Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: hikachu    01/06/2015    2 recensioni
Resoconto dei trentuno giorni che sconvolsero la vita di Usagi Tsukino, strappandola alla sua ordinaria vita da ordinaria liceale. Oppure: di come le favole siano solo sogni ad occhi aperti, e i mostri spesso si travestano da principi.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demando/Diamond, Seiya, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi, Seiya/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo III: 4/8/1992



Avvolta negli abiti da miko, Rei fissa Usagi con un'espressione indecifrabile. Alle ragazze che la conoscono da anni, però, non sfugge quella sfumatura un po' aspra, un po' preoccupata, che colora i suoi occhi scuri.

Anche oggi, Tokyo cuoce sotto il sole d'agosto. Il cielo è terso; una distesa di un blu tanto vibrante da accecare. Le cicale proseguono imperterrite con il loro canto vivace e malinconico a un tempo. Il gruppo di amiche si è dato appuntamento al tempio della famiglia Hino come di consueto, ritrovandosi al completo per la prima volta nel giro degli ultimi giorni: Usagi, assente sin dal bizzarro incidente del primo, ha finalmente fatto di nuovo la sua comparsa.

“Beh? Cosa ti era accaduto?” Rei non delude le aspettative di nessuno: non si perde in convenevoli e non mostra pietà, precisamente come le si addice.

Usagi si stringe nelle spalle. “Lo sapete, ragazze, quel giorno mi ero fatta male alla caviglia,” mormora con gli occhi bassi. Ci sono ortiche e denti di leone che fanno capolino tra le crepe della rustica pavimentazione di pietra del viale. Una piccola coccinella cerca di arrampicarsi sulle foglie frastagliate delle piante selvatiche, scivolando giù di tanto in tanto. Tuttavia, ogni volta che cade, la coccinella riprende la sua opera come se nulla fosse, senza aspettare un attimo. Nell'osservarla, Usagi avverte un senso di solidarietà mista ad invidia che le sconquassa lo stomaco.

“Questo lo sappiamo. Non sappiamo, però, cosa ti abbia impedito di rispondere ad una sola delle nostre telefonate.” Rei non demorde: non ha idea di come si senta e, probabilmente, non si fermerebbe neppure se lo sapesse. Lei è fatta così. Algida, fiera, severa: ghiaccio e fuoco convivono in quel corpo longilineo. Ossa di giada, pelle di luna. Rei è la perfetta bellezza giapponese. La prima volta che Usagi l'aveva scorta in strada, dopo la scuola, ne era rimasta come abbagliata. Quel giorno, indossava l'austera divisa dell'istituto femminile cui era iscritta, eppure, non era parsa meno eterea o elegante del giorno in cui aveva vestito i panni della principessa Kaguya per una rappresentazione durante l'annuale festival scolastico. Il trucco e i pesanti abiti in stile Heian l'avevano trasformata in un sogno, un miraggio di bellezza effimera e tempi ormai passati, ed Usagi, goffa, sgraziata e grassottella, si era sentita incredibilmente orgogliosa di poter definire quella ragazza una sua amica.

Una volta, in uno dei pomeriggi piovosi che soleva trascorrere nell'appartamento di Mamoru, Usagi, resa più sincera e più aperta dalla piacevole spossatezza che deriva dal fare l'amore, si era rigirata nell'abbraccio di lui, per poterlo guardare meglio, e gli aveva fatto una confessione: sai, aveva sussurrato intorno ad un sorriso, talvolta, prima che ci conoscessimo, pensavo che forse mi sarebbe piaciuto baciare Rei. Mamoru aveva riso dopo un istante in cui il tempo pareva essersi fermato, abbracciandola più forte, e le aveva detto, come ad ammonirla, sono pensieri che vengono, alla tua età. Non c'era malizia o cattiveria in quelle parole, eppure, qualcosa di quella reazione, qualcosa che ancora restava per lei incomprensibile, aveva ferito Usagi, che d'improvviso viene riportata al presente dalla voce di Minako.

“Usagi-chan,” comincia, ridendo, “non è che è tornato Mamoru e non ci hai detto nulla?”

