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Autore: jaki star    01/06/2015    3 recensioni
Un omaggio ad una delle coppie più belle di sempre: che lo ship abbia inizio!
#Roses
Gerard sollevò la mano, stringendo delicatamente lo stelo del fiore fra le dita: lo scarlatto dei petali di quella magnifica rosa gli ferì gli occhi, colpendogli dolorosamente il cuore
#Sunset
Forse, sotto i colori di quel tramonto, entrambi avrebbero iniziato il cammino che avrebbe per sempre alleviato i loro animi dal peso del passato
#Diamonds
“Sai, il diamante è un minerale davvero duro, il più resistente che si sia mai visto! Sai che può tagliare il vetro?” esplicò, entusiasta
#Bells
Titania quasi sorrise, interpretando quel suono come l’eco della sua ultima ora: quello strumento che aveva scandito le sue ore di prigionia tornava a tormentarla, ricordandole che il suo destino non era cambiato.
#Constellations
E le uniche stelle che aveva visto erano fatte di sangue e lividi, e splendevano sulla pelle rovinata del suo salvatore.
#Future
“No. Non voglio festeggiare l’inizio di un altro anno di prigionia”
“Vedrai che tutto cambierà, Erza. E mi assicurerò di essere al tuo fianco, quando accadrà”.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Rose




Il sole incendiava il mare, una lastra d’argento sconfinata e selvaggia. Le onde s’infrangevano contro gli scogli e le pietre del molo, innalzando spruzzi di schiuma che, colpiti dalla luce solare, ricadevano come dardi dorati sul selciato. Pochi sospiri di vento alleviavano il caldo pomeridiano, portando nell’aria le voci del mercato e le lamentele della gente.
In mezzo alla confusionaria cacofonia di suoni e colori, una figura ammantata di azzurro si muoveva lenta ed inesorabile fra la folla, incurante della cappa di caldo che opprimeva Magnolia come l’ombra di una maledizione.
La figura, che dalla stazza doveva essere un uomo, si confuse nella baraonda generale per poi, indiscreta, scomparire dalla vista curiosi e cittadini.
 
“Come sarebbe a dire che è scomparso?!”
“Esattamente: aveva detto che sarebbe andato a comprare qualche provvista, ma in realtà ha anche lasciato qui il portafoglio. Di primo acchito non ci ho fatto caso perché si è diretto senza esitazioni verso il mercato, tuttavia…”
“Che qualche divinità lo abbia in grazia, altrimenti ci toccherà far saltare di nuovo la prigione del consiglio o, peggio, cercare di raccogliere i pezzi del suo cadavere”.

Ultear sospirò, le tempie pulsanti e gli occhi stanchi: a volte le sembrava di essere in un asilo nido, invece che in una gilda indipendente. A passi lenti si diresse verso l’imboccatura della grotta, osservando il mare scosso dalle onde: erano passati quasi sette anni dalla scomparsa dei membri più potenti di Fairy Tail a Tenrou e si rendeva conto che, dopotutto, Gerard non lo aveva ancora accettato. Con tristezza appoggiò la spalla alla parete, perdendosi nell’immensità dell’orizzonte: non sapevano cosa fosse successo di preciso, così come non riuscivano a capire se i loro “amici” fossero vivi si o no.

“Posso immaginare dove si trovi” commentò asciutta: Meredy alzò lo sguardo verso di lei, interrogativa.
“Probabilmente anche lui starà osservando il mio stesso panorama… Sperando di scorgere una figura che, forse, non solcherà più il terreno di questo mondo”.

Gerard si sganciò il mantello, lasciando che ricadesse a terra: si passò una mano dietro il collo madido di sudore, cercando invano di rinfrescarsi. Nonostante avesse utilizzato una cappa più leggere e chiara del solito, il sole estivo lo aveva squagliato come un gelato ad Agosto. In poche mosse si liberò dei pesanti stivali, per poi sedersi all'ombra di un cipresso: la lieve brezza marina gli scompigliò i capelli blu, mentre gli occhi verdi, imperscrutabili, trasudavano una velata malinconia che, da sette anni a quella parte, lo caratterizzava.
“Il caldo estivo di Magnolia è riconosciuto ovunque, tuttavia oggi si supera ogni aspettativa” commentò, la natura come sua unica compagna.
In un impeto di energia si alzò, poggiando la mano sul tronco fresco dell’albero: in lontananza, oltre le barche dei pescatori e i bagnanti, gli pareva di vedere il profilo alto e misterioso dell’Isola di Tenrou. Una smorfia simile ad un disilluso sorriso gli solcò le labbra, mentre la sua mente gli ricordava che quell’isola ed i suoi abitanti erano scomparsi da tempo. Con rinnovata rassegnazione si sdraiò, gli occhi socchiusi: le sue mani tastarono il terreno, per poi chiudersi attorno a qualcosa di fresco e spinoso. Gerard sollevò la mano, stringendo delicatamente lo stelo del fiore fra le dita: lo scarlatto dei petali di quella magnifica rosa gli ferì gli occhi, colpendogli dolorosamente il cuore. Con l’ombra di un sorriso si fece passare il fiore fra le dita, attento a non pungersi: l’aveva colto poco prima, mentre saliva il pendio boscoso per arrivare in quel posto che, da sette anni a quella parte, era divenuto il suo luogo di riflessione preferito.


