Anime & Manga > Binan Kōkō Chikyū Bōei-bu Love!
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Autore: MystOfTheStars    04/06/2015    1 recensioni
Si sa, l'unica cosa in grado di sconfiggere anche le più potenti e oscure tra le maledizioni è, naturalmente, il potere del vero amore.
Il neonato principe En viene maledetto da un demone malvagio e l'incantesimo oscuro potrà essere spezzato solo da un bacio. Tuttavia, sarà davvero difficile - se non impossibile - per i suoi tre spiriti guardiani riuscire a crescere il principino nel cuore della foresta, cercando anche di fargli trovare la persona giusta di cui innamorarsi. Per fortuna, il ragazzo potrebbe riuscire a trovare l'amore anche senza il loro aiuto...
[EnAtsu, IoRyuu, con la partecipazione di - quasi - tutto il cast dell'anime]
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsushi Kinugawa, En Yufuin, Kinshirou Kusatsu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Sleeping Beauty - capitolo I; I doni per il principe
Fandom: Binan Koukou Chikyuu Bouei-bu Love!
Personaggi: un po' tutti
Pairing: EnAtsu, IoRyuu, vari ed eventuali
Rating: verde
Genere: fantasy, commedia, romantico
Avvertenze: AU



Capitolo I
 
I doni per il principe.





Il regno di Binan era in festa. La notizia della nascita del primogenito della coppia reale, avvenuta all'alba di quella calda giornata estiva, aveva già fatto il giro di tutta la capitale e la voce si stava piano piano spandendo nei villaggi circostanti.
Si trattava senz'altro di una lieta novella: le nozze dei sovrani risalivano ormai a qualche anno prima, e più tempo passava senza che la Regina rimanesse incinta, più il popolo si preoccupava. Finalmente, pochi mesi prima, era stato annunciato l'arrivo del tanto sospirato erede, ma questo, anche dopo il concepimento, si era fatto aspettare. Aveva tranquillamente lasciato trascorrere ben più dei canonici nove mesi prima di degnarsi di nascere e, una volta iniziate le doglie, aveva fatto penare non poco madre e levatrici prima di decidersi a venire al mondo.
Alla fine, però, accettando l’inevitabile destino che lo attendeva, si era deciso a venire alla luce, sano e bello grosso.
"A quanto pare, il principino non aveva alcuna voglia né tantomeno fretta di lasciare la comodità del ventre materno... Ma meglio tardi che mai." aveva commentato una delle levatrici, mettendolo in braccio alla madre dopo averlo pulito e asciugato.
La Regina, scostandosi una ciocca sudata dal volto, lo aveva stretto a sé e gli aveva baciato la fronte.
"Benvenuto, mio piccolo En." gli aveva sussurrato all'orecchio.
Come da tradizione, di lì a pochi giorni si sarebbe celebrata ufficialmente la nascita dell'erede al trono, con una festa così sontuosa che tutto il regno avrebbe continuato a parlarne per decenni.
In realtà, quel ricevimento sarebbe stato ricordato non solo per anni, ma per secoli a venire - e in questo senso, nonostante le circostanze per cui ciò avvenne non furono delle più rosee, eccedette certamente le migliori aspettative dei sovrani.




Nella serata estiva calda e movimentata, la sala dei ricevimenti del palazzo reale splendeva di ori e sete preziose, le pareti ingombre di arazzi e stendardi, affollata e sgargiante delle vesti lussuose sfoggiate dalla folla che la riempiva.
La festa per la nascita del principe En era già entrata nel vivo: gli ospiti, nobili del regno di Binan ma anche dei reami vicini, avevano iniziato a giungere già nel primo pomeriggio. Ognuno di loro portava doni al neonato principino: gioielli, stoffe preziose, suppellettili incastonate di gemme, perfino dei giovani puledri di razza pregiata.