È un modo scherzoso per rompere il ghiaccio e quell'atmosfera tesa prima che possa scoppiare una lite, come non di rado succede tra le due, così amiche e così diverse, ma, in quel preciso momento, il solo nome di Mamoru e l'ipotesi in realtà tanto surreale di poterlo vedere, fanno salire un groppo in gola ad Usagi.

“Ma no, Mina-P, cosa vai pensando,” scandisce a fatica. Le sembra di muoversi a tentoni, cieca, incapace di distinguere persino la sua stessa voce dal frinire delle cicale. Non ha nulla da nascondere e queste sono le sue migliori amiche, eppure c'è qualcosa di strano nell'aria, stamattina; una vaga sensazione di disagio, come se lei fosse ad un tratto un'estranea, in questo gruppo affiatato. Infine, Usagi riesce a farsi abbastanza coraggio da sputare fuori, con una risata: “È solo successo che... beh, per il lavoro di papà, abbiamo un ospite a casa, e mamma, ossessionata com'è dal voler fare una buona impressione, non mi ha lasciata libera un momento. Sono praticamente una cameriera non retribuita.”

Immediatamente, Makoto e Minako si trascinano con le mani sul pavimento di legno lucido per avvicinarsi ad Usagi. Hanno entrambe gli occhi che brillano in modo comico: in un altro periodo, Usagi sarebbe scoppiata a ridere. “Un ospite?” domanda Makoto eccitata. “Non sarà mica una celebrità che tuo padre deve intervistare?”

Ami tira un sospiro esasperato. “Suvvia, Mako-chan, che motivo avrebbe il signor Tsukino di ospitare una celebrità a casa sua? È più logico che si tratti di un collega che ha bisogno di un alloggio temporaneo, no? A volte, tu e Mina-chan vi lasciate trasportare troppo facilmente dalla vostra immaginazione.”

Usagi osserva le due perdere ogni traccia d'entusiasmo con la stessa velocità con cui si erano animate: a vederle sgonfiarsi come palloncini, le scappa finalmente una risatina autentica. “Ecco, veramente, questa volta ci hanno visto giusto, Ami-chan.” A quelle parole, l'effetto è immediato: parte una vera e propria reazione a catena, una serie infinita di domande, gridolini ed esclamazioni di sorpresa da parte delle ragazze che, come Usagi, se ne stanno appollaiate sul ballatoio in legno che dà sul viale. Rei, dal canto suo, smette di spazzare le mattonelle polverose e fissa Usagi senza dire nulla. Con ogni probabilità, ha fiutato in quelle parole la chiave di un mistero. Da brava sacerdotessa, Rei è dotata di un sesto senso fuori dal comune.

“Allora, Usagi-chan,” Minako le afferra il braccio con fare spazientito. “Ci dici di chi si tratta? È un bel ragazzo, almeno?”

Le guance di Usagi assumono una tinta rosata. Lei si gratta la testa, imbarazzata ma orgogliosa, come una bimba che viene lodata dalla maestra davanti al resto della classe. Era da molto che non si sentiva così, al centro dell'attenzione, con qualcuno che pende dalle sue labbra, ed anche se la causa, adesso, non è certo da ricercarsi in un suo merito personale, non può fare a meno di gongolare. Usagi prende un bel respiro per gonfiare il petto e, scuotendo il dito indice con fare saccente, si prepara a fare la sua grande dichiarazione: “Si tratta di uno stilista venuto dritto dritto da Parigi! Certo che puoi scommetterci che sia bellissimo, Mina-P! Anzi, ti dirò, sembra proprio un principe!”

“E tu, da buona amica, ce lo presenterai, vero, Usagi-chan?” Minako domanda con le mani giunte.

“Non saprei, adesso come adesso, lui e papà sono molto impegnati con la stesura di una lunga intervista. Sembra che vadano proprio d'accordo: chissà, forse la prossima estate la trascorreremo sul suo yacht privato!”

“Ti stai vantando così tanto che ti sta crescendo il naso: tra poco sarai un tengu,” punzecchia Rei. Lei e Ami si scambiano uno sguardo eloquente e scuotono la testa: cara, vecchia Usagi con le sue bugie infantili e le manie di grandezza!

