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Autore: miatersicore23    02/06/2015    3 recensioni
Elena guarda spesso quel ragazzo da lontano. Non gli ha mai parlato e lui non l'ha mai guardata. Sa solo il suo nome.
Elena non pensa più a se stessa da ormai tanto tempo.
Damon è un soldato che non può più combattere, ha un passato che gli fa male e una persona, la più importante della sua vita, che lo aspetta a casa.
AU/AH | Delena! | Forse OOC
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PARTE SECONDA
 
“Elena preferisci l’abito color prugna o quello argentato?” chiede Bonnie, sollevando le grucce con i due abiti appesi, mentre continua ad osservarli indecisa.

Elena fissa i due vestiti, indecisa e concentrata, ma non concentrata come Caroline, seduta accanto a lei.

“Non saprei. -Fa la bionda, titubante per la prima volta nella sua vita.- Quello color prugna è più sobrio, si abbina perfettamente con la tua carnagione, mentre quello argentato è molto più vivace e mette in risalto la tua pelle. Ma dove devi andare così vestita?”

L’amica dai capelli corti bofonchia, non facendo capire ad Elena e Caroline cosa dice. Entrambe corrucciano la fronte e si guardano in faccia.

Il negozio di abiti eleganti è praticamente vuoto. Solo le due commesse che chiacchierano sommessamente accanto alla cassa. Elena e Caroline sono sedute sulle poltroncine rosso chiaro mentre Bonnie mostra loro i due abiti che l’hanno colpita subito.

“Come prego? -replica la bionda, allungando la testa verso l’altra e appoggiando una mano sull’orecchio- Non ho sentito l’ultima frase.”

Bonnie sorride leggermente mentre, abbassa le braccia e appoggia i vestiti su una sedia. Si siede accanto le sue amiche e inizia a raccontare. Ed è così che viene a scoprire Elena che la sua amica un mese fa ha conosciuto un ragazzo al college,  un certo Kai Parker, e l’ha invitata ad una festa a tema dell’università.

Elena per un solo secondo prova un moto di invidia nei confronti della sua amica e non perché sta probabilmente trovando un possibile ragazzo adatto a lei, ma Elena è invidiosa della vita che sta vivendo. Che stanno vivendo. Abitare lontano dalle loro case, le ha cambiate, lei se ne è accorta. Non sono più quelle ragazze da film d’amore e pop-corn davanti alla televisione, durante i pigiama party. Dentro di loro ci sono ancora quelle ragazzine che pensano ai ragazzi come i loro principi azzurri, ma non come prima. Fuori, ci sono due ragazze che tentano di crescere e di essere donne.

Ecco perché se fino ad un anno prima Bonnie, nel dire che sarebbe uscita con questo Kai, avrebbe urlato in falsetto, adesso abbassa lo sguardo e arrossisce sorridendo lentamente, orgogliosa della conquista fatta.

Allo stesso modo è cambiata Caroline. Tempo prima si sarebbe vantata del fatto di essere andata a letto con il suo professore di biologia, quest’anno invece anche l’infantile Caroline ha deciso di aspettare un po’ prima di raccontare alle sue amiche della sua relazione clandestina. E ancora non hanno capito il nome del misterioso professore.

Anche Elena è cambiata. Anche Elena è cresciuta. Ma in modo diverso da loro. Lei si è sempre dimostrata come una ragazza matura, ma da quando Grayson e Miranda sono morti, Elena ha subito un cambiamento radicale. È diventata l’altra faccia della stessa medaglia e quando nel suo piccolo si mette a pensare, rannicchiandosi e appoggiando il mento sulle ginocchia, non riesce a capire se sta crescendo o se sta tornando indietro. Perché a volte si sente veramente piccola e desidera ancora le braccia della madre abbracciarla, dopo una lunga giornata faticosa.

Elena avrebbe voluto fare l’università. Avrebbe voluto frequentare medicina come Caroline e ogni pomeriggio passare dalla facoltà di storia dell’Arte per prendere Bonnie e andarsi a prendere un caffè. Poi la sera, nel buio della camera del suo dormitorio, avrebbe chiamato casa e avrebbe chiesto alla madre come aveva passato la giornata, poi avrebbe chiesto al padre qualche consiglio per l’università e avrebbe deriso Jeremy per non essere riuscito ad entrare nella squadra di football, mentre Margaret le sarebbe scorazzata intorno. E le avrebbe fatto bene sentire quella vocina.

Ma Elena è rimasta aggrappata come un àncora dentro casa sua. Non è andata al college perché serviva che lei restasse a Mystic Falls. Perché tutto quello che ha su i suoi genitori è in quella casa. In quelle quattro mura. Ogni oggetto, ogni singolo angolo è un ricordo dei suoi genitori. Quelle cose sono come un filo invisibile che lega lei alla sua famiglia ormai spezzata. Chissà se comprende ancora come un tempo il significato di famiglia. Chissà se si ricorda ancora ciò che voleva dire essere una vera famiglia.

Una famiglia. Ha paura Elena, perché è come sentirsi bloccata tra due lastre di ferro e non potersi muovere. Perché è come provare ad inghiottire quando si ha il mal di gola e sentire la saliva raschiarla e non poter far nient’altro che subire. Ma presto ci si fa l’abitudine ed Elena sopporta. Sopporta veramente tanto.

Ogni cosa che fa è come se si muovesse cauta, su un filo di un rasoio. Si sente spezzata, Elena e poche cose o persone sono in grado di riattaccare i pezzi del suo cuore.

“Invece come va a te con il misterioso ragazzo?” le domanda Caroline, mentre Bonnie entra nel camerino, decisa a provare l’abito color prugna.

“Chi? Stefan?”

Le sue guance si imporporano all’improvviso e non per l’imbarazzo, ma perché un cuore così semplice come quello di Elena si emoziona al solo pensiero di essere finalmente riuscita a parlare con lui.

Caroline spalanca gli occhi eccitata, quasi euforica, si addrizza meglio sulla poltroncina e si sporge un po’ di più verso la mora che, di conseguenza, retrocede leggermente con la schiena.

“Vedo che hai finalmente scoperto il suo nome. Ti sei buttata, non è così?”

“Prima di tutto, il suo nome già lo conoscevo, più o meno. Secondo, suo fratello ha accompagnato sua figlia, Jane, alla festa di Margaret e poi ho scoperto che era andato a scuola con Alaric e tutti e quattro sono rimasti a cena per la vigilia.”

“Un momento. Stefan ha una figlia?” esclama l’amica, sorpresa.

“Come fa ad essere andato a scuola con Alaric? È così giovane!” si intromette Bonnie che esce dal camerino.

“E poi perché a cena sono rimasti in quattro. I conti non tornano.”

“No, non Stefan. Ma Damon!”

“E chi è Damon?” urlano in coro Bonnie e Caroline.