Non si trattava unicamente di un gesto di omaggio per il loro futuro sovrano: l'occasione serviva anche per dimostrare nuovamente la propria sottomissione ed il proprio supporto alla famiglia reale. Certo, vivevano in un periodo di pace, ma ogni momento era buono per riconfermare amicizie ed alleanze.
Proprio per questo motivo, gli ospiti di maggior riguardo erano i sovrani del regno confinante, Boueibu: questi, oltre ai regali convenzionali, portavano in dono qualcosa di davvero essenziale non solo per il neonato, ma per tutto il reame.
Re Yufuin di Binan e Re Kinugawa di Boueibu, infatti, ormai da tempo sognavano di rinforzare l'alleanza politica tra i loro due piccoli stati, e la venuta al mondo del principe era l'occasione per suggellare definitivamente i progetti di cui i due sovrani, fino ad adesso, avevano discusso solo in teoria. Il regno di Boueibu aveva già una principessina, una bimba di pochi anni, che in quel momento se ne stava tranquillamente in piedi accanto alla Regina sua madre, sotto il vestito della quale si intravedeva la curva gentile di una seconda gravidanza.
Sotto gli sguardi della corte riunita, la principessa era stata condotta fino alla culla del neonato (che, per nulla impressionato dalla folla che riempiva la sala e dal vociare infernale che riecheggiava tra le pareti, aveva dormito beato tutto il tempo) e gli aveva sfiorato una manina. Le due Regine si erano guardate con un sorriso di intesa e i due Re si erano scambiati un'occhiata soddisfatta: non appena avessero avuto l'età adatta, i due giovani rampolli si sarebbero sposati.

Il sole tramontò ed i servitori si affannarono ad accendere le torce e i lampadari del grande salone, le fiamme che danzavano allegramente nella brezza che entrava dalle alte finestre, lasciate spalancate per lenire l'afa che regnava all'interno.
Mancavano ancora tre soli ospiti, ma non si fecero attendere a lungo: sotto lo sguardo ammirato e un po' divertito della compagine di nobili, infatti, apparvero quelle che, a prima vista, sembravano piccole palle di luce colorata - o forse lucciole troppo grosse.
Vorticarono nell'aria sotto le volte del soffitto, con un lieve ronzio di ali, fino a raggiungere il palco dove si trovavano i troni dei sovrani e la culla del principino. Seguirono tre sonori sbuffi di luce - dorata, purpurea, rosata - e, al posto delle strane lucciole, comparvero tre giovani, vestiti di bizzarri abiti candidi.
Dalla notte dei tempi, era tradizione che ogni piccolo erede al trono ricevesse dei doni dai suoi spiriti protettori, e quelli di En erano giunti proprio in quel momento: Io, spirito della terra, con un caschetto di capelli color dell'erba appena nata, Ryuu, spirito del fuoco, dai ciuffi di chioma rosa che gli ricadevano in disordine sugli occhi, e Yumoto, spirito della luce, che aveva le iridi scarlatte come rubini.
I tre si inchinarono con cortesia verso i sovrani e poi si voltarono verso la culla, in uno scalpiccio impaziente di scarpette a punta.
"Waaaah, ma guarda che neonato adorabile! Così grinzosetto e pacioccoso! Lo posso prendere in braccio?!" Yumoto, che di etichetta di corte si intendeva ben poco, aveva già allungato le mani per afferrare En, ancora beatamente addormentato. Prima che potesse riuscirci, Io gli allungò uno scappellotto sul polso per fermarlo.
"Non è uno dei tuoi cuccioli del bosco, lascialo stare!" lo redarguì prontamente "Siamo qui per i doni, ricordi?"
Yumoto sembrò un pochino deluso, ma si scostò dalla culla, lasciando la parola allo spirito più anziano, che sorrise, rigirandosi la bacchetta magica tra le mani, mentre si inchinava cerimoniosamente di fronte al neonato.
