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Autore: mamogirl    02/06/2015    1 recensioni
allucinante agg. [part. pres. di allucinare]. –
1. Relativo a un’allucinazione.
2. fig.
a. Abbagliante, di grande intensità: gli pareva che quegli occhi lo guardassero con una fissità allucinante.
b. Di fatto o avvenimento che colpisce fortemente e dà un senso di smarrimento, che sembra provenire da un’allucinazione; incredibile, irreale: visioni allucinanti; uno spettacolo a., una vicenda allucinante.
3. Iperbolicamente, spec. nel linguaggio giovanile, stupefacente, incredibile, in senso positivo o negativo.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Allucinante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il suono del click risuonò all'interno della cabina, un fugace bagliore giallo illuminò quei pochi centimetri di fronte alla fotocamera mentre il flash entrava in azione. Le dita danzarono velocemente sulla tastiera, scegliendo le lettere giuste e poi ripescando un numero che ormai non aveva nemmeno bisogno di essere recuperato.

Help!

Trascorsero pochissimi secondi, veloci e rapidi tanto quanto un respiro tramutatosi in un sospiro volto a calmare i nervi e l'ansia, e il telefono vibrò annunciando l'arrivo di una risposta. Brian si ritrovò a non aprire immediatamente il messaggio, rendendosi conto di quanto stupido e ridicolo fosse stato il suo commento.

O, a priori, la sua ansia.

Era ormai tutto alle spalle, no? Il peggio, il cuore della tempesta, aveva finalmente abbandonato quel porto e solamente cieli tersi e limpidi si stavano prospettando di fronte a lui. Lo era, si ripeté fra sé e sé. Lo era, sembrò quasi voler sottolineare la sua coscienza, utilizzando un tono di voce che aveva così tanta somiglianza con quella di Nick. Eppure, Brian non riusciva a scacciare via quell'invisibile retina d’insicurezza che ancora sembrava avvolgerlo come un mantello. Era ancora lì, vibrante sotto la pelle e sempre pronta a ripresentarsi quando anche solo osava avvicinarsi o osservare un microfono. Avrebbe resistito? Sarebbe riuscito ad azzeccare tutte le note o, come sempre succedeva nei suoi peggiori incubi, la voce lo avrebbe abbandonato proprio quando sembrava essere sul punto di completare alla perfezione la sua strofa? 

 

Smettila di fare l'idiota.

Andrà benissimo, stupido.

D'altronde, hanno cercato proprio te per un motivo.

 

Le parole di Nick riuscirono a portare un sorriso sul volto di Brian, riuscendo anche nell'impresa a far scivolare via quella marea, bassa, di ansia.

 

Sarei più tranquillo se non fossi l'unico.

Chi mi copre se succede qualcosa?

 

Era quello il dubbio che ancora lo tormentava, era quella l'ansia che lo aveva spinto a digitare quelle frasi e a cercare una rassicurazione, un'ennesima prova di fiducia dopo le innumerevoli e infinite parole che narravano di una fiducia e di una fede che, ancora, Brian riusciva poco a concepire come reale e tangibile. Logicamente, una parte del suo cervello sapeva perfettamente che non aveva più bisogno di aiuto e di seconde voci pronte a sostenerlo e prendere il suo peso in caso di necessità. Era migliorato, la voce era diventata sempre più forte concerto dopo concerto e ora non c'era più quel terrore che lo atterriva ogni volta che le luci incominciavano a scendere sul palco. Ma sul banco dell’irrazionalità, era l’ansia a mettere ancora in dubbio quella prima forma di sicurezza che Brian si era costruito in quegli ultimi mesi.

Il messaggio di risposta, quella volta, impiegò un po' più di tempo ad arrivare. Un tempo, solamente qualche mese prima, Brian avrebbe interpretato quel ritardo come un'esitazione da parte di Nick, un non sapere come tirarsi fuori da una rassicurazione che avrebbe avuto i contorni e i sapori di una bugia, per quanto detta a fin di bene. C'erano stati messaggi che erano arrivati prima di esami andati sempre più male; c'erano state parole che avevano cercato di risollevare un morale che era ben oltre l'essere sotto i piedi, anzi, era sembrato più picchettato con tacchi a spillo affilati e ben appuntiti. 

Non quella volta.

 

Non ne hai bisogno, e lo sai.

Non più, almeno. E' vero, non sei ancora perfetto ma

sei quasi tornato a essere lo stesso di prima della malattia.

E' ora che incominci a camminare con le tue piccole

e corte gambine.

 

Ogni eco di ansia scomparve definitivamente mentre uno scorcio di risata si liberava dalle labbra e si mescolava nell'aria.

 

Avrò anche le gambe corte però ti batto sempre.

 

Era sul punto di cliccare il tasto per inviare il messaggio quando le sue dita ritornarono velocemente sulla tastiera, digitando il più velocemente possibile la battuta anche considerando che stava ricevendo più di un segno e cenno che era tempo di incominciare.

 

Oltre al fatto che non ti lamenti mai delle mie

gambe quando sono avvolte attorno ai tuoi fianchi.

 

Non aspettò nemmeno la risposta di Nick, anche se poteva ben immaginare la sua espressione di reazione: la bocca aperta a formare una specie di o; gli occhi sgranati per lo stupore e l'incredulità e quell'accenno di rossore sulle sue guance che suggerivano sempre come quelle sue parole avessero colpito il bersaglio. E Dio se Brian adorava prendere Nick in contropiede, vedere quell'espressione diventare sempre più la consapevolezza che il gioco era cambiato e che anche lui poteva prenderne parte, calando una carta di sensualità che non apparteneva solamente a Nick. E Brian sapeva anche che cosa frustrava Nick ancor di più, sapeva che non rispondere o continuare quel gioco sarebbe servito solamente a farlo infuriare in quel modo così adorabile e sexy che, per qualche secondo, la tentazione di prendere il primo aereo di ritorno a casa fu abbastanza forte da solleticargli l'istinto. Ma aveva un lavoro da finire e ciò era la spinta giusta per far sì che tutto fosse perfetto alla prima registrazione.

E ormai poteva farcela, senza più dover prima pregare qualsiasi santo o scongiurare di non risultare così orribile e terribile da dover richiedere aiuti o correzioni.

 

 

 

 

 

 

 

*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*

 

 

 

 

 

 

La doccia era durata molto più di quanto generalmente Brian si concedeva. Ma era quasi un miracolo poter avere a disposizione tutto il tempo che voleva e che desiderava, senza l'ansia di doversi sbrigare perché avevano un volo da prendere, o senza mille lavori da fare o bambini che avevano e che pretendevano tutta la sua attenzione senza se e senza ma. C'era solo lui nella stanza. Lui e quel getto di acqua calda che scendeva e colpiva direttamente le sue spalle, gocce che poi scivolavano sulle linee dei muscoli e delle ossa per poi incontrarsi in un vortice e proseguire per il loro tragitto. L'umidità si alzava in una nebbiolina che aveva avvolto non solamente lo spazio confinato della doccia ma, strisciando sotto il vetro, era riuscita anche a prendere possesso e terreno del resto del bagno, appannando uno specchio che, per una volta, Brian non doveva preoccuparsi di pulire. L'unica cosa che riusciva a pensare era alla sensazione meravigliosa dell'acqua bollente che scioglieva lentamente e dolcemente i muscoli contratti delle spalle e della schiena, una tensione che sapeva di ore e ore a provare fino alla maniacale precisione ogni dettaglio e ogni nota, ritrovandosi però più e più sicuro dopo ogni nota centrata e uscita così come doveva esser sempre stata: naturale. Tutta l'ansia, tutti i dubbi che avevano contratto il suo stomaco quella mattina si erano rivelati essere impercettibili e inconsistenti come bolle di sapone. Era vero, d'altronde, che non si trattava di una vera e propria canzone solista ma era pur sempre un passo in avanti. Soprattutto se considerato che il suo prezioso quaderno era ancora colmo di canzoni che non aveva avuto il coraggio di incidere per timore, e paura, di non dar loro soddisfazione.

