti che si mostravano solo se un certo bottone veniva premuto, essi servivano da contenitori per le varie chiavi con cui veniva caricato l’oggetto. Non a caso quell’orologio era l’orgoglio di Henry, Holden conosceva la storia che aveva  ma ogni volta chiedeva al nonno di raccontargliela e l’anziano, sorridendo, non perdeva mai l’occasione di farlo: quell’orologio era stato comprato lo stesso giorno in cui era nato Henry, sua mamma, la bisnonna di Holden, aveva avuto la malsana di idea di volerlo posizionare su di uno scaffale ma si era poi resa conto che era impossibile poiché l’orologio era troppo grande per stare sullo scaffale senza che quest’ultimo cedesse sotto il suo peso cosi era stato posizionato sul pavimento. Esso aveva praticamente scandito la vita dell’uomo, lo aveva visto crescere di giorno in giorno, di anno in anno, aveva assistito alle sue gioie e sofferenze sempre immobile, sempre ticchettando e scandendo il tempo. Da bambino l’anziano passava le ore ai piedi dell’orologio guardando il pendolo muoversi. Quando Henry si era sposato con Lily aveva portato con se l’orologio nella nuova casa e lo aveva sistemato in quella che ora è la sua posizione attuale.
Non aveva mia dato problemi meccanici quell’oggetto, non si era mai fermato ne rotto, insomma era un vero e autentico capolavoro di ingegno umano, quelle volte in cui erano state organizzate feste in casa gli ospiti avevano rivolto complimenti ad Henry per la bellezza di cui era dotato l’orologio, d’altro canto l’uomo gli rivolgeva molte attenzioni pulendolo dalla polvere, spolverando con cura i delicati ingranaggi e proteggendoli dalla ruggine con particolari prodotti e lavando i vetri che fungeva da protezione al pendolo ed al quadrante. In conclusione quell’orologio era come un membro della famiglia, esisteva anche una canzone che ricordava molto la storia dell’orologio, era una melodia che, a detta di Henry, era molto vecchia, risaliva addirittura al 1800, Holden chiedeva al nonno di cantargliela ed ogni volta l’anziano caricava la melodia della scatola musicale e iniziava:
 
My grandfather's clock
Was too large for the shelf,
So it stood ninety years on the floor;
It was taller by half
Than the old man himself,
Though it weighed not a pennyweight more.
It was bought on the morn
Of the day that he was born,
And was always his treasure and pride;
But it stopped short
Never to go again,
When the old man died.
Ninety years without slumbering,
Tick, tock, tick, tock,
His life seconds numbering,
Tick, tock, tick, tock,
It stopped short
Never to go again,
When the old man died.
In watching its pendulum
Swing to and fro,
Many hours had he spent while a boy;
And in childhood and manhood
The clock seemed to know,
And to share both his grief and his joy.
For it struck twenty-four
When he entered at the door,
With a blooming and beautiful bride;
But it stopped short
Never to go again,
When the old man died.
My grandfather said
That of those he could hire,
Not a servant so faithful he found;
For it wasted no time,
And had but one desire,
At the close of each week to be wound.
And it kept in its place,
Not a frown upon its face,
And its hand never hung by its side.
But it stopped short
Never to go again,
When the old man died.


A questo punto Henry smetteva di cantare benchè ci fosse un'altra strofa dopo, Holden lo sapeva perché sentiva la scatola musicale continuare a suonare invece di fermarsi, aveva provato qualche volta a chiedere al nonno perché l’ultima strofa non venisse cantata e l’uomo gli aveva sempre risposto che era una strofa non molto particolare e che non valeva la pena cantarla.
 
Un giorno però accadde qualcosa che nel giro di poco tempo avrebbe cambiato definitivamente la vita di tutti. Era una sera di inizio dicembre, fuori la prima neve della stagione cominciava a cadere ricoprendo il terreno di una coltre soffice e bianca, Holden era rimasto a dormire a casa dei nonni quella sera poiché la mamma era fuori città per lavoro, a causa del freddo che cominciava a farsi sentire il bambino si era sistemato sul tappeto davanti al caminetto acceso disegnando su un quaderno,  Lily era sul divano intenta a leggere un libro mentre Henry era già a letto dopo l’ennesima giornata di lavoro al negozio. Quando l’orologio scoccò undici rintocchi Lily si alzò dal divano chiudendo il libro.