Elena si sente tutt’un tratto accerchiata dalle sue amiche che si sono fatte pericolosamente vicine a lei, mentre bramano di conoscere la verità. Prende un respiro profondo prima di iniziare a raccontar loro i piccoli pezzi di storia che ha conosciuto sulla famiglia Salvatore. Racconta di Jane che è la nipote di Stefan. Racconta del fratello di Stefan, Damon, che è appena ritornato dalla guerra e che è lui il padre della bambina. Racconta che quest’ultimo ha accompagnato Jane con sua madre alla festa di Margaret ed è stato lì che ha scoperto che andava al liceo con Alaric…

“Quindi Jenna li ha invitati per cena? Ma fammi capire… -inizia Caroline, guardando dritta Elena negli occhi- che tipo è questo Damon?”

“Io… ecco… perché vuoi sapere questo?” le chiede la mora, abbassando lo sguardo e ricurvando le spalle in avanti.

“Perché è ormai un evento raro che un ragazzo entri nella tua vita, Elena, e noi vogliamo sapere ogni particolare di ogni persona di genere maschile che scambia anche solo due parole con te.”

Si morde il labbro, prima di iniziare a parlare e anche se è un po’ indecisa, Elena racconta del giorno della vigilia di Natale. Quanto tempo sarà passato? Circa due settimane, ma lei ricorda quasi
perfettamente ogni parola che lei e Damon si sono scambiati. Ogni sguardo e ogni sorriso involontario. Non sa ancora spiegarselo, Elena, ma quando si era ritrovata nella sua camera, seduta accanto a Damon, le parole erano in parte uscite da sole. Normalmente, lei fa difficoltà ad iniziare una conversazione con una persona e se si analizzassero i fatti, con Damon sarebbe dovuto essere anche più difficile.

Ma così non è stato, perché Elena ancora non sa nulla di Damon, ma le sembrava che quegli occhi cerulei nascondessero mille cose da raccontare e il suo impulso di chiedergli chi era, le era nato all’improvviso, da dentro.

Era stato triste per lei, sentir dire che Damon era stato in guerra e allo stesso tempo vederlo con una gamba che non funzionava a dovere. E lo vedeva dai gesti di quell’uomo, così lenti e attenti, così simili ai suoi, che dentro di lui c’erano milioni di sofferenze a tormentarlo.

Il ricordo degli occhi cerulei di Damon, solo per un attimo, fanno rabbrividire Elena. Si è sentita colpita da quell’uomo. Si è sentita colpita perché, anche se in un modo diverso, lui è stato ferito dalla vita come lo è stata ferita lei. E il cuore sanguina anche a lei. Il dolore incombe come un’ombra oscura su entrambi, immagina.

“Vedo che sei rimasta molto colpita da questo Damon.” Le fa notare Bonnie, sorridendole dolcemente, e seguita appena dopo da uno sguardo inquisitore di Caroline.

“Io… no! Cosa te lo fa pensare? E poi noi... cioè… è molto più grande di me. Io non potrei mai, sapete.. interessarmi a lui.”

“E con ‘interessarmi a lui’, intendi andarci a letto?” le chiede spudoratamente la bionda.

Questa volta le gote si imporporano per l’imbarazzo e sente il suo volto riscaldarsi. E, come se fosse una bambina, lo nasconde con le mani. Sbircia attraverso gli spazi tra le dita l’euforia delle sue amiche.

Sono più eccitate di lei.

“Ammettilo, ti piace!” le ordina, praticamente.

“Come potrei? L’ho incontrato una sola volta.”

“Da come lo hai descritto però… e inoltre potresti essere stata colpita da una delle frecce di Cupido all’istante.”

Elena riesce a leggere sulle fronti delle sue amiche le parole “colpo di fulmine”, ma lei non ci vuole credere. Lo reputa impossibile che un uomo ed una donna possano innamorarsi al primo incontro. Sì, crede nell’amore,  ma non a quello a prima vista.

Però le parole delle sue amiche si sono intrufolate dentro di lei, tra le crepe più strette della sua anima, cercando di catturare ogni grammo delle sue convinzioni e le distruggono lentamente, facendole cambiare idea.

È sempre stata una ferma nelle sue idee. Cambiava opinione quando era strettamente necessario, quando era praticamente impossibile negare l’evidenza. È troppo presto per esserne sicura, per avere la certezza che Damon potrebbe diventare qualcosa di speciale per lei, ma i battiti del cuore diventano più veloci, facendo sussultare Elena. E i cambiamenti del suo corpo non li nota solo lei. Ci sono le sue amiche di fronte che lo notano. Che sono più furbe di lei, oggi, e che capiscono che Elena non è più la loro vecchia amica. Quella che scherzava e rideva e ci provava subito con i ragazzi che le piacevano. Elena è diversa. È rimasta un po’ bambina, ma allo stesso tempo non lo è più. Dopo l’incidente è solo diventata più timida.

Caroline e Bonnie sono rimaste per lei. L’hanno compresa e l’hanno accettata. Hanno cercato di renderla felice come lo era un tempo e Elena è grata a loro per quello che hanno fatto. L’hanno supportata  e sorretta, evitando che cadesse troppe volte. Prima che le gambe diventassero di piombo.

A volte, le sente ancora. Quelle incertezze che diventano realtà, così come sente quattro braccia prenderla per affrontare a testa alta la vita.

“Ascolta -riprende Caroline, afferrandole entrambe le mani- non ti sto dicendo di andarci a letto, tesoro. Ma da un anno a questa parte tu sei cambiata tantissimo e noi non ti biasimiamo perché sappiamo tutto di te, ma non parli più, non ti confidi più come un tempo e se quest’uomo ha catturato anche solo un grammo del tuo interesse, perché non provarci. Non lo devi sposare di certo. Mettiti un’altra volta in gioco. Flirta, ridi, scherza. Fa’ in modo che ti inviti a cena.”

“Ma ha una figlia!”

“Che ti adora.”

“Che ha quattro anni.”

“E sarai una matrigna fantastica.”

“Ok, ora basta. Ascoltatemi bene, tutte e due. Non sono sicura di rimettermi in gioco come dite voi, e sono quasi sicura che anche lui sia del mio parere.”

“Perché? Nemmeno lo conosci.”

È vero. Elena non conosce Damon. Ma sono bastate quelle poche ore durante la vigilia di Natale, e quei occhi così limpidi a farle pensare, a immaginare la vita di un perfetto sconosciuto.

Si alza, facendo un po’ di avanti e indietro e ragionando sulla proposta delle sue amiche. Alla fine, che le costa? Non ci perderebbe niente, ma è comunque un uomo molto più grande di lei. Il padre di una sua alunna, il… “oh, al diavolo, Elena. Forse sono tutte scuse.” Ripete a se stessa la ragazza bloccandosi all’improvviso e lasciando alle sue amiche un po’ di suspense.

“Io devo andare. Alle quattro ho una lezione.”

“Cosa? No. Devi dirci cosa hai deciso.”

“Magari la prossima volta.” Prende il giacchetto e la borsa di Jeans.

Le lascia da sole al negozio, dimenticandosi che erano andate lì per scegliere un vestito per il probabile futuro ragazzo di Bonnie e alla fine non hanno mai smesso di parlare di Damon. Di un uomo che nessuna delle tre conosce e che solo una di loro ha incontrato una volta.

