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Autore: arsea    03/06/2015    1 recensioni
Erano in un tempo e un luogo in cui una parola come "onore" aveva ben poco significato, ancor più detta da un criminale, eppure Regina, nonostante la sua esperienza e la ragione che urlava allarmata, non esitò un solo istante a credergli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry, Mills, Lady, Marian, Regina, Mills, Robin, Hood, Will, Scarlett/Il, Fante, di, Cuori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Percorse il breve corridoio di marmo a passo spedito, facendo ticchettare leggermente i tacchi contro la pietra mentre raggiungeva la porta del suo studio.
Non era normale per lei essere chiamata ad un orario così insolito, nemmeno secondo gli standard dei suoi clienti speciali, ma ovviamente non aveva potuto semplicemente disdire l’appuntamento.
Aprì la porta con un sospiro stizzito visto che aveva dovuto annullare la cena con suo figlio, tuttavia rivolse all’uomo nella stanza il sorriso professionale che rivolgeva a tutti.
Come molti altri non aveva il volto di un delinquente, nessuna cicatrice deturpava la sua pelle e nessun ghigno arcigno storceva i suoi lineamenti, vestiva elegante e curato, con un completo di sartoria di un verde molto scuro sopra una camicia nera, tuttavia lei aveva l’impressione che non fossero i suoi vestiti abituali, come se qualcuno lo avesse forzato ad indossarli, cosa ancora più accentuata dal fatto che la cravatta nera era leggermente slacciata, come il primo bottone dello stretto colletto.
Non indossava la giacca, accuratamente ripiegata sullo schienale della poltroncina, ma solo il panciotto, e le maniche erano leggermente arrotolate a scoprire gli avambracci << La signora Mills immagino >> disse alzandosi in piedi e tendendole la mano, mostrando così il tatuaggio di un leone rampante poco sopra il polso.
Uno della Brigata, riconobbe il simbolo senza incertezze, tuttavia non si scompose nel ricambiare il saluto, invitandolo quindi a tornare ad accomodarsi << Signorina >> lo corresse distrattamente, ma mentre andava a sedersi sulla poltrona reclinabile di pelle nera dall’altra parte della scrivania, l’uomo la fermò toccandole leggermente la spalla << Preferirei parlare da un’altra parte >> la informò con un sorriso, ma a differenza di quello di Regina il suo pareva sincero.
Del resto i criminali non risalgono le proprie gerarchie se non sanno fingere << Sta scherzando, vero? >> fece lei indicando l’orologio << Sono le sette e mezza, sono  venuta qui appena uscita dal tribunale, stanchissima, e non ho nessuna intenzione di assecondare altre assurde richieste >> ribatté il un sibilo più rabbioso del solito, e lui sollevò le braccia in segno di resa << Comprendo perfettamente le vostre ragioni, ma cercate di venire incontro anche alle mie: non è sicuro per me parlare qui. Non è sicuro nemmeno per voi. Per farmi perdonare vi offrirò la cena, mi sembra uno scambio equo >> lei sbuffò sarcastica, raccogliendo quindi il cappotto per l’ennesima volta prima di andare alla porta << Lasciate che vi aiuti >> le disse lui mentre lo indossava, ma Regina si scansò fulminandolo con lo sguardo << Tenete le vostre maniere da gentiluomo per voi, Mr... >> << Locksley. Robin Locksley >> lei assentì con un breve cenno della testa, ignorando volutamente il sorriso pieno che invece permeava sulle labbra di lui.
Gli occhi azzurri risplendevano di ironia, come se tutto quanto lo circondasse lo stesse divertendo, quasi che non si trovasse nell’ufficio di un avvocato ma ad un appuntamento galante.
Che strano uomo...
Una berlina nera li attendeva all’uscita, insieme ad altri due uomini, uno molto alto e piazzato, a cui Regina rivolse a malapena un’occhiata, ed un altro più basso e con lo sguardo un po’ perso nel vuoto anche se ovviamente non poteva essere stupido come sembrava.
Stava pensando proprio questo quando notò una strana figura dall’altra parte della strada, una donna dai capelli mori e mossi che la fissava con intensità.
Regina era certa di non conoscerla, si chiese se non fosse una qualche vecchia cliente che non ricordava, ma prima che decidesse di liquidarla come l’ennesima donna strana di Chicago l’uomo alle sue spalle la afferrò malamente e la strattonò per spingerla a terra, nello stesso momento in cui il suono assordante di un proiettile esplodeva poco lontano dall’orecchio di Regina.
