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Autore: Placebogirl_Black Stones    02/06/2015    7 recensioni
Si diresse al lavandino, afferrando il suo spazzolino da denti e il tubetto del dentifricio. Solo allora si accorse che qualcosa non andava. Sulle setole dello spazzolino c’erano ancora delle tracce di dentifricio secco, probabilmente del giorno prima. Cosa piuttosto insolita, dal momento che lei ci teneva parecchio all’igiene personale e lavava con cura ogni oggetto per il corpo che utilizzava. Mai aveva lasciato tracce di sporco.
Inoltre, le setole stesse non erano perfettamente allineate, come dovevano essere negli spazzolini di chi si lavava i denti con garbo come lei, ma ogni tanto qualcuna prendeva un’altra direzione, segno che erano state sfregate contro i denti con poca delicatezza.
C’era una sola ragione per cui il suo spazzolino poteva essere ridotto in quelle condizioni: qualcuno lo aveva usato.
** Fanfiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan **
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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O-ooooh! All’arrembaggio!
O-ooooooooh!
È un veliero di pirati, veramente disagiati, una ciurma irresistibile!
C’è un aitante spadaccino
che alle sette del mattino
si allena a torso nudo per te!
Spunta una navigatrice
che lo guarda assai felice
Chissà cosa ci combineran!
Fra spade, soldi e mandarini
Sakè e sorrisini
Mi sa che ci scappano anche due bambini!

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WHO USED MY TOOTHBRUSH?




Quel mattino si era svegliata di buon’ora, forse per il fatto che la sera prima era andata a dormire prima del solito. Si sentiva fresca e riposata, pronta per affrontare una nuova giornata. Il problema dell’essere troppo vispi di primo mattino, però, è che si fa caso a tutto, ma proprio tutto. Anche alle cose meno piacevoli.
Entrò nel bagno adiacente alla camera sua e di Robin, che era il loro bagno personale. Nessuno poteva metterci piede, proprio come per la stanza da letto. Agli occhi degli altri i loro spazi erano templi sacri e invalicabili, e chi trasgrediva alle regole avrebbe subito la punizione divina. Consapevoli di questo, lei e la compagna si muovevano sicure in quell’ambiente incontaminato dal genere maschile e tutto ciò che quest’ultimo comportava.
Si diresse al lavandino, afferrando il suo spazzolino da denti e il tubetto del dentifricio. Solo allora si accorse che qualcosa non andava. Sulle setole dello spazzolino c’erano ancora delle tracce di dentifricio secco, probabilmente del giorno prima. Cosa piuttosto insolita, dal momento che lei ci teneva parecchio all’igiene personale e lavava con cura ogni oggetto per il corpo che utilizzava. Mai aveva lasciato tracce di sporco. Inoltre, le setole stesse non erano perfettamente allineate, come dovevano essere negli spazzolini di chi si lavava i denti con garbo come lei, ma ogni tanto qualcuna prendeva un’altra direzione, segno che erano state sfregate contro i denti con poca delicatezza.
C’era una sola ragione per cui il suo spazzolino poteva essere ridotto in quelle condizioni: qualcuno lo aveva usato. Oltre che a fargli schifo, la cosa la mandò letteralmente in bestia.
Chi di quel branco di ominidi sudici si era permesso di entrare nella sua stanza e per di più di usare il suo spazzolino?! Ma soprattutto, come aveva fatto ad entrare se tenevano sempre la porta chiusa a chiave?!
Pensando e ripensando, le tornò alla mente che il giorno prima c’era stato un guasto in una tubatura della Sunny. Per poterla riparare Franky aveva dovuto chiuderla, e così tutti erano stati costretti ad usare il lavandino dell’ingresso del bagno comune con la vasca. Il risultato era stato un lavandino solo invaso da nove spazzolini da denti. Se non fosse stato che ognuno di loro ne aveva uno con il proprio colore, tutti si sarebbero lavati con lo spazzolino di tutti. Ma se così era, chi poteva essersi confuso? Sapevano che l’arancione era il suo colore! Che qualcuno lo avesse fatto apposta per farle un dispetto? Eppure si ricordava di aver portato via il suo spazzolino ogni volta, proprio per timore che lasciandolo nel mucchio qualcuno potesse prenderlo e usarlo…
Un flashback le attraversò la mente, dando una risposta alla sua domanda. Franky non aveva ancora finito le riparazioni quando lei si era apprestata ad andare a dormire, quindi anche la sera aveva usufruito del lavandino del bagno comune. Tornata in camera, si era accorta di aver dimenticato lo spazzolino là. Troppo stanca e assonnata per tornare a prenderlo, aveva deciso di recuperarlo il giorno seguente, convinta che ormai tutti si fossero lavati i denti e che quindi non corresse pericoli.
Quando si era svegliata quella stessa mattina, Robin le aveva detto di averlo recuperato per lei e riportato nel loro bagno ormai riparato. Stando così le cose, non c’erano dubbi che fosse avvenuto qualcosa durante la notte.
Quel pensiero non le dava pace. Voleva un nome, e lo voleva a tutti i costi. Il colpevole l’avrebbe pagata cara.
Pensò ad un modo per scoprire l’artefice di quel misfatto, e alla fine si rese conto che ne esisteva solo uno, per quanto disgustoso fosse: annusare lo spazzolino. Forse l’odore del cibo rimasto impresso nel dentifricio poteva farle capire chi fosse. Ognuno aveva le sue manie in fatto di alimenti, e questo poteva giocare a suo favore.
Con non poca riluttanza, avvicinò alle narici le setole, annusando e sgranando gli occhi.
Alcol e metallo.
Gli odori che sentiva sul suo spazzolino erano alcol e metallo.
Sapeva bene che c’era solo una persona che sapeva costantemente di quegli aromi: Zoro.
Strinse convulsamente lo spazzolino nel pugno della mano, digrignando i denti. Quello stupido spadaccino si era permesso di usare il suo spazzolino per pulire i suoi sporchi dentacci!!! Di certo lo aveva fatto di proposito per vendicarsi del debito che gli aveva imposto!
Si diresse a grandi passi verso l’uscita, sbattendo la porta nell’aprirla. Non c’era ancora nessuno sul ponte, ma i cigolii di arnesi di ferro le arrivarono distintamente alle orecchie dalla palestra. Come ogni giorno Zoro era andato lì per i suoi allenamenti mattutini prima della colazione. Si arrampicò con agilità sulle scale di corda, arrivando in poco tempo davanti alla porta della palestra. Sbatté anche quella, facendo irruzione dentro.