Sì, quella giornata si era rivelata essere un altro passo in avanti in quel complicato e intricato processo di guarigione che era iniziato, realmente e praticamente, solamente il settembre precedente. Esser caduto così in basso da non avere nemmeno una voce per chiedere, esser stato così vicino e così attratto dall'idea di abbandonare tutto, era stato davvero il punto di svolta. Il momento in cui aveva deciso, una volta per tutte, se voleva o meno esser sconfitto per sempre. Quell'opzione non era mai stata veramente presa in considerazione: ne era stato accarezzato, era stato avvicinato e attratto, ma alla resa dei conti Brian si era ritrovato avvolto da una forza che non sapeva e nemmeno pensare di poter possedere. Da quel momento tutto era cambiato, lui per primo si era ritrovato modificato là dove la malattia e i suoi demoni avevano lasciato le ferite più profonde e che solamente negli ultimi mesi avevano incominciato a cicatrizzarsi e a guarire: Brian si era ritrovato con una nuova linfa che vibrava e scorreva dentro di lui, una voglia e una forza che lo portava e lo spingeva ogni giorno a superare un nuovo limite o una vecchia paura. Non ci potevano più essere ostacoli, o montagne troppo alte da scalare, quando qualcuno si era ritrovato già spogliato di tutto, si era già ritrovato ad avere perso ogni sicurezza e certezza. Da quel punto si poteva solamente rimettersi in piedi e ricostruirsi, strato dopo strato, ponendo ogni fondamenta su quella nuova convinzione, quella nuova sicurezza di essere davvero una fortezza in grado di resistere anche la più temibile delle tempeste.

Cantare, quella mattina, era stato una boccata d'aria fresca. Era stato come tornare a casa e sentirsi benvenuto in quel luogo che, per molto tempo, era quasi sembrato un inferno o un posto colmo di torture e insidie. Cantare, quella mattina, aveva ricordato a Brian come ci si sentiva a cantare solamente perché era ciò che meglio gli riusciva, senza pensare o riflettere o dare adito a quella vocina che, sebbene ormai ridotta ad un sussurro, voleva mettergli i bastoni fra le ruote.

Con un sospiro, Brian allungò la mano verso i rubinetti e spense l'acqua, recuperò l'accappatoio e cercò di indossarlo il più velocemente possibile ma, nonostante la sua rapidità, l'aria fredda della stanza riuscì a infilarsi nella cabina della doccia e far nascere dei brividi sulla sua pelle. Mentre si asciugava si ritrovò a canticchiare quella stessa canzone che aveva dovuto cantare tutto il giorno, aggiungendo però vocalizzi e note che, finalmente, rispondevano ai suoi ordini e uscivano in un'armoniosa melodia. Non vedeva l'ora di far sentire la registrazione a Nick, non solo perché voleva sentire i suoi commenti e se c'era qualcosa che andava o poteva essere migliorato. No, non solo per quello. Anche se ancora si vergognava di quel desiderio, una parte di Brian anelava nel sentirsi rincuorato e rassicurato, galvanizzato da quella stessa persona che non aveva mai smesso di sostenerlo e di tifare letteralmente per lui. C'erano stati momenti, soprattutto durante quei giorni in cui la speranza era sembrata troppo lontana da aggrappare con anche solo una mano, in cui Nick era stato letteralmente l'unica voce in grado di farlo andare avanti e continuare a combattere, anche se solo si trattava di alzarsi dal letto. Nick e la sua incrollabile fiducia in lui. Nick e quella sua fede, totale e incontrastabile, in qualcosa che nemmeno Brian riusciva a vedere o a immaginare. Nick, che lo aveva sempre ascoltato anche quando Brian non aveva voluto parlare, anche quando dare forma e sostanza alle sue paure sembrava qualcosa di sciocco e stupido anche per qualcuno che gli aveva promesso di sostenerlo e supportarlo attraverso qualsiasi tempesta.

Nick che, probabilmente, lo stava odiando per tutti quei messaggi che Brian aveva volutamente ignorato dopo il suo di quella mattina. Adorava, Brian, tenere il ragazzo sulle spine; adorava vedere la sua frustrazione aumentare messaggio dopo messaggio, telefonata dopo telefonata, e non per qualche motivo di pura soddisfazione sadista. No, adorava ciò perché era la dimostrazione tangibile e reale di quanto potere anche lui avesse su una persona come Nick, di quanto non fosse solamente lui un quadro che Nick poteva dipingere e colorare a suo piacimento. Stuzzicare Nick era divertente, forse per il semplice fatto che, nonostante tutti gli anni trascorsi insieme, ancora il ragazzo rimaneva sconvolto di fronte a certi suoi giochetti.

Finalmente soddisfatto di essere abbastanza asciutto, Brian si trasferì nella camera da letto e recuperò il cellulare. Non perse nemmeno tempo a leggere gli ultimi messaggi arrivati, probabilmente una sinfonia e un concerto di quanto stronzo fosse il suo comportamento, e digitò semplicemente il numero di Nick. C'era stato un tempo in cui il ragazzo avrebbe messo il muso e ignorato le sue chiamate, portando avanti un silenzio che sapeva di melodramma e di telefilm adolescenziali. Ora, invece, il telefono mise di squillare solamente dopo pochi secondi.

«Io ti odio.» Nessun saluto, nessun convenevole. Nick era andato direttamente al punto, il tono lievemente e leggermente infastidito e piccato.

Brian si ritrovò a sorridere, ma evitò di lasciar sfogo alla risata ben consapevole che non avrebbe fatto altro che aumentare l'arrabbiatura del compagno. «Ma buonasera anche a te, amore. Come è andata la giornata?»

«No, no. Non hai il diritto di chiedermi come è andata la giornata, stronzo che non sei altro!»

«Oh, andiamo! Te la sei presa davvero per quel messaggio?» Ribatté Brian mentre incominciò a recuperare dal borsone i vestiti, sperando di essersi portato dietro quella felpa di Nick che amava indossare.

«Ti odio. Sappilo.»

«E io ti adoro quando sei così arrabbiato.»

«Quindi è per questo che lo fai? E' per questo che mandi messaggi del genere e poi sparisci dall'etere?»

«Non è colpa mia se tu mi presenti battute del genere su un vassoio d'argento!»

«Io non ti ho presentato proprio niente! Ma guarda un po' te, uno cerca di comportarsi come un bravo fidanzato, cerca di rassicurare e di essere di supporto e come viene ripagato? Vergognati, Brian. Vergognati!»

«Perché mai dovrei vergognarmi? - Rispose Brian, non potendo più trattenere la risata. - Era solo una battuta innocente.»

«Tu sei allucinante! Ecco che cosa sei! Allucinante!»

La fronte di Brian si corrugò in confusione, un braccio infilato nella manica della felpa e l'altro a metà aria, con il telefono perfettamente incastrato fra spalla e orecchio. «Dovrei spaventarmi? Mi dici sempre che sono allucinante, che cosa c'è di strano?»

«Quello è un differente allucinante.»

«Ah, perché ne esistono anche di differenti tipi?»

