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Autore: elev    02/06/2015    5 recensioni
“È il 24 settembre, sono Liz Parker e cinque giorni fa sono morta. Ma poi mi è accaduta una cosa fantastica: ho cominciato a vivere.”
Vi ricordate la sparatoria al Crash Down? È stata davvero un incidente? Chi è l’uomo che ha sparato? Cosa succederebbe se Liz, Maria, Michael, Max e Isabel cominciassero ad indagare? Sarebbero in pericolo? Max e Liz riusciranno davvero a stare insieme?
Le risposte a queste domande qui, in questa piccola ff. I fatti si svolgono sulla base della prima stagione (post 1x08 “Heat Wave”), in modo diverso, senza River Dog. Alcuni eventi ripresi dalla serie Tv originale ma non in ordine cronologico.
Questa ff è stata scritta per pura passione.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liz Parker, Maria De Luca, Max Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte 1

 

 

"FLASHBACK al 19 settembre, Crash Down:

TURISTA: “Signorina, mi scusi se glielo chiedo ma… qualche membro della sua famiglia ha testimonianze riguardo l’incidente dell’UFO?”

LIZ: “Uhm, forse dovrei mostrarvi questa…”

(Liz estrae una fotografia sbiadita in bianco e nero raffigurante il corpo di un marziano, Maria la guarda e scuote la testa e con la caraffa del caffè in mano raggiunge un tavolo dove due uomini che stanno discutendo.)

MARIA: Ancora caffè?

Uomo#1: No, vattene!

LIZ: Mia nonna scattò questa fotografia sul punto dell’impatto prima che il governo facesse sparire tutte le prove…

Jennifer (turista #2): Chi altro è a conoscenza dell’esistenza di questa immagine?

LIZ: lo so io ed ora anche voi….

Jennifer: Woah!

LIZ: torno subito da voi, non mostratela a nessuno, mi raccomando!

Jennifer (turista#2): No....

(Liz e Maria si dirigono verso il bancone)

MARIA: Che truffatrice che sei! Oh, e Max Evans ti sta fissando di nuovo.

LIZ: Non fare congetture, Maria! È solo una tua invenzione!

[Liz rivolge lo sguardo verso Max seduto ad un tavolo in fondo al locale con Michael. Max alza gli occhi, la guarda velocemente e riabbassa lo sguardo.]

LIZ: Max Evans? Quello con quelle fossette… no…!.

MARIA: e con quegli occhi dolci ?!.

LIZ: Maria!!

LIZ: Anche se fosse io esco con Kyle! Kyle è leale, mi apprezza e….

MARIA: sembra che stai parlando di un barboncino!

(al tavolo la lite aumenta e uno dei due uomini estrae la pistola)

MARIA: Liz!!

(tutti i presenti si buttano a terra tranne Liz che cade a terra raggiunta da un proiettile)

MARIA: Liz......

[Max vede Liz a terra e corre da lei per aiutarla,

Michael tenta di fermarlo)

MAX: Lasciami!

MICHAEL: Max, che cosa vuoi fare?

MAX: [a Maria]: Chiama un’ambulanza!

[Max apre la divisa di Liz, il sangue esce abbondante dal ventre]

MAX: Andrà tutto bene…

Jennifer (Turista #2): Oh mio dio!

MICHAEL: andate via!

MAX: Liz, LIZ! Devi guardarmi ora, Liz, guardami!

[Liz apre lentamente gli occhi e lo guarda. Lui posa una mano sulla ferita e la guarisce]

MAX: Ora è tutto a posto, stai bene.

MICHAEL: Dammi le chiavi, Max!

[Max gli lancia le chiavi della Jeep, rompe una bottiglia di Ketchup e la versa sul ventre di Liz]

MAX: Hai rotto una bottiglia di Ketchup quando sei caduta a terra. Non dire niente a nessuno, ti prego!”

 

***

 

 


 

"Liz, ci sei?"

La ragazza chiuse il diario, lo posò sul bracciolo della sedia, si affacciò al terrazzo e sorrise.

“Ciao!”, Disse dolcemente.

“Disturbo?”

“Affatto, sali!” Lo invitò raggiante.

Si erano visti poche volte fuori dalla scuola prima della sparatoria al Crash Down[1], quando Max Evans l’aveva salvata da morte certa. Le cose erano cambiate velocemente e ora anche lei, l’insospettabile sedicenne Liz Parker, comune studentessa di Roswell New Mexico, aveva un segreto da nascondere.

Qualche giorno dopo la sparatoria, sul ventre di Liz era apparsa una strana impronta argentata che - benché fosse sparita qualche tempo dopo- Kyle Valenti, il capitano della squadra di football della scuola, aveva casualmente fatto a tempo a scoprire una sera che aveva riaccompagnato a casa la ragazza. Prima che la presenza di quel Max Evans scombinasse i suoi piani e prima che il comportamento di Liz nei suoi confronti era cominciato a cambiare. A Kyle, Evans, non era mai piaciuto e ora che per colpa sua Liz lo aveva mollato, avrebbe volentieri evitato di incontrarlo anche solo per caso nei corridoi della scuola. Da quando suo padre aveva iniziato ad indagare su alcune fotografie che raffiguravano il cadavere di un uomo morto nel 1969 marchiato con l’impronta argentata di una mano all’altezza del cuore, aveva cominciato a stargli alla larga come gli aveva raccomandato suo padre benché preoccupato per l’incolumità di Liz.