Elena apre lo sportello della sua Smart rossa e prima di infilare la chiave, appoggia la testa sullo schienale del sedile. È ancora intenta a placare il ritmo infuriato del suo cuore. Non è la prima volta che ripensa a quel Damon, non è la prima volta che ricorda come accidentalmente, la sera a cena, le sue dita sfioravano quelle di Damon per prendere un pezzo di pane o il coltello di lei che era finito vicino al bicchiere di lui.

Quando arriva a casa prende l’insalata che le ha preparato Alaric e la infila nella borsa, salutando i suoi famigliari e baciando il capo di Margaret.

Pranza a scuola di danza, perché vuole provare, vuole ballare un po’ per se stessa, prima che la scuola si riempia di bambini e ragazzini, ma con sua sorpresa trova la signora Flowers intenta a inventare dei passi di una coreografia.

Posa il borsone sulla panca dello spogliatoio e dopo essersi messa il body, le calze e le scarpette, si specchia agli enormi specchi a muro per cercare di crearsi uno chignon decente. Quando la sua insegnante si accorge della sua presenza, ferma la musica.

“Oh, Elena per fortuna sei già arrivata. Purtroppo devo preparare un concerto con le ragazze più grandi alle tre e mezza e mi chiedevo se tu potessi spostare la tua lezione verso le sette, visto che Serena arriverà allo stesso orario tuo per fare lezione di yoga. Purtroppo non ho l’elenco delle tue alunne  e speravo che potessi chiamarle tu.”

“Tranquilla, miss. Faccio io. Poi vado a provare nell’altra sala.”

“Certo, tesoro.”

La ragazza si reca nella segreteria e solleva la cornetta del telefono, trattenendola tra la testa e la spalla destra, mentre con le mani fruga nella borsa per trovare la piccola agenda con i numeri di telefono delle sue alunne. Sono tante. Saranno una quindicina di bambine, esclusa sua sorella e nonostante l’ora di punta, tutti i genitori rispondono subito al telefono. Tutti tranne a casa Salvatore. Prova qualche volta in più fino a quando non si arrende.

Poco male. Quando Stefan accompagnerà Jane, dovrà rispedire indietro solo loro.

Dopo cinque minuti, Elena si sta infilando le punte, allacciando con attenzione i nastri alla caviglie e forse stringendoli un po’ troppo. Ma sa che quando inizierà a ballare non sentirà nessun dolore.

Nessun dolore…



 
§§§


 
“Cra, cra.”

“Ehi ranocchietta, Sali in macchina. Ti accompagno io.” Dice Damon a Jane , prendendo lo zainetto di danza della figlia.

La bambina distende le gambe e smette di vantarsi davanti alla nonna di sapersi muovere come una rana e saperne fare il verso. Corre verso il suo papà e lo guarda sorridente.

“E mi vieni anche a prendere?” domanda la bimba, speranzosa, mentre solleva le braccia per prendere lo zaino.

È piccola, Jane, ma molto intelligente. Quando guarda l’asta del suo papà, un leggero moto di malinconia le pervade il cuore. È leggero, perché quando ha visto una volta il suo papà zoppicare e chiudere gli occhi per il dolore, la bambina si è resa conto che quell’oggetto non è un gioco. Quell’oggetto è l’unica cosa che aiuta Damon a non sentire più dolore.

Adesso Jane è piccola, è debole e non è forte. Questo lo sa. Ma ripromette a se stessa che quando sarà più grande, sarà lei il bastone di Damon, sarà lei ad aiutarlo e a sorreggerlo.

Jane ammira il suo papà. Lui è il suo angelo custode. Il suo protettore, la sua guida. E Damon lo fa, nonostante tutto, nonostante il dolore, nonostante la voglia di bere litri e litri di alcol. È semplice per lei pensare che in futuro sarà lei il suo angelo custode.

Damon annuisce. Ma sa che non andrà via da quella scuola di danza. Resterà lì ad aspettarla per tutto il tempo della lezione, per trovarsi già ad accoglierla e a farla sorridere.

Quando arrivano davanti all’edificio, il pallido sole invernale colpisce il volto di Damon.

La gamba gli fa tremendamente male e riconosce che non può più guidare come un tempo la sua adorata Camaro. E anche un paio di chilometri scarsi, non sono nient’altro che una serie di stilettate sulla sua coscia.

“Entriamo dentro?” Jane gli tira un po’ la mano e quando arrivano davanti alla porta di vetro soffiato, lei abbassa la maniglia e rivela l’anticamera della scuola. La prima cosa che vede è la macchinetta del caffè che gli spunta a circa quattro metri di distanza. Sparse per tutta la camera, una decina di sedie in tutto, per le mamme che si fermano ad aspettare i figli. Una scrivania è quasi nascosta nell’angolo dietro la porta, piena di scartoffie ed un PC lasciato acceso.

Su una parete, c’è una piccola libreria con alcuni libri di danza e, appesi alle altre tre, tantissime foto che ritraggono vecchi spettacoli.

Damon guarda attentamente le foto -se non avesse fatto il soldato, come opzione c’erano i corsi di fotografia. Poi, perso in quelle immagini, la intravede, in un costume rosso intenso, mentre quella ragazzina è sollevata leggermente da un ragazzo, mentre sembra quasi voler spiccare il volo. I suoi occhi sono quasi lucidi e pieni di felicità.

All’improvviso Damon si ritrova a pensare che lei è incredibilmente bella. E se ne convince ancora di più, quando proseguendo per il corridoio, verso sinistra, Jane lo invita ad affacciarsi nella sala illuminata e quella ragazzina è lì. Segue ogni nota della musica e con leggerezza, compie i passi della sua danza. E lei non si accorge di loro, fin quando la musica non finisce e sua figlia l’applaude, orgogliosa. La ragazza si volta spaventata all’inizio, sorridente alla fine e Damon si rende finalmente conto che quella ragazzina ha il corpo di una donna.

Le calze rosa rendono ancora più lunghe le sue gambe e il body blu scuro modella le curve del suo busto, con la scollatura che lascia intravedere una piccola porzione di seno, imperlato di sudore.
Damon deglutisce prima di sollevare lo sguardo e incrociare i suoi occhi con quelli della ragazzina. Il rossore delle sue gote, la rendono ancora più bella, più eterea, e le ciocche dei capelli che scappano dallo chignon incorniciano il suo volto e si posano sulla pelle sudata.

“Damon, Jane. Salve!” esclama la ragazza con il fiatone, prendendo un panno per asciugarsi la fronte imperlata.

“Ciao, Elena!” calca il suo nome ed è come poesia detta tra le sue labbra. La vede rabbrividire prima di riprendersi completamente.

“Ho provato a chiamarvi, ma nessuno rispondeva. Risultava occupato. Ho rimandato la lezione a stasera per motivi di organizzazione.”

In quello stesso istante si sente la porta aprire e un gruppo di ragazze si dirige verso i camerini, salutando Elena con cenni e sorrisi.

“Quindi la lezione è stasera alle sette.” Conclude la ragazza.

“Non c’è nessuno? Papino posso restare a guardare la lezione? Ti prego!” la bambina congiunge le mani e sporge il labbro inferiore, colpendo dritto al cuore il suo papà.