«Ovvio! Mi stupisco che tu non riesca nemmeno a capire quanto siano differenti.»

Brian alzò gli occhi al cielo. Ovvio che esistevano differenti tipi, come poteva dimenticarsi di questi piccoli particolari quando parlava con Nick? «Ho paura anche a chiederti di spiegarmelo.»

«Non dovrei nemmeno farlo, visto che ti odio.»

«Ma ami dovermi spiegare qualcosa che non so. Quindi illuminami, o mio maestro.» Finalmente, Brian riuscì a infilarsi la felpa, immaginando già la reazione che quella battuta avrebbe causato in Nick: un sopracciglio alzato, lo sguardo affilato e le labbra increspate mentre tentava di capire se fosse uno scherzo o meno.

«Mi stai prendendo in giro?»

«Quando mai ti prendo in giro?»

«Sempre?»

«Obietto di fronte a questa accusa.»

«Allucinante! Sei allucinante!»

Brian si coprì gli occhi con una mano, lasciandosi fuggire un sospiro stanco. «Non dirmi che questo è un terzo tipo di allucinante.»

«No, no, questo rientra nel secondo tipo. Il primo allucinante è quando ti ritrovi a saltare da ogni superficie più alta di una banana e poi ti fai male contro uno stupido schermo.»

«Pensavo che avessimo dimenticato quell'incidente.»

«Oh no. - Esclamò Nick scoppiando a ridere. - Continuerò a rinfacciartelo per tutti gli anni avvenire.»

«Molto gentile. Davvero.»

«Allucinante sono certe note che stai tirando fuori in questo ultimo periodo e ancora non capisco da dove le tiri fuori visto quanto sei piccolo.»

«Ancora questa storia della statura?»

«Allucinante è la forza che hai dimostrato in questi ultimi cinque anni, riuscendo a tornare più forte di prima anche quando tu stessi avevi smesso di crederci. - Nick non diede segno di aver ascoltato o sentito l'obiezione di Brian, continuando la sua spiegazione come se niente fosse. - Allucinante è come la maggior parte delle volte dimostri di avere ancora venticinque anni e sembro io quello più anziano nella coppia. Io! Te ne rendi conto?» La risata arrivò fragorosa dall'altra parte del telefono, con quella punta di incredulità che si mischiava con una sorta di orgoglio e di possessione.

«Beh, la tua pettinatura non ti aiuta molto, amore.»

«Ma se le fans dicono che mi fa assomigliare al me stesso di diciotto anni fa!»

«Le tue fans ti direbbero che sei sexy e sensuale anche con i capelli lunghi fino alle spalle, cosa che ti proibisco assolutamente di fare. Ora sembri solamente un trentacinquenne che tenta di ricreare una pettinatura che era già ridicola quando avevi diciotto anni.»

«Quindi mi stai dicendo che non ti piace?»

«Non ho detto questo.»

«Allora te lo domando io ora. Non ti piace?»

«Ti amo.»

«E questo che cosa c'entra?»

«Che ti amo indipendentemente dalla pettinatura che decidi di farti, per quanto ridicola questa possa essere.»

Dall'altra parte del telefono arrivò qualche secondo di silenzio. Poi un lungo sospiro, decisamente volutamente esagerato in quel melodrammatico tono che Nick era solito usare e che ancora credeva che uscisse naturale e spontaneo. Brian ancora non aveva trovato il coraggio di rompere quella bolla in cui il suo compagno si era nascosto, quella assoluta e ferma convinzione di essere più che un bravo attore.

«Ora non posso essere più arrabbiato con te.»

«Perché?»

«Come perché? Sei...»

"Allucinante. Lo so. Possiamo andare avanti?»

 «Dicevo, non posso tenerti il muso quando tiri fuori certe frasi dal tuo cappello.»

 «Ma è la verità.»

 «Ma la tua verità sembra sempre uscire da uno di quei bellissimi libri, una di quelle storie che tutti considerano come un capolavoro e che milioni di ragazzini e praticamente chiunque citerà le parole quando sanno di non averne così potenti. La mia... la mia sembra sempre uscire da un libro per bambini. E nemmeno scritto così bene.»

«Ma è la tua. Ed è tutto ciò che ha importanza per me. Non se sembra uscita da un libro, da un cartone animato o se l'hai cercata su Google. E' speciale e unica solo e soltanto perché è stata pronunciata dalle tue labbra. Per me.»

«Continui a dimostrare vera la mia teoria.»

«Ma sono allucinante, giusto?»

«Oh, lo sei.»

Poté immaginarlo, Brian. Poteva e riusciva a immaginare il sorriso che aveva iniziato a curvare gli angoli della bocca di Nick, il modo con cui la punta del naso si arricciava per trattenere, ancora, quel broncio che ora non aveva più bisogno o motivo di esistere. E si immaginò, Brian, che cosa avrebbe fatto lui se fosse stato lì al suo fianco invece che trovarsi a miglia e miglia di distanza. Si immaginò, Brian, di scivolare ancor più vicino al corpo allungato di Nick e appoggiarsi contro il suo fianco; le dita che si nascondevano fra i fili biondi dei capelli, arricciandoli e giocandoci senza nessun motivo apparente; le labbra che seguivano la linea della mascella, fino a raggiungere quel sorriso che era apparso proprio grazie alle parole che esse avevano appena pronunciato.

«Prometto che mi faccio perdonare quando torno.»

«Oh, la cosa si fa interessante. - Mormorò Nick. La voce si abbassò di un tono e divenne più rauca, le vocali arrotondate da un pizzico di sensualità, così differente da quella che usava per ammaliare fans e pubblico durante un concerto. - Che cosa hai in mente?»

«E' decisamente una sorpresa.» Ribatté Brian, lasciandosi cadere sul letto, un letto troppo grande e spazioso per una sola persona. A volte ancora si dimenticava come ci si sentiva a dormire da soli, senza nessuno con cui accoccolarsi contro o a cui rubare le coperte. O calore.

«Che tipo di sorpresa?»

«Le mie labbra sono cucite. Usa la tua immaginazione.»

«Aspetta, stai dicendo che finalmente metteremo in pratica una mia fantasia? Una qualsiasi?»

«Nel limite del possibile e fattibile.»

«Oh, ma sono tutte praticabili. Basta che tu sia un po' flessibile.»

Brian chiuse gli occhi, le guance e tutto il viso che incominciava a bruciare al solo pensiero di che cosa la mente perversa del suo compagno aveva già ideato e aspettato, non proprio pazientemente a volte, di mettere in pratica.

«Sarai la mia morte, lo sai?»

«Non ti preoccupare, ho già in mente la giustificazione perfetta nel caso ti succeda qualcosa. O lascerò spiegare tutto ad Aj.»

«Evito di chiedere oltre. - Mormorò Brian, la fronte corrugata in un primo e lieve livello di preoccupazione. - Ti ricordo solamente che avremo un bambino in casa.»

«Tuo figlio passa più tempo fuori a giocare che in casa. Non sentirà né si accorgerà di nulla.»

«Avevi detto la stessa cosa anche l'ultima volta, anche se in quel caso si trattava di Kevin.»

«Perché devi ricordare quell'incidente?»

Brian si alzò seduto per qualche secondo, il tempo necessario e sufficiente per sistemare meglio i cuscini dietro la schiena e ricreare la posizione che non avrebbe creato tensione e stress al suo collo. «Perché tu non pensi mai a queste cose!»

«Okay, okay. Allora vorrà dire che chiederemo alla vicina di tenere Baylee per qualche ora.»

«La vicina? Da quando in qua fai amicizia con la vicina?»

