Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Nausicaa212    03/06/2015    0 recensioni
Storia breve scritta qualche anno fa per il due giugno (che era ieri ma tant'è), ispirata all'omonimo quadro di Francesco Hayez.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Camminava svogliatamente osservando i quadri senza in realtà vederli, ascoltando la stessa canzone da un paio d'ore. Odiava le visite guidate; le considerava inutili ed irrilevanti al fine della sua carriera scolastica, senza contare che quel “museo del risorgimento” era inutile: chi mai avrebbe desiderato, col senno di poi, unire un paese tanto stupido ed insignificante?

Nel suo incerto vagabondare tra le sale vuote, ancora non aveva trovato un posto dove sedersi, così risolse appoggiandosi ad una parete, seminascosta da una statua, per stare tranquilla un po' di tempo. Certo, poi, che avrebbe potuto anche evitare di andare a quella stupida visita, ma altrimenti avrebbe dovuto fare quantomeno tre interrogazioni, e non ne aveva alcuna voglia. Rimpianse il fatto che all'entrata del museo le avessero fatto lasciare lo zaino con dentro il libro che stava leggendo. Nulla di che, ma sicuramente più emozionante di quattro vecchi barbogi che pensavano di attirare l'attenzione...

 

Non seppe mai quanto tempo aveva dormito, ma quando si svegliò il lettore musicale si era spento, e sentiva una sensazione di fresco sulla fronte. Ci mise qualche secondo a capire che era qualcuno che le aveva poggiato la mano sul viso e la stava accarezzando dolcemente per svegliarla.

Una ragazza dai lunghi capelli neri, con un vestito bianco che le lasciava scoperte le spalle ed un seno, le sorrideva, materna.

“Devi esserti addormentata, si è fatto tardi.”

Lei mugugnò. Tante grazie, Capitan Ovvio, che mi ero addormentata lo vedevo da sola.

“Immagino di sì; chissà come sarai stata stanca, mi dispiace.”

Spalancò gli occhi, all'improvviso sveglia. Lei non aveva parlato, non aveva detto niente ad alta voce! Come faceva quella lì a...

Oh, non importava.

“Dannato museo del risorgimento dei miei...”

La faccia sorpresa della Ragazza la fece immediatamente smettere di parlare. Incrociò le braccia, mettendosi sulla difensiva; stavolta l'aveva proprio detto ad alta voce.

“Che vuoi?”

“Tu non... Apprezzi il Risorgimento? Tutto quello che i nostri Patrioti hanno fatto per noi?”

“Innanzitutto, per noi chi? Io davvero non vedo tutto questo entusiasmo per un'italia che non potrebbe essere meno unita di così. Poi, tutto quello che è stato fatto al nord non è stato fatto da noi al sud; tu che sei torinese non te ne accorgerai, ma è così. Infine, Garibaldi era solo un vecchio barbogio con manie di grandezza.”

La Ragazza, che all'inizio la ascoltava basita, si mise una mano sulla bocca per nascondere una risatina.

“Capisco... Allora è così che la pensate voi oggi. Vieni con me, e ti farò vedere.”

Non fece in tempo a scuotere la testa che la Ragazza l'aveva già presa per mano e l'aveva fatta alzare, portandola al centro della sala. Lei si stropicciò gli occhi e la osservò meglio, illuminata dalle luci a tungsteno.

Aveva un vestito stranissimo, bianco e lungo, dal gusto antico, ed in mano stringeva quella che all'inizio le sembrò una bibbia, ma che poi individuò come un libro sulla storia d'italia. Ah, ed una croce con una data.

La prima cosa che le venne in mente fu che doveva aver ecceduto con l'alcol, poi si ricordò che non beveva dalla settimana scorsa in discoteca.

“Dove mi stai portando?”

La Ragazza sorrise, guardandola.

“Stai tranquilla, voglio solo farti vedere dei quadri.”

Così dicendo, la fece fermare davanti ad una scena di donne in un salotto piccolo borghese, che parevano intente a cucire.

“Questo è Le cucitrici di camice rosse.

“E allora?”

Al sentire la sua voce annoiata la donna che stava a destra del quadro si voltò e la guardò scocciata.