Damon acconsente e lascia che la sua bambina scompaia dietro una porta di legno. Che sua figlia si allontani da lui, insieme alla musica che, ovattata parte nell’altra sala.

“Sta’ tranquillo. Non è la prima volta che Jane passa un intero pomeriggio qui. A volte tuo fratello veniva a prenderla tardi e lei restava a giocare con Margaret. O ad osservare le ragazze più grandi, ammirandole.”

“Sembra che tu riesca a comprenderle, le bambine. Ci sai fare.” Osserva Damon.

“Sono cresciuta qui. Questa scuola di danza è la mia seconda casa e mi ricordo che quando io avevo quattro anni -‘io ne avevo già quattordici’ si ritrova a pensare Damon all’improvviso, prendendo coscienza della loro differenza di età- mi mettevo seduta con la schiena contro gli specchi e le gambe incrociate e guardavo incantata le ragazze più grandi danzare. È come imporsi un obiettivo. È voler diventare come loro e tutto questo, queste mura, diventano la scopo della tua vita.” la sua voce si riduce ad un sussurro.

Ma Damon è rimasto a bocca aperta lo stesso, perché poche volte nella sua vita ha visto negli occhi di una persona una tale passione da consumare fino all’interno delle ossa.

Rimane per un secondo, solo uno, a guardarla stupito. È bella Elena, bella davvero, ma non sono solo un paio di occhi profondi a colpirlo e a fargli smuovere qualcosa dentro, ma è il cuore di Elena a colpirlo.

“A cosa stai pensando?” gli domanda con occhi curiosi.

“Sto pensando al fatto che mi piacerebbe prendere un caffè con te. E se ti stai chiedendo perché… io non lo so. Ti sto invitando ad uscire per scoprilo.”

Elena abbassa lo sguardo e abbozza un sorriso.

“Dammi il tempo di cambiarmi e poi usciamo.”

Un quarto d’ora dopo, Damon ed Elena stanno sorseggiando caffè bollente nel bar a due isolati di distanza dalla scuola di danza. Lui ha preso un caffè nero e amaro. Lei dolce, con panna.

Lilian una volta gli disse che una persona si capisce come è fatta dal tipo di caffè che prende. Secondo questa teoria, Damon penserebbe che non è fatto per stare con Elena. Lui e lei sono completamente diversi. Eppure la sente, quella catenella che si sta formando anello per anello e va verso di lei. Si vuole legare a lei. Lui invece non vuole.

Si era ripromesso che l’unica donna della sua vita sarebbe stata Jane. Ma è sbucata fuori Elena. Elena e il suo sguardo impaurito, il suo sguardo dolce, il suo sguardo bellissimo. E si sono guadagnati la sua attenzione.

Ancora non vuole. Cancella dalla sua mente il desiderio che ha iniziato ad insinuarsi dentro di lui e che lo confonde.

La notte di Natale, quando con la sua famiglia è ritornato a casa Salvatore, ancora un po’, solo un po’, è rimasto a pensarla. Ha ricordato la morbida pelle della sua mano, quando accidentalmente l’ha sfiorata a cena. E adesso, mentre Elena sorseggia il suo caffè, lei abbozza un sorriso, nascosto dal bicchiere di cartone. Sorride perché lui gli parla di Jane. È l’unico argomento in comune che hanno trovato: le bambine.

Sono troppo diversi, pensa Damon. Lei è una ragazzina. Lui è un uomo troppo grande per lei.

Lei è piccola e cerca di essere grande. Lui è un uomo che vorrebbe tornare indietro nel tempo. Rivivere ogni momento con suo padre a pieno.

Lei è una ballerina. Lui non riesce nemmeno a stare in piedi da solo.

Si sente ancora così distante da lei, Damon. Si sono incontrati solo due volte. Eppure, nonostante tutte le differenze, nonostante questa Elena sia una completa sconosciuta, lui ha voglia di conoscerla. Ha voglia di tirarle fuori quel sorriso che riesce ad illuminarle anche lo sguardo. Quello sguardo che ha visto solo mentre lei balla. E quando l’ha vista ballare nella scuola di danza, prima, è riuscito a scorgere quella luce piena di passione.

Poi i loro discorsi sono cambiati. Quando l’argomento ”bambine” termina, lui osa e le chiede un argomento più delicato.

“Mia madre mi ha detto dei tuoi genitori. Mi dispiace.”

Damon la vede raggelare e nascondere metà volto nel cardigan di lana blu. Gli occhi si fanno terribilmente più tristi e lui prova un moto di dispiacere e si pente di averle detto quella frase.

“Scusa, non volevo toccare un tasto così dolente.”

La ragazza, seduta di fronte a lui, pare rianimarsi un po’ a quelle parole e scioglie l’intreccio venutosi a creare con le dita delle mani e i fili del cardigan. Le spalle, irrigiditesi un minuto prima, si rilassano e si riabbassano. Quasi sollevata di non dover parlare più della sua famiglia. Per un po’ restano in silenzio. Il tempo in cui Damon riesce a convincere Elena a pagare il conto per entrambi.

Quando si ritrovano sulla strada di ritorno per la scuola di danza, i passi dolorosi di Damon vengono fermati dalla flebile voce di Elena.

“Ero con loro in auto, quella notte. -si volta verso di lei e la trova con entrambe le sue mani sui gomiti.- Io non so nemmeno perché te lo sto dicendo. Non ho mai raccontato la mia esperienza a nessuno.”
“Non devi per forza raccontarmelo.”

“Ma io voglio raccontartelo.”

Damon si domanda come mai quella ragazzina si stia spingendo così tanto con lui. Forse lei sente le stesse cose che prova lui o forse è diversa da quello che credeva. Elena si volta verso un muretto basso e si avvicina per sedersi sopra. Damon la segue e mentre prova un sospiro di sollievo quando il dolore alla gamba diminuisce e il freddo della pietra supera la stoffa dei pantaloni neri.

“Era la sera del ballo invernale del liceo. I miei genitori mi vennero a prendere, nonostante l’ora tarda. Nei giorni precedenti c’era stata una vera e propria bufera di neve e la maggior parte delle strade erano ghiacciate. Vicino a Wickery Bridge, mio padre perse il controllo della macchina e per evitare di cadere nell’acqua, lui sterzò. L’auto si capovolse. Poi, l’unica cosa che mi ricordo è che mi svegliai in ospedale con una commozione celebrale e un braccio rotto. Zia Jenna era accanto a me e piangeva sconvolta. Loro due furono la prima cosa a cui pensai, ma quando le chiesi come stavano, lei non ebbe il coraggio di guardarmi negli occhi. Capii subito che non ce l’avevano fatta. Erano… morti. Tutti e due. Lui per aver sbattuto la testa troppo forte. Lei ricevette delle schegge di vetro nel torace che le andarono a perforare i polmoni.”

Damon sfiora la sua mano con quella di lei, questa volta volontariamente, e ignora quei brividi che, ne è sicuro, non sono causati dal freddo e prova a dirle ancora una volta che gli dispiace, ma non ci riesce. Qualcosa lo blocca. L’unica cosa che riesce a fare è quando lei caccia fuori delle lacrime e, senza pensarci, allunga le mani oltre le spalle e chiude le sue braccia in un abbraccio.

