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Autore: LittleDreamer90    04/06/2015    9 recensioni
Non abbiamo bisogno di giorni migliori, ma di persone che rendono migliori i nostri giorni..
Dalla storia: ".. [..] Non ti pare che i Kami siano dispettosi,a volte?... Sembra che abbiano fatto di tutto per far incrociare le nostre strade..[..]"
- Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo- (proverbio arabo)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccolo avviso prima della lettura:  il capitolo potrebbe sembrare un po’ song-fic! In effetti, nell’intenzione originaria, la canzone che volevo usare era solo la prima che incontrerete leggendo.
Tuttavia il destino (o l’ispirazione XD) è imprevedibile e, grazie ad un’altra canzone, ho praticamente scritto di getto una parte di capitolo, seguendo le parti di testo della stessa.
Pertanto: l’estratto della canzone #1 è da considerarsi parte integrante del capitolo. Con la #2, pur avendo inserito parti di testo, consideratela più una specie di canzone di sottofondo, come se fosse una voce guida! ^^’
Dopo avervi tediato abbastanza, vi auguro buona lettura! Ci risentiamo in fondo! XD
 
 

Cap 7      Seguire il cuore.
 
 

Il  tuo cuore è un gabbiano
che vola libero nei cieli della vita.
Lascialo andare senza paura,
ti saprà condurre alla felicità.
- Sergio Bambarén –
 
 
 
