When dreams come true

Un calcio nello stomaco, uno dietro la schiena e poi uno dietro le gambe.
Adam si fa il conto dei colpi che gli vengono dati come ogni volta che viene pestato dai ragazzi più più grandi a scuola.
Quello che ha in testa è uno schema; sa che se il primo colpo che riceve è un pugno in pieno viso, deve stendersi a terra per non ricervene altri. Così arrivano i calci e conta in silenzio ed a occhi chiusi, il tempo che ci impiagano a dargli quei tre calci che ha bene impressi nella mente.
<< Alzati sfigato, alzati! >>
Deve solo continuare a stare in quella posizione fetale, primo poi lo lasceranno in pace. Lui non è mai stato un tipo violento, ha sempre e solo subito. La sua difesa è l'indifferenza.
Alle orecchie gli arrivano delle risate di scherno.
<< Lascialo stare Brian, non vedi che sta per pisciarsi sotto? E' una checca! >>
La riconosce quella voce, appartiene a Dave Johnson. Quella mattina a pranzo gli aveva anche fatto rovesciare il vassoio con il cibo. La sua reazione? Saltare il pranzo ed andare nel bagno per pulirsi la maglietta sporca.
Finalmente vanno tutti via, sente i passi ed un ultimo calcio ben assestato alle costole che lo fa mugolare dal dolore.
Dopo qualche minuto in cui rimane rigido, finalmente si decide ad aprire gli occhi. Si ritrova davanti l'autobus che avrebbe dovuto riportarlo a casa, ma lui non riesce ad alzarsi.
I suoi compagni già dentro lo guardano; Alcuni per pena, altri per prenderlo ancora in giro...e poi l'autobus parte lasciandolo lì.
Non è problema per lui. ma il solo pensiero di sua madre che gli fa mille domande appena tornato a casa, riesce quasi a suscitare un'emozione in lui. Quella della frustrazione.
Sbuffa mentre si mette a sedere, si massaggia lo stomaco con una mano e poi tossisce del sangue che va a macchiare l'asfalto.
Ignora del tutto quel particolare e si alza in piedi per incamminarsi verso casa.
Appena raggiunta, le urla dei suoi genitori che litigano per quella che gli sembra la milionesima volta gli raggiungono le orecchie come spilli incadescenti. Ha mal di testa, in quel momento vuole solo un paio di aspirine, o magari anche di più.
Sale di corsa le scale di casa fino ad arrivare in camera sua. Si butta sul letto dopo aver svuotato il tubetto delle aspirine con un grosso bicchiere d'acqua e si mette rannicchiato nel letto, poi comincia a dondolarsi su se stesso.
<< Solo un altro po' Adam, solo un altro po' e tutto questo inferno non dovrai sopportarlo più, te lo prometto. Voglio diventare un cantante famoso, uno di quelli che vengono amati da chiunque, salirò sun palco importante e sfonderò. >>
Dopo aver pronunciato quelle parole, il suo respiro si fa affannoso e sa già cos'è...si prepara ad affrontare l'ennesimo attacco di panico. O...magari è qualcosa di più grave? Mmh...no, ogni volta che lo ha pensato è stato tutto il contrario. Rilassa gli occhi per un sonno da cui si sarebbe risvegliato in ospedale, per una lavanda gastrica che avrebbe espulso dal suo organismo tutte le aspirine prese.
Quel giorno ha cambiato totalmente la sua vita.

<< Adam, tra cinque minuti tocca a te. Fa' sognare l'America, campione! >>
Adam ventotenne riemerge dai suoi pensieri per sorridere con gratitudine al suo amico e sfidante in gara.
<< Grazie Kris, anche tu sei stato grande. Come al solito. >>
Sente il suo nome e da dietro le quinte sale sul palco di American Idol per fare la sua performance.