È istintivo. Le fa posare il capo su una sua spalla e le accarezza una guancia mentre lei si decide a rilassarsi e ad affidarsi a lui e non sono solo un paio di lacrime a scendere sul suo volto. Piccoli, quasi silenziosi singhiozzi arrivano alle sue orecchie.

“So che vuol dire perdere un genitore -le sussurra, provando a consolarla- ma perderli entrambi, mi sembra un dolore troppo grande per una ragazzina della tua età.”

Nessuno sa quanto tempo passa, forse è troppo, forse è troppo poco se si pensa che Damon ed Elena si incontrano per la seconda volta e già si sentono così uniti, così vicini. Hanno voglia di confidarsi, di parlare, di conoscersi l’un l’altra e di sentire ancora una volta quei brividi. Piccoli, leggeri, come piume che sfiorano la pelle, come lenzuola di seta che coprono la nudità di una donna e scivolano quando lei si muove nel sonno.

Brividi inspiegabili, quando le dita di Damon si muovono rassicuranti sui capelli di lei ed è lui a sentirsi strano. A sentire quel profumo così fresco di rose che in realtà stona con l’inverno e con la neve che alle sei di pomeriggio scende lenta e i piccoli fiocchi cadono e si posano. Sull’asfalto, sulla terra dei giardini, sulle guance di Elena. E si confondono con le lacrime salate. Raffreddano la pelle, che si screpola e si arrossa.

Damon le accarezza il volto e scaccia via ogni prova materiale del suo dolore. Elena solleva lo sguardo, inclina il volto verso di lui e sono così vicini da poter sentire l’alito caldo di lei infrangere l’aria fredda.

“Sarà meglio ritornare. Ti ammalerai così.” Le dice premuroso.

Percepisce qualcosa Damon, dal suo sguardo, ma non sa bene cosa, non ne è sicuro. Un po’ di tristezza è andata via. Giusto quel poco di dolore che ha liberato un posticino nel cuore e sembra riempirlo di gratitudine. Il desiderio di Damon è quello di occupare quel posto e non lo nega a nessuno.

Non nega che quella piccola donna sta già diventando così speciale.

Elena sorride e crede di esserne contento.

“Non fa niente. Tanto dopo vado a casa a piedi.”

“Ti accompagno io.” Si offre subito volontario.

Solo per vederla un altro po’.

E lei sorride ancora. Sorride anche lui. Sorride perché il suo cuore si è fatto improvvisamente più grande. Prende il suo bastone mentre lei si stacca definitivamente. Camminano l’uno accanto a l’altra. Presto la neve smette già di scendere, ma Damon non è intenzionato a ritirare la sua proposta. Elena Gilbert salirà sulla sua auto.

E non lo pensa solo perché la vuole. Ma perché ha quasi capito Damon, che sentirla vicina gli fa un po’ bene. Non se lo sarebbe mai immaginato, ma è così. Quei occhioni grandi e tristi hanno il bisogno di essere consolati. E che la gente non fraintenda. Damon è cambiato da quando lui, con la parola “consolare”, intendeva una notte di sesso con la ragazzina che era appena stata lasciata dal suo ragazzo. Adesso, Damon ha voglia veramente di sollevare le braccia e circondarle attorno al suo corpo esile di Elena, così come ha fatto prima, e lasciarla andare ad un pianto liberatorio. Farle scorrere via tutta la tristezza.

E come la tristezza va via, Damon vorrebbe conquistare una parte di lei come lei ha conquistato una sua parte. E gli abissi dell’anima non sembrano più così tanto profondi e lontani. Non sono più così irraggiungibili. Quella ragazzina è già riuscita ad entrare dentro di lui e involontariamente si è inginocchiata a terra per raccogliere ogni pezzo del suo cuore che negli anni passati si è frantumato. E riesce ad immaginarla così piccola, intenta a catturare con lo sguardo ogni pezzo rosso sangue che perde luce, che ha perso amore e che vuole solo ritornare a battere veloce.

Lui vorrebbe piegarsi, fermare quelle mani sporche delle sue lacrime e aiutarla nel suo intento ancora segreto. È inconsapevole Elena di quello che sta facendo, ma Damon invece se ne è già reso conto e non c’è immagine più lieta per lui se non vedere quella piccola donna essere in grado di fargli provare quella serenità che da tempo lui si era dimenticato di avere. Era abbandonata accanto alle foto e agli oggetti di suo padre, negli scatoloni della soffitta di casa sua.

Ma, impertinente e leggero, il cuore di Elena, nonostante i dolori e le sofferenze, ha avuto la forza di riscoprire un po’ di Damon, sepolto dalla polvere degli anni e dalla terra dell’Afghanistan, macchiata di sangue e pelli e ossa.

 A volte Damon si chiede che fine abbia fatto quella parte di lui che se ne fregava dei problemi della vita e delle conseguenze delle sue azioni. Un po’ gli manca quel Damon. Irresponsabile, troppo arrogante e ubriacone. Che si beccava una sgridata da parte del padre e un’occhiata eloquente dalla madre, mentre veniva sgridato e seguiva con la coda nell’occhio un più piccolo Stefan che mai al mondo si sarebbe perso una scena del genere.

Non c’è più quel Damon. È perso nei ricordi e legato a vecchi momenti della sua vita senza volersi staccare e rendersi conto che c’è un modo per ritornare, ma non l’ha ancora trovato.
Gli sembra essere di vetro e non riuscire più a lottare per se stesso.

“Si combatte per gli altri, Damon, non per se stessi.”  Gli disse una volta il suo compagno di brandina, quando era alla sua prima missione. Decise di rivelargli il segreto per essere un buon soldato. E lui era ancora troppo ingenuo per credergli , per capire cosa volesse dire.

“Se combatti per te stesso, allora puoi anche tornartene a casa domani mattina. Perché non hai scampo, amico.”

Dopo quei giorni, Damon Salvatore smise di essere egoista, e imparò con il passare del tempo cosa vuol dire lottare per gli altri e per il mondo. Decise di diventare un soldato per scappare via, ma non si rese conto che la scelta che fece lo avrebbe toccato così nel profondo e lo avrebbe reso un uomo migliore.

Ma adesso che la guerra non c’è più, per lui, il Damon buono e altruista che nel suo piccolo sognava di liberare il mondo, st morendo di noia. Il Damon vecchio, allora, sta facendo a pugni con quello nuovo. Gli urla contro che una ragazza così bella non deve farsela sfuggire, ma Elena non è solo bella. Elena è anche speciale. La sente come una scarica elettrica che lo colpisce e gli rizza i peli sulla nuca.
“È stato bello, passare questo tempo con te, Damon.”

“È stato bello anche per me.” Gli risponde con voce bassa e roca, mentre sprofonda negli occhi di lei e coglie un po’ di gratitudine.

Mentalmente Damon ringrazia anche lei, perché la noia in quei giorni si è fatta forte, pesante come l’afa estiva ed Elena è stata un venticello fresco e lieto.