Kagome scappò via, senza guardarsi indietro.
Si sentiva soffocare, quel bar era improvvisamente diventato stretto.
Si sentiva amareggiata, delusa, arrabbiata con se stessa e con il mondo.
“Stupida! Stupida me! Anche lui si è solo preso gioco di me! Accidenti a lui e a quel cervello da neonato di Koga! Sono solo una cretina che si stava illudendo ancora una volta!”.
Per fortuna che, davanti a quei due, non si era lasciata scappare neanche una lacrima!
Si sentiva così umiliata! Da quando aspettare ad avere rapporti intimi con il proprio ragazzo o con la persona che si stava frequentando era un crimine??!! Stronzo di un Koga!!!
E chissà che cosa aveva pensato Inuyasha, di tutto ciò! Sicuramente l’aveva presa per una poco di buono ed una doppiogiochista!
A meno che… non lo sapesse già. Però… no! Non riusciva nemmeno a concepirla, una possibilità del genere! Inuyasha non poteva! Non era…
All’improvviso si sentì strattonare per un braccio.
- Fermati, scema! Cavolo quanto corri! Si può sapere perché sei scappata? Che ti è preso? – borbottò.
Kagome trasalì. Inuyasha l’aveva seguita!
Imbufalita, la ragazza si voltò ed urlò, con voce incrinata dal pianto: - Che cosa mi è preso??? Mi credi così imbecille? Sono STUFA! Stufa di essere trattata come una pezza da piedi! Lasciami in pace e tornatene pure dal tuo compare a sparlare di me! -.
A quelle parole, Inuyasha si irrigidì e gli occhi d’oro si oscurarono nel notare le lacrime che ormai rigavano, copiose, il bel volto di lei.
- Ma che stai dicendo? No, non piangere! – sussurrò, dispiaciuto avvicinandosi a lei e prendendole istintivamente il viso tra le mani per asciugarle gli occhi.
La ragazza tentò di ritrarsi ma il mezzodemone le permise solo di fare un piccolo passo indietro.
- Io non capisco! Ho fatto qualcosa di male? – le chiese, confuso.
Domanda sbagliata!
- Qualcosa di male? Illudermi che io forse ti potessi interessare quando invece ti faccio solo pena e ridi alle mie spalle con il mio ex non lo chiami far male, Inuyasha??! – ribattè Kagome, furente, tentando di arretrare ancora.
Lui però le cinse un polso e la giovane si limitò allora a deviare lo sguardo.
- Ma Kagome! Che diavolo vai a pensare! Guardami. Guardami, dannazione!!! Che stai blaterando??! – alzò la voce il mezzodemone, facendola sobbalzare.
- Credi davvero che io possa essere così meschino??? Che cavolo ti passa per la testa, accidenti! Fino a cinque minuti fa neanche sapevo che lui ti conoscesse e che tu conoscessi lui! – disse, frustrato.
La lasciò di colpo, stringendo i pugni.
- Maledizione!!! – lo sentì sbottare.
- E pensare che se non avessi dovuto correre dietro a te, lo avrei già steso con un bel pugno e conciato per le feste, quell’idiota di lupastro che non sa apprezzare le cose belle che la vita gli offre! – aggiunse lui.
Il cuore di Kagome ebbe un sussulto: - Ch-che vuoi dire? – balbettò.
Inuyasha sospirò, tornando a guardarla; i loro occhi si incatenarono.
- Non ti pare che i Kami siano dispettosi, a volte? Pensaci! Sembra che abbiano fatto di tutto per far incrociare le nostre strade. Kikyo che si mette insieme al tuo ultimo fidanzato; Koga che conosce sia me che te ed è mio amico… anche se “amico” è una parola grossa da usare per quello schifoso! Ci siamo conosciuti in ospedale circa quattro anni fa. Lui aiutava saltuariamente nelle faccende burocratiche le segretarie della scuola di medicina. Se capitava, ci vedevamo qualche volta per un drink, anche se io non è che avessi poi molto tempo da dedicare alla vita mondana, sia da studente che, a maggior ragione, adesso! -.
In effetti, con il lavoro che faceva, non è che avesse chissà quanto tempo libero. Per questo, Koga era la figura che più si avvicinava alla concezione di amico, anche se il termine più corretto per definirlo sarebbe stato “conoscente”.
Era triste da ammettere, ma Inuyasha non aveva amici degni di tale definizione. In confronto al legame che univa ad esempio Kagome, Jakotsu, Sango e Miroku, definire Koga amico di Inuyasha era come paragonare il sole ad una luce riflessa.
- Ed io… - continuò, con sguardo profondo e micidiale: - Io che passo per caso nei pressi di un giardinetto per bambini e mi imbatto in una ragazza un po’ schizzata e che, all’inizio, mi dava i nervi ma… ma che poi ho trovato, nonostante tutto, assurdamente bella, interessante e dolcissima, specialmente quando sorride. – ammise, arrossendo appena.
Kagome sgranò gli occhi. Bella??? Dolcissima??? Chi, lei??? Ma che stava dicendo??? Era ammattito???!!!
Sconcertata e confusa, lo osservò mettersi le mani in tasca, come se fosse a disagio o ad impedirsi di toccarla.
- Una bellissima donna dal cuore meraviglioso, che ha sofferto tanto per amore ma è rimasta se stessa: semplice, un po’ collerica ma buffa. – aggiunse Inuyasha – Ed il mio non è scherno né pietà. Non ti ho mai compatito o pensato che tu fossi una poco di buono, come ha tentato di insinuare quel bastardo. –
Lo sguardo di lui era serio e per Kagome fu impossibile non credere alla sincerità di quelle pozze dorate.
- Anzi, a dirla tutta, ancora ti stimo per come hai saputo mandare a cuccia con classe quei due fedifraghi nel parco! – ammise il mezzodemone, con un mezzo sorriso – Io davvero non ho secondi fini o altro. È che con te mi sento a mio agio, a parlarti, a prenderti in giro e – fece una pausa, come per trovare il coraggio di proseguire – E mi piacerebbe davvero vederti ancora – concluse, in un soffio.
Accorgendosi però che Kagome si era irrigidita e aveva sgranato gli occhi, si affrettò ad aggiungere: - No, no, che hai capito?!? Dimentica le parole di Koga! Non intendevo… per me andrebbe bene anche solo passare una giornata come oggi, magari stando più tranquilli, senza incontrare tutta quella gentaglia! -.
Kami, quanto era patetico! Non era mai stato bravo nei discorsi, si stava solo aggrovigliando da solo con le sue stesse parole! Chissà ora lei che avrebbe pansato!!!
Ed infatti Kagome lo fissò titubante: - Io… non lo so. Cioè, tu non sei come loro, questo l’ho capito. E, sinceramente, anche io mi sono trovata abbastanza a mio agio, con te. Però… io avevo promesso a me stessa di non cascarci più. – gli rispose, prossima ad un’altra crisi di pianto.
Era molto sollevata per il fatto che Inuyasha non l’avesse giudicata, ma non voleva cedere alla speranza.
 Sentiva che le parole di lui erano sincere ma lo spiacevole secondo incontro aveva fatto crollare come un castello di carte scosso dal vento la nuova fiducia in se stessa ritrovata nel fronteggiare Naraku.
A causa delle parole di Koga, vecchie ferite che ormai credeva rimarginate si erano riaperte di colpo.
Le orecchiette di Inuyasha si abbassarono, mortificate: - Capisco! Tuttavia tu stessa, ieri sera, avevi detto di voler smettere di essere negativa e di voler provare ad affrontare i problemi a testa alta, mi pare! Non serve a niente nascondere la testa sotto la sabbia. Ok, ammetto di non essere il massimo della compagnia e non costringo nessuno a sopportarmi per forza, però… - “Però tu mi rallegri il cuore e mi fai provare emozioni che non credevo possibili”.
Inaspettatamente a Kagome sfuggì un sorrisetto: - Smettila di farmi gli occhi dolci, fai impressione! Sembri Shippo!!! – ridacchiò lei, asciugandosi gli occhi, per poi continuare: - Io avrei bisogno di pensare, di stare da sola e riflettere; assimilare tutte le novità di questo pomeriggio un po’ troppo movimentato -.
- O-ok. – rispose il mezzodemone, sollevato, anche se non troppo – Vuoi essere accompagnata a casa, allora? -.
- Sì. Posso andarci anche da sola però, sai? – replicò la ragazza, tornando per un attimo alla sua solita baldanza.
- Non se ne parla! – bofonchiò Inuyasha – Prima di andare, vorrei sistemare una faccenda, se posso – la informò, ammiccando verso il bar di Ayame.
Kagome lo fissò, leggermente impanicata. Che voleva fare?
- Tranquilla, non ho intenzione di scatenare una rissa, se è questo che temi. Però, lasciarlo lì con l’impressione di essere stato lui ad aver vinto, non mi va. Tu aspettami pure qui, se preferisci. Faccio in un attimo – le disse il giovane, per poi dirigersi spedito verso il locale.
La giovane tentennò. Non aveva voglia di rivedere la brutta faccia di Koga ma la curiosità fu troppa. Lentamente lo seguì, rimanendo all’esterno.
Attraverso la vetrina vide Inuyasha raggiungere il bancone e, come se fosse di casa, oltrepassarlo, entrando nell’area riservata al personale.