«Da quando ho scoperto che ha una cotta per me.»

«Nick, essere gentili e disponibili una volta ogni tanto non significa avere una cotta verso qualcuno. Si tratta semplicemente di educazione e gentilezza.»

Ci fu un secondo di silenzio dall'altra parte del telefono. Un secondo abbastanza lungo per far pensare a Brian che Nick si fosse offeso; un secondo abbastanza lungo per incominciare a pensare a qualche modo per riparare.

«Sei geloso, per caso?»

«Per quale motivo dovrei esserlo? Dovrei esserlo?» Domandò Brian, il tono lievemente e leggermente piccato da un'onta di gelosia che non aveva senso e bisogno di nascere e richiedere attenzione. Anche se non era esattamente gelosia, non nel senso di paura e timore che Nick potesse tradirlo con qualcun altro. Era gelosia con la veste di possessione perché certi sguardi, certe espressioni e certi sorrisi non potevano e non dovevano essere riservati a nessun altro se non a lui. Perché Brian sapeva che cosa si provava a essere bersaglio e vittima di quel particolare sorriso di Nick, quello sguardo che ti rubava ogni centimetro di aria e faceva scomparire il mondo attorno perché tutto ciò su cui riuscivi a porre attenzione era l'azzurro di Nick. Brian non voleva condividere tutto ciò, non voleva che quel sentimento e quella sensazione di essere speciali e unici, potesse essere donato anche a qualcun altro.

 "Ti stai davvero arrabbiando?» Il tono di Nick aveva perso ogni assioma di divertimento e di presa in giro.

 "Non mi sto arrabbiando. Sarebbe stupido. - Rispose Brian. - Sono solo molto possessivo e mi piace pensare di essere l'unico che fai sentire speciale con un solo sorriso.»

 «Quindi devo smetterla di flirtare anche con le fans sul palco?»

 «Beh, forse dovresti pensare di mandare in pensione la tua mossa pelvica perché fra qualche anno temo che potresti avere qualche problema. - Scherzò Brian, riuscendo a far scatenare una risata anche dal compagno. - Ma è diverso. E' il tuo ruolo. E' ciò che le fans chiedono e si aspettano di vedere. Potremmo essere anche costretti a scriverlo sui biglietti dei concerti.»

 «E' un duro compito essere il più sexy del gruppo.»

 «Oh, immagino quanto ciò sia pesante per te.»

 «Lo è, lo è. Devo sempre inventarmi nuovi modi per attirare l'attenzione. - Ribatté Nick scherzosamente, prima di lasciar sfiorire la risata e riprendendo una parvenza di serietà. Era l'insicurezza di passare inosservato, di essere dimenticato facilmente. - Ma quando siamo solo noi, quando siamo Nick e Brian, ti assicuro che non ho bisogno di flirtare. Ho già tutto quello di cui ho bisogno. Te.»

 Un abbraccio di calore si avvolse attorno a Brian, scacciando via un filo di quella ragnatela di dubbi e insicurezze che sembrava essere sempre più fragile e distruttibili quando veniva accarezzata da quelle parole. «Vedi? Non hai bisogno di grosse parole per farmi stare bene.»

«Bri? - La voce di Nick si levò in un sussurro dopo qualche attimo di silenzio. Era la voce che il mondo esterno e le fans non avrebbero mai potuto ascoltare, se non in quelle rare occasioni in cui il ragazzo aveva fatto mostra di quel suo lato vulnerabile e ancora così intrecciato attorno a fili di insicurezza e debolezza. Era il tono che lo faceva sembrare un ragazzino, un bambino che non aveva idea di che cosa fosse giusto o sbagliato, o che avrebbe cercato di fare qualsiasi cosa pur di non essere lasciato solo o messo in un angolo. - Credi che dovrei tagliarmi i capelli, quindi?»

Poteva sembrare sciocca come domanda. E, se si fosse trattato di qualcun altro, Brian sarebbe di certo scoppiato a ridere e lo avrebbe preso in giro. Ma non Nick.

Non Nick quando usava quel tono di voce, quando dall'intonazione e dal modo con cui, Brian ne era sicuro, stava stringendo il telefono e si mordicchiava il labbro per la paura di sembrare e risuonare ridicolo In quel caso, Brian non avrebbe mai potuto ridere o deridere il ragazzo perché sapeva ben più di quell'immagine patinata creata negli anni e nell'immaginario delle fans. Sapeva, Brian, ciò che ribolliva sotto quella finta e fabbricata confidenza e sicurezza nel proprio corpo e altro non era che un'insicurezza che per anni aveva reso il suo corpo vittima di odio e di autodistruzione; era il desiderio di piacere, non fosse per altro per poter essere finalmente accettato e mai dimenticato, mai più gettato in un angolo perché non era più di soddisfazione o di utilità. Nick anelava ad essere accettato, Nick aveva questo primordiale bisogno di sentirsi dire che andava bene così com'era, che i suoi sforzi e i suoi talenti venivano riconosciuti indipendentemente da tutto e da tutti. E, nonostante ancora una parte di lui si struggeva a vedere quei lati ancora così fragili in un'anima che avrebbe dovuto brillare senza se e senza ma, Brian avrebbe continuato a rassicurare l'altra metà del suo cuore. Il più delle volte bastavano carezze e baci, abbracci che avvolgevano quel corpo così insicuro e ricostruivano una confidenza dimenticata o mai abbastanza forte per resistere alle intemperie del tempo. Ma in quel momento, in quegli attimi in cui la distanza fisica li metteva in due posti e luoghi opposti l'uno dall'altro, tutto ciò che Brian aveva a sua disposizione erano parole che portavano solamente la speranza di poter ricucire, mettere una pezza almeno fino a quando non fossero stati riuniti e fisicamente ricongiunti.

«Credo che dovresti fare semplicemente ciò che ti senti. Se ti piaci così, al diavolo che cosa il mondo pensa o ritiene che tu dovresti fare. E hai un esercito, nella popolazione femminile, a cui poco importa il taglio se potesse avere la possibilità di stare insieme a te.»

«Ma tu pensi che sia ridicolo.»

«Non travisare le mie parole. Quel particolare taglio di capelli é ridicolo e non solamente su di te. Tu non potresti mai essere ridicolo ai miei occhi. Non mai seriamente, almeno.»

«Quindi pensi che dovrei tagliarli?»

«Nick, penso solamente che mi piaci di più quando hai capelli corti. L'attenzione è tutta suoi tuoi occhi ed è quasi impossibile distogliere l'attenzione da quello sguardo. Sei più sexy e non hai nemmeno bisogno di impegnarti o altro.»

«Oh, quindi mi ritieni sexy?»

«No, in realtà no. - Scherzò Brian, ormai consapevole e conscio che avevano superato e si erano lasciati alle spalle quel punto in cui l'acqua era più forte e il terreno più scivoloso. - Ma a te piace sentirtelo dire e io ti devo tenere contento in qualche modo.»

«Me ne ricorderò. Oh già, questa non te la faccio scappare via, signor Littrell.»

«Tu? Ricordartelo? Ma se fra qualche ora te lo sarai già dimenticato.»

La risata di Nick risuonò e riecheggiò nel telefono, lasciando strascichi e rimasugli di una mancanza che incominciava a farsi sentire anche fisicamente, stabilendosi in fondo allo stomaco e stringendo i nervi nel più contratto dei nodi. «Probabile. Ma non mi dimenticherò di certo della tua promessa.»

«Quale?»

«Non fare il finto tonto, signorino. La tua promessa di farti perdonare per il tuo messaggio del tutto fuori luogo e poco appropriato.»