Continua a seguirla con lo sguardo, finché la ragazzina non si chiude alla spalle la porta della scuola di danza e Damon resta fuori, solo per un po’, assaporando il vento gelido dell’inverno da poco iniziato. Si domanda se continuerà a far male il suo cuore, se solo alcuni riusciranno a salvarlo in pochi momenti.

Rovista con la mano libera nella tasca del suo pantalone e afferra il pacco di Rothmans rosse e un accendino anonimo. Non fumava dai tempi del liceo e quando era arruolato non poteva fumare. Ma quando qualche giorno fa si è ritrovato nel negozio di tabacchi per comprare un pacco di patatine a Jane, non ha trovato nessun motivo valido per non comprarle. Ed ha ripreso. Un paio di sigarette al giorno. Aspira il tabacco bruciato che gli brucia la gola e butta fuori il fumo vedendolo volare e salir sempre di più, seguito dal suo respiro che si condensa e si rende visibile tra il gelo dell’inverno.

Quando rientra, Jane è seduta sulle sedie con le sue amiche, già vestita per la lezione. I capelli neri e sciolti che le ricadono sulle spalle, fanno a pugni con il rosa confetto del body.

Accanto a lei una bambina paffuta e con gli occhiali e la piccola Margaret. Damon si ritrova a pensare che è uguale a sua sorella, se non fosse per quegli occhi così allegri.

“Signor Damon. Salve, Signor Damon!” esclama la bambina correndogli incontro, sorridendo.

Damon non si spiega di tanta felicità da parte della bambina nel vederlo, e lo stesso sguardo che ha sua figlia quando vede Elena, più o meno. Ha capito che qualcosa trama nelle loro testoline e ha capito anche cosa, all’incirca. E gli fa sorridere, che quelle due bambine siano capaci così tanto di fantasticare su di lui e sulla ragazzina. Almeno loro hanno la speranza nel cuore. Lui l’ha persa da così tanto tempo che gli sembra quasi impossibile, vedere un futuro con una donna. Ma se si parla di Elena -Damon ricorda che mai ha avuto voglia veramente di sposarsi, come non ce l’ha ora- l’immagine di una donna ideale è proprio lei.

“Salve, Margaret. Allora, come ci si sente ad avere cinque anni?”

La bambina arriccia il naso, stirando entrambe le labbra verso l’alto e mostrando all’uomo un bel sorriso. Intanto, la sua gamba gli sta chiedendo pietà, e si va a sedere, mentre segue con lo sguardo le due bambine.

“Mi sento grande. -Gli risponde la bambina, allargando le braccia.- Ma tu ed Elena siete usciti insieme, non è vero?” le domanda la bambina, visibilmente impaziente di conoscere la risposta.

“E chi te lo ha detto?”

“La mia sorellina non si allontana mai dalla scuola. Questa è la prima volta. Sei diventato il suo fidanzato?”

È speranzosa Margaret, mentre incrocia le braccia dietro la schiena e Damon ci metterebbe le mani sul fuoco, Jane si è allungata verso l’amica e probabilmente le sta stringendo le mani.

“No, piccolina. Non sono diventato il suo fidanzato, ma devi sapere una cosa: sei fortunata ad avere una sorella come lei.”

La bambina spegne il suo sorriso, ma Damon ha l’impressione che quelle due non si arrenderanno tanto facilmente.

“Ma ti innamorerai di lei un giorno? E lei si innamorerà di te?”

E prima che Damon possa rispondere, Elena interrompe ancora una volta le loro conversazioni,  proprio come due settimane prima, ma questa volta Damon risponde mentalmente alla risposta della bambina. Si innamorerà mai di Elena? Quando e se deciderà di ritornare a vivere come faceva un tempo, allora sì, si innamorerà di Elena.


 

§§§


 
Sente le voci di Margaret e Jane ridere dietro di lei, Elena.

Intanto lei si rannicchia su se stessa mentre la radio manda in onda “Carry on my wayward son” dei Kansas. L’auto azzurra di Damon procede non molto velocemente sulle strade di Mystic Falls e lei si lascia cullare ogni volta che le ruote avanzano su un dosso artificiale o finiscono su una buca. Ascolta la voce di Damon canticchiare il ritornello a bassa voce, e lei di conseguenza sorride.

È incredibilmente bello Damon, in ogni su cosa che fa. E in quel pomeriggio mentre lui ha bevuto il suo caffè, a schiena eretta, ignorando le occhiate incuriosite e compassionevoli dei passanti che notavano il suo bastone.  È bello anche adesso mentre osserva attento la strada e fischietta, mentre rivolge uno sguardo alla due pesti che giocano sui sedili posteriori, attraverso lo specchietto retrovisore, mentre a volte lei gira ad osservarlo più attentamente e scopre che anche lui le dona qualche sguardo furtivo, veloce e carico di un qualcosa che nemmeno lei si spiega.

Ha sentito qualcosa oggi, Elena. Lo ha sentito quando Damon le ha chiesto dei suoi genitori e lei ha deciso, senza averlo deciso veramente di sua spontanea volontà, che per una volta si sarebbe dovuta confidare con qualcuno. Non sa… non crede di esserne sicura…

Oggi quando lo ha visto dopo circa due settimane, si è resa conto dell’importanza del consiglio che le sue amiche le hanno dato e per un po’ aveva deciso di accettarlo, ma quando si è trovata due occhi talmente azzurri da volerla scrutare a fondo, lei ha deciso di lasciare che sia lui a condurre i giochi.

Ecco perché non ha insistito tanto quando le ha chiesto di accompagnarla, ecco perché quando si accorge di essere osservata lei non distoglie lo sguardo. Perché chiunque sia in grado di placare i demoni di Elena anche solo con un abbraccio, è il benvenuto nella sua vita.

E questo invece lo ha capito. Damon all’improvviso si è fatto più importante. È come se Elena stesse riprendendo a respirare. A iniziare un’altra volta a bere, ma a piccoli sorsi. Percepisce ogni sguardo di Damon, ogni sua parola trapassarle l’anima come se fosse una ventata d’aria fresca.

Non osa dire cosa è, o cosa potrebbe essere, quel qualcosa che c’è tra lei e Damon. Perché qualcosa è appena nato. Lo sente sotto pelle, scorrere quasi senza pietà quel qualcosa.

Qualcosa. Chissà poi che cos’è?

“Non lo devi sposare di certo. Mettiti un’altra volta in gioco. Flirta, ridi, scherza. Fa’ in modo che ti inviti a cena.”

Le parole di Caroline questa mattina sono state abbastanza chiare, ma Elena non saprebbe che dire, che fare. Come si flirta con un uomo? Come fai a fargli capire che gli interessi?

Lei cerca di ragionarci il più velocemente possibile, ma tutto il tempo del mondo non le basta per arrivarci. Un battito di ciglia e l’auto di Damon già parcheggia davanti casa sua. La prima a scendere è Margaret, che saluta Jane agitando la manina. Elena tentenna insicura prima aprire lo sportello e aspetta prima di parlare a Damon. Si alza ed esce e quando l’aria gelida tipica delle sere invernali le colpisce il volto, lei si volta e si abbassa, catturando un’altra volta l’attenzione di Damon, che stupito le rivolge uno sguardo azzurro luminoso.