Non sentì le grida dei passanti, né il frantumarsi dei vetri della berlina, e nemmeno gli spari che seguirono anche se vedeva le armi da fuoco fremere fulminee nelle mani degli uomini intorno a lei, le sue orecchie colme solo di un lungo e prolungato sibilo, tuttavia quando riacquistò l’udito il rumore che la travolse fu anche più insopportabile << Little John, coprici! >> urlò Locksley a quello più grosso, nascosto dietro la macchina e ancora intento a sparare, e in risposta ricevette solo un grugnito d’assenso che tuttavia sembrò sufficiente perché il giovane uomo davanti a lei le prese la mano e scattò veloce verso l’edificio da cui erano appena usciti, trascinandosela dietro << Cosa diavolo sta succedendo?! >> esclamò lei una volta che furono al coperto, ma lui non sembrava affatto tranquillo, anzi, sibilò un’imprecazione mentre cambiava il caricatore alla sua pistola << Questo è quello che succede quando un avvocato decide di difendere i membri di due bande diverse! >> le disse con rabbia << Stai insinuando che tutto questo è colpa mia? >> lo aggredì lei indignata, chiedendosi nel frattempo se non fosse il caso di prendere anche lei l’arma che teneva nella borsetta.
Si mossero verso l’uscita di sicurezza << Lavorate con noi da anni, non è così? Perché avete accettato il caso di quello Scarlet? >> << Non mi sembra di aver firmato nessun contratto d’esclusiva con il suo capo, Mr Locksley >> rimbeccò la donna, del tutto decisa a non lasciargli l’ultima parola, e infatti tutto ciò che l’altro riuscì a fare fu un verso molto simile ad un ringhio, oppure ad un’altra maledizione morsicata << Parleremo dopo di questo. Dov’è la sua macchina? >> Regina lo guidò verso il parcheggio riservato e prese le chiavi della sua Mercedes << Date a me. Vi porterò al sicuro >> lei lo fissò con sospetto per un lungo istante, ma poi le sirene della macchina della polizia le fecero capire che non era il momento di perdersi in inutili discorsi.
Non era agitata, né spaventata, del resto lei non aveva fatto nulla se non incontrare un cliente, eppure quando furono a qualche isolato di distanza non poté trattenere un sospiro di sollievo << La donna che vi ha sparato è Lady Marian, un sicario. Crede che io vi stia pagando per mandare Scarlet in prigione >> << Ma non è vero! >> << Certo che non lo è, per questo sono venuto da voi questa sera. Se foste andata a casa vi avrebbe uccisa prima di scendere dalla macchina >> quelle parole le fecero ghiacciare il cuore nel pensare ad Henry << A casa! Sa dove abito? C’è mio figlio e... >> << Non preoccupatevi. Ho già mandato dei miei uomini da lui: starà bene. Per favore, contattatelo e ditegli di seguire i due uomini che suoneranno alla porta >> << Dove lo porterete? >> Locksley indicò davanti a sé poco prima di raggiungere l’ingresso di un grande palazzo a vetri e parcheggiarvi proprio davanti << Qui, nel posto più sicuro di Chicago: casa mia >> Regina stava per ribattere che non aveva nessuna intenzione di seguirlo in una simile follia, non si sarebbe nascosta nel covo di un criminale, ma Henry adesso era la priorità e per proteggerlo era disposta a passar sopra qualsiasi cosa.
Non conosceva questa Lady Marian, ma in dieci anni di carriera si era fatta un’idea piuttosto precisa delle varie bande della città e sapeva bene che gli Scarlet non erano gente da sottovalutare.
Prese il cellulare infine, dicendosi che avrebbe comunque potuto andarsene più tardi, e fece come le era stato detto << Saranno qui tra poco >> mormorò una volta che ebbe chiuso il contatto, chiedendosi perché diamine si stesse fidando di quello sconosciuto, abbastanza da affidargli non solo la propria vita ma anche quella di colui che reputava più prezioso al mondo, ma nello specchiarsi in quello sguardo limpido e sicuro si rese conto che nessuna delle risposte che le si affacciavano alla mente, per quanto gradevoli, le piaceva << Non preoccupatevi. Vi proteggerò, Mrs Mills, parola d’onore >> erano in un tempo e un luogo in cui una parola come “onore” aveva ben poco significato, ancor più detta da un criminale, eppure Regina, nonostante la sua esperienza e la ragione che urlava allarmata, non esitò un solo istante a credergli.
   
 
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