«Guarda che era perfettamente appropriato.»

«No, no. Appropriato lo sarebbe stato se avessi potuto raggiungerti in meno di dieci minuti. In questo caso non solo non è appropriato ma è anche crudele. Brian, sei davvero un essere crudele!»

«Ma non è per questo che mi ami così follemente?»

«Forse.»

«Forse?»

«Beh, Brian, lo sanno tutti che ti amo soprattutto perché così ho la casa perfettamente pulita e in ordine. Il tuo essere crudelmente sexy è semplicemente un superplus.»

Fuori dalla finestra la luce aveva incominciato ad abbassarsi, regalando alla stanza un ultimo sguardo al tramonto prima di incominciare a lasciar cadere la propria trapunta di notte e di buio. Sul comodino, una lampada attendeva semplicemente e solamente di essere sfiorato per inondare la stanza della sua luce fiocca e rossa. Eppure Brian non allungò la mano per premere il bottone ma, anzi, si accoccolò su un fianco e nascose una mano sotto il cuscino. La stanchezza incominciava a farsi sentire, i muscoli delle gambe avevano incominciato a pesare più del solito mentre ogni nervo della schiena sembrava divertirsi a creare il maggior numero di nodi e così difficili da slegare e slacciare. Senza poter fermarlo, Brian si ritrovò a sbadigliare mentre gli occhi, complice anche la posizione, incominciavano a voler chiudere tutto e riposarsi in previsione della mattina successiva.

«Sei stanco, vero? - Arrivò la domanda di Nick, pronunciata con un tocco di dolcezza. - Mi dimentico sempre che siamo in due differenti fusi orari.»

«Non osare riattaccare.»

«Non ci pensavo nemmeno. Ma dovrei... hai bisogno di riposarti.»

«Un'ora in più o meno non cambierà molto. Preferisco rimanere al telefono con te.»

«Io ti avevo detto che era meglio se tornavi con noi.»

«Ma poi avrei dovuto ritornare in Europa prima di partire per il Sud America. Mi viene il mal di testa al solo pensiero.»

«Hai ragione. Vedi? Ecco un altro motivo per cui ti amo. Senza di te non sarei mai in grado di organizzare tutti questi viaggi.»

«Un bravo assistente potrebbe risolvere tutti i tuoi problemi, lo sai. - Rispose Brian, riuscendo a infilarsi sotto la coperta senza troppe mosse. - Non sono davvero così indispensabile.»

«Non rincominciamo con questo discorso. Sei di fondamentale importanza per la mia sopravvivenza e quella di Baylee. - Ribatté Nick in tono serio, quel tono che non ammetteva repliche e che riusciva, sempre, a far esplodere un colpo di calore che si avvolgeva e proteggeva il cuore di Brian. - In più dovrei pagare questa persona mentre con te...»

«Con me cosa?»

«Beh, posso fare altri tipi di pagamenti. Pagamenti di natura fisica.»

Fu il turno di Brian di scoppiare a ridere, una risata arrotondata dalla stanchezza e da sottili e quasi impercettibili note rauche e roche. «Lo spero per te!»

«Cosa?»

«Che io sia l'unico con cui stipuli quei tipi di pagamenti!»

«Ovvio che lo sei!»

Un altro sbadiglio interruppe la conversazione, seguito da altri due più piccoli e quel senso di stanchezza che continuava a diventare più grande e quasi impossibile da ignorare. Ricordava, Brian, i primi tempi in cui lui e Nick erano divisi da mille impegni differenti, da fusi orari che non combaciavano quasi mai e come riuscivano sempre a trascorrere ore e ore a parlare, lasciando che la stanchezza se ne stesse tranquilla in un angolo mentre loro cercavano di annullare la distanza e l'assenza fisica. Erano quei momenti, quegli attimi, che ricordavano a Brian quanto tempo davvero fosse trascorso e di quanto l'età incominciasse a farsi sentire.

Non che lui fosse vecchio, decisamente no.

«Vai a dormire, B. - Arrivò il sussurro di Nick. - Recuperiamo domani quando hai finito di girare.»

«Non ho sonno.»

«Balle. - Rispose Nick, un sorriso che apparve sul suo volto perché poteva fisicamente immaginare la posizione di Brian, gli occhi ormai chiusi e solamente l'ostinazione a tenerlo in quel limbo fra l'essere cosciente e addormentato. A volte, o forse quasi sempre, Brian ancora assomigliava ad un bambino che, per quanto stanco ed esausto fosse, si intestardiva a voler rimanere sveglio perché c'era ancora tanto da dire e da fare. - Hai quasi raggiunto il tuo record di sbadigli.»

«Non erano sbadigli.»

«Ah, e che cos'erano?»

«Sospiri.»

«Posso essere anche non tanto intelligente ma so benissimo la differenza fra uno sbadiglio e un sospiro. Mio caro, i tuoi cadevano perfettamente e esattamente nella prima categoria.»

«Domani devo svegliarmi presto.»

«Un motivo in più per andare a dormire.»

«Ma il letto è troppo grande.»

«Giuro che sembri tuo figlio quando non vuole fare qualcosa. Anzi, quando è ora di dormire e lui vuole rimanere ancora alzato, nonostante stia crollando dal sonno.»

«Non è vero.»

«Sì, invece. La somiglianza è spaventosa, a volte.»

«Non siamo capricciosi, noi.»

«Io non l'ho detto!»

«Ma l'hai sottointeso!»

«Hai fatto tutto da solo. La parola capricci non è mai uscita dalle mie labbra.»

Una risata assonnata fu l'unica risposta che volò via dalle labbra di Brian. Per quanto il sonno lo stesse richiamando a gran voce, per quanto ormai i suoi muscoli fossero entrati in quella fase dove tutto ciò che importava era il materasso caldo e morbido sotto di loro, riattaccare e porre fine a quella telefonata.

«Nick?»

«Pensavo ti fossi addormentato.»

«Non ancora. - Rispose Brian. - Grazie.»

«Per cosa?»

«Per non farmi sentire ridicolo con le mie insicurezze. Per continuare a rassicurarmi e senza farmelo pesare.»

«Ti ho già detto che sei un idiota, vero? - Ribatté Nick anche se il tono della voce, arrotondato e sussurrato con una punta di calore, attutiva quella che poteva sembrare una battuta a tutti gli effetti. Ci rimaneva sempre, Nick, ogni qualvolta che Brian lo ringraziava per qualcosa di così semplice come lo poteva essere una frase di incoraggiamento o un complimento. - E poi devo farmi perdonare per tutti gli anni in cui hai ingigantito il mio fragile ego.»

«Beh, grazie lo stesso. Ha funzionato.»

«Non ne avevo dubbi. La voce c'è, Brian. C'è sempre stata. Devi solo avere un po' più di fiducia in te stesso. E smetterla di credere a ciò che quella vocina continua a ripeterti.»

«Logicamente lo so questo, Nick. Ed é più facile combatterla ora che riesco a vedere i risultati e i miglioramenti. E' solo...»

«Solo cosa?»