I sospetti dello sceriffo su ciò che era successo durante la sparatoria e subito dopo, l’aveva portato ad interrogare tutti gli studenti della West Roswell presenti al Crash Down quella mattina. Max e Michael, d'altronde erano stati visti da alcuni turisti uscire dal locale e partire con la Jeep. Il fronte comune delle versioni raccontate a Valenti li aveva, in un certo senso, uniti tacitamente. Una forza magnetica aveva cominciato ad attrarla verso quel ragazzo così enigmatico malgrado quella sera al Crash Festival[2], l’avesse avvertita che “erano diversi” e che pur avendo tanto desiderato che ci fosse qualcosa in più tra di loro, non avrebbero mai potuto mettersi insieme. La loro amicizia, in bilico sul precipizio di un’ardente e nascosta passione a cui nessuno dei due avrebbe potuto cedere, li aveva portati a frequentarsi più spesso. Che fosse per una bibita al Crash Down dopo la scuola quando Liz e Maria erano di turno oppure per qualche ricerca sul loro passato “particolare”. Da qualche giorno, ogni incontro casuale dopo gli incidenti della festa alla vecchia fabbrica di sapone, le provocava una strana sensazione alla bocca dello stomaco facendola sentire eccitata e preoccupata ma allo stesso momento felice. Le visite serali di Max sul terrazzo, ogni volta che doveva parlarle di qualche cosa di importante la rendevano particolarmente appagata. Questa era una di quelle occasioni.

Max la raggiunse velocemente salendo la piccola scala anti incendio.

“Sei un fulmine…”

“E che ci vuole?”. Liz lo trascinò per un braccio controllando la finestra della sua stanza “puoi rimanere solo pochi minuti…”

“Senti… io volevo… volevo dirti che ho pensato a lungo all’altra sera…”

“Anch’io” rispose Liz sognante.

“Quando ho visto lo sceriffo trascinarti via per interrogarti mi sono sentito morire! Il fatto di conoscermi ti ha incasinato la vita…” Max la fissò con espressione colpevole.

“No, al contrario!” Rispose la ragazza con decisione.

“Ne sei proprio sicura?”

“Sicurissima!” Sorrise.

“Allora vado...”

Liz si rabbuiò improvvisamente. “Perché?”

“Perché se non andassi le cose cambierebbero...”

“Cambiare come?...” Chiese incuriosita la ragazza sorridendo a due centimetri dal viso del ragazzo.

“Dovrei toccarti i capelli che sono cosi morbidi”, disse spostandole una ciocca dietro l’orecchio. “Dovrei dirti che non mi importa dove andremo a finire perché sarò con te...”

“...nient'altro?”

“Dovrei fare questo....” Max annullò la distanza e la baciò timidamente per poi staccarsi subito dopo.

Liz sorrise, tirò a sé il ragazzo con decisione aggrappandosi alla t-shirt e rispose al tocco prendendogli le labbra tra le sue in un bacio appassionato. Lui la abbracciò stretta carezzandole le spalle con i palmi delle mani mentre le labbra si schiudevano alla scoperta di una nuova, sconosciuta e pericolosa passione. Liz si inebriò di quel calore meraviglioso a cui non avrebbe mai più voluto rinunciare.

 

 

****

 

 

“Liz ti senti bene?” Chiese Maria all’amica. La fissava mentre puliva il bancone ininterrottamente da mezz’ora. Ormai l’acciaio era diventato uno specchio.

“Uh huh”, rispose l’altra con lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé stringendo lo strofinaccio.

“Pronto?! Terra chiama Liz!” Insisté Maria inarcando un sopracciglio. “Liz, quella macchia ormai è pulita! Mi vuoi dire che succed…”

La campanella della cucina la richiamò all’ordine interrompendo la conversazione, se tale si poteva definire. Maria De Luca abbandonò momentaneamente Liz incantata e si diresse, scuotendo la testa, verso la cucina.

La ragazza si sporse verso l’interno. Michael, con grembiule e bandana si passò il braccio sulla fronte “stupida griglia!” Inveì. Poi, con un gesto della mano “modificò la struttura molecolare[3]” (era così che amava definire il suo potere) dell’Hamburger bruciacchiato facendolo tornare normale.

“Ehi! Che cavolo stai facendo?!” Esclamò Maria afferrando il piatto pronto. Michael, che fino a quel momento era rimasto girato di spalle, si voltò con un’ espressione sfrontata, la fissò per un istante ed esclamò “cuocio gli hamburger non vedi?”

“Hu huh, non hai ancora imparato a non bruciarli a quanto vedo!”. Maria lo rimproverò agitando il dito verso la griglia su cui dei nuovi pezzi di carne stavano anch’essi per incenerire. “Non puoi continuare a rimediare i tuoi pasticci usando i tuoi poteri.”

“Ah sì? E chi lo dice?”

“Te lo dico io!” Lo zittì la bionda avvicinandosi minacciosamente a lui con il viso. “Michael, hai messo di nuovo la maionese sugli “anelli di saturno[4]” che avevo ordinato senza! Muoviti ragazzo dello spazio, le ordinazioni aumentano e i clienti aspettano!”