Per tutta risposta, Usagi le mostra la lingua, piccata. “Credi quel che ti pare, Rei-chan. Io però stavo pensando di invitarvi all'inaugurazione del nuovo negozio a Ginza. Dopotutto, Demando,” qui la voce calca bene l'assenza di un qualsivoglia suffisso, “ha detto che potevo invitare le mie migliori amiche, ma devo aver commesso un errore di giudizio nel reputarti tale...”

Rei scrolla le spalle. Ami sorride imbarazzata. Minako parte nuovamente all'attacco.

“Hai detto Demando? Demando dell'atelier Black Moon?”

“Proprio così. Tu sì che sei ben informata, Mina-P,” annuisce una tronfia Usagi, lasciando convenientemente da parte il dettaglio che, prima di incontrarlo di persona, non avesse mai nemmeno sentito nominare l'attuale ospite di casa Tsukino. Minako, naturalmente, è estasiata.

“Oh, il suo stile a tratti barocco, oscillante tra il gotico e l'angelico, fa discutere i grandi critici! Inoltre, grazie al suo indiscutibile carisma e al suo passato misterioso, lo stesso Demando è divenuto un'icona! Un vero e proprio sex symbol!”

“Non sapevo t'intendessi di alta moda.” Discreta come sempre, Ami cerca di riportare l'amica con i piedi per terra senza lanciarsi in paternali.

Makoto sghignazza. “Quando si tratta di celebrità e uomini affascinanti, però, nessuno la batte, lo sai, Ami-chan.”

“Ehi, guardate che ho un motivo serissimo, in questo caso!”

Rei poggia la scopa di bambù contro una parete. Scioglie il nastro con cui aveva tirato su le ampie maniche del kimono ma non slega i capelli, raccolti in una morbida coda bassa. Si siede a sua volta sul ballatoio e, incrociando le braccia, sfida Minako: “Sentiamo un po', quale sarebbe questo motivo serissimo?”

L'altra, per tutta risposta, ridacchia contenta, come se non avesse atteso altro che quella domanda, e prende a frugare nella sua borsetta – rossa come il fiocco che porta tra i capelli e a forma di fragola, l'ha comprata ad un negozio di seconda mano, durante un'uscita di gruppo a Shinjuku – e ne estrae uno spiegazzato volantino colmo di scritte colorate a caratteri cubitali. “Ta-dan! È stato indetto un nuovo concorso per idol dalla casa discografica che produce il mio gruppo preferito, e la vincitrice, oltre ad un contratto con loro, riceverà, per il suo debutto, un abito di scena appositamente realizzato dall'atelier Black Moon.”

Incuriosita, Makoto gattona fino a raggiungere la schiena di Minako; si sporge oltre la sua spalla per dare una buona sbirciata al volantino. “Che cosa? I Three Lights saranno giudici d'onore?” urla un momento dopo. Ha gli occhi fuori dalle orbite. Sorprendentemente, Ami la segue a ruota. Persino Rei si lascia andare ad un lieve sussulto. Incoraggiata da quelle reazioni, Minako continua a ghignare come se avesse già la vittoria in tasca. Divenire una idol è il suo sogno da quando era bambina e le ragazze hanno sempre dato per scontato che, prima o poi, l'avrebbe accantonato a favore di un obiettivo più realistico, tuttavia, a quasi diciotto anni, Minako, che ancora non si è pronunciata sulla sua scelta universitaria, si appresta a partecipare al quarto contest per aspiranti idol della sua vita con l'ottimismo di una ragazzina al primo tentativo, come se le sconfitte precedenti le fossero scivolate addosso come acqua corrente. Le sue amiche – con l'eccezione di Usagi, che di quella fede cieca nei sogni e nel destino ha fatto uno dei suoi tratti caratterizzanti – la guardano a metà tra l'esasperato e l'ammirato.

L'altra eccezione di Usagi, in questo caso, è il non conoscere affatto la boy band più popolare del momento. “Perché tutto questo entusiasmo per questi Three Lights? Sono davvero così famosi?” chiede in un tono un leggermente seccato. Si sente spodestata dal centro dell'attenzione che aveva tanto faticato a guadagnare.

