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Autore: AnonymousA    01/06/2015    2 recensioni
Renesmee è cresciuta, così come i suoi sentimenti che, giorno dopo giorno, diventano sempre più insistenti, prepotenti. Difficili da ignorare.
E' innamorata di Jacob, il compagno di giochi di una vita. Ma nei suoi occhi non riesce a scorgere l'amore che desidera.
Nel frattempo Jacob ha una vita sociale impegnativa: dopo la ronda, si diverte nei locali di notte, in compagnia di diverse ragazze.
Reneesme rimane impotente a guardare, ignara di una verità più grande di lei.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, PWP, Violenza | Contesto: Successivo alla saga
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Ciao a tutti, sono tornata qui con una nuova storia riguardo Jacob e Reneesme ( una coppia che adoro. Avrei voluto che la Mayer avesse scritto un libro su loro due).
Questa è la mia seconda fanfiction su questa coppia, mi auguro l'apprezzerete.
P.S. per tutti i miei lettori delle storie incomplete: vi chiedo umilmente perdono! Mi auguro di continuarle al più presto. Scusatemi.




Mentre un sole invisibile tramonta oltre le nuvole, i miei occhi si specchiano nelle acque grigie e fredde dell'oceano. 
Sono anni che il sole non scalda la mia pelle glaciale e che i miei occhi non si beano di un paesaggio sereno. 
In un giorno anonimo come questo, i miei pensieri sono rivolti soltanto alla sensazione dell'acqua che s'infrange contro la mia pelle dura e impenetrabile.
Chiudo gli occhi e inspiro la salsedine, apro le braccia lasciando che il vento mi porti in una realtà che non sia questa.
Sbuffo dinanzi alla mia malinconia; la mia natura non mi è mai andata stretta come adesso.
Scalcio nervosamente la sabbia, cercando qualcosa di rilassante nelle sue dune irregolari. 
Non avevo mai pensato, in questi brevi anni della mia esistenza, che avrei invidiato gli umani. 
Così tanto vulnerabili, così ignari della verità che li circonda, così irrimediabilmenti irragionevoli. Ma così maledettamente liberi.
Liberi di cambiare nazione e persino Continente se volessero, liberi di scegliere chi amare e chi lasciare andare.
Mio padre mi aveva avvertita, ma io mi ero scottata lo stesso. Esattamente un anno prima, quando avevo ormai raggiunto la maturità e con lei il mio innamoramento era divenuto più forte, così tangibile da fare male, mio padre mi aveva portata con sé, proprio su questa spiaggia.
« L'amore può essere irrazionale » aveva esordito, facendomi arrossire « Spesso può far male »
Non avevo trovato il coraggio di negarlo: mi ero innamorata. Avevo lasciato, però, che le sue braccia forti mi sostenessero e che mi cullassero come quand'ero bambina. Speciale, ma pur sempre una piccola e fragile bambina.
« Sei ancora troppo giovane per questo » aveva sentenziato scaturendo la mia risata amara.
« Ma se la mamma ha accettato di sposarti a diciott'anni » l'avevo sbeffeggiato.
Aveva storto il naso, conscio della verità; poi aveva drizzato le spalle e sollevato il mento « Sei sempre la mia bambina, non dimenticarlo »
Il mio testardo, geloso padre. 
Mio padre custodisce ancora questo piccolo segreto, o così mi piace pensarlo. 
Qualche volta mi è parso di scorgere qualche sguardo preoccupato negli occhi di mia madre o delle mie zie. Ed è stato in quei momenti che mi sono chiesta se mio padre avesse mantenuto il segreto o se io fossi una pessima bugiarda. 
In fondo, era tremendamente difficile nascondere i propri sentimenti quando il ragazzo che mi aveva rubato il cuore frequantava costantemente la nostra casa. 
Lentamente, assaporando ogni momento, cammino verso l'acqua di madreperla. Sciolgo i capelli che avevo raccolto in una coda e li accarezzo, portandoli verso destra lasciandomi accarezzare la spalla. 
Per la prima volta, il cielo di Forks rispecchia il mio umore e i miei sentimenti distorti. 
L'acqua mi accarezza le ginocchia, immergo anche le mani, facendo momenti circolari sulla sua superficie. 
Il costume verde risalta sulla mia carnagione pallida e l'oceano appare ancora più cupo in confronto.
Un formicolio alla nuca mi provoca un vuoto d'aria, mettendomi lo stomaco in subbuglio.