“Cerchi di nuovo di farmi diventare perfetto stile “Max-mister-responsabilità”? Perché non esci con lui visto che ti piace tanto?” Michael abbassò lo sguardo incontrando gli occhi della ragazza ormai ridotti ad una fessura.

“Non sto cercando di farti diventare…oh, al diavolo!” Maria alzò le mani al cielo “Mi farai impazzire…”

“Oh sì…stasera da te? Potremmo riprendere il discorso di oggi nella stanza dei cancellini…” Chiese Michael con un sorrisetto soddisfatto e le braccia incrociate al petto.

“Chiudi la bocca!”

“Sei tu che insisti sempre con questa storia del dialogo…”, protestò il ragazzo.

“E comunque non ti ho ancora perdonato per aver baciato quella C—“ il nome le morì in gola.

“Se non l’avessi fatto non avremmo scoperto che era una skin[5]!”

“Non mi interessa!” Urlò Maria arrabbiata, “sei stato con lei, Michael!”

“Ti ho già spiegato com’è andata, cosa vuoi ancora?! I fiori e il bagno schiuma in regalo? Beh scordatelo Maria! Non diventerò un romantico principe azzurro perfettino come Max!”

“Chiudi il becco cretino, e torna al lavoro!”

“Max non è un perfettino!” La voce di Liz precedette la sua comparsa sullo stipite della porta. “Volete piantarla di criticarlo voi due?” Aggiunse poi, concentrandosi per rimanere seria abbastanza da sembrare offesa. “Lui è…”, gli occhi sognanti e lucidi la tradirono. Pensare a Max la trasformava automaticamente in una versione di sé raggiante e luminosa di luce propria.
“Sì lo sappiamo… Max è Max”, dissero in coro Maria e Michael. “E comunque Miss Parker noi due dobbiamo parlare, tu non sei normale!”
“Maria! Io non mi sento affatto normale!” Affermò la Parker con un grande sorriso. Maria trascinò Liz per il grembiule fuori dalla cucina “Ok, ok, è stato il bacio del secolo ma ci sono trenta clienti che aspettano là fuori e prima che tu muoia per autocombustione perché non sei con lui a fare… altri esperimenti sulle tue visioni cosmiche, ho bisogno di te per servire, non puoi abbandonarmi!”

“Io credo invece che dovrebbero andare avanti per scoprire di più…” Disse Michael ancora affacciato alla finestrella con entrambe le braccia appoggiate sul davanzale.
“Ancora tu?” Maria, scocciata, si voltò e fissò quelle braccia muscolose arrossendo per un attimo.
“I- io non credo che…” rispose Liz imbarazzata e le guance le si colorano di rosso porpora.
“Tranquilla, amica” ribadì Michael serafico, “gliene ho già parlato stamattina, dopo che sono venuto a sapere di quei flash sul punto d’impatto!”
“Michael!”, Maria lo fulminò con lo sguardo.
“No, Liz tu non farai nulla, ti prego!” Implorò l’amica scuotendola per le spalle con entrambe le mani.
“E dai! È un esperimento scientifico no? Vi presto il mio appartamento e…”, ammiccò Michael dietro di lei.
“Ah ecco spiegato perché volevi venire a casa mia, vero Michael?”, Ridacchiò Maria.

“I- io devo andare, i clienti….” Liz fu improvvisamente invasa da una incontrollabile sensazione di calore. Di immenso calore. Si precipitò a grandi passi fuori dalla cucina servendo più “anelli di saturno” ed “esplosioni aliene” in quella mezz’ora che durante tutta la giornata e cercando di dimenticare i discorsi di poco prima e soprattutto il volto di Max che s’illuminava quando entrava nel locale e la notava da lontano.

***

Era quasi sera quando le scorte di frutta per i frullati finirono e Liz entrò nel magazzino sul retro del Crash Down. Due minuti dopo uscì all’indietro tenendosi aperta la porta con una spalla. Fu in quel momento che urtò contro qualcosa o meglio qualcuno. La frutta le cadde a terra e fu invasa di nuovo da quella strana sensazione che provava quando era con… “Max!! I-io facevo soltanto scorta di…” Liz si inginocchiò a terra cercando di raccogliere i frutti più velocemente possibile.

“Tutto bene?”
“C-certo, perché?”, Rispose la ragazza stringendo più forte la bacinella tra le braccia e cercando di evitare quegli occhi magnetici che la fissavano sorpresi.
“Spero non sia colpa mia, insomma…ti ho spaventata?!” Chiese il ragazzo con voce dolce ma preoccupata.
“N-no… Max che dici! Sono io che… oggi sono un vero disastro”, si rialzò e Max le porse l’ultima fragola sfiorandole leggermente le dita. Liz deglutì.
“C-che cosa c’è Max? In definitiva… perché sei qui?”
“Uhm n-noi non abbiamo più parlato dopo… dopo quella sera sul terrazzo quando…” “Ci siamo baciati?” Liz completò la frase fermandosi in piedi di fronte a lui. “Max!”, sorrise “Non ti preoccupare, io sto bene!”
“Beh allora… ne sono felice”, Max sorrise leggermente poi tornò serio. Lei sollevò lo sguardo: lui la stava guardando con un’ intensità tale da farle accelerare i battiti del cuore.
“Ci sarebbe dell’altro…”
“R-Riguarda quello che ho visto quando mi hai salvata al crash down quel giorno e l’altra sera quando ci siamo baciati vero?” Chiese titubante.
“Liz, sei sicura di volerlo sapere…?”
“Certo! Ma è una cosa normale che io veda certe cose… quando…”
“Quando ci baciamo?” Max la guardò imbarazzato. Liz annuì impercettibilmente.