Le risponde un collettivo: Usagi, ma dove vivi. Minako le dà una pacca sulla spalla. “Usagi-chan, sei troppo giovane per farti sfuggire ciò che è popolare. Non mi sono forse offerta tante volte di prestarti i miei dischi perché ti facessi una cultura? Di' un po',” e qui, Minako suona meno saccente, meno scherzosa, “dove hai la testa, da un po' di tempo a questa parte?”

“Ma da nessuna parte!” sbotta Usagi, ben conscia che l'amica abbia fatto centro, invece. “Sai che non mi interesso di queste cose. Ascolto solo quello che passano alla radio, qualche volta.”

Makoto decide di cogliere l'occasione per fare una delle sue solite proposte indecenti a sfondo zuccheroso. “Va bene, basta chiacchiere su idol e belloni del momento, per adesso! Che ne dite di una bella fetta di tiramisù per addolcirvi gli animi? L'ho preparato ieri sera, seguendo un'autentica ricetta italiana.” Fissa le altre con un certo orgoglio, sicura di ricevere le solite risposte entusiaste: le sue amiche sono un gruppo di golose senza ritegno, sempre pronte a testare le sue nuove trovate culinarie senza farsi pregare. Quel quattro agosto, però, il solito copione viene stravolto.

“Mi spiace tanto, Mako-chan, ma la futura super idol Mina-chan, per amore di tutti i suoi futuri fan, è a dieta ferrea fino al giorno del concorso!”

“Tu? A dieta?” domanda Rei esterrefatta. Minako è, assieme ad Usagi, la maggiore divoratrice di dolci della compagnia: neppure in occasione dei concorsi passati, si era mai messa a dieta, o aveva rinunciato ad una torta o gelato o dessert qualunque per un qualsiasi motivo. D'altronde, alla nascita, la natura le aveva fatto dono di un metabolismo da paura, notissimo alle amiche e, talvolta, fonte di una bonaria invidia.

“È per i Three Lights?” chiede Ami.

Minako ripiega le gambe e si dondola indietro, i lunghissimi capelli chiari si spargono sul legno lucido come un ampio foulard di seta, prima di guizzare in aria quando, con lo scatto di una molla, si spinge in avanti in un balzo, atterrando perfettamente eretta nel cortile.

“Sì e no,” concede, mentre raccoglie le propria cose nella borsetta a forma di fragola. “Ho riflettuto a lungo sui miei fallimenti passati, e sono giunta alla conclusione che, oltre ad impegnarmi con la coreografia e il canto, sarebbe bene che mi prendessi anche cura del mio corpo: le ragazze che passavano le selezioni erano quasi tutte più magre di me.”

Ami assume un'espressione severa. “Se è così, dovresti chiedere consiglio ad un medico: sai bene che le diete sulle riviste non sono—”

Minako solleva il pollice con fare sicuro. “Non preoccuparti, so bene ciò che faccio! E ora, se volete scusarmi...”

“Ma dove vai?” Rei si tira in piedi sul ballatoio, le mani suoi fianchi. “Potresti perlomeno restare a fare quattro chiacchiere davanti ad una tazza di tè.”

“Purtroppo, oggi cominciano i miei allenamenti speciali: ho cinque chilometri di corsa che mi attendono prima di pranzo, e devo passare da casa per cambiarmi!”

“Cinque chilometri?” gracchia Usagi. Per la sorpresa, si è quasi strozzata con la propria saliva.

Ma Minako non si pronuncia più. Si limita a strizzare l'occhio e, con un ultimo, teatrale gesto della mano, saluta le amiche prima di correre giù per i gradini del tempio.

“Spero che sappia davvero cosa sta facendo,” dice Makoto. Poi, scuote la testa, come ad allontanare pensieri poco graditi. “Vorrà dire che mangeremo anche la sua porzione. Allora, ragazze, siete pronte per il tiramisù?”

Tra le acclamazioni entusiaste di Ami e Usagi, Rei fa cenno a Makoto di andare pure in cucina e di fare come se fosse a casa sua, com'è ormai consuetudine. Alcuni corvi discendono sui rami possenti degli aceri che circondano le costruzioni tradizionali del tempio e di casa Hino. Il loro gracchiare sovrasta il canto delle cicale. Rei sussurra: “Ragazze, non perdiamo d'occhio Minako.”