Koga stava girando attorno ad un’imbronciata Ayame come un’ape davanti ad un vaso di marmellata e per questo non si accorse della presenza del mezzodemone.
A sua volta, la demone, non stava più degnando il compagno di uno sguardo.
- Oh, andiamo, tesoro! Non ti sarai mica offesa! Lo sai che amo solo te. – la stava blandendo il demone lupo.
- Tesoro un par di ciufoli! – ringhiò la ragazza dai capelli rossi, brandendo minacciosa il coltello con cui stava tagliando della frutta per guarnire una coppa di gelato – Mi prendi per scema? “Non l’ha data neanche a te?” – lo scimmiottò – Ecco perché, di punto in bianco, dopo quasi due anni che eri sparito, sei rispuntato a cercarmi! Ed io, deficiente che non sono altro, ti avevo anche perdonato! Mi stavo quasi facendo convincere, visto che, tutto sommato, ti sei comportato bene, da quando siamo tornati insieme! In realtà sei solo un bugiardo! Dato che con quella ragazza non hai concluso niente, hai ritentato con me??? Mi fai schifo!!! -.
In quello stesso istante, Inuyasha, giunto alle spalle di Koga, senza dire una parola, lo prese per i capelli e gli ficcò la faccia dritta dritta nella vaschetta di gelato gusto puffo che aveva di fronte: - Va al diavolo, bastardo! Guai a te se oserai definire ancora Kagome usando certi termini. Anzi, guai a te se le rivolgerai di nuovo la parola!! Ti avrei volentieri tirato un pugno sul naso, ma non ho voglia di insudiciarmi le mani con il sangue di una feccia come te! – ringhiò il mezzodemone.
Ayame lo fissò stupita per poi ghignare, malefica! Notando che il demone lupo stava facendo resistenza per tornare in posizione eretta, aiutò Inuyasha a tenergli giù la testa.
Quando koga sembrò essere sul punto di soffocare nella crema blu, il giovane lo tirò su, sbattendolo contro il mobiletto dietro di loro.
- E considerati definitivamente depennato dalla lista della gente da considerare delle persone! A mai più rivederci, rifiuto demoniaco!!! Se mi capiterà di incontrare di nuovo in giro il tuo brutto muso, preparati a scappare! -.
Detto questo Inuyasha fece per uscire ma si bloccò un attimo, girandosi verso Ayame: - Scusa per la spiacevole scena! Offri un cono extra a tutti i clienti presenti e poi mandami il conto. – le disse.
La rossa gli fece l’occhiolino: - Figurati! Il conto lo presenterò a lui, invece! – affermò, indicando Koga che, ancora a terra, stava tentando di riacquistare l’uso dei polmoni, tossendo convulsamente e pulendosi la faccia ricoperta di gelato.
- E tu e Kagome tornate pure quando volete! Sarete sempre ben accetti. – aggiunse, salutando con la mano la ragazza che aveva assistito a tutto attraverso la vetrina – Ti giuro che lui non metterà più piede qua dentro, né in casa mia né nella mia vita! – continuò, riferendosi al demone lupo. – Hai capito, stupido mangiapane ad ufo?? Auf Wiedersehen! Prendi la tua roba e sloggia, altrimenti ti denuncio per stalking! Io mi fidavo di te, ti amavo ancora e ti ho aspettato! Però questo no! Non sono la seconda scelta di nesuno,io! Vaffanculo!! – concluse, tirandogli un bel calcio nelle parti basse!!!
 