Liz, io non leggo nel pensiero, ma quando ti ho guarita quel giorno ho stabilito un collegamento con te e mi è apparsa una sequenza di immagini... prima mi è apparso il tuo viso, poi tu con quel vestito con le conchiglie e ho capito cosa provavi.”

“Quel… quel vestito lo mettevo veramente, l’avevo completamente dimenticato! Ommioddio! Max, ma è terrificante! Mia madre insisteva per farmelo indossare e…”
“Eri così piccola e… tu te ne vergognavi vero?” Concluse Max teneramente.
“È stato il giorno più imbarazzante della mia vita fino a questo momento…” strillò Liz coprendosi gli occhi con le mani.
“Senti Liz, io… io…non ci ho mai provato prima, ma... forse posso invertire il collegamento, e così tu vedrai me, sentirai i miei pensieri.
Ora devo toccarti...
Rilassati, e cerca di liberare la mente.”

Max posò delicatamente i palmi delle mani sulle tempie della ragazza e la guardò intensamente negli occhi. Poco dopo Liz si sentì avvolgere da un fascio splendente di luce in cui le apparve un cielo stellato, poi la stessa meravigliosa galassia violacea che le era apparsa quando si erano baciati la prima volta. Si avvicinò ad essa e le comparve il viso di un bambino, quello che probabilmente poteva essere lui quando lei l’aveva conosciuto in terza elementare. Ora lo riconobbe. La stava osservando mentre rideva insieme alla sua amica Maria davanti alla scuola. In seguito i suoi timidi sguardi mentre la osservava da lontano, la sua espressione sconvolta mentre la notava a terra in una pozza di sangue e poi il calore della sua mano che la riportava in vita quel giorno al Crash Down. Riusciva a sentire tutto quello che lui stava provando... a percepire la sua solitudine...per la prima volta vide chi era realmente Max Evans, e vide sé stessa come lui la vedeva…e la cosa più sorprendente era che ai suoi occhi era... bellissima.

“Ha funzionato?”
Liz inspirò profondamente ma l’aria quasi le bruciò i polmoni, annuì sconvolta e incantata. Gli occhi lucidi di lacrime tradirono la sua commozione. Era entrata nel suo cuore.
“Scusami… ti senti bene? Dovevo chiederti una cosa Liz, ma… forse è meglio che io vada….”, si diresse verso l’uscita del magazzino.
“NO!” Esclamò d’improvviso, con voce arrochita… “ehm cosa dovevi chiedermi Max…?” Disse in un soffio… avvicinandosi e posando una mano sopra alla sua appoggiata sulla maniglia della porta.
“Liz…io… io non so se sia veramente la cosa giusta ma… Michael e Isabel dicono che dovremmo andare avanti per scoprire di più su questi flash, insomma magari potremmo vedere qualcosa in più…e scoprire qualche cosa del posto da cui proveniamo.”
“Michael e Isabel?! E tu Max? Tu cosa pensi?”
“Io… Liz non posso chiederti tutto questo!”
“È importante per te Max. Mi fido di te.”
“Non faremo niente senza deciderlo insieme!” Gli occhi ambrati di Max, prima bassi, si posarono nuovamente sulle sue labbra rosee facendola arrossire leggermente.
“Max…” mormorò Liz stringendo ancor più la mano del ragazzo sotto la sua. L’intensità del suo sguardo su di lei le provocò di nuovo quella strana sensazione di vuoto sotto i piedi e un buco nello stomaco. Sbatté le ciglia per un momento e scosse la testa, “sono venti minuti che sono chiusa in questo magazzino…” sorrise “forse sarebbe meglio uscire prima che mio padre o Maria ci trovino…”
Max annuì roteando gli occhi dispiaciuto da quella “interruzione”. “Ci vediamo stasera…”
Liz sorrise al pensiero di passare la serata con Max, poi trattenne una risata mordendosi le labbra immaginando l’espressione sconvolta di Maria se le avesse rivelato quanto le era appena successo.
“A stasera”, aggiunse poi, mentre lo guardava uscire dalla porta sul retro.

Il resto del pomeriggio trascorse così lentamente che Liz desiderò di avere il potere di far scorrere il tempo più velocemente a tal punto che le bruciarono gli occhi e il suo cuore prese a battere tanto rapidamente da farle girare la testa. Fissò per l’ennesima volta l’orologio appeso al muro del Crash Down e fu tentata di spostare manualmente le lancette. Alla fine del turno raccontò a suo padre che quella sera avrebbe dovuto studiare per un importante test di scienze. Senza dargli il tempo di replicare uscì di corsa dal locale sfilandosi quel ridicolo grembiule verde.