“Piccolo principe, ecco il primo dono.” fece, tendendo verso di lui la punta della bacchetta, che terminava in una sfera d'oro, circondata da un anello di rame. “Il mio regalo per te è la ricchezza. Crescerai e vivrai sempre nell'abbondanza di denaro e nel lusso, più di qualsiasi altro sovrano.”
Mentre lo diceva, sfiorò delicatamente la fronte del bambino con la sfera, che sprigionò una piccola cascata di scintille dorate.
Ryuu sbuffò, mentre lo spirito della terra gli passava accanto per lasciargli il posto a fianco della culla.
“Ma non sarebbe stato compito tuo fargli dono di qualità e doti dello spirito?” obiettò sottovoce “Ricchezza e lusso, davvero? E' un principe, è ovvio che vivrà sempre circondato da tutti gli agi!” commentò brontolando, leggermente infastidito dal fatto che l'altro sembrasse pensare sempre e solo al denaro.
Io si strinse nelle spalle, serafico. “La ruota della fortuna ha i suoi alti e bassi anche per i nobili, sai? E poi, come si possono coltivare le doti dello spirito, senza un minimo di stabilità economica?”
Ryuu roteò gli occhi. “E comunque, non dovremmo regalargli ciò che desideriamo per noi.” rincarò, affacciandosi sopra la culla.
“Bel principino, vedrai che adesso ci penserà zio Ryuu a farti un regalo veramente utile!” disse, facendogli l'occhiolino e sollevando verso di lui la sua bacchetta color lampone, la cui punta terminava nella delicata riproduzione di una fiamma. “Il mio dono per te è la bellezza! Nessuna delle ragazze che incontrerai saprà resisterti, e tutti i loro cuori saranno tuoi!” fece con un sorriso, sfiorandogli i nasino, mentre la bacchetta sprigionava una piccola scia di bollicine di luce rosata.
“...tutte le ragazze che incontrerà saranno ai suoi piedi?” Io sollevò un sopracciglio, scettico, mentre lo spirito del fuoco tornava al suo fianco. “Non è cortese dire così, in presenza della sua futura sposa.” disse, accennando con lo sguardo alla principessina che li osservava estasiata, per nulla preoccupata da quei discorsi.
Ryuu ridacchiò nervosamente.
“...io intendevo fino al matrimonio, naturalmente.”
Lo spirito della terra annuì, pensoso. “Oh, e com'era il discorso sul non regalargli qualcosa che desideriamo per noi?”
“Eddai, basta! E poi che cosa intendi, che non sarei bello d'aspetto?”
Io si corrucciò. “Ehi, non mettermi in bocca cose che non volevo dire. Quello che intendevo...”
Ignorando il battibecco tra i due spiriti, Yumoto si allungò sulla culla, stringendo a sé la bacchetta dalla punta a forma di cuore come se ciò lo aiutasse a trattenersi dall'allungare le mani sul bambino addormentato, per fargli coccole apparentemente non consentite.
“Allora, caro il mio principino, il regalo che intendo farti io è-”
La sua frase venne interrotta bruscamente da una fortissima folata di vento che investì la sala ululando, e spense in un sol colpo tutte le torce e le candele dei lampadari.
Molti degli astanti si girarono verso le finestre, chiedendosi se per caso non fosse scoppiato un temporale: ma il cielo ormai buio era terso e pieno di stelle.
L'attenzione di tutti, però, venne presto attirata nuovamente al centro della sala. Lì, nel silenzio generale, stava parlando qualcuno.
“Bene, bene, che festa lussuosa.”
Nel vuoto che si era velocemente creato attorno a loro, adesso, stavano in piedi tre giovani ammantati di nero e porpora.
Anche senza l'entrata in scena ad effetto, il terzetto avrebbe subito attirato l'attenzione di chiunque: i loro visi irradiavano una bellezza sovrannaturale e le loro fattezze tradivano la loro provenienza dal mondo fatato. A parlare per primo era stato il più minuto dei tre, che aveva un incarnato pallido e due occhi affilati, sotto una frangia dello stesso colore del chiaro di luna.
