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Autore: BukowskiGirl2    02/06/2015    1 recensioni
Questa è una OS ispirata ad una fotografia, proposta da una ragazza. Parla di un uomo misterioso che uccide le sue amanti, ma solo quando c'è la luna piena. Aurora, chiamata ridicolmente Cappuccetto Rosso, scoprirà di più su di lui. A saprà amarlo al suo stesso modo.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Cappuccetto Rosso, la chiamavano. E lei non spendeva una minima parte del suo tempo a preoccuparsi di questo. Certo, un vezzeggiativo le si addiceva, ma il desiderio di essere temuta non andava d’accordo col temere. La sua pelle era pallida, non importava quanto il sole picchiasse forte, e le sue labbra erano orribilmente violacee. Continuamente gelida, si ispirava ai comportamenti e alle movenze delle antiche dee greche, con la loro onnipotenza silenziosa.
Girava voce, al tempo, che un uomo dalle scandalose abitudini, sarebbe venuto a fare visita al suo paese. Un uomo marcio dentro, che faceva delle sue amanti delle vittime di omicidi sanguinosi. Si chiudevano le porte, le finestre, al villaggio, quando si udiva la voce di costui. Orridi scenari imbrattati di sangue e urla, di giovani fanciulle rassegnate alla lenta e dolorosa morte.
I più coraggiosi avevano tentato di capire, come un uomo del suo fascino – perché di fascino ne aveva eccome – potesse amare in modo così violento, se di amore si poteva parlare. Si era concesso un paio di parole, per spiegare a quegli uomini pericolosamente curiosi, le sue abitudini. Ma nessuno era mai tornato a raccontare.
Correvano leggende su di lui, voci assurde che non meritavano di essere ascoltate, parole accusatorie. Ma anche molte difese, poveri eretici dalla sua parte, che temevano un suo giudizio finale.
La giovane Aurora – così aveva scelto di farsi chiamare, rifiutando quel nominativo così patetico – aveva deciso di esporsi. Di capire, sulla sua pelle, cosa custodisse, quell’uomo, nella sua mente considerata malata.
Giunse la notte e Aurora, preso il cesto che faceva di lei una figura sicuramente ingenua, si sedette sulla riva del fiume che costeggiava il bosco. Attese per tre lunghe ore, finché le luci del giorno sembravano accennarsi. Udì un rumore, da dietro una siepe, e poi una voce:
-Mia dolce fanciulla…- sussurrò malignamente –…saluta per l’ultima volta il sorriso del sole e la sua calda compagnia. Farò della tua grazia un colore e della tua voce infinite melodie, che ricorderò fino alla fine dei miei giorni.-
Sbucò da dietro un tronco, mostrandosi per quello che era: un orrido animale, con corpo da uomo e faccia da lupo. Quasi tenero, lo avrebbe definito lei. Il chiarore della luna piena, aveva fatto sì che diventasse quello che era realmente. Ella si seppe spiegare la regolarità con la quale l’uomo compiva i suoi atti e ne fu folgorata.
-Sarò il tuo ultimo desiderio, la tua ultima notte d’amore. Poi più niente, l’oblio. Solo me meriterai, fino alla fine dei tuoi giorni. Ed è incredibilmente vicina.- gli disse, sfiorandolo in viso. Poi dal suo cestino prese un coltello, guardandolo negli occhi e stringendolo a se sensualmente, gli piantò la lama nelle spalle. Non si udì urlo, quella notte.
Aurora fece piano, nell’adagiarlo a terra. Prima che le luci del giorno potessero completamente scoprirla e fare di lei un’assassina, decise di consumarlo. Di amarlo come lui aveva fatto con tutte le altre, di farlo suo per sempre. Così staccò i suoi arti, violentemente. E iniziò a morderli, a mangiarli. Sempre più passionale si faceva il pensiero suo, di un infinito che nessuno avrebbe potuto toccare. La possessività era sempre stata il suo difetto. O almeno, così le avevano detto, loro che non capivano il suo punto di vista, che non le avevano mai chiesto cosa provasse nei confronti dell’amore. Così l’uccise più di una volta, piangendo di amare lacrime un amore mai nato e già finito. 
   
 
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