“Ti ringrazio per… quello che hai fatto oggi.”

“Non ti preoccupare, ragazzina.”

“È che… posso incontrarti un’altra volta? Parlarti un’altra volta. Magari domani?”

Sorpreso, Damon la guarda con stupore e socchiude leggermente le labbra. Resta qualche secondo in silenzio, ma alla fine è velocissimo il tempo che ci mette a risponderle e ad accettare la sua richiesta.

“Un caffè domani mattina va bene. Ti passo a prendere alle dieci.”

E lei non ha nemmeno il tempo di rispondere, di dirgli che è d’accordo. Sente solo il cuore batterle più forte con la stessa velocità dell’auto che aumenta sempre di più la distanza tra loro due. E il nome di Damon viaggia ancora un po’ nella sua mente e continuerà a farlo per tutta la serata.

Grazie anche a Margaret che non appena entra in casa, corre verso Jenna e le spiffera tutto.

Si arrampica faticosamente sullo sgabello alto della penisola della cucina, dopo aver abbandonato lo zainetto di danza e il giacchettino. Saluta sia Alaric, che Jenna con un bacio (Jeremy ha il turno serale al Mystic Grill) e afferra la forchetta per iniziare a mangiare il roast beef che  Alaric ha cucinato.

Non concede nemmeno il tempo alla sorella maggiore di raggiungere la tavola e di salutare tutti gli altri.

“Zia, lo sai che Elena domani ha un appuntamento?”

E tutti gli occhi increduli della casa sono dedicati a lei, mentre interrompono ogni cosa che stanno facendo. Alaric e Jenna sono rimasti con le forchette a mezz’aria e le labbra socchiuse, ma i loro sguardi sono rivolti a lei.

“Tesoro. È una bella notizia. Con chi?”

“Con il papà di Jane” si mette ancora una volta tra i piedi la piccola Margaret mentre guarda felice la zia che ha posto la domanda. Non sa del guaio che ha combinato.

Infondo Margaret non potrebbe mai capire che la differenza di età che c’è tra Elena e Damon possa essere un problema. Infatti, è un problema. Continua a ripetersi Elena. Ma una parte molto profonda di lei sa che c’è dell’altro, oltra alla differenza di età. Margaret tutto questo non riesce a vederlo. È piccola per tutte questa cose, ma proprio per questa ragione lei ha tanta voglia di giocare a cupido con la sua migliore amica. È anche sfidare il destino, cercare di far mettere insieme due persone. L’idea non è stata sua, è stata di Jane, ma lei da tanto tempo voleva che la sorella fosse felice. Non per forza con qualcuno, ma il suo piccolo cuore romantico da bambina di cinque anni non fa altro che idealizzare una probabile relazione trai due.

“Con Damon?” questa volta è Alaric a prendere la parola. E il suo tono di voce non è solo sorpreso. È anche preoccupato.

“Sì, con Damon. Ma non è un vero appuntamento. Andiamo a prendere un caffè domani mattina.”

Abbassa lo sguardo imbarazzata, mentre le sue gote si imporporano per l’ennesima volta durante la giornata. Ha perso l’appetito -non che l’abbia mai avuto- e posa la forchetta, chiedendosi se ha fatto bene a chiedergli di uscire. Se non sia stata troppo frettolosa. E se lei, involontariamente, l’avesse obbligato ad accettare di uscire, in un modo o nell’altro? Di certo non può chiedere conferma alla sua sorellina, che era l’unica persona presente.

“È solo che…”

“È solo che cosa?” le chiede dolcemente Jenna.

“È solo che lui è stato molto gentile con me oggi e io voglio fare qualcosa per ringraziarlo”

“Ma non è da te, chiedere ad un ragazzo di uscire.”

“Dite che ho sbagliato?” domanda loro ansiosa.

“No, non hai sbagliato -la rassicura Alaric, posandole una mano sulla spalla- ci hai solo colto un po’ di sorpresa. Non immaginavo che Damon ti fosse simpatico e poi… ha la nostra età.” Finisce la frase un po’ perplesso rendendosi conto di quello che ha detto.

Sì, Elena ha fatto bene i conti. Damon ha la stessa età di Jenna e Alaric, ma per una volta ha voluto ignorare la sua coscienza morale e ha dato ascolto a quel diavoletto tentatore che è la sua amica Caroline.

“Non dovete preoccuparvi per quello. Io non ho intenzione di andare troppo oltre. Alla fine non lo conosco nemmeno, Damon.”

Ma gli ha chiesto di uscire per conoscerlo meglio e lui già conosce una parte di lei molto intima.

Elena ripensa a tutto quello che ha detto oggi a Damon e per un attimo si imbarazza. Perché nemmeno alle sue amiche ha ripetuto quello che è successo, nemmeno a Jenna. La polizia ha provveduto a farlo al posto suo. Lei si è rinchiusa in un silenzio religioso, ma quando si è confidata con quell’uomo ha sentito una della tante porte del suo cuore aprirsi e liberare un po’ di angoscia. Se Elena avesse saputo che sarebbe stato così, si sarebbe confidata con qualcuno prima. Ma quest’oggi è stato diverso. Con gli altri non è mai accaduto di volersi spingere a tanto. E alla fine non lo ha mai fatto, nonostante siano persone che conosce da una vita. Però con Damon tutto è stato diverso. Le parole sono uscite senza preavviso ed Elena finalmente ci è riuscita.

Dopo un anno.

Ma quante porte devono aprirsi al suo cuore? Ancora tante?

Chissà quanto tempo passerà ancora e ancora. E perché no? Se Damon in dieci giorni è riuscito a farla stare un po’ meglio, rispetto a un anno di chiusura in se stessa, lei ne vuole approfittare. Vuole vedere quanto la presenza di Damon possa spingerla oltre. O possa renderla l’Elena dei vecchi tempi.

“Io non sono preoccupato.” Sbuffa Alaric, alzando gli occhi al cielo e borbottando qualcosa sul non essere ansioso.

“No, non sei preoccupato. -è sarcastica zia Jenna, mentre ride sotto i baffi alle spalle del suo compagno- Ti stai solo comportando come una papà geloso.”

Elena sorride anche e un po’ si sente leggera perché ridere le fa bene. Ridere con le persone della sua famiglia la rende quella ragazzina di un tempo.

“Ripeto: non sono preoccupato. Sono solo rimasto sorpreso della notizia. Damon Salvatore resta Damon Salvatore e io lo conosco dai tempi del liceo. So come si comporta con il genere femminile. È un donnaiolo.”

Ripensando alla giornata, Elena ripensa al comportamento di Damon e lui non corrisponde alla voce donnaiolo. Per niente. Anzi, è stato molto dolce. È stato molto sensibile. Non uno che pensava solo a quella cosa.

Si rifà più pensierosa. E Alaric nel vedere il cambio di espressione cerca di rimediare a quello che ha detto.

“Ma comportarsi così era normale per un diciottenne. Dopo tutti questi anni sarà sicuramente cambiato.”