Tornato all’esterno, il mezzodemone si trovò davanti Kagome che lo stava guardando sorpresa, anche se il suo viso appariva ancora piuttosto abbacchiato.
Ora era abbastanza certa che non fosse stato tutto calcolato, che non erano affatto d’accordo, lui e Koga.
- Bene! Possiamo andare! – le disse Inuyasha, con aria soddisfatta. Soddisfazione che però scemò in un secondo di fronte all’ancora palese disagio di lei.

La riaccompagnò, viaggiando in uno spiacevole silenzio teso.
Kagome aveva mugugnato qualcosa sul fatto che non c’era bisogno che la scortasse, che così lui avrebbe fatto parecchia strada in più per niente, ma Inuyasha era stato irremovibile.
Giunti di fronte al portone, la salutò, incerto: - Eccoci! Allora  grazie del gelato! Senti, io… allora noi… - ma tacque, non sapendo bene come proseguire.
La ragazza gli fece a malapena un cenno di saluto: - Mi dispiace per questo pomeriggio disastroso! Io devo… devo andare. Ciao! – e lo lasciò lì, fuggendo oltre l’ingresso dell’abitazione.
“Scusami! Perdonami, ti prego! Io ho paura! Non so che cosa fare!” pensò Kagome, mentre scoppiava di nuovo a piangere, appoggiata con la schiena contro l’uscio.
All’esterno, a pochi centimetri di distanza, Inuyasha digrignò i denti, sentendola singhiozzare e odorando il sale delle sue lacrime: - Maledizione! – sbottò, allontanandosi, impotente.
Per la rabbia e la delusione diede un calcio ad un palo della luce situato lungo il marciapiede. Alzando gli occhi però trasalì nel notare una coppietta che lo stava guardando perplessa.
Imbarazzato, si affrettò a tornare a casa e prepararsi per il lavoro.
 
 
Sango e Miroku osservarono quello strano tipo allontanarsi ad occhi ed orecchie basse.
- Quello lì non potrebbe essere…? – disse incerto Miroku.
Per tutta risposta Sango si precipitò in casa, preoccupata.
Kagome però si era chiusa nella sua stanza e le insistenti domande di Sango su che cosa fosse accaduto non ottennero risposta.
Raggiunta da Miroku, alla fine la ragazza decise di chiamare l’unica persona che, forse, sarebbe stata in grado di ottenere qualche risultato e capirci qualcosa.
 