Chiamò Maria sul cellulare camminando avanti e indietro per la stanza ma non ottenne risposta. Nemmeno i sali che le aveva prestato funzionarono. Poco dopo aprì tremolante il rubinetto della doccia prendendo dei respiri profondi e regolari. L’acqua tiepida che le scorreva sul corpo la fece rilassare quel tanto da sentirsi pronta per quel… come avrebbe dovuto considerarlo? Appuntamento? Lei e Max non erano mai usciti…ufficialmente, Serata con un amico? Erano davvero solo amici? Squallido test scientifico? Liz lisciò il tessuto della gonna poi strinse entrambe le mani in un pugno e respirò profondamente dirigendo lo sguardo verso la finestra che dava sul terrazzo. L’ondata di eccezionale caldo di quei giorni stava passando e la brezza notturna di Roswell, New Mexico le mosse leggermente i capelli.

Liz infilò un golfino e uscì dalla finestra scavalcando il davanzale. Scese abilmente la scaletta anti incendio e si diresse a passo sostenuto verso l’appartamento di Michael.

Da quando era fuggito dalla topaia in cui viveva con quell’alcolizzato di Hank e aveva chiesto aiuto a Phil Evans –il padre di Max e Isabel- per poter ottenere l’emancipazione e vivere da solo, l’appartamento di Michael era spesso il punto di ritrovo dei cinque ragazzi. Cosa avrebbe scritto sul suo diario domani? “Tre dicembre, sono Liz Parker e… l’ho appena fatto la prima volta con un alieno?” Al solo pensiero di scrivere davvero quella frase si sentì improvvisamente…. Felice. Poi realizzò che era arrivata all’appartamento, era in piedi davanti alla porta da almeno tre o quattro minuti e cominciò a sudare freddo.

Dei passi si avvicinarono alla porta che si aprì poco dopo. “È arrivata!” Disse una voce rivolgendosi alle altre due persone all’interno dell’appartamento. “Come stai?” Chiese Michael guardandola e grattandosi la fronte.

“T- tutto b-bene..”, balbettò varcando la soglia e incrociando lo sguardo di Max.
“Liz! Stai una favola! Ora noi dobbiamo andare, vero Michael?”, Isabel sbucò dalla stanza accanto sistemandosi la borsetta e tirando l’amico verso l’uscita.
“Ciao fratellino!”, Ridacchiò ammiccando prima di chiudersi la porta alle spalle.

Rimasero in silenzio per qualche istante poi Max si avvicinò dolcemente alla ragazza. “L-Liz i-io…”, cominciò.
“Ora stanno facendo il tifo per te come in una partita di football?” Chiese Liz cercando di trattenere una certa agitazione.
No, non è affatto così… o meglio… sì…. Vogliono che andiamo avanti fino a scoprire dove porta tutto questo…” Max la guardò negli occhi “ma non credo che io….”
Max!”, il cuore le si sciolse mentre osservava il suo sguardo intimorito. Era spaventato quanto lei, o forse, se possibile, di più.
Anch’io voglio scoprire dove porta tutto questo.” Liz si spostò i capelli mostrandogli una grossa bruciatura argentata comparsa alla base del collo.

Max si avvicinò e Liz si sentì invadere il corpo del suo calore; un brivido di puro piacere le percorse la schiena quando lui, toccandola con il palmo della mano, la guarì.
È scomparsa”, le sussurrò dolcemente vicino all’orecchio.
Grazie!” Liz sorrise e avvicinò il viso a quello di Max finché le loro labbra furono separate soltanto da una frazione di centimetro. Poteva sentire il suo respiro. Stava ancora contemplando quello che sarebbe potuto diventare, di li a poco, il suo tempio di adorazione -sarebbe bastato un movimento minimo- quando abbassò lo sguardo. Max aveva tolto la mano dai suoi capelli e ora le percorreva la pelle vellutata lasciando una traccia splendente lungo la guancia, sul collo, sul braccio fino alle dita dove la sua mano si intrecciò alla sua. Liz ne rimase spaventata e incantata allo stesso tempo.

“M-Max…”, deglutì e chiese con esitazione “tu sai cosa sta succedendo?”
No…” Lui aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma non uscì nessun suono. Tutto quello che riuscì a fare fu una timida smorfia con l’angolo della bocca.
Togliti la giacca ora.” Disse maliziosa.
L-la giacca?” Balbettò. “Va bene…”

Max si liberò del giubbotto in pelle e Liz cominciò a sbottonargli la camicia. Gliela sfilò con delicatezza. Il suo pomo d’Adamo si sollevò e si abbassò, deglutiva nervoso ed incerto.

Davanti a quel corpo perfetto, a quella pelle soda e a quei muscoli definiti, a Liz mancò letteralmente il respiro e il suo stomaco fece un viaggio sul suo personale ottovolante. Davvero sotto le vesti di quel ragazzo serio e misterioso c’era tutto questo? Liz sorrise dentro di sé. Le era capitato, quell’estate al campeggio, di fermarsi a guardare qualche ragazzo a torso nudo mentre giocavano a volley. No, davvero nulla di che. Ripensò alla sua breve storia con Kyle e roteò gli occhi… non erano mai andati oltre a qualche bacio innocente. Proprio nulla a che vedere con tutto questo. Max era davvero pieno di sorprese e soprattutto bello da toglierle il fiato.
Quando alzò lo sguardo lui socchiuse gli occhi, lei gli accarezzò timidamente il petto nudo con le dita e sentì il battito del suo cuore.
Non riesco a fare come fai tu…”, il suo viso si incupì per un istante: lei non poteva illuminarlo.
Io sono luminoso dappertutto, anche il mio cuore brilla”, Max sorrise a pochi centimetri dalle labbra della ragazza “non puoi vederlo perché sta dentro…”
Max… non… non possiamo farlo…”
Si lo so”, rispose lui prendendole il viso tra le mani.
Pensi che potrei ammalarmi?” Max le accarezzò i capelli “Non so niente di me… nemmeno chi sono…”
Il segno sul collo è andato via quando mi hai toccata”, Liz lo abbracciò sfiorandogli la nuca insinuando le mani tra i suoi capelli corvini “può darsi che sia uscito perché non mi toccavi da troppo tempo…”, sospirò. “Sarebbe pazzesco se fosse così”, proseguì in totale adorazione, “sì, sarebbe un vero disastro”.

