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Autore: YukiWhite97    02/06/2015    3 recensioni
William T. Spears, veterano della prima Guerra Mondiale, il quale soffre di dipendenza da alcol, si ritrova in un ospedale psichiatrico per cercare di curare questa sua dipendenza.
Sarà qui che egli si ritroverà a parlare e a raccontare la storia di un uomo, Ciel Phantomhive, colui che "coltivava la speranza", colui che si è guadagnato la sua completa stima.
E' l'estate del 1922 quando William si trasferisce a New York. Qui, il giovane, si ritroverà ad essere vicino di casa di un certo Phantomhive, un uomo conosciuto per la sua fama e per le grandi feste organizzate puntualmente nella sua dimora.
William ha un cugino, Sebastian, il quale vive nella parte opposta della sua abitazione, un ragazzo candido e affascinante.
Tutte persone all'apparenza con delle vite ben distinte l'una dall'altra.
Ma se invece fosse tutto collegato?
FANFICTION BASATA OVVIAMENTE SUL FILM "IL GRANDE GATSBY"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Claude Faustas, Hannah Anafeloz, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Negli anni in cui ero più giovane e vulnerabile, mio padre mi diede un consiglio: cerca sempre di vedere il lato migliore della gente, mi disse. Di conseguenza tendo ad astenermi da ogni giudizio. Ma persino io, a volte non ci riesco. A quei tempi, tutti noi bevevamo troppo. Più eravamo in sintonia con i tempi, più bevevamo. E nessuno di noi apportava qualcosa di nuovo"

"Capisco signor Spears" - disse lo psichiatra, osservando la cartella clinica del suo paziente: William T. Spears, alcolizzato e affetto da insonnia, ansia e continui sbalzi d'umore.

"Quando tornai da New York ero disgustato da tutto e da tutti, soltanto un uomo sfuggiva al mio disgusto"

"Un uomo?" - domandò lo psichiatra.

"Phantomhive" - sussurrò quest'ultimo impercettibilmente, mentre poggiava la testa sulla propria mano.

"Capisco - rispose l'uomo annotando quello strano nome su un taccuino - era un suo amico?"

"Era uno... che coltivava la speranza più di chiunque io abbia conosciuto - rispose alzandosi e prendendo a guardare verso l'esterno, per poi abbassare nuovamente lo sguardo - e che forse mai più conoscerò. C'era qualcosa in lui - continuò prendendo a camminare per la stanza con le mani in tasca - grande sensibilità, era quasi come uno di quegli apparecchi che registrano i terremoti a diecimila miglia di distanza"

"Dove l'ha conosciuto?" - domandò ancora l'uomo

"Ah.... emh - tentennò un pò, per poi affacciarsi nuovamente alla finestra da dove si poteva osservare la neve cadere - ad una festa... a New York....
Nell'estate del 1922, il ritmo della città era sull'orlo della frenesia. Le azioni raggiungevano vette da record e Wall Street prosperava in un crescente delirio di ricchezza. Le feste erano più fragorose, gli spettacoli più eclatanti, gli edifici più alti, la morale più licenziosa e il proibizionismo aveva prodotto l'effetto contrario, riducendo il costo degli alcolici. Wall Street irretiva giovani ambiziosi e io ero uno di questi. Affittai una casa a venti miglia dalla città, a Long Island. Vivevo a West Egg, nel cottage dimenticato da un custode, strizzato dalle ville dei nuovi ricchi. Per cominciare mi comprai una decina di volumi su credito bancario e investimenti, cose nuove per me. A Yale avevo sognato di fare lo scrittore, ma ora ci avevo rinunciato. Col sole che splendeva e le foglie che esplodevano sugli alberi, decisi che avrei passato l'estate a studiare. Ed è probabile che lo avrei fatto, se non fossi stato distratto dagli sfrenati divertimenti che ammiccavo da oltre le mura di quel colossale castello, di proprietà di un signore che ancora non avevo conosciuto, un certo Phantomhive..."
 
"Quindi era il suo vicino?" - gli chiese lo psichiatra distraendolo dai suoi pensieri.

"Il mio vicino sì... - sussurrò - anche se tutto cominciò quando quel pomeriggio decisi di salire in macchina per andare a cena da mio cugino Sebastian, il quale viveva nella baia opposta alla mia... tra i nuovi ricchi...."