“Mh, già, sembrano essersi davvero impegnati a dare il meglio, per essere degli umani.” commentò con un sorriso quello al suo fianco destro, il più alto, che aveva folti capelli color del muschio.
“Dici? A me sembra tutto così inescusabilmente scialbo e ordinario; vista l'occasione, avrebbero proprio potuto sforzarsi di più.” gli fece eco il terzo, che sfoggiava una lunga chioma dalle stesse sfumature dei petali di ciliegio, mentre si tormentava distrattamente una ciocca tra le dita affusolate. I suoi occhi celesti vagavano sugli astanti con una vaga preoccupazione, come se temesse che tale sciattume potesse assalirlo e contagiarlo.
“Akoya, gli umani fanno ciò che possono.” replicò quello più alto, quasi a voler scusare i mortali lì presenti.
Nel frattempo, quello che aveva parlato per primo fece un passo avanti, lo sguardo sempre fisso sui sovrani di fronte a loro, a cui si rivolse dopo un breve e rigido inchino. “Temevo quasi di essere in ritardo, vostre maestà, e la cosa mi sarebbe davvero dispiaciuta, considerando quanto ami la puntualità. Del resto, visto che vi siete dimenticati di avvisarci dell'evento, mi era difficile capire a che ora avremmo dovuto presentarci.”
“Gli umani certo sanno essere sbadati.” commentò con una risatina il giovane dai capelli scuri.
Re Yufuin, che fino a quel momento era rimasto incollato al suo scranno, quasi pietrificato dall'apparizione, si alzò di scatto, affrontando a testa alta il giovane dai capelli argentati.
“Non c'è stata alcuna dimenticanza. Che cosa vi dà il diritto di credere che sareste stati invitati? Non c'è posto per voi in questo palazzo, demoni stirpe delle tenebre.” rispose secco.
“Be', che situazione imbarazzante.” replicò l'altro, dalla cui voce fredda non trapelava alcuna emozione, men che meno imbarazzo. “Mi vorrete scusare, allora, ma tenendo conto del fatto che sono stati invitati tutti i nobili delle città qui attorno e che il nostro castello non è poi così distante, temevo che si fosse trattato di una disattenzione.”
“Mio signore Kinshiro, non avranno voluto invitarci per evitare che oscurassimo il resto degli invitati con la nostra bellezza, ovviamente.” commentò Akoya con un’alzata di spalle, lasciando ricadere la ciocca di capelli sugli ornamenti dorati della sua tunica.
“Tu, smettila di darti tante arie!”
Da dietro il sovrano, era emerso un Ryuu furente di rabbia, con un indice aggressivamente puntato contro i tre nuovi arrivati. “Non avete sentito? Non siete ben accetti a questa corte, quindi è il caso che sloggiate!”
Akoya diresse un ghigno divertito nei confronti dello spirito del fuoco. “Ma guarda, hanno invitato anche voi povere fatine dei fiori per gli effetti speciali! Una pessima scelta, davvero, noi avremmo potuto offrire un intrattenimento molto più spettacolare.”
Ignorando lo scambio di battute acide tra i due, Kinshiro mosse qualche passo verso i sovrani. I suoi lunghi stivali di pelle nera non facevano alcun rumore sul pavimento di marmo della sala.
“Certo non intendiamo rimanere dove non siamo desiderati, né rovinarvi la festa.” disse, composto, “Tuttavia, siccome io conosco bene il significato della parola educazione, non mi sono presentato a mani vuote. Ho anch'io un dono per la nascita del principe.”
