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Autore: MarikaHemmings    04/06/2015    0 recensioni
Marika è una ragazza di 18 anni che vedrà realizzare il sogno di suo fratello Michael e i suoi amici: Diventare una band di successo. Durante il cammino però succederà di tutto, nasceranno amori, altri finiranno, le amicizie verranno messe a repentaglio ma alla fine quello che conta è arrivare tutti insieme al traguardo.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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"Ma dico io, ho 18 anni, potrò fare quello che voglio o no?" "Non finchè stai sotto questo tetto! Okay, sto diventando la mamma... Comunque, lo sai che non mi piace quel ragazzo, non ha una bella reputazione." " Ma mi tratta bene, veramente." "So io perché ti tratta bene." "Ha ragione Luke, e tu lo sai, sei troppo intelligente per non averlo capito." "Non succederà niente, potete fidarvi di me una volta tanto?" E quelle parole a mio fratello fecero un certo effetto, non so bene come spiegarmi ma è come se si sentisse in obbligo di darmi fiducia, perché mi conosce e sa che, come dicevo io, non sarebbe accaduto assolutamente niente, ormai ero cresciuta e non ero più la ragazzina da assillare così tanto, sapevo proteggermi da sola, potevo camminare sulle mie gambe, e con la voce malinconica mi diede il permesso. Lo stesso non era per Luke che non si sarebbe perso il vizio di prendersi cura di me per nessuna ragione al mondo. "Vengo con te." "Assolutamente no!" Michael lo interruppe e prese le mie parti. "Vai, veloce." Luke era titubante ma si dovette arrendere. "Se ti tocca con un dito, è morto." "Tranquillo, e comunque me ne bastava uno di fratello rompipalle." Dissi allontanandomi per recarmi alla porta. "Torna indietro!" Minacciò Michael. "Fossi in te mi muoverei ad uscire da quella porta." Mi suggerì Calum. Gli feci un gesto di intesa e, dopo aver salutato i ragazzi con la mano, mi precipitai fuori dalla porta. Mi recai da Joe, finalmente tranquilla. Si, perché ero costretta a vederlo di nascosto, come i ragazzini, e questa cosa stava diventando insostenibile anche per lui, e lo comprendo, ma purtroppo la famiglia non si sceglie, che colpa ne ho? "Finalmente sei arrivata!" "Ti dirò solo due nomi: Michael. Luke." "Devo ancora capire perché mi odiano." "Non ti odiano..." "Marika." "Okay, ti odiano, ma è per quello che hanno sentito, hanno paura che mi farai star male e cose così." "Tu sai che non lo farei mai, vero?" "Non sarei qui." Mi baciò dolcemente per poi sorridermi nello stesso modo. Passammo il pomeriggio a guardare film e scherzare abbracciati sul divano fino a quando venne l'ora di tornare a casa. Al mio rientro trovai solo Luke e Chiara con Michael. "Sono tornata." "Era ora!" Disse Michael. "E' successo qualcosa?" Continuò Luke. "La lasciate in pace? Ragazzi siete tremendi. "Grazie Chiara." "Beh, che pizza vuoi? La dobbiamo ordinare" Mi chiese. "No, sono apposto, ho mangiato da lui, vado in camera" Mi avviai e poco dopo mi raggiunse Luke che entrò di prepotenza. "Bussare è troppo faticoso?" "Come puoi lasciarmi da solo coi piccioncini? Lo sai che mi viene la nausea." "Scusami." Gi risposi ridendo. "Beh, non hai niente da dirmi? "Che ti devo dire?" "Come è andata?" "Luke, abbiamo solo guardato un film, non è successo niente. Non è vero quello che dicono su di lui, non farebbe mai soffrire nessuno." "Questo lo dice lui." "E' la verità." "Fatto sta che se ti fa star male ha finito di vivere." "Addirittura?" Risi. "Assolutamente si, guai a chi ti tocca." Disse diventando serio in volto. Lo abbracciai forte. Io dico sempre che i ragazzi esagerano nel proteggermi ma infondo mi piaceva da morire, mi faceva sentire importante e ne avevo bisogno. Passò una settimana e non so come ma Michael decise che doveva venire anche Joe al nostro sabato sera, non me lo feci ripetere due volte e lo invitai. Che era pronto a cambiare idea su di lui? Così ci ritrovammo tutti a casa mia. Arrivato Luke, però, capii dal suo sguardo incredulo che questa cosa l'aveva decisa solo Michael. Tra me e me pensai che almeno uno lo avevo convinto, sull'altro dovevo ancora lavorarci evidentemente, e anche parecchio.
   
 
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