-Holden, vieni, è ora di andare a dormire. Sorrise l’anziana spegnendo il camino
-Ma è presto nonna! Protestò il bambino
-Su su, domani sera potrai rimanere alzato di più visto che non vai a scuola il giorno dopo.
Holden di malavoglia ubbidì alla nonna e si arrampicò letteralmente per la scala di legno che portava al piano di sopra infilandosi nel letto una volta arrivato in camera sua.
-Buonanotte tesoro. Sorrise Lily dandogli un bacio sulla fronte e rimboccandogli le coperte
-Domani il nonno può accompagnarmi a scuola? Chiese il bambino
-Certo, domani mattina glielo diciamo, okay?
-Okay, notte nonna. Holden chiuse gli occhi e si addormentò. Durante la notte nel sonno gli parve di sentire un allarme o una specie di suono ma era immerso in un sogno e non si svegliò.
Normalmente la mattina era Lily ad andare a svegliare il bambino dandogli il bacio del buongiorno e portandogli a letto il latte con i suoi biscotti preferiti ma quella mattina non accadde nulla di tutto ciò, Holden scese da letto e subito si accorse che qualcosa non andava, non udiva il caratteristico ticchettio dell’orologio.
-“Che strano“ si disse il bambino, sapeva che di solito il suono prodotto dagli ingranaggi, dal pendolo e dalle lancette in movimento era udibile fino al piano di sopra ma  quella mattina non era cosi, inoltre non sentiva neanche il suono dei piatti che di solito la nonna lavava in cucina ne il crepitio del fuoco che era solito essere acceso la mattina presto per fare in modo che il salone si riscaldasse…era come se tutto si fosse fermato, nessun suono…nessuna voce…niente di niente, solo un silenzio che infondeva anche una certa inquietudine al bambino che camminava per il lungo corridoio, sotto i suoi passi il legno del pavimento scricchiolava in modo sinistro. Holden scese le scale e si ritrovò in salone, il sguardo cadde immediatamente sull’orologio a pendolo, si avvicinò ad esso e notò che funzionava anche se osservò che sia le lancette che il pendolo facevano un suono più cupo, più ovattato e si muovevano più lentamente, sembrava quasi che quegli ingranaggi meccanici fossero in pensiero per qualcuno o qualcosa e per rispetto si fossero ammutoliti per non disturbare la strana quiete che regnava in casa quella mattina. Holden improvvisamente sentì una specie di singhiozzo provenire da sopra così lentamente salì le scale e ritornò al secondo piano, i singhiozzi sembravano provenire dalla camera dei nonni, la porta era socchiusa così il bambino si avvicinò per sbirciare, non riusciva a vedere molto, solo il letto dei nonni sui quali erano sedute la sua mamma e Lily, una terza persona sembrava essere stesa nel letto invece ma Holden non riusciva a capire chi fosse però immaginò che fosse il nonno, alzato invece c’era un signore con un cappotto nero e una borsa di pelle marrone.
Il povero bambino non riusciva a vedere i loro volti perché erano tutti e tre voltati dando le spalle alla porta e stava facendo mille pensieri su cosa potesse mai stare accadendo nella stanza quando l’orologio iniziò a battere sette rintocchi ma non arrivò alla fine, dalla stanza arrivò invece una specie di urlo sommesso, Holden cercò di guardare e finalmente riuscì a vedere la scena: sua nonna inginocchiata su un lato del letto che piangeva disperata tenendo la mano al nonno che era steso a letto con gli occhi chiusi, dall’altra parte della stanza sua madre seduta su una poltrona piangeva silenziosamente senza emettere alcun suono. La porta poco dopo si aprì e Holden per la sorpresa perse l’equilibrio cadendo a terra, dalla stanza uscì il signore con il cappotto e la borsa che incrociò con il suo sguardo quello del bambino.
-Mi dispiace piccolo. Disse semplicemente l’uomo abbassandosi e accarezzandogli i capelli per poi andare via, il bambino non ci mise molto a capire quello che era successo, era piccolo sì ma anche intelligente. Diede un altro sguardo nella camera e vide la mamma abbracciare la nonna cosi fece l’unica cosa che in quel momento gli venne in mente…scappare. In due secondi scese a rotta di collo le scale, attraversò il salone vedendo che il pendolo e le lancette avevano smesso di muoversi e uscì di casa ritrovandosi a correre ed incespicare nella neve fresca del giardino, non si fermò e raggiunse il marciapiede libero dalla coltre bianca.