Il Re, allarmato, alzò una mano, comandando alle guardie di intervenire. A quel segno, i soldati si lanciarono immediatamente sul terzetto, ma non riuscirono a raggiungerli: un movimento delle dita dei due sottoposti alle spalle di Kinshiro, e gli uomini caddero a terra, stretti nella morsa di catene che sembravano fatte di tenebra e che si contorcevano attorno a loro come serpenti d'ombra.
“Se quegli spiriti hanno potuto fare i loro doni, non vedo perché a me sia precluso farlo.” disse Kinshiro, salendo sul palco e dirigendosi verso la culla.
Il Re fece per muoversi a sua volta e mettersi in mezzo, ma lui e gli altri sovrani fecero immediatamente la stessa fine dei soldati.
Nel frattempo, Ryuu, Io e Yumoto si erano arroccati di fronte al principino, pronti a difenderlo, sebbene dubitassero di potere qualcosa contro la magia di Kinshiro e dei suoi sottoposti.
Il demone, tuttavia, si fermò prima di avvicinarsi ulteriormente. Lentamente, protese di fronte a sé la mano destra, ricoperta da un raffinato guanto candido, e dischiuse le dita. Sul suo palmo, ora, stava sospeso un ago di luce verde, velenosa. Con un movimento fluido e così veloce che nessun occhio poté seguirlo, lo scagliò contro il principe. L'ago compì una breve traiettoria nell'aria buia, per poi conficcarsi nel petto del neonato e sparire al suo interno.
Il bambino si agitò appena e spalancò gli occhi, che, per un istante, brillarono di una luce scura e purpurea.
Yumoto si gettò su di lui, mentre Ryuu si voltò inviperito contro Kinshiro.
“Bastardo! Che cosa gli hai fatto?!”
Il demone lo guardò con aria di sufficienza.
“Non hai mai visto scagliare una maledizione?” chiese, in tono condiscendente. Senza aspettare una sua risposta, si voltò verso i sovrani, i quali, prigionieri delle catene di tenebra, lo guardavano con occhi colmi di puro orrore.
“Ascoltatemi bene; non ha senso preoccuparsi per quel bambino, adesso; crescerà sano e forte come volevate. Giocate pure ai vostri matrimoni di convenienza e alle vostre alleanze, ma ricordate che avrete tempo solo fino al suo diciottesimo compleanno. Quando il sole tramonterà quel giorno, il vostro principe si pungerà con il fuso di un arcolaio e morirà.”
Le ultime parole di Kinshiro rimbombarono nella sala pietrificata dalla magia e dall'incredulità. Le labbra violacee del demone si piegarono in un mezzo sorriso, soddisfatto dell’effetto teatrale ottenuto.
Senza aggiungere altro, si girò sui tacchi e, in uno sbuffo di luce nera, svanì alla vista, immediatamente seguito dai suoi due subordinati.


Le catene che tenevano prigionieri gli astanti si dissolsero in quello stesso momento, ma a poco servì che le guardie pattugliassero ripetutamente ogni angolo della sala e del palazzo: i tre demoni erano svaniti.
La Regina corse a prendere in braccio il suo bambino, singhiozzando di spavento. Il piccolo En, però, apparentemente illeso, si limitò ad addormentarsi tra le sue braccia.
Yumoto, tremante, osservava il punto della sala in cui il terzetto era svanito, impugnando la sua bacchetta come un'arma.
“...quei demoni! Ora li inseguo e li costringo a tornare qui e togliere quella stupida maledizione!” sbottò all'improvviso.
Io gli si avvicinò, afferrandolo per una spalla e facendogli abbassare la bacchetta.
“E' un'assurdità, lo sai bene. E poi, non si può disfare una maledizione del genere, una volta lanciata.”
A sentire quelle parole, Re Yufuin gli rivolse uno sguardo di puro panico.
“...non c'è modo di toglierla? E le vostre magie, allora?”
Io scosse la testa. “La maledizione lanciata da quel demone è troppo potente per essere sciolta.”
