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Autore: Spleen89    02/06/2015    5 recensioni
Una storia semplice. Emozioni, gesti e piccole avventure di una quotidianità mai banale, ma intensa. Oscar e André dall' infanzia alla maturità. Cercando di rivivere insieme a voi quello che sarebbe potuto accadere tra gli spazi bianchi dell' anime e del manga. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nanny guardava attraverso gli spessi occhiali quel piccolo scricciolo che poggiava la testa sulle sue gambe.  Teneva gli occhi chiusi. Singhiozzava nel sonno. Povero piccolo, ne aveva passate tante! Aveva visto cose che un piccoletto come lui non avrebbe mai dovuto vedere. Era poco più grande della sua bambina il piccolo André. Aveva sei anni.  Nanny sorrise due bambini così diversi per estrazione sociale e condizione economica eppure così simili… Entrambi bellissimi, suo nipote infatti era un bel bambino dagli occhi verdi e capelli morbidi e scuri. Pelle candida. Certo non come quella della sua bambina. Oscar aveva infatti una pelle di perla, occhi blu mare e capelli biondissimi. La più bella delle bambine che aveva cresciuto in quella casa dove ormai lavorava da anni, la più particolare e la più sola. André era un bambino magro, fin troppo magro, quasi denutrito, forse a causa degli avvenimenti di quei tristi giorni… no, non poteva pensarci, avrebbe pianto e ora che André  si era svegliato, aveva aperto i suoi occhioni verdi in un urlo silenzioso e le aveva stretto la mano non poteva farsi vedere così triste. Quel ragazzino aveva bisogno di protezione e amore, non di pietà o commiserazione. Ma come faceva a non pensarci, il nipotino che fino ad un anno prima, in una delle rare visite a suo figlio, aveva lasciato felice, sorridente, amato e monello ora sembrava essere cresciuto troppo in fretta, nel cuore solo morte e dolore. Sarebbe riuscito a ritornare ad essere bambino? Sarebbe tornata quella spensieratezza nei suoi occhi ? Una vocina la distolse dai suoi più cupi pensieri
<< Nonna, nonna ! Mi ripeti dove stiamo andando?>> chiese in maniera del tutto apatica il piccolo André, non gli importava veramente, voleva solo capire dove si stesse recando.
<< André ti sto portando dove lavoro io. Dal signor Generale. Il mio padrone è stato molto generoso, ha deciso di accoglierti in casa. Ti darà un’ istruzione. Diventerai l’amichetto di Oscar. >>
Non era la prima volta che André sentiva pronunciare quel nome. Si scosse dall’ apatia e dall’ indifferenza ricordandosi le parole che aveva sentito pronunciare alla sua mamma  circa un anno prima durante una delle ultime visite della nonna quando ancora anche il suo papà era vivo.
<<  Helene dunque hai capito da quattro anni assecondo la pazza idea del Generale di crescere Oscar secondo la sua volontà. Ma dico io come si fa? Ne ho viste di cose strambe  servendo  i nobili, ma questa è di gran lunga la più folle! E poi povera piccola mai una carezza da parte dei genitori, mai un abbraccio E poi come crescerà mi chiedo? >> disse piagnucolando la nonna.
<< Mamma Marie è strano sì, ma sono sicura che la piccola Oscar crescerà magnificamente bene. Perché ci sarai tu. Di questo ne sono sicura perché hai cresciuto il mio amato Armande, l’uomo di cui sono innamorata. Un uomo così buono e generoso non può che aver avuto una dolce guida. Io stessa, se mai a me e ad Armande dovesse capitare qualcosa, ti affiderei il nostro piccolo tesoro, il nostro André>>
 
André allora non aveva capito poi molto di quella conversazione, ma ricordava ancora le dolci parole della mamma. Ricordava anche di aver pensato che lui però, nonostante volesse tanto bene a nonna Marie sarebbe voluto rimanere per sempre con i suoi genitori! E poi…
Non voleva piangere di nuovo davanti alla nonna, poi lei lo avrebbe seguito a ruota. Non voleva piangere. Ma era così difficile. Meglio pensare a questo Oscar. Doveva essere un bambino strano, così effeminato, una femminuccia sicuramente visto che la nonna spesso sbagliava e parlava di lui usando il femminile. A Tours aveva avuto modo di vedere qualche bambino della nobiltà, così diversi rispetto ai suoi amici.  I bambini nobili di Parigi sicuramente erano ancora peggio.
 
<< Nonna, Oscar è un bambino  come me?>>
<< Mmm si André, direi di sì >>rispose la nonna stranamente incerta.
<< E io cosa devo fare di preciso>> disse André dubbioso
<< Amicizia>> rispose risoluta la nonna.
<< Ho capito, nonna se questo Generale è stato così generoso con me… io farò del mio meglio>> disse André. Nella sua testolina aveva seri dubbi sul fatto di riuscire ad essere amico di un nobile viziato e coccolato. Pieno di attenzioni. Pieno di giocattoli. Pieno di amore. Con un padre e una madre. Un padre che poi si preoccupava così tanto da compragli addirittura un amichetto. Eppure avrebbe fatto del suo meglio, quanto meno per non litigarci. Sempre meglio stare con la nonna che in un orfanotrofio. L’ avrebbe semplicemente ignorato se possibile e avrebbe mantenuto un atteggiamento gentile ma distaccato, se necessario. Così sarebbe riuscito a sopravvivere.
<< Bravo il mio ometto>> sorrise la nonna.
André pensò che quello era il primo sorriso che aveva visto fare alla nonna in due giorni. Questo Oscar doveva essere davvero importante per lei. Aveva promesso che avrebbe fatto del suo meglio, ma in realtà non aveva voglia di niente, tantomeno di fare amicizia. Lui voleva solo la sua mamma. Trattene il dolore al petto che seguì quel pensiero. E sorrise di rimando. Un sorriso tanto triste.
A Nanny si stringeva il cuore.  Aveva così tanti dubbi, su questa ultima follia del Generale in realtà… Erano passati quattro giorni da quando il Generale era entrato all’improvviso nelle cucine e l’aveva vista piangere. Lei cercò di asciugare le lacrime, ma il Generale ormai se ne era accorto.
 