- Che è successo, pasticcino del mio cuore? – chiese Jakotsu una mezz’ora più tardi, entrando nella stanza e sedendosi sul letto in cui lei si era rintanata, avvoltolandosi tra le lenzuola.
- Jak, di nuovo! È successo ancora! –singhiozzò Kagome.
- Piano, tesoro, calmati! Esci da quel bozzolo di stoffa e racconta dall’inizio, vuoi? – le disse l’amico con tono rassicurante.
Fu così che, davanti agli occhi sempre più sognanti di Jakotsu e lo sguardo sempre più allibito di Sango che, intanto era riuscita ad intrufolarsi nella stanza, Kagome raccontò gli eventi di quel pomeriggio.
Mentre parlava, la giovane accarezzavo distrattamente il pelo di Buyo che le si era accoccolato in grembo, come a volerla rassicurare.
- Ma è meraviglioso!!! – esultò Jakotsu, afferrando il gatto e alzandolo in aria – Non è vero, micione? -.
Terrorizzato, Buyo si sottrasse alla sua presa, fuggendo in corridoio.
Le due ragazze guardarono male l’amico.
- cosa sono quelle facce? Ma si!!! Pensate alle coincidenze! Quante probabilità c’erano che quel gran bel pezzo di mezzodemone fosse l’ex della commessa acida di cui si è “innamorato” Naraku? E che Koga lo conoscesse? E che il mio zuccherino dolce incontrasse lui solo adesso, ormai convinta di non avere più bisogno dell’amore? È destino, questo, Santi Kami!!! E quella cosa fantastica che ha fatto tornando nella gelateria?! Un cavaliere che difende la sua principessa dal lupo cattivo e pulcioso! – continuò il ragazzo, in preda all’euforia.
- Calmati tu, adesso, Jakotsu! Stai straparlando! – gli disse Kagome – Sì, ok, mi ha difeso, diciamo. Ed uscire con lui non è stato affatto male. Però io non so se… - bisbigliò titubante.
Fu interrotta dalla voce di Miroku: - Oh, andiamo! Che ti costa fare una prova,  Kagome? Lui stesso ti ha chiesto, tra le righe, di provare a fidarti. Alla peggio, se si rivelasse l’ennesimo bastardo, ritienimi già prenotato per tirargli un pugno. Nel migliore dei casi, invece, potrebbe essere finalmente quello giusto! –commentò, serafico, appoggiato allo stipite della porta della stanza, a braccia conserte.
- Mai avrei creduto di poterlo dire ma non hai torto, Miroku! – riflettè Sango, rivolgendosi poi all’amica: - Prima, l’abbiamo visto fuori, sai Kagome? Aveva un’aria dispiaciuta ed abbattuta. Sembrava davvero mortificato! -.
Kagome osservò dubbiosa ognuno di loro: Jakotsu la stava fissando speranzoso; Sango le sorrideva, incoraggiante e Miroku, ancora sulla soglia, stava contemplando la sua Sango con occhi pieni d’amore.
Quanto avrebbe voluto essere guardata anche lei in quel modo!

All’improvviso un particolare la colpì, un ricordo, un’immagine che il suo cervello sembrava aver registrato senza che lei se ne accorgesse: degli occhi d’oro che la osservavano divertiti mentre lei rideva ed un sorriso appena accennato ad ornare delle labbra carnose, subito dopo essersi lamentato del sapore del gelato alla menta.
Per un istante, all’immagine di Miroku si era sovrapposta quella di Inuyasha!!!
Sconvolta, Kagome si riscosse, percependo il cuore batterle veloce nel petto.
Perché quella reazione? Perché ricordarsi di lui le provocava il batticuore?
Cacciati fuori gli amici dalla stanza, si gettò sul letto a pancia in giù, abbracciando il cuscino.

Le parole di Jakotsu le vorticavano in testa.
- Oh, insomma! Basta pensare!! Devo distrarmi! – bofonchiò.
Con quello scopo allungò la mano verso il comodino lì accanto, acciuffando l’mp3.
Forse, bombardarsi le orecchie con la musica in cuffia a tutto volume l’avrebbe aiutata a fermare un po’ i pensieri, si augurò, facendo partire una canzone a caso.
 
“ My best friend gave me
The best advice
He said each day's a gift
And not a given right
Leave no stone unturned
Leave your fears behind [...]
 
[…] Is always worth the fight
Every second counts
'cause there's no second try,
So live like you'll
Never live it twice [...]
 