                                                                                              ***
William arrivò nell'immensa villa contornata da infiniti spazi verdi, una dimora immensa, fin troppo forse. 
In genere non perdeva tempo con quel genere di cose, ma una volta tanto, una pausa dal suo frenetico lavoro era ciò di cui aveva bisogno.

Una volta arrivato, fu accolto da diversi maggiordomi, i quali lo portarono sin dove l'unica donna della casa si trovava, ovvero sul giardino nel retro in groppa al suo cavallo, poiché quest'ultima a suo tempo era stata una grande cavallerizza, ma ora che la sua carriera era in un certo senso giunta a termine, poteva dedicarsi ad altri trastulli molto, molto diversi. 

La donna in questione, il cui nome era Hannah Anafeloz, era niente meno che la moglie del proprio cugino, nonché sua ex compagnia universitaria, forse proprio a causa di questo i due avevano molta confidenza, quasi come fratelli.

"Hannah" - la chiamò il giovane una volta che le si fu ritrovato davanti.
"William! - esclamò la donna correndogli incontro e abbracciandolo - da quanto tempo! E' passata una vita!". Egli ricambiò l'abbraccio, osservando poi meglio la cugina acquisita: la pelle ambrata, che di molto si contrapponeva ai capelli lunghi e quasi albini e agli occhi di un blu cielo, abbigliata in modo semplice, ma sofisticato allo stesso tempo, perché così ella era e voleva mostrarsi.

"Prego, vieni pure con me - lo invitò facendogli segno di entrare - allora, come va il grande romanzo?"
"In realtà non scrivo più - ammise - vendo obbligazioni"
"Ah, sì, capisco - rispose sorridendo, mentre camminava per un lungo corridoio e gli mostrava la miriade dei propri trofei appesi alla parete - ti piacciono? Tutti trofei che ho vinto nelle gare! - ne afferrò uno piuttosto grosso, appoggiato su un tavolino e facendo per lanciarglielo, ridendo - non serva che una donna ti dica che se sei un vero uomo, la vita la devi dominare!"

William sussultò quel brusco e improvviso movimento, e per cercare di afferrare l'oggetto che altrimenti sarebbe caduto a terra riducendosi in mille pezzi, indietreggiò velocemente, andando a sbattere contro una porta alle sue spalle con tanta violenza che quest'ultima si aprì.

Fu lì che egli si voltò, ritrovandosi dentro una stanza bianca, illuminata dalla dolce luce del sole che entrava dalle finestre aperte, le cui tende svolazzavano, spinte dalla leggera brezze estiva. Ciò che poté udire furono delle risate, quasi cristalline, un pò come le risate dell'innocenza tipica dei bambini, e tra quelle tende color latte, ombre, ombre sinuose, ombre di persone che giocavano.

"Oh cielo! - esclamò Hannah facendosi avanti - Thompson, Timber, chiudete le finestre, vi prego!". A quell'ordine, due maggiordomi assolutamente identici tra loro, si apprestarono a chiudere il tutto, e quando ciò avvenne, l'attenzione di William fu catturata dalla visione di una mano che si era poggiata sulla parte superiore del divano, e da una voce che già poco prima aveva avuto il piacere di sentire.
"Hanna, tesoro mio, sei tu?". 
Egli osservò ancora, fin quando, una figura si tirò su, una figura che rivelò un viso incantevole e perfetto, pallido come l'intera sua pelle, gli occhi come rubini, intensi, che ora lo fissavano languidamente, i ciuffi d'ebano che gli ricadeva sul viso, quasi donandogli un non so che di infantile e dolce, un sorriso, al contrario, in grado di ammaliare chiunque, un sorriso che pareva emanare un grande carisma.

Sebastian Michaelis, il ragazzo d'oro. Nei suoi occhi, la promessa che non desiderava vedere nessun'altro se non proprio te.
William fu portato a sorridere, aveva sempre ammirato il cugino, era carismatico, affascinante e intelligente.
"Mmmh - fece quest'ultimo guardandolo - allora, sentono la mia mancanza a Chicago?"
"Emh... certo che sì - borbottò ricomponendosi - ti salutano almeno dieci persone"
"Oh, che gioia" - ironizzò alzando gli occhi al cielo.
"Davvero - insistette l'altro - la gente lì è disperata! Sebastian Michaelis dicono, non si vive senza di lui!"
"Non ci credo!" - rise afferrandolo per un braccio e trascinandolo insieme a lui sul divano, solo che quest'ultimo completò il proprio atterraggio finendo sul pavimento. 

