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Autore: youlighttheskytranslation    02/06/2015    3 recensioni
In molti sono entrati nella vecchia Londra, ma mai nessuno è riuscito ad uscirne. Voci dicono che la bestia li abbia divorati. Quando sua sorella scompare, John si avventura nella dead zone al di là della barriera, dove incontra un uomo folle e brillante, vittima di una terribile maledizione.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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Note: Questa storia prende spunto da ‘La bella e la bestia’ e altre fiabe; l’originale è composta da 8 capitoli. Essendo però molti lunghi, qui ne troverete di più- perché ci metterei il doppio del tempo a postare se no, e ogni nuovo capitolo arriverebbe a distanza di due anni dal precedente. Mi ricorda una certa serie tv?
Bando alle ciance, ho deciso di tradurre questa fan fiction per fare pratica, ma soprattutto, ho deciso di farla sbarcare su efp, perché adoro questo mondo creato da you_light_the_sky. Esattamente, io sono solamente un tramite.
I personaggi non sono OOC. Giusto per chiarire la cosa, se qualcuno ponderava tra sé e sé.
I commenti/messaggi/chi più ne ha più ne metta mi rendono felice come un bambino in un negozio di caramelle. Anche solo due parole mi possono cambiare la giornata.
Prima di iniziare questo splendido viaggio, vorrei ringraziare la mia Beta, Maya. Senza di te non sarei nulla.
Se ‘perderete’ del vostro tempo a leggere la mia traduzione, vi ringrazio con tutto il cuore.
 Il titolo è preso da un verso di ‘Ode a un usignolo’ di John Keats.
! importante: ovviamente i personaggi non mi appartengono. Oh, come lo vorrei.
1) Questo capitolo è in assoluto il più corto.
2) Lascio gli spazi lasciati dall'autrice su ao3. Tutto compatto non mi piace, scusatemi?
3) Spero di non aver fatto casini con i verbi. Scrivere al presente in italiano non mi piace, ma trasformarli tutti mi ha fusa del tutto.
 


Prima della nebbia - parte 1



 «La nebbia sta arrivando!» urlò uno dei soldati. La sua voce spezzata veniva soffocata dalla cacofonia degli spari, dalle esplosioni che, una dopo l’altra, spargevano polvere e sabbia in ogni direzione.

Oltre le sue mani John non riuscì a vedere nient’altro, impegnato a ricucire la lesione di un suo commilitone. Il sangue che usciva dalla ferita era quasi scuro come la pece, e continuava a scorrere tra sue dita e sui suoi vestiti, ormai da buttare, rendendo difficile lavorare con l’ago. Un’imprecazione si levò verso il cielo quando altra sabbia gli arrivò sul volto, peggio del morso di gelo più freddo. Cercò di far uscire il rumore della battaglia dalle sue orecchie.

Concentrati, Watson, concentrati.

Infilò nuovamente l’ago nella ferita (così diverso dal rammendare vestiti; la pelle era molto più delicata, fragile, e tormentava i suoi sogni ogni volta che riusciva a fermarsi per abbastanza tempo da pensarci su - bisognava continuare a muoversi, a combattere, per non ricordare). Ancora qualche minuto per poter finire e portare il soldato Ryan all’autocarro più vicino, prima di passare a qualcun altro.

Improvvisamente lo sbalzo d’aria si fece sentire, ed il rigido calore del deserto lasciò il posto ad una rara e gelida notte.
Il suo respiro formò leggere nuvole di vapore ed il suo paziente cominciò a tremare. Intorno a loro tutto si fece più offuscato, ed una sensazione di intorpidimento gli invase la spalla, drenando le sue energie lentamente.

 «La nebbia sta arrivando!» urlò il suo amico Murray, tenendo in mano uno dei loro fucili d’assalto (L85A2, la sua memoria recitò; con 5.56 colpi calibro, perfetto per i combattimenti da vicino, ma svantaggioso per il tempo di ricarica).
Si fermò vicino a John, bloccando la poca luce che si faceva strada tra le nuvole di polvere. Per qualche strana ragione, cercò di portarlo via. 
«Lascialo John, hai finito!»  