Vagò a lungo per le strade della città finché non si fece sera, era stanco, sporco di terra e neve, infreddolito, aveva i vestiti zuppi poiché era caduto nella fanghiglia nevosa molte volte e stava morendo di fame così si sedette sul marciapiede davanti ad un ristorante-pizzeria, il Fredbear's Family Diner. Non aveva voglia di continuare a camminare, in quel momento capì che aveva fatto un grosso errore a scappare via da casa, ora voleva soltanto essere tra le braccia della sua mamma, voleva sentire la sua voce melodiosa cantargli la ninna nanna della buonanotte mentre lo cullava sulla sedia a dondolo, voleva sentire il suo caratteristico profumo di buono e di fiori che tanto amava.
Restò cosi, seduto sul marciapiede mentre lacrimoni enormi sgorgavano dai suoi occhioni marroni, nessuno sembrava accorgersi di lui, ne le macchine che passavano numerose ne i passanti che camminavano, era come se fosse diventato invisibile. Mettendo le mani in una tasca si accorse di avere qualcosa dentro di essa e tirò fuori il carillon della canzone dell’orologio, ricordò che il nonno glielo aveva dato perché lo mettesse apposto ma evidentemente se ne era dimenticato così lo caricò in modo che la melodia gli facesse compagnia e gli ricordasse tutti i bei momenti che aveva passato con l’anziano. Ad un certo punto sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
-MAMMA! Esclamò lui felice pensando che la sua mamma lo avesse trovato e lo avrebbe portato a casa ma rimase deluso quando, voltandosi, vide il viso di un uomo.
-Mi spiace piccolo non sono la mamma. Disse l’uomo aiutandolo ad alzarsi, una volta in piedi Holden poté osservarlo meglio, indossava una giacca e un pantalone viola scuro, delle scarpe nere, sotto la giacca aveva un maglione nero ed in testa un cappello anch’esso nero, in più attaccato alla giacca aveva un distintivo dorato con lo stemma della polizia cittadina contorniato da tre stelle.
-Mi…mi sono perso. Spiegò Holden titubante
-Lo vedo, sei conciato malissimo, perché non vieni dentro? Ti riscaldi, ti lavi e cambi almeno. Disse l’umo indicando la pizzeria. Holden non sapeva bene cosa fare, la mamma gli aveva sempre detto di non fidarsi degli sconosciuti che volevano portarlo da qualche parte o dargli qualcosa ma era troppo stanco e non si sentiva bene, non sarebbe potuto rimanere in mezzo alla strada a lungo, in più quell’uomo sembrava cosi buono e gentile.
-“La mamma non se la prenderà molto se le disubbidisco solo stavolta" Pensò il bambino seguendo l’uomo dentro il locale, la pizzeria era vuota, i tavoli però erano già apparecchiati per il giorno dopo. Il suo sguardo cadde su tre pupazzi posizionati su di un palco al centro della sala.
-Cosa sono questi? Chiese Holden avvicinandosi ad essi.
-Loro? Sono le attrazioni di questo locale piccolo! Non ci sei mai venuto?
-A dire il vero no signore.
-Ah allora bisogna rimediare, te li presento, Bonnie, Chica, Freddy! C’è qui qualcuno che vorrebbe diventare vostro amico! Disse l’uomo rivolto ai tre robot, dopo una manciata di secondi i tre animatronics si attivarono producendo dei suoni che ad Holden ricordavano tanto quelli che gli ingranaggi dell’orologio.
-C-ciao piccolo! I s-sono Freddy Fazbear e questi sono C-Chica  e B-Bonnie! Disse il robot con le sembianze da orso indicando il coniglio e la gallina affianco a sé.
-Avanti piccolo, presentati. Lo incitò l’uomo viola, cosi lo aveva soprannominato Holden in mente sua dato che non conosceva il suo nome.
-Io s-sono Holden. Disse il bambino tremando leggermente per poi starnutire.
-Oh ma t-tu s-stai tremando Holden, perché n-non g-giochi con n-noi? Cosi t-ti riscaldi! S-sai suonare la chitarra vero? Esclamò Bonnie dando in mano al bambino la sua chitarra rossa.