- Insomma, ti sembra questo il modo di entrare?! Lo sai che non voglio essere disturbato quando mi alleno!- la riprese lo spadaccino, interrompendo il suo sollevamento pesi.
- Tu…- sibilò, ignorandolo e assottigliando lo sguardo, mentre una vena le pulsava sulla tempia - Come hai osato, lurido spadaccino!!!- gli agitò sotto il naso lo spazzolino sporco e rovinato.
- Ma che vuoi?!- aggrottò la fronte lui, non capendo - E poi a chi hai dato del lurido spadaccino, brutta strega?!?!-
- A te!- sbraitò - Guarda che accidenti hai fatto al mio povero spazzolino!!!-
- Che stai blaterando, razza di pazza furiosa! Io non ho fatto proprio niente al tuo spazzolino, perché avrei dovuto?!-
- Ah no? Non hai fatto niente?- glielo avvicinò ancora di più agli occhi - Allora spiegami perché il mio spazzolino è in queste condizioni, e soprattutto perché odora di alcol e metallo!!!-

A quelle parole Zoro allargò di poco gli occhi, prendendole lo spazzolino dalle mani e guardandolo con attenzione, mentre lei restò a fissarlo isterica con le braccia incrociate al petto, in attesa di una risposta.

- Guarda che ti sei sbagliata di grosso: questo spazzolino non è il tuo, ma il mio. Ecco perché sa odore di metallo e alcol- rispose infine, sicuro di ciò che aveva detto.

Quell’affermazione la spiazzò: adesso aveva anche il coraggio di dire che lo spazzolino era suo?! Voleva forse essere pestato a sangue?!

- Che idiozie ti stai inventando adesso?! Quello spazzolino è mio, era nel mio bagno e ha il mio colore!!!- precisò.
- Non so come ci sia finito del tuo bagno, ma ti dico che questo è il mio spazzolino- continuò convinto a difendere la sua teoria.
- Adesso piantala Zoro!!! Il tuo spazzolino è verde, lo so bene! se non sei diventato cieco anche dall’altro occhio ti accorgerai che questo qui è arancione, quindi non può essere tuo!- parlò tutto d’un fiato, ormai esasperata.
- Ѐ vero, il mio vecchio spazzolino era verde, ma l’ho cambiato perché ormai era tutto rovinato e non potevo più usarlo. Così ne ho comprato uno nuovo, color arancione- spiegò, cercando di mantenere la calma nonostante le sue accuse.
Si fermò a fissarlo sbigottita, non credendo a quello che aveva appena sentito. Per qualcun altro era un dettaglio di poca importanza, totalmente superfluo, ma per lei faceva la differenza. Non era solo un colore, era il suo colore.

- Perché non lo hai ricomprato verde, visto che ognuno di noi ha un colore proprio per distinguerlo dagli altri?- le venne spontaneo chiedere, per soddisfare il suo desiderio di sapere.