---


Quando Usagi torna a casa, il cielo ha assunto una tinta tra il grigio e il lilla. Le nuvole sono rosate; portano in sé il riverbero degli ultimi raggi sanguigni del tramonto. Alla fine, tra gossip insignificanti e progetti vacanzieri per i giorni a venire, la riunione al tempio si era protratta fino all'ora di pranzo, generosamente preparato da Makoto. La presenza del nonno di Rei – un omino dall'aspetto fragile e rugoso, ma non per questo privo di spirito – aveva dissipato la strana atmosfera che, come una coltre, era calata pesante sulle ragazze dopo la dipartita di Minako, facendole ridere come matte. Prima che lasciassero il tempio, aveva persino strappato loro la promessa di indossare i panni da miko e di aiutare con le celebrazioni per l'imminente festival estivo. Usagi, che ha sempre sognato di poter vestire i graziosi abiti da sacerdotessa, ridacchia, ripensandoci, mentre si toglie le scarpe nel genkan e pronuncia un vivace, sono tornata, cui Ikuko risponde distrattamente dalla cucina. La casa è silenziosa. Shingo deve essere in camera sua a giocare o a leggere Jump. L'assenza delle scarpe buone di suo padre assieme a quelle del loro ospite, invece, rivela ad Usagi che i due devono essere fuori per una qualche questione professionale.

Decide, così, di prendere un succo di frutta dalla cucina, e, una volta in stanza, chiude la porta a chiave. Si spoglia, lasciando cadere gli abiti a terra, e indossa un vecchio prendisole che, ormai, veste solo in casa. Accende la radio decorata con adesivi scoloriti di coniglietti e stelline colorate. Rovista nel cassetto – quello che di solito non apre mai – alla ricerca di uno spesso quadernetto, guarnito con un lucchetto dorato. La chiave, una volta dorata anch'essa, ora del colore del metallo nudo, è nascosta sul fondo di una tazza rosa, piena zeppa di matite consumate a metà, penne e pennarelli ormai scarichi, ma troppo carini per essere gettati via. Il lucchetto si apre con un clic secco che rimbomba nel silenzio della camera. Quasi un momento dopo, il rumore statico della radio si trasforma in una canzone che Usagi non crede di aver mai ascoltato.

Usagi apre il diario e comincia a descrivere in maniera dettagliata gli avvenimenti e le discussioni della mattinata al tempio, i manicaretti di Makoto, l'ennesimo tentativo di sfondare di Minako, e le reazioni meravigliate delle sue amiche davanti all'illustre nome del suo ospite. C'è qualcosa, però, che non ha detto loro. Qualcosa che ha taciuto e che riguarda quell'uomo tanto bello quanto enigmatico. Né Rei, né Ami, né Makoto, né Minako sanno che lo sconosciuto che ha lasciato Usagi in cima alle scale del tempio dopo quella brutta caduta in strada, appena pochi giorni fa, è proprio Demando. Usagi mordicchia il bottoncino della penna prima di riprendere a scrivere.

La verità, l'innegabile verità, è che non vi è un vero motivo per cui avrebbe dovuto tenere per sé quel dettaglio. Si è trattato, piuttosto, di una sensazione; un sentimento apparentemente infondato, che va comunque oltre il semplice fascino che Demando esercita su di lei: è l'impressione di conoscere e, in una certa misura, di appartenere, a quella persona, come se si trattasse di un fantasma del passato o di una vita precedente. Un'impressione talmente forte da spingere Usagi a tacere. È un misto implacabile di curiosità, timore, e la naturale attrazione che Usagi prova dinnanzi a qualsiasi persona che lei percepisca come fuori dal comune. Se Mamoru fosse con lei, potrebbe parlargliene, chiedere consiglio. O forse no.

Usagi si volta a guardare il cordless poggiato sul ripiano al disopra della testiera del letto. Mancano ancora diverse ore, prima della sua chiamata. Così, lei scrive: vorrei che tu fossi qui.

Intanto, la radio intona: io canterò per te, sino al giorno che non ti ritroverò tra le stelle lassù, principessa del cielo blu, principessa sarai... 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: hikachu