Questo era suo cugino, un giovane uomo affascinante ma che quando scherzava sapeva divenire peggio di qualsiasi ragazzina o bambino.
Eppure ciò incantava.

"Quasi dimenticavo! - fece a quel punto Sebastian indicandogli la figura di un giovane accanto a lui - Questo è Grell Sutcliff, un mio amico, golfista molto famoso!". 
William guardò il ragazzo, il quale pareva avere uno sguardo magnetico anche attraverso gli occhiali. Aveva dei lunghi capelli scarlatti, e un'espressione costantemente tramutata in qualcosa di fin troppo malizioso.

"Ah - disse tirandosi su e porgendogli una mano - non l'avevo vista, piacere, sono William T. Spears". Quell'altro, per tutta risposta, gli lanciò un'occhiata maliziosa, ma non lo degnò di nessun'altra attenzione, per poi alzarsi e stiracchiarsi in modo alquanto sensuale.
"Ero steso su quel sofà da non so quanto tempo" - sbuffò il rosso incamminandosi verso la finestra.

Certo, quella doveva essere la persona più scostante e irritante del mondo per lui, però dovette ammettere che gli piaceva guardarlo.
"Ah beh! - esclamò Sebastian andando dietro l'amico in rosso - quest'estate ci divertiremo, vederete, ci butteremo l'uno tra le braccia dell'altro e mi vedrete sempre su una spiaggia e mai dentro casa!"
"Certo - fece Grell allontanandosi - non ti sto neanche a sentire"

"Emh, perdona l'entusiasmo di mio marito - disse Hannah avvicinandosi a William e porgendogli un bicchierino con del whisky - ma sei meglio di me quanto tende ad eccitarsi facilmente. Piuttosto, ho saputo che ti sei trasferito a West Egg, in mezzo a tutti quegli insopportabili e spocchiosi ricchi..."

"Sì, anche se in realtà la mia è solo una baracca da quaranta dollari al mese come affitto..." - spiegò sedendosi e sorseggiando l'alcolico.
"Oh Will, la tua vita è adorabile!" - sorrise Sebastian sedendosi nuovamente e accavallando le gambe.

"Conosco una persona a West Egg" - disse ad un tratto Grell, continuando a guardare fuori dalla finestra.
"Io invece non conosco nessuno" - rispose l'altro sistemandosi gli occhiali.
"Non potete non conoscere Phantomhive" - fece il rosso guardandolo.

"Phantomhive? - chiese Sebastian con un tono di voce talmente strano che gli altri tre furono portati a voltarsi e a guardarlo, come a chiedere spiegazioni, e a quel gesto, il giovane uomo fu portato a ricomporsi - Umh... quale Phantomhive?"

La conversazione fu ben presto interrotta dall'ingresso di uno dei maggiordomi.
"Scusate Madame - disse quest'ultimo - le diner è servita!"

Fu così che i padroni di casa assieme ai due ospiti, si sedettero al tavolo, cominciando a consumare il pasto e parlare di svariati argomenti, più che altro di divertenti pettegolezzi.
"Dimmi William - disse ad un tratto Hannah - hai letto il libro "L'Ascesa dell'Impero Romano" ? Secondo me dovresti farlo. Un pezzo di letteratura che dimostra che noi, la razza dominante, dobbiamo badare bene a stare attenti che le altre razze, quelle inferiori, rimangano al loro posto, sottomessi"
"Oh - sospirò Sebastian alzando gli occhi al cielo - Hannah è diventata profonda, legge libri con lunghe parole". 

I due coniugi si lanciarono un'occhiata, quando ad un tratto la piacevole conversazione fu interrotta dall'improvviso e stridente squillare del telefono, e a quel rumore, William vide lo sguardo di Sebastian, incupirsi, così come quello di Grell e della stessa Hannah, la quale, sgranchendosi la voce, si allontanò immediatamente per rispondere, richiudendosi alle spalle le porte in vetro.