«E' stato strano. Un po' come se fossi ritornato a vent'anni fa quando avevamo appena iniziato a registrare. E, voglio dire, era quasi lo stesso studio quindi l'atmosfera era già nostalgica di per sé. Ma negli ultimi mesi, dannazione, gli ultimi anni, non ho mai cantato senza uno di voi che mi faceva da rete di salvataggio. E' stato strano perché sapevo di non poter contare su nessun altro se non me stesso e, siamo onesti, io e me stesso non abbiamo più la stessa relazione di quando abbiamo iniziato. Volevo andarmene. Sul serio. Ancor prima che incominciasse la musica, volevo andarmene. Ecco perché ti ho mandato quel messaggio.» Nell'oscurità, con quella distanza fisica fra loro due, era più semplice per Brian lasciarsi andare a quelle confessioni perché tanto non avrebbe potuto vedere le espressioni di Nick o avere paura di esse. Sì, ancora aveva paura di vedere la pietà, la commiserazione o l'imbarazzo in quegli occhi azzurri. Era sempre stato più facile confessarsi o parlare di ciò che lo rendeva insicuro quando era al sicuro fra le braccia dell'oscurità, o quando erano messaggi o una linea telefonica a trasmettere le sue parole.

«Però sei rimasto. E hai cantato. E scommetto che lo hai fatto divinamente.»

«Divinamente non lo so. Ma era da tanto che non mi sentivo più così a mio agio a cantare da solo. E' stato tutto così... - Brian si interruppe per qualche secondo, facendo schioccare la lingua mentre cercava il termine esatto. - ... naturale. Sì. Naturale.»

«E io sono felice per te, lo sai? E anche per il gruppo, ovviamente. Con te finalmente recuperato abbiamo qualche speranza in più di battere tutti quei gruppetti di adolescenti che fra qualche anno scompariranno nell'oblio.»

«Nick, è una battaglia contro i mulini a vento questa, lo sai?»

«Sognare non costa nulla. - Ribatté Nick. - E, a proposito di sognare, è meglio che tu vada a dormire. Devi ancora recuperare le duecentomila ore di sonno che hai perso in questi ultimi anni.»

Fu il turno di Brian di sospirare in modo esagerato e volutamente melodrammatico. «Va bene, mamma.» Esclamò, sottolineando con forza e ironia quell'ultima parola.

«Mamma? Perché proprio la mamma?» Obiettò Nick.

«Beh, per via dei tuoi capelli.»

La risata arrivò come una carezza, leggiadra e così invisibile da sembrare un soffio di vento. Fu con quel suono che Brian si lasciò finalmente prendere prigioniero fra le braccia di Morfeo mentre le ultime parole di Nick giunsero semplicemente come un sussurro ormai lontano anni luce.

«Tu sei proprio allucinante.»

 

 

 

 

 

 

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La casa era completamente silenziosa quando Brian aprì la porta ed entrò, appoggiando il borsone nell'angolo. Non badò particolarmente a quel dettaglio, ben sapendo che suo figlio in quel momento doveva trovarsi a lezione e sperando che Nick fosse andato a far un po' di spesa. Anche se il pensiero del compagno lasciato solo in un supermercato era abbastanza inquietante, visto che quasi sempre si dimenticava di prendere ciò di cui avevamo bisogno e preferiva puntare su tutto ciò che lo ispirava o attirava la sua attenzione: in dispensa, infatti, avevano ancora una scorta quasi titanica di prodotti che erano rimasti in promozione solamente per un giorno e che avevano tutti dei nomi così strani che nemmeno Howie aveva desiderato provare. Un'altra volta, invece, si era fissato di imparare la cucina orientale così gli armadietti avevano offerto dimora ad una selezione esplosiva di spezie, solo per poi essere dimenticate quando Nick si era reso conto di non avere la pazienza, l'attenzione o il tempo per mettersi ai fornelli. O sopportare la frustrazione quando un piatto non veniva come la ricetta suggeriva.

«Nick? Sono tornato!»

Alla domanda nessuno rispose così Brian passò in salotto, dove le porte - finestre erano state comunque lasciate aperte per lasciar entrare i raggi di una giornata che si preannunciava calda e assolata come un primo anticipo di estate. Dall'esterno arrivava l'aroma salmastro del mare mescolato insieme alla sabbia e a quell'odore così tipico delle lozioni abbronzanti. C'era stato un periodo della sua vita in cui Brian era riuscito a vivere senza sapere che cosa significava svegliarsi ogni giorno con quell'odore, sentirne la mancanza quando rimaneva lontano per più di qualche giorno consecutivo e sentirsi meno ansioso e nervoso quando finalmente ritornava a casa e rivedeva quell'immenso azzurro stendersi oltre i suoi occhi. Era stato quel mare a riportare la calma nel suo mondo, erano state quelle onde a prendere buona parte delle sue ansie e dei suoi brutti pensieri e portarli il più lontano possibile, riportando a riva una voglia di vincere e lottare che per molto tempo aveva sentito non più parte del suo carattere. Era stata quella spiaggia il luogo su cui Brian si era leccato le ferite ed era stato un pubblico composto da pesci e conchiglie ad ascoltare le prime note che, timide e tremolanti, avevano cercato e trovato una nuova linfa per poter uscire più forte di prima. Inspirò a fondo quell'aroma, sentendo la stanchezza del viaggio affievolirsi e uscire al primo espiro, mentre appoggiava i gomiti sulla balaustra del terrazzo. Era ancora presto affinché la spiaggia fosse presa d'assalto da turisti ma non era nemmeno quel piacevole e rilassante deserto dei mesi invernali, quando si era potuto camminare e passeggiare senza rischiare di scontrarsi con altre famiglie o con patiti di jogging: a riva alcune coppiette camminavano lentamente, soffermandosi di tanto in tanto per dare uno sguardo alle case che circondavano la spiaggia e sognare di poterne possedere una; qua e là spuntavano uomini e donne alle prese con una gara contro se stessi, i loro passi che risuonavano ogni volta che sbattevano e infrangevano le onde mentre correvano senza badare a ciò che accadeva loro attorno.

Poi lo vide.

I suoi occhi vennero quasi immediatamente attratti dalla figura che se ne stava a pochi metri sotto di lui, in controluce e quasi facendo propri i raggi dorati del sole che cadevano con quasi invidia sopra la sua pelle. A volte era ancora difficile riuscire a convincersi che non doveva più nascondere i suoi sentimenti, che poteva tranquillamente rimanere inerte e inerme ad osservare quella bellezza con l'espressione orgogliosa perché solamente lui poteva avvicinarsi e bearsi di essa. Non c'era nulla che avrebbe potuto svelare la loro professione, non almeno in quel momento: chiunque passava, chiunque li notava senza nemmeno conoscerli, avrebbero semplicemente posato lo sguardo su un ragazzo impegnato a giocare con il proprio cane e ancora ignaro dell'attenzione che stava ricevendo dal suo compagno dal terrazzo. Molto più spesso, invece, era difficile per Brian rendersi conto e convincersi che quella meravigliosa figura era davvero sua, era davvero l'altra metà del suo essere e colui che lo aveva reso una persona migliore. E forse sì, forse Brian era un po' geloso ma era più insicurezza, era più la paura di non essere mai speciale abbastanza per trattenere quella meravigliosa creatura al suo fianco, nonostante tutti i casini e le difficoltà in cui lo aveva ingarbugliato negli ultimi anni.

Ma Nick era suo. Quel Nick che sembrava un modello anche quando indossava quel paio di pantaloni che Brian aveva pensato di essere riuscito a disfarsene e che, invece, riapparivano all'improvviso; Nick che indossava una semplice maglietta nera, stretta abbastanza per sottolineare quei muscoli che si tendevano ogni volta che il braccio si alzava per lanciare il rametto a Nacho; Nick, con quel capellino che gli nascondeva quell'orribile taglio di capelli e che, allo stesso tempo, lo faceva assomigliare a un ragazzino.