E prima che possa voltarmi, la sua voce danza già nelle mie orecchie, giungendo al cuore.
« Cosa fai, Cullen? » mi punzecchia Jacob.
Sorrido verso il cielo, intenzionata a non voltarmi ancora: la mia espressione beata mi tradirebbe su due piedi.
Scrollo le spalle « Volevo farmi una nuotata »
Da quando ero nata, il patto tra i Quileutes e i miei famigliari era stato abolito; non so in quale modo, né il perché, ma la mia nascita aveva ristabilito la pace. Ora la spiaggia di La Push era accessibile anche a noi vampiri. 
Anche se, a dir la verità, avevo scelto un posto più distante dalla Riserva e da casa mia per non essere trovata ma avevo sottovalutato ancora una volta Jake: ovunque andassi, mi trovava sempre. 
Non che questo mi dispiacesse, anzi; ma mi ero rassegnata ormai da tempo a pensare che i suoi comportamenti significassero qualcosa di più del semplice affetto.
Lo scrosciare dell'acqua, e la sabbia che si muove sotto di me, mi avverte che Jacob mi ha raggiunta. 
Quando si trova esattamente accanto a me, mi è impossibile non cercarlo con lo sguardo. 
I muscoli prorompenti e abbronzati flettono ad ogni movimento; i capelli corvino luccicano persino senza i raggi del sole. Le labbra piene e scure, addolciscono un po' i suoi tratti duri e spigolosi.
Anche i suoi occhi mi scrutano velocemente, dal basso verso l'alto, mettendomi piacevolmente a disagio. 
Quando il suo sguardo si sofferma più del dovuto sui miei seni pieni, arrosisco. Colpito dalla mia reazione, sposta rapidamente lo sguardo verso l'orizzonte. 
Si mordicchia l'interno della bocca e prende a giocherellare con le onde dell'Oceano.
« Non eri mai venuta qui » dal tono di voce sorpreso, capisco che non è una domanda. Sembra un altro dettaglio di un puzzle in fase di lavorazione. 
« Mhmh » mi limito a dire. 
Jacob sbadiglia soronamente senza fare nulla per nasconderlo.
Inarco il sopracciglio voltandomi dalla sua parte, incorcio le braccia al petto e dico « Hai fatto le ore piccole, Black? »
Jake scoppia in una risata sguaiata che contagia anche me, eppure il cuore prende a martellarmi nel petto in attesa di una sua risposta.
Come un'eremita, elemosino informazioni sulla sua vita mondana tentando di estorcergliele con l'inganno.
« Sì » ammette « La serata è sta più movimentata del previsto » e mi fa l'occhiolino.
Ed è come se avessi ricevuto un pugno allo stomaco, perché so esattamente cosa vuol dire. 
Gli tiro un pugno sul braccio « Sei disgustoso »
La sua risata riecheggia ancora una volta nel cielo ed io devo faticare per non esplodere in lacrime proprio qui, di fronte a lui.
La sua mano si poggia sulla mia spalla ma, in preda ad una reazione isterica, mi scanso urlandogli in faccia « Non toccarmi! »
La sua espresione diviene corrucciata, l'angolo della bocca si contorce in un ghigno interrogativo « Che ti prende, Nessie? »
Sento il cuore nel petto che vorrebbe esplodere in un miliardo di pezzettini e giacere nel mare infinito.
Alzo le mani in segno di scuse « Niente. Voglio stare da sola »
Detto questo, mi accingo ad uscire dall'acqua per rivestirmi e trovare un nuovo posto dove sfogare le mie frustrazioni, i miei sentimenti a senso unico, le mie tristezze.
« Ne vuoi parlare? » chiede alle mie spalle, il tono di voce divenuto serio. Quando mi volto a guardarlo con aria interrogativa, intravedo il suo volto scuro e tormentato, come succede ogni volta che si preoccupa per me.
Chiudo gli occhi ed inspiro una grossa boccata d'aria « No ».
Abbassa il capo annuendo impercettibilmente, poi riporta il suo sguardo su di me. 
Per un attimo fugace e folle, i suoi occhi mi sembrano qualcosa di simile ai miei: coinvolti e persi, infiniti e chiusi. Poi quella sensazione sparisce in fretta così come si è presentata.
« Hai voglia ancora di fare quella nuotata? » chiede, la voce leggera e roca, il ghigno divertito disegnato in faccia. 
Sospiro, consapevole già che non potrò sottrarmi né a questo, né nient'altro.

  
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