“Allora dobbiamo cucire per Garibaldi, altrimenti l'Italia non sarà mai unita, cosa credi, bimba?”

Lei sobbalzò talmente tanto che sentì i suoi piedi staccarsi da terra. Non era possibile, non poteva averlo sentito davvero! Però la donna le aveva parlato con un caratteristico accento toscano, aveva persino sentito la t aspirata... Si stava suggestionando.

La Ragazza, senza darle tempo di ribattere, la trascinò verso un altro quadro. Cristina Trivulzio Belgiojoso, diceva la targhetta sotto di esso.

“Che nome scemo.”

Quando la donna parlò, forse perché sotto sotto se l'aspettava, il sobbalzo fu minore.

“Cosa credi, signorina, che abbia fatto tutto ciò che ho fatto solo per sentirmi deridere da una bambinetta neanche svezzata?”

Stavolta l'accento era inconfondibilmente milanese, ed il tono arrabbiato; poco ci mancava che non scendesse dalla tela per picchiarla, pensò.

La Ragazza sorrise, trascinandola verso la porta della stanza.

“Attenzione, anche se non è pericoloso, ti potrebbe impressionare.”

“Sì, sì, certo, come no.”

Appena entrarono, s'avvide che lo scenario che s'aspettava di vedere, ovvero la sala del museo, era sparito per lasciare il posto ad un campo di battaglia in piena regola. Spaventatissima, si aggrappò al braccio della Ragazza, che dal canto suo le indicò un posto abbastanza protetto, dove delle suore stavano fasciando alla bell'è meglio dei feriti. Stavolta non riusciva neanche a parlare tanta era la paura, così parlò la Ragazza, dopo essersi fatta rispettosamente il segno della croce davanti alle suore.

“Qui siamo alla battaglia di Magenta, nella seconda guerra di indipendenza italiana. Come vedi, senza queste donne coraggiose, che tutto mi sembrano tranne che quattro barbogi, non ce l'avremmo fatta a battere l'aquila d'Austria. Ma non ci sono solo loro.”

Così dicendo lo scenario cambiò, e si trovarono in una casa di contadini, dove una donna stava nascondendo un uomo in camicia rossa. E poi dentro un salotto borghese, dove lei riconobbe Mazzini e Pisacane; e ancora, attraverso battaglie e conquiste la ragazza la guidò per mano attraverso quella che sembrava essere una storia magnifica, passando dalle donne partigiane per arrivare fino all'odierno femminismo.

“Sai, avevi solo bisogno di una meditazione sull'unità d'Italia; dopotutto porti il Suo nome.”

La Ragazza ora le sorrideva, ed Italia vide che erano tornate nella sala del museo dov'erano partire, e si trovava di nuovo seduta dietro la statua. La Ragazza le sorrise ancora, poi, senza una parola, entrò nel quadro di fianco a lei, immobilizzandosi.

 

“Italia! Ma insomma, è quasi ora di andare!”

Cristina la guardava con aria di rimprovero, ed Italia si stropicciò gli occhi, chiedendosi davvero quanto avesse dormito. Si alzò barcollante e guardò il quadro di fianco a lei. Meditazione sull'unità d'Italia, Francesco Hayez. Una Ragazza biancovestita e dallo sguardo profondo stringeva in mano quella che sembrava una Bibbia, ed una croce.

“Sai, Cris, ho fatto un sogno stranissimo, si parlava della mia unità...”

“La tua che cosa? La prossima volta dormi sul pullman, non al museo.”







NdA
Nulla, non so neanche che dire di questa storia qui. Il quadro a cui è ispirata è questo, mentre gli altri quadri nominati sono "Le cucitrici di camice rosse" di Odoardo Borrani, il ritratto di Cristina Trivulzio di Hayez, e la battaglia di Magenta è di ispirazione macchiaiola, ma non vi è nulla di preciso.
Ah, ovviamente "italia" scritto minuscolo non è un refuso, ma qualcosa di voluto.
Spero vi sia piaciuta; se sì, mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate. Altrimenti... Beh, mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate, ha.
Alla prossima :)
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Nausicaa212