“Sì. È stato in guerra. Molte persone maturano lì.” Afferma Jenna, riprendendo a mangiare e continuando a parlare di Damon per tutta la serata con Alaric.

Ritornano indietro nel tempo con i ricordi mentre Elena rimane muta ad ascoltare le loro bravate da ragazzi e sebbene Damon sia rimasto un argomento da trattare a tavola, Elena ancora non vuole tanto parlare di lui e di quello che sente su di lui con sua zia ed il suo fidanzato. Resta ad ascoltare loro senza  intervenire, senza ridere su vecchie battute o su vecchie cretinate. Sinceramente, è incantata. Perché immagina un giovane Damon bighellonare e marinare la scuola. Rubare una bottiglia di Bourbon dallo studio del padre e ubriacarsi con Alaric.

Ed è un po’ come se fosse lì. Forse c’era veramente ma era troppo piccola per ricordare.

“Alla fine qualche volta lo hai incontrato. Spesso lui e Alaric venivano a casa mia e di mia madre quando erano ragazzi e tu avevi circa sette o otto anni e con Jeremy venivate a trovare la nonna.”

Quindi aveva ragione. Quando era piccola aveva già incontrato Damon. Ma era troppo piccola per interessarsi ad un ragazzo appena maggiorenne che pensava a divertirsi con gli amici.

“Però non vi siete mai parlati. Alla fine tu eri una bambina e lui un ragazzo. Oh Cielo, e adesso uscite insieme. Non lo trovi un po’ strano, Alaric?”

“Solo un po’? Tesoro, Damon ha la nostra età e noi ci stiamo per sposare!”

“Ok! -li interrompe Elena- capisco che voi due non approviate, ma dovete essere tranquilli. Io non voglio provarci con Damon. È solo un’uscita amichevole che faremo di mattina. Nulla di più.” ma anche nulla di meno. Ripete a se stessa, ancora convinta che Damon sia comunque una persona speciale. Diversa dalle altre.

Finito di mangiare, Elena prende in braccio la piccola Margaret che si sta per addormentare e la conduce nella sua cameretta per metterla a letto. La bambina corre in bagno per lavarsi i denti e per mettersi il pigiama. Quando ritorna, Elena l’attende seduta sul suo letto e lei le corre incontro, tuffandosi tra le sue braccia. La copre con le pesanti coperte e le dà un bacio sulla fronte, sentendola prima ridere e poi sbadigliare.

“Domani voglio scegliere con te cosa ti metterai.”

“Ancora? Non è una cosa molto importante e poi tu devi andare a scuola, no?”

“Uffi! Non posso restare a casa almeno domani? Devi vestirti bene per il tuo primo appuntamento, altrimenti il papà di Jane non potrà darti un bacio dopo.”

“Ehi! -arrossisce Elena, rimanendo stupita della sfacciataggine della sorellina- Chi ti ha detto queste cose? Chi te le ha insegnate?”

“Caroline!”

Ovviamente.

Sbuffa mentalmente Elena, appuntandosi che sua sorella non rivedrà la sua migliore amica per tanto tempo.

Scuote la testa divertita dalla situazione, ma forse anche un po’ agitata. Perché tutto questo parlare di Damon e della sua uscita con lui l’hanno messa sotto i riflettori e lei non è più abituata a stare così al centro dell’attenzione. Tutti che parlano di lei, contenti, e non compassionevoli verso di lei. Le progettano ogni momento come se fosse il più importante, come se fosse quello decisivo per il resto della sua vita.

“Adesso dormi. E domani andrai a scuola.”

La bambina mette un piccolo broncio ma non resiste ai baci della sorella che continua a dargli la buonanotte. Resta con lei fino a quando non vede le palpebre di Margaret farsi pesanti e gli occhi chiudersi definitivamente. Accende la lampadina azzurrina, perché sa che la sorella ha paura del buio e non vuole vederla piangere ogni notte.

Quando arriva in camera sua, Elena si ritrova a fissare continuamente l’armadio. Decide di aprirlo e forse sì, trovare un abbigliamento carino per il giorno dopo non sarebbe affatto male.






 
Note:Salveeee!
Lo so, è un ritardo assurdo e per questo non smetterò di chiedervi scusa, ma mi sto addentrando nel mese della maturità e oltre ad essere tesa adesso si direbbe che io abbia fifa (fifa, Potter? Ora la smetto...). Ragion per cui il mese prossimo, ovvero giugno (Captain Ovvio), non mi dedicherò per niente alla stesura del capitolo o se scriverò, scriverò pochissimo. Chiedo perdono e se volete uccidermi prima, be' fatelo così mi salto gli esami definitivamente.
Passiamo al capitolo, che spero sia stato decente.
Spero di essermi staccato almeno un po' dalla nota depressiva che aveva già preso la storia nella prima scena. Trovo che Caroline sia una ventata di aria fresca che alleggerisce il tutto e crea soprattutto delle scene abbastanza comiche o divertenti, almeno. E' lei che prende la parola e dice ad Elena di buttarsi con Damon. Di mettersi nuovamente in gioco e la mia Beta (heydrarry ti ringrazio ancora per avere pazienza con me) ha detto che "Caroline e Bonnie shippano Delena come non mai". Vedremo, vedremo. Loro ancora non conoscono Damon, ma in un certo sento sono già grate a lui per aver acceso una piccola luce negli occhi di Elena. Nel testo non l'ho specificato troppo, perché comunque siamo ancora al secondo capitolo ed è presto. Non voglio anticipare le cose, ma alla fine si capirà come le due vedranno la possibile futura relazione tra Damon ed Elena.
BTW, mentre Elena si lascia trasportare dalle parole delle sue amiche, in questo capitolo ho voluto tralasciare i problemi attuali di Elena (cioè il suo distaccarsi troppo dalla realtà) per proporvi un po' della sua medicina: la danza. E' un po' un rischio questa storia, ma ci tengo troppo per non rischiare. La danza è molto importante per Elena e anche Damon l'ha notato in un certo senso. Ha capito quanto la danza possa farle bene.
Arriviamo quindi al nucleo della storia. Damon ed Elena (ma davvero?) Lo so è un po' strano perché si cercano già, ma entrambi pensano che sia troppo presto e quindi ci vanno con i piedi di piombo. Elena ci tiene a non specificare con Alaric e Jenna che il loro non sarà un appuntamento. Ma quando si ritrova nella sua camera da sola decide di scegliere un abbigliamento carino...
Ma quanto sono belle Jane e Margaret. Vorrei averle qui davanti a me in carne ed ossa e strapazzarle di baci!
Un bacio grandissimo a tutte voi che spero mi sopporterete e pazienterete per la mia snervante lentezza.
Mia
ps. il capitolo è un po' più corto rispetto al primo, ma se avessi voluto farlo più lungo avrei già dovuto parlare dell'appuntamento!
Ringrazio la mia speciale Beta
heydrarry (la mia fangirl preferita) e anche Horse_,eli_s, Bea_01, Em_, _Dobreva16, katherina23, NikkiSomerhalder, Elle_Ls per aver recensito lo scorso capitolo e chi ha messo la storia tra le preferite, ricordare e seguite.
   
 
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