Ryuu, che nel frattempo era stato ad osservare la scena picchiettandosi il mento con la punta dell’indice in maniera pensosa, si rivolse improvvisamente a Yumoto.
“Ehi, tu devi ancora dare la tua benedizione al principe, non è così? C'è sicuramente qualcosa che puoi fare per contrastare la magia di quello sbruffone!”
Lo spirito di luce lo guadò con aria interrogativa, poi batté un pugno sulla mano.
“Sì, hai ragione!” esclamò, affrettandosi a raggiungere lo scranno dove stava seduta la Regina e sporgendosi verso il bambino.
“Be', avevo deciso di farti un regalo un poco più divertente, ma penso che le circostanze non mi lascino molta scelta.” esordì, posando la bacchetta sul petto del neonato.
“Non posso impedire che la maledizione si avveri, principino, però posso modificarne gli effetti: se il giorno del tuo diciottesimo anno si compirà quanto profetizzato, non morirai, ma cadrai in un sonno profondo, così profondo che nulla potrà svegliarti, se non il bacio del vero amore.” disse, e una luce scarlatta avvolse il corpo del piccolo principe, abbracciandolo per qualche lungo istante, prima di dissiparsi in tante piccole gocce sul pavimento sotto di lui, nel silenzio della sala.
“...il bacio del vero amore, Yumoto? Seriamente? Non c'era qualcosa di più facile, non lo so, il canto di un uccello, una pianta magica?” fece Ryuu, con l'aria stanca.
Yumoto scosse la testa. Nonostante la situazione, ora sorrideva soddisfatto.
“Piante magiche, ma che dici? È risaputo che l'unica cosa che può sconfiggere una maledizione di questo genere è il potere dell'amore.” sentenziò, allungando una mano ad accarezzare il viso del bimbo addormentato.
“Non preoccuparti, principino, tutto si risolverà per il meglio!” garantì e, a suggello della sua promessa, gli allungò un pizzicotto sulla guancia.
A quello, però, En prima storse la bocca in una smorfia di fastidio e poi scoppiò a piangere.






Più tardi, quella notte, quando gli ospiti se ne furono andati, i tre spiriti raggiunsero i sovrani nelle loro stanze, per riflettere sul da farsi.
Concordavano tutti sul fatto che la benedizione di Yumoto non fosse sufficiente a tenere En al sicuro: che cosa sarebbe successo se Kinshiro avesse scoperto che la sua maledizione era stata in qualche modo contrastata? Sarebbe tornato per cercare di fargli nuovamente del male?
La soluzione migliore, avevano pensato, sarebbe stata allontanare il principe della corte, farlo crescere in un luogo lontano, dove i demoni non avrebbero potuto trovarlo e portare a compimento il loro piano.
“Ma perché prendersela con un neonato?” fece la Regina, disperata, tenendo tra le braccia il figlioletto, ben consapevole che lo stava stringendo a sé per l’ultima volta in quelli che sarebbero stati anni.
Ryuu alzò gli occhi dalla pergamena su cui stava scrivendo.
“Hanno scelto lui come vittima proprio perché non può difendersi, tanto è il coraggio di quei boriosi. Si credono migliori di tutti e farebbero qualsiasi cosa pur di rendere la vita impossibile alle creature che considerano inferiori.” spiegò con un moto di fastidio, prima di tornare ad intingere la penna nel calamaio di fronte a lui.
Yumoto, che stava facendo origami con i pezzi di foglio che Ryuu non usava o che aveva scartato, si strinse nelle spalle con un sospiro.
“Kinshiro, una volta, era uno spirito della luce come me. Nessuno sa che cosa sia successo, perché sia diventato una creatura delle tenebre, o perché odi così tanto gli esseri umani.”
Il Re, che stava studiando una mappa assieme ad Io, parlò con voce scura, piena di risentimento.
“Per certo so solo che quei demoni ormai sono arroccati ai confini del mio regno da anni. Abbiamo tentato più volte di scacciarli, ma invano. Non avevano mai avuto l'ardire di manifestarsi all'interno della capitale, fino ad oggi.”