E quella risata! Quella risata, che si era sollevata quando il cane aveva ignorato il rametto e aveva preferito inseguire le onde, arrivò a Brian e fece scoppiare qualcosa nel suo cuore, un caldo sentimento che non poteva non fargli sorgere un sorriso sul volto. E fu quella stessa risata a convincere e spingere Brian a scendere dal terrazzo e incominciare a camminare sulla spiaggia per raggiungere il compagno. ancora ignaro di esser stato osservato per tutto quel tempo.

«Ehi straniero!»

Nick si voltò di scatto al suono di quella voce che, per più di quarant'otto ore, aveva semplicemente ascoltato tramite una linea telefonica. Un grosso e caloroso sorriso si disegnò sul suo volto mentre osservava Brian avvicinarsi e annullare la distanza fra di loro. Era stanco, Nick notò quel particolare ancor prima di prendere nota di tutto il resto: era ormai una reazione automatica, dopo tutti quei mesi e tutte quelle settimane trascorse a studiare il volto e il corpo del compagno per qualsiasi cenno e segno di allarme. Fortunatamente, e con un sospiro di sollievo, Brian sembrava solamente stanco, di quella stanchezza che ti lasciava echi e strascichi di euforia e di soddisfazione per aver terminato il proprio lavoro e potersi finalmente godere qualche giorno di ferie e di riposo in famiglia.

«Non dovevi arrivare oggi pomeriggio?» Domandò Nick, la fronte corrugata in confusione mentre cercava di ricordare se avesse o meno sbagliato a scrivere quei dettagli.

«Dovevo. Ma sono riuscito a trovare un aereo prima. - Rispose Brian. - Cosa c'è? Ti dispiace, per caso?» Le braccia, ormai automaticamente e istintivamente, andarono a circondare la vita del compagno.

«No, no! Anzi!» Nick si abbassò per poter lasciare un bacio sulla fronte di Brian mentre le sue mani si appoggiavano sulle braccia.

«Dì la verità che avevi nascosto l'amante nell'armadio e ora non sai come farlo uscire.» Lo schernì Brian giocosamente.

«In realtà l'avevo già fatto uscire. Non lo vedi? E' lì che sta giocando con le onde.» Ribatté Nick scherzosamente, facendo un segno con il volto mentre indicava Nacho dietro di lui.

«Un po' peloso come amante.»

«Ma ha il tratto più importante. La statura.» Asserì Nick, alzando l'indice come per sottolineare quanto quel dettaglio fosse importante per un ipotetico e improbabile, quanto impossibile, amante.

Lo sguardo di Brian si affilò in un'espressione agrottata, le labbra chiuse in una linea sottile e ferma nel tentativo di non lasciare sfuggire via la maschera che stava nascondendo il sorriso e la risata.

«Mi stai paragonando ad un cane?» Domandò Brian, staccandosi di colpo e cercando di rimanere ancora serio, con le braccia incrociate davanti al petto. Ma Nick poco badò a quel tentativo di maschera, non quando i raggi gialli del sole scendevano e colpivano perfettamente il viso di Brian, facendo brillare la pelle con punte dorate.

«No, sto paragonando Nacho a te. Ed è un grosso complimento per chiunque, animale o meno che sia. - Prima che Brian potesse allontanarsi, Nick riuscì ad allungare le braccia e racchiudere il ragazzo in un abbraccio. - Scherzavo, idiota! Sai che non potrei avere nessun amante, peloso o meno.»

Brian tentò di divincolarsi da quella stretta, la risata che usciva ormai liberamente mentre Nacho, quasi avesse compreso e intuito che si fosse parlato anche di lui, era corso scodinzolante verso i due padroni, tutto felice e desideroso di poter prendere parte anche lui a quelle feste.

Dopo qualche secondo, Nick lasciò andare Brian continuando però a tenere le braccia avvolte attorno ai suoi fianchi. Ora che era tornato, tutto sembrava essere ancor più meraviglioso e colorato: due settimane, quindici giorni di libertà e di riposo e da dedicare solamente a loro due e alla loro strana e normale famiglia.

«Sai, pensavo che avessi fatto un po' di spesa... il frigorifero mi sembra un po' vuoto e solitario.»

«E poi sentirmi criticare perché non ho preso il latte senza lattosio o perché ho comprato troppe schifezze? No, grazie.»

«Lo sai che devo seguire un'alimentazione ben precisa. - Sentenziò Brian, alzando l'indice e battendo la punta contro il naso di Nick. - Teoricamente, anche tu.»

Nick sospirò melodrammaticamente, esagerando volutamente come se ciò che stava per proporre fosse più una punizione che qualcosa che, invece, adorava fare. «Vorrà dire che andremo insieme dopo aver recuperato tuo figlio. Anche perché ho un'ottima scusa.»

«Davvero?» Domandò Brian, la testa piegata appena di lato indeciso se dovesse davvero credergli o se si stesse preparando per un'ennesima sciocchezza di Nick.

«Oh sì.» Fu l'unica risposta di Nick mentre, dopo aver staccato una mano dalla sua presa sul fianco di Brian, prendeva il cappello che indossava e se lo toglieva, mostrando qualcosa che Brian aveva semplicemente sperato o immaginato.

«Nicky.» Mormorò mentre una mano andava ad accarezzare quei capelli ormai tagliati e resi in una forma decisamente e nettamente migliore di quella precedente. Fili corti, di una tonalità più scura, ora sembravano quasi strani a contatto con la mano ma erano capaci di lasciare che tutta l'attenzione fosse di quegli occhi così azzurri e così penetranti.

«Allora? Qual è il verdetto?»

Le dita giocherellarono ancora qualche secondo con quei fili prima che la mano, da brava madre, li riprendesse e li facesse scivolare sulla guancia. «Stai decisamente meglio. Anzi, sei decisamente più sexy.»

Il viso di Nick si abbassò di qualche centimetro, quella distanza necessaria affinché le labbra potessero sfiorare gli angoli della bocca del compagno. Un sorriso malizioso adornava il suo viso, facendo brillare ancor di più quell'azzurro e rendendo, almeno per un attimo, quasi impossibile per Brian riuscire a concentrarsi su ciò che circondava loro.

«Non merito un regalo per ciò?» Le parole di Nick arrivarono come un soffio dolce e freddo sulla pelle di Brian, un appagante contrasto con il caldo del sole.

«Mh... non saprei.» Lo stuzzicò Brian, facendo scivolare una delle mani sotto i confini della maglietta che Nick indossava, accarezzando e solleticando la pelle che sapeva di mare e di sole.

«Ti ricordo che dovevi farti perdonare per un certo messaggio.»

«Dovevo?» Brian voltò il viso in modo da lasciare spazio e rendere ben visibile il collo, gesto che venne quasi immediatamente apprezzato e ricompensato da quelle labbra che si appoggiarono sulla sua pelle.

«Mh. Mh.» Fu l'unica risposta che giunse da Nick, mugugno che venne seguito da una punta di dolore in quel punto dell'orecchio che Brian mordicchiò prima di lenire con una carezza.

«Non ricordo.»

«Oh, non c'è bisogno che tu te ne ricorda. - Ribatté Nick, incontrando lo sguardo di Brian e lasciando intravedere un guizzo malizioso nei suoi occhi. - Posso sempre prendermi ciò che mi spetta.»

«Che cosa hai... - Brian non riuscì a terminare la frase perché, all'improvviso e senza nessun avviso di sorta, si ritrovò sollevato da terra e gettato sulla spalla di Nick, quasi come se fosse un sacco di patate. - Nick!»

Nick non sembrò dare ascolto alle obiezioni di Brian ma, imperterrito, incominciò a dirigersi verso la casa, Nacho che li seguiva scodinzolando e guaendo perché anche lui voleva partecipare a quel gioco.