Aveva scoperto quel rifugio per caso quando, poco dopo la scomparsa dei membri di Fairy Tail, si era trovato a vagare senza meta nella periferia di Magnolia, alla ricerca di qualcosa che lo avrebbe alleviato dal dolore della perdita. Quel triste giorno di primavera aveva lasciato il sentiero per curiosare le sezioni del bosco: non ci era mai stato e forse avrebbe trovato qualcosa di utile da portare ad Ultear e Meredy.
Fu allora che, distrattamente, si ritrovò a camminare in un punto del bosco particolarmente soleggiato: pochi alberi attorniavano la piccola radura e l’erba verde scintillava orgogliosa fra i fiorellini selvatici. Dopo un attimo di contemplazione, le iridi verdi di Gerard colsero un bagliore rosso che lo fecero fremere: con il cuore in gola si voltò di scatto, arrancando senza riflettere verso quella luce colorata. Inutile dire che la sua corse ebbe vita breve e che le sue speranze tornarono a dormire: con l’umore nelle calze si inginocchiò, ammirando un grosso cespuglio di rose scarlatte. Un profumo intenso gli arrivò alle narici, mentre quei petali scarlatti, mossi dal vento, gli ricordarono una capigliatura liscia e fulva che fin troppo bene conosceva. Da quel giorno, Gerard si prese cura della pianta, evitando che morisse a causa dei cambiamenti climatici o dei parassiti: ogni tanto, quando non aveva nulla da fare o si sentiva particolarmente triste, coglieva una delle numerose rose e raggiungeva il suo nascondiglio, poco distante dalla radura. Una volta seduto all’ombra del cipresso osservava il mare, il fiore nella mano o al fianco, immaginando che, al posto della rosa, ci fosse Erza accanto a lui.


Gerard si alzò, deciso a tornare alla base: era passata qualche ora e probabilmente Ultear stava dando in escandescenze. Dopotutto, non se la sentiva di lasciare che Meredy si subisse tutte le imprecazioni della figlia di Ur. Stava per dare le spalle al mare, quando qualcosa lo bloccò, inducendolo a spostarsi velocemente sul ciglio del dirupo: i suoi occhi chiari scandagliarono il paesaggio, cercando febbrilmente qualcosa che, lo sentiva, si nascondeva nelle vie di Magnolia.

“Non è possibile…” sussurrò, concentrandosi: una goccia di sudore gli colò sulla tempie, mentre la sua mente si accertava dell’identità di ciò che aveva percepito.
“Questa energia non può che essere…” senza completare la frase si mise il mantello, per poi correre via, verso la città: fortunatamente, quel pomeriggio aveva colto la rosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita.

Erza sospirò, varcando finalmente la porta del suo appartamento a Fairy Hills: con sollievo notò che tutto era in perfetto ordine, esattamente come lo aveva lasciato quando era partita per Tenrou.

“Sono passati sette anni… Sette anni della mia vita” pensò, entrando nel salotto: le sue armature parvero dargli un silenzioso benvenuto.
“Bè, comunque sia non ne ho voglia di rispolverare tutta questa roba: magari domani, dopo aver aiutato in Gilda, mi darò da fare con strofinacci e detersivo” asserì soddisfatta, per poi dirigersi in bagno: aveva un assoluto bisogno di riposarsi ed un bagno caldo era ciò che le serviva.

Dopo nemmeno un quarto d’ora si stava già pettinando, il solito pigiama dell’Heart Kreuz a fasciarle il corpo perfetto: sbadigliando si diresse in camera da letto, pregustando la morbidezza del materasso sotto la schiena. In silenzio entrò in camera, i raggi della luna erano l’unica fonte di luce.
Eppure non si era ricordata di aver lasciato la finestra aperta.

“Sette anni fa chiusi tutto, perfino le imposte: me lo ricordo come se fosse ieri. In gilda mi hanno giurato che nessuno ha più messo piede nei nostri appartamenti se non per verificare che i serramenti tenessero, onde evitare l’intrusione di ladruncoli da strapazzo…” mormorò la giovane, guardandosi in giro: non avvertiva nessuna presenza.