<< Marie cosa succede?>> disse il Generale realmente preoccupato
<< Signore ecco, scusi, niente… mi occorrono uno, due giorni di permesso.>>
<< Cosa succede Marie? Tu non prendi mai permessi! L’ ultimo permesso che prendesti fu quando…si quando ci fu l’incidente in cui morì tuo figlio mesi fa.>> disse il Generale sinceramente dispiaciuto e sempre più preoccupato
<<  Ecco …la moglie di mio figlio Helene è morta qualche giorno addietro. Era debole di cuore. L’ ho saputo solo oggi da una lettera spedita da una vicina>> pianse Marie << Mi occorre il permesso per andare a prendere il mio piccolo André e portarlo in un orfanotrofio>> pianse più forte. << André ha vegliato il cadavere della madre, non rendendosi conto fosse morta per giorni, illudendosi stesse dormendo. Senza mangiare e senza bere. La vicina lo ha trovato steso accanto alla mamma. C’è voluto un giorno per convincerlo fosse morta. Poi ha spedito la lettera a me. Devo andare per trovargli una sistemazione>>.
A quel punto il Generale l’ aveva stupita. L’ aveva abbracciata goffamente e le aveva detto << Marie tu hai cresciuto me e i miei fratelli. Le mie figlie. E stai crescendo Oscar. Pensi davvero che io possa essere indifferente a tutto questo? Porta tuo nipote qui. Del resto mi ripeti sempre quanto Oscar si senta sola. Le sorelle erano tutte vicine di età, avevano compagnia. Lei no. Dunque André crescerà in questa casa accanto a te.  Accanto Oscar. Potrà avere una stanza tutta sua. Un’ istruzione. Farà compagnia ad Oscar.  E da grande ne diverrà l’ attendente. Sarà inoltre un ottimo modello maschile per il mio Oscar! >>
Marie rimase a bocca aperta anche le lacrime erano cessate.
<< Signore pensate davvero sia una buona idea?>>
<< Si, Marie va a prendere tuo nipote>>. Disse il generale convinto.
 
Nanny sapeva bene che le idee del generale per quanto strambe di solito si realizzavano sempre. Ma continuava a nutrire dei dubbi. Poteva veramente approfittare della gentilezza del suo padrone? Ma soprattutto poteva crescere due bambini così diversi insieme? Oscar, abituata ad averla solo per lei, sarebbe stata gelosa del piccolo André? Sarebbe riuscita ad avere un amico? E il piccolo André  sarebbe ritornato il bambino spensierato e allegro di un tempo? Sarebbe riuscito ad andare d’accordo con una bambina così particolare e con un bel caratterino? E poi… Crescerli come fratello e sorella, senza che lo fossero realmente le parve inoltre azzardato oltremisura. Ma del resto che scelte aveva?  Poteva realmente lasciare che la luce di quelli occhioni verdi  si spegnesse definitivamente in un orfanotrofio?
I suoi pensieri furono interrotti dalla domanda di suo nipote che aveva appena intravisto dal finestrino della carrozza palazzo  Jarjayes.
 
<< Nonna ma tu abiti in quel palazzo enorme?>>
<< Sì, tesoro. Siamo arrivati.>>
<< Ma è il palazzo del re?>>
<< No André.>> Rise la nonna << La reggia di Versailles, il palazzo del re è poco distante da qui. Questo è palazzo  Jarjayes, la casa del Generale. Da oggi tu vivrai qui>>.
André spalancò gli occhi. Era davvero enorme quel palazzo dove la nonna lavorava. Ebbe nuovamente paura di sentirsi solo senza mamma e papà. Ma lui non doveva piangere, non davanti la nonna. Aveva pianto solo una volta in quei giorni, quando la vicina, Rose lo aveva fatto alzare dal letto in cui dormiva con la mamma e mentre mangiava della minestra calda gli aveva rivelato tra le lacrime che la mamma non stava dormendo. O meglio che avrebbe dormito per sempre. Si sentì solo.  Pianse. Poi Rose gli disse che sarebbe arrivata la nonna Marie a prenderlo. Ora la nonna era di fronte a lui, lo prese per mano forse sentendo il suo turbamento. Ma André nemmeno con la nonna riusciva a provare quel calore che percepiva quando erano le mani della sua mamma a stringerlo, eppure in quei giorni passati nel letto accanto a lei che dormiva non era più riuscito a sentirlo. Pensò che quel calore non lo avrebbe più provato e una lacrima solitaria gli sfuggì senza che lui potesse controllarla.
 
 
 
Ciao ! Ecco la controparte necessaria al primo capitolo. In quello avevamo conosciuto la piccola Oscar, in questo il piccolo André. Si prospetta un incontro tra questi due bambini dalle vite particolari. E le domande che sicuramente vi tormentano sono le stesse della povera Nanny e confesso sono anche le mie. Questi personaggi scaturiscono da idee che nascono da altre idee, come se avessero vita propria e non riesco a fermarli, così quando rileggo il capitolo sorprendono anche me questi strani piccoli-grandi personaggi coni i loro dolori e i loro sentimenti. Grazie a chi recensisce. È sempre graditissimo un parere.
A presto
Sibilla
 
  
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