Max cercò le labbra della ragazza ma non le trovò, poi, con una mossa sensuale le sollevò il mento con due dita.
Non posso chiederti di fare qualcosa che potrebbe essere dannosa per te!”
Si lo so…”
Non ho idea di cosa sia quello che sta accadendo fra noi”, disse sfiorandole la guancia con la punta del naso.
Lo so. So che tu conosci cose di me che non dovresti conoscere!”

Max le percorse il collo con una scia di piccoli baci. Il loro calore quasi le bruciarono la pelle. Si sarebbe riempita di bruciature, se era questo il prezzo da pagare per stare con lui. “So anche che mia madre mi ucciderebbe se sapesse quello che sto facendo” disse maliziosamente prima che le loro labbra si incontrassero finalmente una prima volta in un bacio dolce e timoroso. Sentì un leggero tremore nelle sue mani mentre le carezzavano nuovamente il viso, e poi, scendendo, si avvolgevano attorno ai suoi fianchi, tenendola stretta. Max sgranò gli occhi e sorrise guardandola con ardore “Sì, lo credo anch’io!”

Non riesco a smettere…”, Sussurrò lei.

Max la guardò con occhi lucidi che tradivano tutto il suo desiderio, riuscì solo ad annuire e Liz affogò nei suoi occhi scuri. Poco dopo si ritrovò stretta tra le braccia forti di quel ragazzo meraviglioso. Si aggrappò a lui con tutta la forza che possedeva. Un nuovo brivido le percorse il corpo sotto il top tinta unita quando improvvisamente lui si chinò su di lei baciandola con passione, schiudendo le labbra, prendendole il labbro inferiore tra i denti, solleticandole con la lingua l’interno della bocca e trascinandola sotto di lui sul divano poco più in là.

Ora di loro rimanevano soltanto due corpi calamitati in un universo parallelo dove l’uno non poteva stare senza l’altro. Un mondo fatto di mani intrecciate, labbra affamate e lingue che si cercavano saziandosi l’uno dell’altra con urgenza. Max le carezzò la pelle infilandole una mano sotto la maglietta. Avrebbero dovuto andare oltre o sarebbe bastato questo? Liz era ancora combattuta sul da farsi quando le apparve il flash: un’antenna di ricezione poco lontana dalla statale 285, degli uomini armati, uno strano brusio e un oggetto. Il deserto.

“Oh mioddio, Max….” esalò in un gemito.
“Che c’è? Stai bene?” Sussurrò lui preoccupato baciandole il palmo di una mano.

“OH-MIO-DIO!!” Ripeté un’altra voce poco distante. I due ragazzi si staccarono, sollevarono lo sguardo arrossato in direzione di chi li aveva interrotti.
“Maria!?” Strillò Liz.
“Che cosa stavate facendo?! Liz!”, Fece la bionda con tono di rimprovero rimanendo con la bocca aperta. “Uhm n-noi…” Max si alzò dal divano aiutando Liz prendendola per mano.
“Maria!”, La richiamò Liz, “ora puoi chiudere la bocca! Che ci fai qui? Non dovevi uscire con Michael?”
“S-sì…” mormorò lei. “Io… io l’ho aspettato per due ore, visto che non arrivava e credevo mi avesse presa in giro sono venuta qui. Insomma come potevo credere che davvero aveva intenzione di portarmi fuori e non starsene a casa a guardare la partita di football?! Beh a quanto pare comunque sono arrivata in tempo prima che questa casa ricadesse su sé stessa a causa di un’esplosione interstellare…vero Liz? Forza, tesoro ti porto a casa!”.


***

La porta della stanza si chiuse alle spalle e Liz ci si appoggiò contro, sospirò, poi sorrise. Cercò il diario nel suo nascondiglio segreto pronta ad annotare tutte quelle meravigliose sensazioni che aveva provato poco prima. Se solo Maria non li avesse interrotti. Dove sarebbero andati a finire? Sicuramente in un posto che sarebbe stato meglio evitare… Liz lisciò la pagina bianca e mordicchiò il tappo della penna quando sullo schermo del suo cellulare apparve il nome “Maria”.