Allontanarsi non era un'opzione: mancavano soltanto pochi punti e poi avrebbe potuto utilizzare il suo dono.
«Guadagnami un altro po’ di tempo, Bill», balbettò. Il rumore si fece sempre più assordante, e dove diavolo aveva lasciato il suo kit medico?
Non poteva lasciare indietro il soldato Ryan; un ragazzo appena laureato, con qualcuno da sposare dall’altro lato del globo. John doveva farlo tornare a casa, ad ogni costo. «Posso salvarlo, ma devi lasciarmi lavorare!»

«Dobbiamo andarcene, in questo preciso istante» disse Murray.
Il cielo si fece più scuro; un banco di nebbia attraversò le linee nemiche e proseguì verso la loro posizione.
Il loro plotone batté in ritirata. I proiettili non sarebbero serviti a nulla contro la nebbia.

 «Il mio paziente…»

«È troppo tardi per lui, muoviti John!»

Murray gli afferrò il braccio, non riuscendo però a smuovere l’uomo inginocchiato sulla sabbia. Solo pochi punti.
Il rumore dei proiettili si fece sempre più forte e più vicino. Murray continuò a gridare, ed i guanti di John per poco non si sfilarono, ma la ferita era del tutto chiusa ed il dottore non poté che sentirsi sollevato.

«Solo un secondo»

«Non abbiamo un altro fottuto secondo!»

John chiuse gli occhi, appoggiò una mano sulla ferita appena ricucita, e cercò di concentrarsi. Indusse una sorta di calma a correre lungo le sue braccia: dalle spalle alla punta delle dita, fino alla carne lacerata.

Quando li riaprì, ciò per cui aveva rischiato la vita era sparito ed il soldato Ryan lo fissava con un espressione di meraviglia sul volto. John era frastornato, ciò che aveva davanti gli appariva sfocato e

«Abbassatevi, adesso!»

Vi fu un esplosione, la peggiore della giornata. Murray cercò di coprire John e Ryan con il suo corpo, buttandoli entrambe tra la sabbia.

«Bill» iniziò a dire il dottore.

Murray si alzò ed aiutò John a fare lo stesso. «Non ora»
 
«Cosa diavolo sta succedendo?» Ryan chiese, guardando con orrore il cielo nero, interrompendo il discorso tra i due soldati. Avevano letto qualcosa riguardo a questo fenomeno, ma non erano mai stati così vicini ad assistervi.
 
Vi furono altri spari. Il primo istinto di John fu quello di saltare davanti a Murray, sulla linea di fuoco. Sentì tutti chiamare il suo nome, mentre la nebbia si avvicinava sempre di più. Qualcosa prese la sua spalla, e John iniziò a pregare gli altri di lasciarlo lì.
 
«Lasciateli lì!» sentì qualcun altro gridare, «moriremo tutti se stiamo anche solo un secondo in più!»

«Murray è stato colpito,» Ryan balbettò.

No, John pensò, vi prego, non Murray.

«Dov’è Watson? Lui può guarire»

«—Non c’è tempo idiota!—»

«Watson è a terra!»

«Cazzo!  Prendetelo, lasciate i morti e correte!»

No, no, prendente Bill John avrebbe voluto dire, posso ancora utilizzare il mio dono. Posso ancora guarire. Ma nessuno ascoltò, e continuarono a correre.

Altri spari. Passi frenetici e grida. John fissò il banco di nebbia che si scagliava sempre più velocemente verso di loro. La nebbia aveva una voce, e continuava incessantemente a sussurrargli nell’orecchio incantesimi, incantesimi di streghe.

Una maledizione su di te, sussurrò.

Ed il buio lo inghiottì.
 
   
 
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