«Tu te ne eri dimenticato!»

«Stavo scherzando! - Protestò Brian, prendendo a pugni e schiaffi la schiena di Nick. - Lasciami andare!»

Le due risate si mescolarono insieme mentre la strana coppia superava il confine della porta - finestra, entrando in casa e attraversando l'open space che univa salotto, cucina e sala da pranzo.

«Oh, ti lascio andare. Non qui.»

Gli occhi di Brian si posarono sul lavello della cucina, pieno fino all'orlo dei piatti sporchi di quei due giorni di sua assenza. «Non ci credo, Nick! Nemmeno i piatti!»

«Li faccio più tardi.»

«No, ora!»

«Non ci penso nemmeno minimamente. Ho ben altro da fare in questo momento. E anche tu.»

«Nick! Fammi scendere! - Esclamò Brian, la voce mezza soffocata dalle risate e dal fatto che si trovava piegato a metà sopra le spalle di Nick. - Sei proprio un cavernicolo!»

La risata di Nick si unì a quella di Brian, mescolandosi e fondendosi fino a quando non diventò una melodia e un'armonia di note allegre che rimbalzavano da una parete all'altra. Senza nemmeno dar peso alle proteste del compagno, Nick continuò a percorrere il corridoio che li portò alla camera da letto: le mani di Brian continuavano a picchiare contro la schiena di Nick ma erano proteste inutili e deboli, ormai soffocate dalle risate. In poco tempo, in un battito di respiro, Brian si ritrovò gettato sul letto e, ancor prima di poter anche solo pensare ad una via di fuga, le braccia di Nick lo bloccarono.

«E tu sei la ragione per cui scrivo...» Incominciò a rispondere Nick, il sorriso e la risata che tentavano, inutilmente, di intromettersi e di prendere l'attenzione di quello spettacolo.

Brian, però, non gli diede tempo di finire. Il sopracciglio alzato, l'espressione negli occchi che aveva perso ogni sfumatura di ilarità e si era trasformata in qualcosa di serio e simile ad una predica. «Se osi anche solo tracciare una linea sulle pareti giuro che ti faccio trascorrere i prossimi sei mesi nella cuccia di Nacho.»

«Non vuoi vedere i graffiti che mi ispiri?»

«No, grazie. Mi basta il pensiero.»

Nick abbassò il viso, strofinando la punta del naso contro quella di Brian. Un sorriso si dipinse su entrambi i volti mentre i raggi del sole entravano liberamente e, come se loro fossero semplicemente i loro parco giochi preferito, facevano brillare l'azzurro degli occhi e quel primo e ancora tiepido accenno di abbronzatura. Brian si alzò sui gomiti, avvicinando così ancora i visi e lasciando che le sue labbra si appoggiassero sulla fronte ormai libera da quei ciuffi ribelli che ogni volta avevano disturbato le sue carezze.

«Ehi.»

«Ehi. - Le labbra di Nick scesero sulla linea della mascella, fermandosi a qualche centimetro dall'angolo della bocca. - Mi sei mancato.»

Un altro bacio si appoggiò sulla fronte di Nick, prima di usare il naso come uno scivolo e posarsi proprio sulla punta. La voce era roca, un'ottava più bassa del normale ma niente aveva a che vedere con la malattia che aveva rubato via forza e sicurezza. Quasi come attratte dal canto di una sirena, le labbra di Nick scesero fino a incontrare l'incavo della gola, quel particolare e sensibile punto in cui la pelle proteggeva le corde vocali e vibrava con ogni parola e ogni risata. Lì vi lascio piccoli tocchi, carezze che avevano la stessa sostanza e leggerezza del battito di ali di una farfalla e che lasciavano, dietro il loro passaggio, un eco di fremiti e brividi. Le dita di Brian scivolavano e poi risalivano le linee dei muscoli e delle ossa delle braccia, rinvigorendosi ad ogni accenno di pelle d'oca che riuscivano a far nascere. Conoscevano ormai ogni dettaglio del corpo dell'altro, ricordavano con precisione quali fossero i punti più sensibili e quali erano in grado di sciogliere ogni resistenza e incominciare a far nascere fiamme e fuochi di artificio. Era una memoria non solo fisica, era un'esperienza che si arricchiva ogni volta di nuovi dettagli, quasi come se ogni incontro fra i loro corpi fosse un nuovo esperimento, una nuova possibilità e opportunità di esplorare e di conoscersi sotto un lato differente.

All'improvviso, senza dare tempo a Nick di intuire o di prendere una decisione dalla sua parte, Brian circondò i fianchi del ragazzo con le proprie gambe. Un gemito di sorpresa e di desiderio sfiorò la pelle di Brian mentre Nick si ritrovava ad annullare ogni distanza rimasta fra i propri corpi e permettendo a essi di potersi sfiorare e salutare.

«Non mi sono dimenticato della mia promessa.» Mormorò Brian con un sorriso malizioso, aumentando la stretta delle gambe mentre le sue mani scivolano sotto la maglietta che Nick ancora indossava, aggrappandosi al bordo e sollevandola fino a quando lasciò libera la pelle sottostante.

«Tu...» Il respiro di Nick era affannato, accaldato da una temperatura che era aumentata notevolmente e che sembrava voler raggiungere picchi sempre più elevati ogni volta che le dita scivolavano sulla linea degli addominali di Brian, quei muscoli che solamente lui poteva toccare così possessivamente.

«Io cosa?» Sussurrò Brian mentre le labbra accarezzavano prima e mordicchiavano subito dopo il lobo dell'orecchio.

Le labbra di Nick lasciarono gli ultimi tocchi sul pomo d'Adamo, assicurandosi di aver lasciato un segno tangibile e visibile del loro passaggio, prima di proseguire il loro sentiero. Con dita ben ferme, Nick slacciò quei pochi bottoni della maglietta in modo da lasciare visibile la pelle che nascondeva e quel segno che tanto, ancora, metteva in imbarazzo e lasciava una sfumatura di vergogna sul volto di Brian. Attratte e richiamate, le labbra si appoggiarono e accarezzarono quel punto all'inizio dello sterno che più di tutti altri dettagli andava venerato e pregato per aver permesso al proprio cuore di continuare a vivere e battere. Sì, non era stato solamente il cuore di Brian ad esser stato salvato perché da egli aveva ed ancora dipendeva la stessa sopravvivenza del cuore e dell'anima di Nick: le loro vite erano così intrecciate l'una nell'altra, le loro anime un'unica costellazione che non avrebbe mai potuto brillare così accecante se uno dei due avesse smesso di respirare.

Una punta di colore andò a sfumarsi sulle guance di Brian, un misto fra il desiderio e l'estasi, che incominciava a nascere dalle loro carezze e dai loro tocchi, e una punta di imbarazzo per l'attenzione che quella malvoluta cicatrice riceveva sempre senza mai essere richiesta o desiderata. Voltò il viso di lato, le ciglia che si appoggiavano sulla pelle e che quasi volevano nascondere quei pensieri che si stavano materializzando dentro l'azzurro sfumato negli occhi di Brian.

Quasi come se si fosse accorto di quella reazione, o forse più semplicemente perché già sapeva che cosa veniva sempre creato da quella carezza, Nick staccò le labbra e le fece risalire fino a quando non si ritrovarono esse stesse accarezzate dalle ciglia di Brian.

«Tu sei assolutamente, completamente e totalmente allucinante.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***********************************

Amo questi due.
Amo scrivere di questi due.
 

 

 

 

   
 
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