“Liz! Sei impazzita per caso?!”, strillò l’amica senza convenevoli.
“Maria… ci siamo lasciate dieci minuti fa… se avevi qualche cosa da dirmi non potevi farlo di persona?”
“Liz! Non cambiare discorso! Sapevo che tra te e Max Evans c’era qualche cosa e immaginavo che prima o poi sarebbe uscito allo scoperto ma… non pensavo che ti saresti buttata letteralmente su di lui alla prima occasione! Sono la tua migliore amica e credevo che ne avremmo parlato prima di….oh mio dio ho bisogno dei miei sali per riprendermi!”
“Maria!”, Ridacchiò Liz, “va tutto bene e non è successo niente!”
“Amica mia che ne sai se… insomma se alieni e umani non fossero compatibili? Se ti ammalassi o peggio diventassi una di loro anche tu?”
“Non ti preoccupare, Max mi ha detto che non c’è nulla di diverso tra alieni e umani a parte… il terzo occhio e le antenne…ma per quelli ci vuole qualche mese!”, Liz cercò di rimanere più seria possibile. Maria si zittì per qualche secondo poi sbuffò.
“Maria, ti ho già detto che noi non abbiamo… e poi Max non farebbe mai nulla se io non fossi d’accordo!”
“Ah, quindi eri d’accordo? E se il suo lato alieno suggerisse di eliminarti dopo “l’uso”?…”
“Maria!”, la canzonò Liz divertita, “Stai farneticando! E poi guarda che ti ho vista con Michael l’altra sera al Crash Down!”
Maria sbuffò nel microfono del telefono. “Liz! Era seminudo! E poi con Michael si è trattato solo di qualche succhiotto….”
“Ti ricordo che anche tu hai baciato un alieno… sei ancora viva no?”, Liz si morse il labbro per non scoppiare a ridere. Maria sicuramente avrebbe dato fondo alle sue riserve di sali omeopatici, quindi decise di non continuare oltre il discorso.
“Calmati, Maria!”, le disse, “ne riparliamo domani a scuola…. Buona notte!”
“’Notte Liz!”.

Liz scosse la testa e ripose il telefono. Riprese il diario abbandonato poco più in là sul letto ancora aperto sulla pagina bianca. Non sapeva se sarebbe stata in grado di tradurre nero su bianco ciò che aveva provato quella sera ma probabilmente quelle sensazioni non l’ avrebbero fatta respirare tanto presto: almeno finché non si sarebbero rivisti. “Fluttuare” ancora per un po’ in quel limbo fatto di Max Evans e di tutte le splendide emozioni che le faceva provare anche solo con uno sguardo era quello che voleva… almeno per quella sera se lo sarebbe concesso. Ripensò a quei suoi occhi colmi di dolcezza quando le rivolgeva un sorriso e si chiese se anche Max, ora che avevano stabilito una connessione, aveva provato le stesse cose o le stava provando in quel preciso istante o la stava sentendo?

Poco dopo un sussurro attirò l’attenzione della ragazza che uscì sul terrazzo illuminato da due grosse candele e si affacciò.

Dal cono d’ombra sul piazzale intravide l’unico volto che avrebbe voluto vedere in quel momento, gli unici occhi in cui avrebbe voluto imbattersi. Sorrise e lo stomaco fece una capriola su sé stesso.
“Non riuscivo a dormire!” Disse guardandola dal basso.
“Max?!”, bisbigliò sorpresa, “Cosa ci fai qui?”
“È il momento sbagliato vero?”
“Che dici! Sali!”
M
ax sorrise dolcemente e la raggiunse sul terrazzo. “Mi dispiace per prima… Maria mi ha trascinata via senza che potessi…salutarti” sussurrò Liz prima di ogni altra cosa. “Non fa niente”, disse Max con gli occhi bassi. Le prese la mano e intrecciò le dita alle sue, con l’altra le carezzò il viso e si avvicinò all’orecchio “Sai Liz, io non ce la faccio a starti lontano a…”, cercò le sue labbra, “ a non toccarti…so che tutto questo non dovrebbe succedere, che noi siamo diversi e che probabilmente non dovrei chiedertelo ma… cosa hai visto in quei flash?”

“Max… ho visto l’antenna di ricezione, quella non lontana dal punto d’impatto. C’erano degli uomini e… e poi ho sentito un suono. Nel deserto c’è qualche cosa. Sento che dovremmo andarci per vedere se da lì possiamo scoprire altro!”, Liz lo guardò intensamente, “Facciamolo stanotte!”, Aggiunse convinta stringendogli di più la mano.
“Potrebbe essere pericoloso, Liz!”
La ragazza sorrise “Quando sono con te sono al sicuro”.
Max le baciò la fronte prendendole il viso tra le mani e aggiunse “Andiamo!”
Liz infilò un giubbotto pesante, spense le candele e scese la scaletta raggiungendo Max sulla Jeep parcheggiata poco distante.
Due fari nella notte illuminarono la strada fino al deserto sulla statale 285. Dopo quasi mezz’ora di viaggio i due ragazzi si fermarono nascondendo il veicolo dietro ad una duna.