Improvvisamente aggrottò le sopracciglia, mentre uno strano quanto delicato profumo le arrivò alle narici: incuriosita si girò, notando solo in quel momento qualcosa di insolito sul comodino, proprio accanto al letto. Avvicinandosi, poté contemplare il profilo della rosa più bella che avesse mai visto: i petali scarlatti, come i suoi capelli, rilucevano alla luce argentata della luna. Lo stelo era immerso nell’acqua cristallina che qualcuno, probabilmente colui che le aveva lasciato quel magnifico fiore, si era premurato di versare in un bicchiere di cristallo.
Erza annusò la rosa, beandosi di quel profumo delicato che, tuttavia, aveva qualcosa che non quadrava.
Infatti, alla ragazza sembrò di avvertire un effluvio più forte: come un’essenza di menta e vento, che sapeva di avventura.
Mentre una piccola consapevolezza le bussava alla porta del cuore, i suoi occhi nocciola adocchiarono una busta posta sul comodino accanto al letto e alla finestra: era di piccole dimensioni, tuttavia la carta era pregiata e perfettamente linda. La maga prese fra le dita il piccolo tesoro, aprendolo delicatamente: annusò intensamente, riconoscendo nelle fibre cartacee quel profumo intenso che le inebriava i sensi, lo stesso aroma che aveva lasciato una minima traccia di sé fra i petali della rosa.Tremante sfilò il contenuto della busta: un biglietto di carta da lettera pregiata fece capolino fra le sue dita.
Mentre il vento della sera le muoveva i capelli, Erza lesse quelle poche righe con il cuore in gola e le lacrime agli occhi.

“Ti ho aspettata così tanto tempo che avevo quasi perso il conto. 
Mi sei mancata tanto. 
Bentornata a casa, mia dolce Scarlett”.


Con uno scatto Erza raggiunse la finestra, lacrime di felice consapevolezza che le rigavano le guance: i suoi occhi inondati da un mare di tenerezza sconfinata cercarono una sagoma nella notte, sperando invano di poter scorgere la figura che ogni notte popolava i suoi sogni più intimi.
Dopo qualche minuto di ricerca sorrise, qualche lacrima cristallina ancora sulle gote: sapeva che lui era lì e che ben presto si sarebbero incontrati di nuovo.
Sospirando rassegnata baciò la rosa, per poi premere la propria bocca su un petalo che successivamente staccò: con sguardo carico d’aspettativa lanciò quel frammento scarlatto, osservando poi come il vento lo trascinava nell’atmosfera.
Sorrise dolcemente e chiuse la finestra, tirando la tenda. 
Si strinse la rosa ed il foglio al petto, per poi poggiarli nei loro rispettivi posti: con un sospiro tremante d’emozione si mise sotto le coperte, lasciando che il sonno bussasse alla porta della sua coscienza.
Quella notte, ne era sicura, avrebbe fatto la migliore dormita della sua esistenza.
 

Gerard fu rapido a scattare: la sua mano afferrò fulminea il petalo, uscendo dall’oscurità come l’artiglio di un predatore.
Con estrema delicatezza il ragazzo si portò il frammento di rosa al viso: dopo un attimo di esitazione poggiò le labbra sul petalo, baciandolo con dolcezza.  
Socchiudendo gli occhi immaginò che fosse la bocca di Erza a venire a contatto con la sua, sigillando quel sentimento che entrambi covavano ma che non osavano ammettere.
In silenzio si alzò, osservando la finestra dell’amata: ci sarebbe stato il giorno in cui si sarebbero incontrati nuovamente e quello stesso giorno si sarebbero confessati a vicenda le proprie emozioni.
E, Gerard ne era sicuro, avrebbero suggellato le loro parole con il bacio che sognavano da tempo. 



Angolo dell'autrice:

Buonasera popolo di Efp!
ammetto di essere in madornale ritardo per la Gerza Week, ma non potevo assolutamente non omaggiare la mia coppia preferita, la quale può competere solo con la Gruvia. 
E, a proposito di Gruvia, sono in ritardissimo pure con la Gruvia Week: se non ho capito male inizierebbe oggi, ma io devo lottare contro il debito di matematica e credo che le dovute pubblicazioni saranno rimandate di qualche giorno. 
Ancora qualche giorno di pazienza e poi potrò pubblicare abbastanza regolarmente entrambe le raccolte: spero che questo non trasgredisca alcun tipo di regolamento. 
E se lo fa, perdonatemi immensamente. 
Che altro dire? 
Questo è il capitolo dedicato al primo prompt e spero possa piacere a tutti voi!
Buona lettura e in bocca al lupo a tutti gli studenti!

Un bacio e alla prossima!

Jaki Star
  
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