Lo spadaccino non rispose subito, ma le sue gote assunsero una colorazione purpurea, insolita per la sua pelle bronzea. Di certo non era stato il caldo dovuto agli allenamenti a farlo reagire così, non di punto in bianco almeno. Si grattò la nuca, gesto che faceva quando si trovava in imbarazzo.
Non le fu chiaro il motivo di quella reazione, in fondo non c’era nulla di imbarazzante negli spazzolini da denti.

- Ecco…Non c’era di colore verde…- sbiascicò infine.

Alzò un sopracciglio, per niente convinta di quella versione. Zoro aveva tanti difetti almeno quanti pregi, ma il peggiore era quello di non saper mentire. Le sue bugie si smascheravano da sole, e quella lo era a tutti gli effetti.
Perché mentire sul colore di uno spazzolino?
Fu allora che un pensiero le balenò come un lampo, facendola quasi sobbalzare. Era un pensiero insolito, ma poteva dare una spiegazione a tutta quella storia. Le faceva strano anche solo averlo avuto, figuriamoci doverlo confermare! Eppure, in angolo del suo cuore, sperava tanto che fosse la verità.

- Se non c’era verde potevi comprarlo di un qualsiasi altro colore che non fosse uguale a quello di qualcun altro. Perchè proprio arancione, visto che sapevi che era il mio?- cercò di metterlo alle strette.
- Che rompiscatole! Non c’era il verde e ne ho preso uno a caso senza stare a pensare al colore, è un problema così grande?!- sbuffò, sentendosi messo sotto pressione.
- Ne hai preso uno a caso o hai preso proprio questo perché volevi averlo uguale al mio?- sorrise maliziosa, sapendo che se avesse continuato a torturarlo prima o poi avrebbe ceduto.
- Non dire scemenze, perché dovrei volere uno spazzolino uguale al tuo?!- mentì di nuovo, mentre il suo volto diventava sempre più colorito e imperlato di goccioline di sudore.
- Semplice: perché non sai resistermi!- gli fece l’occhiolino.
- Ti rendi conto delle assurdità che dici?! Io non…-
- Va bene, va bene, ho capito. Se ti piaccio così tanto puoi avere uno spazzolino uguale al mio- si avvicinò a lui ancheggiando - Però dovrai comprarmene uno nuovo, visto che il mio sembra sparito-
- Non è sparito, ce l’ho io molto probabilmente. Stamattina mi sono accorto che ieri sera lo avevo lasciato sul lavandino e sono andato a riprenderlo. Ho trovato solo quello, quindi ho dato per scontato che fosse il mio e l’ho preso. E comunque non è vero che mi piaci!- negò nuovamente.
- Ma certo che è vero! Comunque se lo hai usato non lo voglio più, se proprio devo ritrovarmi con i tuoi germi in bocca preferisco che ci finiscano in un altro modo…- fece vaga, alludendo a un bacio.
- Non l’ho usato!- rispose prontamente, fingendo di non aver sentito quella parte sui germi della quale aveva afferrato chiaramente il significato, e si grattò per l’ennesima volta la nuca.
- Allora vado a riprendermelo- gli diede le spalle, allontanandosi da lui.

Si concesse un sorriso di trionfo, ma anche di felicità: i suoi sospetti erano stati confermati. La verità era esattamente quella in cui aveva sperato. Piaceva a Zoro, così come lui era sempre piaciuto a lei. Quel pensiero che prima le sembrava tanto assurdo era diventato la cosa più naturale del mondo.
Anche se aveva negato fino all’ultimo, i suoi occhi avevano parlato per lui. Lo conosceva meglio di chiunque altro su quella nave, sapeva leggere ogni suo gesto e ogni suo sguardo.
Arrossendo, grattandosi la testa e deviando lo sguardo aveva voluto dirle “sì, mi piaci”. Forse un giorno, quando si sarebbe deciso a mettersi in tasca l’orgoglio, gli avrebbe detto quelle parole con la sua voce profonda e virile. Nel frattempo si sarebbe divertita da morire stuzzicandolo!

- Ah, un’ultima cosa- girò la testa per guardarlo - La prossima volta che vuoi qualcosa di uguale a me, pensa che se volessi potresti avere proprio me!- gli sorrise malandrina, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandolo lì come un pesce lesso con il suo spazzolino nuovo in mano.


ANGOLO DELL’AUTORE
Bene, altra cretinata partorita dalla mia mente perversa! Mi stavo lavando i denti e la trama di questa “cosa” (definirla fanfiction è troppo) si è costruita da sola nella mia testa. Spero vi abbia almeno fatto ridere, perché se guardiamo l’originalità c’è da mettersi a piangere!
Grazie a chiunque passi a leggerla e soprattutto un grazie speciale a chi ieri ha postato le proprie storie contribuendo alla Week! Speriamo di vederne altre nei prossimi giorni!
   
 
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