***

“Dovremmo cercare altri indizi, magari laggiù vicino all’antenna”, propose la ragazza indicandola con il fascio di luce della torcia. Camminarono in silenzio e, raggiunta l’antenna, il sibilo si fece più forte.
“Max! È quello che ho sentito nella visione!”
I due ragazzi si presero per mano e perlustrarono la zona. All’improvviso il suono scomparve e un fruscio tra alcuni cespugli secchi interruppe le loro ricerche. Corsero in quella direzione ma Liz inciampò cadendo sul terreno sabbioso. Quando cercò di rialzarsi un dolore pungente le invase il corpo. “Liz! Sei ferita?” Chiese il ragazzo precipitandosi vicino a lei. “Va… va tutto bene” rispose lei “ho solo un taglio sulla gamba… credo di essere inciampata su questo coccio di vetro”. Liz indicò la bottiglia rotta e osservò la ferita alla ricerca di qualche frammento di vetro rimasto nel taglio.

“Posso aiutarti io…” mormorò Max

Liz tolse l’ultimo frammento prima che il ragazzo potesse guarirla con un gesto della mano; appena lo toccò l’immagine del locale dei suoi genitori le si parò davanti agli occhi, subito dopo, due uomini che litigavano in un angolo del Crash Down e improvvisamente il viso dell’uomo che aveva estratto la pistola e che subito dopo aveva premuto il grilletto. Liz spalancò gli occhi e si portò una mano al petto. “Oddio Max!”, disse con voce roca, “L’ho visto…”

Max la guardò sorpreso “chi hai visto Liz?”

“Il giorno della sparatoria, l’uomo che mi ha sparata…lui è stato qui”

Una figura scomparve correndo e barcollando nella notte.

“Mi dispiace per…” disse la ragazza mentre Max le guariva la ferita. “Liz! Non ti preoccupare, l’importante è che tu stia bene! Forse è meglio tornare a casa…”

Tornarono alla Jeep e Liz, seduta sul sedile del passeggero, rivolse lo sguardo verso il magnifico cielo stellato che vegliava sopra di loro. Sorrise. “Max? Pensi che una di quelle potrebbe essere il vostro pianeta?”. Ci fu un’inaspettata nota di amarezza in ciò che voleva essere un pensiero del tutto romantico: quale ragazza non avrebbe voluto trovarsi nel deserto con un ragazzo del genere?! “Non lo so” sospirò, la guardò negli occhi e le sorrise dolcemente.
"
Max… Hai sempre detto che noi non possiamo stare insieme, che sarebbe stato complicato e troppo pericoloso…ora però io sento che potremmo farcela… lo vorrei tanto. Anche se tutte queste ricerche significano che… dovrò mettere in conto che un giorno tornerai con Isabel e Michael alla vostra vera casa! Non te ne andrai così presto vero?”, Chiese Liz malcelando la tristezza. Max le passò un braccio attorno alle spalle stringendola a sé e baciandole la tempia. “Liz, non so da dove provengo, quale sia il mio destino, perché sono qui… ma il solo pensiero che io un giorno potrei ferirti mi uccide; ti ho trascinata in questa storia senza chiederti il permesso e non dovevo farlo. Ho complicato le cose. Ho sempre creduto che rimanere nell’ombra fosse la cosa migliore ma da quel giorno al Crash Down la mia vita è cambiata, sono uscito allo scoperto e salvandoti ho sentito di “avere uno scopo”, di volere anche qualcos’altro: con te, far parte della tua vita.” Liz appoggiò la testa alla sua spalla, “Max, siamo noi che decidiamo il nostro destino. Il giorno che mi hai salvata io ho cominciato a vivere…”, mormorò. Assaporò il suo profumo, il suo calore e la sua vicinanza chiudendo gli occhi. Avrebbe potuto stare così per tanto, molto tempo. “Qualunque sia il mio destino e dovunque io vada a finire sarò sempre con te, Liz Parker”, furono le parole appena sussurrate del ragazzo.


[1] Il Crash Down è il ristorante dei genitori di Liz, arredato totalmente in stile “alieno”.

[2] La cittadina di Roswell organizza feste in stile alieno per ricordare l’incidente avvenuto del 1947, secondo il quale una navicella spaziale si schiantò nel deserto nel luglio dello stesso anno. Le dinamiche ed il ritrovamento di alcuni corpi alieni sono stati nascosti dall’esercito dicendo che si trattava in realtà di un pallone sonda. Durante questa festa i cittadini di Roswell si travestono con costumi da extraterrestre e una finta navicella spaziale viene fatta schiantare contro le rocce.

[3] Michael e Isabel hanno il potere di modificare la struttura di oggetti o alimenti passandoci semplicemente una mano sopra oppure stringendo l’oggetto tra le mani. Max ha lo stesso potere ma può guarire le persone colpite da un corpo estraneo (quindi non di resuscitare chi, per via naturali, muore).

Isabel può entrare nei sogni delle persone come spettatrice esterna (quindi non può intervenire).

[4] Al Crash Down tutto è in stile alieno, anche i piatti proposti. Per questo portano nomi strani tipo “anelli di saturno”, “esplosioni aliene” o “Men in Black”.

[5] Gli “skin” sono i nemici dei nostri alieni, nella serie televisiva appaiono durante la seconda stagione. Essi vivono attraverso dei corpi altrui. La loro pelle dopo qualche tempo inizia a deteriorarsi obbligandoli a cambiarla a ritmi regolari. Michael scopre che Courtney, la seconda cameriera del Crash down, è una di loro con un metodo che Maria gli perdonerà con molta fatica.

Le frasi in corsivo sono dialoghi originali "presi in prestito" dalla serie tv. Questa storia è stata scritta unicamente per passione.

 

  
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