-V-veramente no però posso provare. Disse il bambino abbozzando un sorriso ed iniziando a strimpellare con lo strumento musicale.
 
La mattina dopo il giornale cittadino uscì come suo solito, in prima pagina la notizia a caratteri cubitali recitava così: BAMBINO SCOMPARSO, LA POLIZIA INDAGA SU NOTO RISTORANTE DELLA ZONA, di seguito seguiva l’articolo che raccontava della scomparsa di Holden Gallagher, bambino di otto anni residente a Lincoln Lane, scomparso la mattina del giorno prima, l’articolo riportava che molti testimoni lo avevano visto nei pressi della Fredbear's Family Diner la sera prima in compagnia di un uomo vestito di viola. Vi erano inoltre riportate le parole della madre del bambino che faceva appello a tutti coloro che avevano sentito o sapevano qualcosa di dirlo alla polizia in modo che il figlio venisse ritrovato.
La polizia effettuò un sopralluogo alla pizzeria quella mattina stessa, vi era presente anche il proprietario il signor Callaway, dell’uomo viola, che era anche la guardia notturna della pizzeria, nessuna traccia invece. Gli agenti misero sottosopra il locale cercando in tutti i posti un indizio che indicasse la presenza di Holden, anche gli animatronics vennero posti ad esami accurati e venne accertato che su di essi vi erano le impronte di Holden, soprattutto sulla chitarra di Bonnie.
-Quel bambino evidentemente deve aver giocato con loro ieri notte. Commentò Callaway
-Gli animatronics sono accesi di notte? Chiese l’ispettore Reins, incaricato del caso
-Si, vede… se rimangono a lungo spenti i loro servomotori si bloccano, li lasciamo accesi sempre e liberi di muoversi giorno e notte.
-Non è che…mi perdoni se le faccio questa domanda, gli animatronics potrebbero fare del male a qualcuno? Chiese l’ispettore
-Assolutamente no! Questi simpaticoni sono progettati per intrattenere i bambini, non si azzarderebbero a toccarli, se lo facessero andrebbero contro la loro impostazione software.
-Capisco… cosa c'è qui dentro? Chiese l’ispettore avvicinandosi ad una scatola nera e rossa grande posizionata in un angolo del locale
-Qui? Oh, è la scatola di Marionette, un animatronics che distribuisce piccoli regalini ai bambini, aspetti le faccio vedere. Callaway si piegò e giro alcune volte una manovella ai lati della scatola e da essa spuntò un’esile figura nera con tre bottoni bianchi sul petto e una maschera bianca con bocca ed occhi neri, da questi ultimi scendevano due linee viola chiaro mentre sulle guance si trovavano due pallini rossi.
-Le presento Puppet o, come lo chiamano i bambini, Marionette. Disse Callaway.
-Uhm…L’ispettore si sporse per vedere nella scatola con l’aiuto di una torcia, non sembrava esserci nulla se non gli ingranaggi per far uscire l’animatronics fuori. -Bene, continuiamo- Disse riprendendo a camminare.
Callaway azionò i meccanismi e Marionette cominciò lentamente a tornare al suo posto però notò qualcosa a terra a lato della scatola, si avvicinò e prese in mano quello che sembrava essere un carillon, aveva un’aria molto antica.
-Uhm, strano, magari qualche bambino lo avrà dimenticato ieri sera. Disse posandolo sulla scatola.
Se avesse aguzzato di più lo sguardo avrebbe notato non solo alcune tracce di sangue che si confondevano con il rosso della scatola ma soprattutto la maschera di Marionette rigata non solo dalle strisce viola ma anche da lacrime umane.
 
 
Angolo autore
Allora, mi ci è voluta una settimana per finire questa *breve* one shot, questa è la mia interpretazione della storia di uno dei personaggi più interessanti di Fnaf (e inquietanti, si Marionette mi terrorizza non poco), spero solo che non mi uccidiate T.T, ovviamente recensioni sono sempre accettate, fatemi sapere se vi piace o no, la mia idea sarebbe di avviare una long partendo da questa one shot che sarebbe l’inizio di tutto visto che secondo molte teorie l’anima del primo bambino ucciso dal Purple Guy è rinchiusa dentro Marionette quindi…vabbè lascio a voi i commenti.
A presto (si spera)
#Cal
   
 
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