“Perché offendersi tanto per un mancato invito alla festa di persone che ti stanno antipatiche, comunque? Proprio non capisco.” commentò Yumoto, appallottolando un origami venuto male.
“Mah, sarà stata tutta invidia.” rispose Ryuu, sigillando l'ennesimo rotolino di pergamena ed aggiungendolo alla pila di messaggi che sia era pian piano formata di fianco a lui.
Io la fissò con sguardo interrogativo, alzando un sopracciglio come a chiedere spiegazioni.
“Che c'è?” reagì Ryuu, sulla difensiva. “Sto solo scrivendo a tutte le mie ninfe e alle mie fatine. Dovrò pure avvertirle che, per un po' di tempo, non mi farò vedere, o si preoccuperanno.”
Accarezzò con un dito alcuni dei foglietti arrotolati. “Mi mancheranno...” fece con un sospiro languido “Ma certo non avrò tempo per le mie ragazze, se dovremo occuparci del bambino.”
A quella frase, i due sovrani si scambiarono uno sguardo di leggera apprensione. Se dovevano pensare ad una lista di persone alle quali avrebbero affidato il figlio ad occhi chiusi, i tre spiriti non occupavano certo i primi posti, anzi.
Tuttavia, non si potevano negare le loro buone intenzioni né la loro dedizione alla causa: quel giorno, assieme ai doni, avevano offerto al principe ed al regno anche la loro fedeltà ed i loro servizi; certamente avrebbero fatto del loro meglio per tenere En al riparo dai pericoli.
Sembrava anche che i tre avessero escogitato un piano: avevano detto di conoscere un luogo sicuro, nascosto nel fitto della foresta, ben lontano dal covo dei demoni, dove il principe non correva alcun rischio. Tuttavia, non ne avrebbero rivelato l'ubicazione ai sovrani: se i due avessero saputo dove poter trovare il figlio, la tentazione avrebbe potuto prevalere sul buon senso, e se qualcuno li avesse seguiti mentre si recavano a far visita al principe, avrebbero vanificato tutti gli sforzi per tenerlo nascosto. I tre avevano promesso, comunque, di tenere regolarmente informati i sovrani della salute del bambino e che avrebbero fatto ritorno a palazzo il giorno del suo diciottesimo compleanno, affinché la famiglia si ricongiungesse.
Con il cuore stretto in una morsa di dolore ed apprensione, i due genitori avevano quindi affidato il loro figlioletto ai tre spiriti.
Questi avevano atteso l'alba per partire: alla luce del giorno, le creature delle tenebre perdevano buona parte dei loro poteri, e sarebbe stato molto più difficile che venissero seguiti.


Fu così che, come i primi raggi di sole lambirono i tetti della città, tre figure lasciarono le mura della capitale, avventurandosi nei campi e portando con loro un piccolo fagotto addormentato.



 
*** *** ***


NOTE:
Sono anni che non pubblico su EFP, ma per una cosa fantastica come Boueibu, be', dovevo fare un'eccezione.
Mi scuso, in un certo senso, per l'ovvietà e la scontatezza di questo primo capitolo, ma un'AU del genere non poteva cominciare in modo molto diverso. L'abbinamento En/bell'addormentato nel bosco mi ronzava in testa da un po', e alla fine mi sono decisa a scrivere il primo capitolo di questa storia. Cercherò per quanto possibile di rispettare il tono generale dell'anime, anche se, conoscendomi, rating ed avvertimenti potranno facilmente cambiare, col progredire della storia. Allo stesso modo, cercherò di mantenere, per quanto consentito, le relazioni tra personaggi il più simili possibile a come vengono delineate tra manga, anime e gioco - coppie a parte, che ovviamente seguono il mio gusto~
Al prossimo capitolo!
  
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