[…] Would you forgive your enemies?
Would you find that one you're dreamin' of
Swear up and down to God above
That you finally fall in love
If today was your last day
If today was your last day...
Would you make your mark
By mending a broken heart?
You know it's never too late
To shoot for the stars,
Regardless of who you are
So do whatever it takes
'cause you can't rewind
A moment in this life
Let nothin' stand in your way [...] " *
 
Kagome osservò sconcertata lo schermo, come se quello avesse avuto la facoltà di rispondere alla sua occhiata perplessa.
“Non sarà mica posseduto, questo coso? Possibile che, quando lo uso, mi capiti sempre una canzone che si adatti ai miei dubbi o alle preoccupazioni del momento?” pensò.
In un moto di irritazione scaraventò il lettore dall’altro lato della stanza. Fortunatamente quello finì nella cesta della biancheria, senza subire danni. L’unica conseguenza fu la fuga rapida di Buyo che aveva appena messo il naso oltre la porta della stanza.
- Maledizione! – ringhiò la ragazza, ributtandosi supina sul letto e coprendosi il viso con il cuscino.
Niente da fare! Ora, oltre ai discorsi da invasato di Jakotsu, le frullavano in testa anche le parole di quella canzone.
Sospirò e, spostando il cuscino, tornò a rivolgere lo sguardo al soffitto.
“Destino, eh?”

 
*♥*♥*♥*
 
Nello stesso momento, a qualche kilometro di distanza, Inuyasha uscì dal bagno, dopo essersi fatto una doccia veloce.
Tamponandosi i capelli con un asciugamano si sedette ai piedi del letto e sospirò.
Maledizione, che giornata!
La nottata non proprio pacifica, trascorsa tra pensieri sdolcinati che non erano cessati nemmeno quando, al mattino, la parte demoniaca era tornata al suo posto.
La sensazione di essersi preso una vera e propria cotta per Kagome, benché la conoscesse da soli tre giorni e anche se lui stesso non era assolutamente il tipo da cotte.
L’incontro con Koga e, prima ancora con Kikyo. Già, Kikyo!
A suo tempo, l’aveva conosciuta per caso: lui era all’ultimo anno di scuola infermieristica e lei aveva accompagnato un’amica in ospedale per fare una visita ambulatoriale.
Sinceramente all’inizio lei neanche gli piaceva, gli era parsa una ragazza superficiale, ed era passato parecchio tempo prima che iniziassero ad uscire. Solo perché lei aveva insistito fino alla nausea!
Inuyasha infatti si era immerso sempre e solo nello studio e nel raggiungimento del suo obiettivo di diventare infermiere. Non si era mai concesso il tempo di avere anche una ragazza e Kikyo era stata quindi la sua prima relazione seria.
Pensandoci, però, con lei non si era mai comportato come aveva fatto in quegli ultimi giorni con Kagome: andare a cercarla due volte di fila, la prima per l’orecchino, la seconda con la scusa di vedere se stesse bene. Fantasticare su di lei. Arrabbiarsi a morte con quel maledetto di un Koga e avere la tentazione di alzare le mani. Difenderla e poi sentire il bisogno di rassicurarla, di farle capire che lui non c’entrava con tutto ciò e che poteva fidarsi.
“Pensare che stava andando tutto così bene! Se solo non mi fosse venuto in mente di portarla proprio lì!”.
Beh, forse era stato meglio così, no? Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine; meglio averlo saputo adesso, di Koga, piuttosto che dopo, quando…
Sulle labbra del mezzodemone si dipinse un ghigno amaro: “Quando.. ma quale QUANDO!!! Probabilmente non ci sarà mai un poi o un dopo! Kagome non vorrà avere più niente a che fare con me” pensò “se solo riuscisse a fidarsi, se solo non fosse incappata in certe teste di cavolo stronze fino al midollo!”.
“Ma se, per ipotesi, lei non avesse avuto quei trascorsi, probabilmente non l’avresti mai incontrata!” malignò la sua parte razionale.
Inuyasha sbuffò: “E chi lo dice, eh? Quello che è stato è stato. La questione è che mai e poi mai io potrei farle una cosa del genere! Non la abbandonerei mai, spezzandole il cuore. Se solo lei me ne desse la possibilità, farei di tutto per renderla felice, per vederla sorridere.”
Questi erano i sentimenti che si agitavano nel suo cuore in tumulto.
Avrebbe anche voluto dirgliele, quelle cose, ma un po’ per imbarazzo e un po’ per paura, aveva taciuto.
Frustrato, si lasciò cadere di schiena sul letto, portando una mano a coprirsi gli occhi.
Perché diavolo l’amore era così difficile? Faceva sentire così bene e, contemporaneamente, così male. Avrebbe voluto avere davvero il cuore di pietra.
Era inutile negarlo a se stesso, ormai; lo aveva capito: Kagome gli piaceva, ed anche tanto. Non aveva nemmeno avuto il tempo di realizzare la cosa, che si era scoperto innamorato di lei.
Però non sarebbe stato per niente giusto forzarla, se lei non si sentiva pronta a ricominciare a frequentare qualcuno.
- Dannazione! Che accidenti mi hai fatto, Kagome? – mormorò, nel silenzio della stanza.
Infine, sospirando nuovamente, si affrettò a darsi una mossa ed a vestirsi, o avrebbe finito per fare tardi al lavoro.
 

