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Autore: MHavisham    04/06/2015    0 recensioni
Ho cercato di tradurre in semplici parole l'indecisione che mi pervade da un po' di tempo a questa parte. Quella perenne angoscia di chi non sa ,e paradossalmente, preferisce rimanere nell'ombra,silenzioso, ad ammirare facendo attenzione a respirare cautamente, quegli occhi che lo attanagliano, lo tengono legato, lo uccidono e al contempo lo fanno sentire vivo. Che lo stancano , facendolo sentire invincibile.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti dedicherei le poesie migliori , e anche tutte le ballate romantiche composte fin ora; e tutti i petali che l’autunno ha inghiottito, e tutte le nubi che sono state spazzate via. Ti donerei ogni filo d’erba che è stato calpestato, tutti i granelli di sabbia che son stati violati. Prenderei un vento e lo riporrei in una bottiglietta di plastica , e tesserei corone con i raggi di sole che t’illuminano quel profilo imperfetto. Tutti quei raggi che t’hanno trafitto gli occhi per renderli così luminosi. Attanaglierei le leggi del tempo, romperei tutti gli orologi che hai, e non avremmo più bisogno nemmeno di specchi.  Ti donerei anche tutta quell’ignoranza che mi rende superba, rinuncerei a quelle poche definizioni che mi son state date dai miei stessi comportamenti. Rinuncerei alle mie memorie, alle mie speranze, alle mie inquietudini ; e tesserei le ragnatele della nostra assenza. Potremmo scomparire, insieme, ed annullandoci , diverremmo onnipotenti, seppur per un effimero istante. Mi servirei di tutti i silenzi più dolci che abbia mai vissuti, ti farei dono anche del mio passato, di ciò che non posso cambiare. Ti salverei dalla solitudine, dall’inquietudine. Mi farei carico dei tuoi difetti , nasconderei i miei dietro maschere di cera,  pur di vederti sorridere. O meglio, il verbo sorridere sarebbe riduttivo se utilizzato nei tuoi confronti. Quella mezzaluna che ti appare sul viso, quando gli occhi si protendono verso l’attaccatura dei capelli, e il naso ti si arriccia, seppur in maniera poco aggraziata, non sono definibili semplici sorrisi. Essi sono il nettare dalla mia anima, la morfina che anestetizza il male che mi cresce dentro ogni volta che ti sento così lontano, così inafferrabile. Quando ridi, e il sapore del tuo riso rende l’aria aspra, umida e inquinata quasi piacevole, mi doni quella voglia ineffabile di scoprire un avvenire, che mi pare troppo scuro quando non ci sei. Ma poi quel suono torna ad intontirmi , a rendermi impotente come una margherita sull’asfalto , e capisco che quel futuro che mi aspetta non è poi così colmo di malinconia ; che ci son cose per cui vale la pena aspettare, anche tutto il resto della mia esistenza. Perché quest’ultima, grazie alla sola attesa, è resa meno insignificante, meno insensata , è resa piacevole. Com’è piacevole aspettarti nell’inconsapevolezza del tradimento, nel chiodo dell’incertezza. Che mi uccide, e mi tiene viva; che mi inaridisce, ma mi alimenta; che mi fa sentire come un rametto esposto ai venti più forti che il mondo abbia mai conosciuto. Ma sono gli unici che lo sospingono, e lo agitano ; sono gli unici che si curano di esso, nonostante lo martirizzino. 

   
 
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