"Umh, scusate un momento" - fece Sebastian alzandosi nervosamente per andare incontro alla moglie, lasciando soli gli altri due.
"Allora - fece William - questo Phantomhive di cui mi parlavate..."
"Sssh! - lo zittì Grell - aspetta! Voglio sentire!" - disse indicando con lo sguardo i due che avevano preso a parlare animatamente.
"Sentire cosa?" - chiese sorpreso.
"Ma come, pensavo che lo sapessero tutti!" - rispose alzandosi.
"Io no..."
"Beh, Hannah ha un altro uomo a New York" - disse semplicemente.
"Cosa?!" - sussultò spalancando gli occhi.
"Potrebbe almeno avere la decenza di non telefonare all' ora di cena, non credi?" - chiese guardandolo con fare malizioso, finendo di fumare la sua lunga sigaretta.

Così come la coppia si allontanò, presto tornò, cercando di mostrarsi più sereni possibile, in particolare Sebastian.
"Oh William, adoro averti a tavola con me - disse - sei come una rosa, non lo trovate anche voi?"
"No, non sono affatto una rosa..." - rispose imbarazzato.
"Dopo cena William mi accompagnerà all'Host Club - disse Hannah lanciando un'occhiata al cugino acquisito - vero William?"
"No, su avanti, rimani qui con me invece, solo per un pò" - insistette Sebastian.
"Veramente - balbettò - io domani avrei il lavoro..."

Il telefono squillò nuovamente, ed egli ebbe per la seconda volta la possibilità di vedere l'espressione del cugino cambiare drasticamente, in un'espressione fin troppo infastidita.
Nessuno sembrava disposto a sopporta la continua insistenza di quel "quinto" ospite.

Nonostante tutto, la serata passò in fretta, e dopo cena, Sebastian e William andarono in giardino, cominciando a passeggiare lentamente, proprio come quando erano bambini.
"Oh William..." - sospirò il primo con fare nostalgico.
"Cosa?" - chiese.
"Nulla... è che mi sembra tutto così terribile adesso - sussurrò - io ho visto e fatto tutto, oramai non mi rimane più niente da vedere o da fare. Ho affrontato cose terribili, e sono diventato abbastanza cinico su tutto"
"Amh... capisco - rispose confuso, per poi cercare di cambiare discorso - ah sì... tuo figlio... immagino che parli e tutto il resto..."
"Cedric? - domandò posando lo sguardo oltre la baia - Sì. Sai William, da quando è nato, Hannah non è molto presente. A volte mi chiedo lei dove sia... e soprattutto con chi. Comunque sia, quando lui  è nato, ricordo che chiesi alle infermiere se fosse un maschio o una femmina. Loro mi dissero che era un maschio, e io piansi. Sono felice che lo sia, dissi - lo guardò con gli occhi lucidi - e spero che sia anche stupido. Non c'è niente di meglio per un ragazzo, essere un bellissimo principino viziato e stupido. Oh - sospirò - tutte le cose belle e preziose sono destinate a sparire così.... in fretta...."

Entrambi posarono lo sguardo oltre la baia, oltre quel mistero che pareva estendersi e che pareva legare le vite di tutti loro.

Quando poco più tardi, William tornò a casa, scendendo dalla macchina ebbe la possibilità di vedere qualcosa, forse il suo vicino che passeggiava su proprio pontile.
Forse proprio Phantomhive.
Lo osservò, osservò la sua figura lenta che camminava, e poi lo osservò allungare un braccio verso l'altro lato della baia.
Sembrava che quest'ultimo volesse afferrare qualcosa... la luce verde.

                                                                                    ***

Angolo mio

Ma salve! Cos'è questa schifezza? Semplicemente l'ennesima delle mie idee!
No vi spiego subito! Io amo alla follia il film "Il Grande Gatsby" (quello con il mio amato Leonardo di Caprio), e non potevo non mescolare il mio film preferito con il manga preferito! Inoltre Ciel sta benissimo nei panni di Gatsby secondo me!
Dunque, molte citazioni saranno identiche a quelle del film perché secondo me certe cose non possono essere cambiate, perderebbero di significato!! Ovviamente tutte la storia è un continuo  di flashback di William, spero che si capisca :/
Lo so Sebastian sposato con Hanna non si può vedere, ma mi serviva una donna accidenti! xD
Dunque, il primo capitolo mi fa pena, spero che a voi sia piaciuto, anche se so che non ci avete capito molto, ma tutto sarà più chiaro più avanti, perché ci tengo a portare avanti questa storia :D Probabilmente non sarà molto lunga, ma spero possa piacervi comunque :3
   
 
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