*♥*♥*♥*
 
Kagome emise un lungo sospiro, dondolandosi lentamente sull’altalena del parchetto di fronte al negozio di Kaede.
Era passata quasi una settimana dall’uscita con Inuyasha.
Gli aveva detto di voler rimanere da sola per pensare e così aveva fatto. Aveva pensato. Pensato continuamente ed incessantemente.
A lui. Ai suoi occhi d’oro. Alla sua voce. Al suo modo di imbronciarsi e a quello di prenderla in giro.
A come, dopo tanto tempo, si era sentita di nuovo se stesa, uscendo con lui.
Ed inconsciamente, ad ogni fine giornata lavorativa, immaginava di vederlo seduto su quella stessa altalena che lei ora stava occupando o di andarci a sbattere contro, girando qualche angolo.
Per non far preoccupare ulteriormente Kaede, la ragazza si alzò, decisa a tornare a casa.
L’anziana donna, infatti, aveva fin da subito notato che qualcosa non andava: Kagome, da qualche giorno, era triste, mogia, sembrava aver perso vitalità.
Anche in quel momento la stava osservando preoccupata, mentre chiudeva il proprio esercizio commerciale.
Kagome prese ad avviarsi ma, invece di dirigersi subito verso la metro, decise di fare una deviazione verso la baia, per tentare di calmare la propria malinconia.
La lieve brezza dal profumo salmastro le scompigliò i capelli. Inspirò profondamente, godendosi la sensazione di pace che, da sempre, la pervadeva nell’osservare la distesa blu del mare.
Un sospiro le uscì dalle labbra e chiuse per un istante gli occhi.
Si stava facendo tardi, così, seppur a malincuore, si risolse a tornare sui propri passi.
 
Hush, little baby, don't you cry
Yeah, I know (s)he hurt you
But it ain't the end of your life
 
Mentre camminava notò, dall’altra parte della strada, una coppia di anziani coniugi camminare a braccetto, procedendo piano e rivolgendosi sguardi dolci e fiduciosi.
Sorrise, intenerita.
Improvvisamente, però, i due vennero sorpassati da una ragazzina con ancora la divisa scolastica addosso, che, correndo, si precipitò da un ragazzo che la stava aspettando poco lontano. Quello, vedendola arrivare, spalancò le braccia, accogliendola contro il proprio petto.

'Cause I'm right here waiting with open arms
I know you might feel shattered
But love should never bring you harm
 
Di fronte a quella scena, di per sé abbastanza ordinaria, Kagome sentì il proprio cuore stringersi di… invidia?
Quella consapevolezza la irritò e gli occhi le si fecero lucidi. Sbuffando si affrettò a dirigersi verso la fermata della metropolitana, accelerando il passo.
 
So consider this a moment
That's defining who you are
And I can fix what's broken
And here's how I'll start
 
Arrivata in prossimità di un incrocio di vie, ciò che vide, rivolgendo distrattamente lo sguardo davanti a sé la fece sussultare e bloccare sul posto.
Una decina di metri più avanti, nella strada perpendicolare a quella in cui si trovava lei… quello che era appena passato, con lo sguardo basso e le mani in tasca era…
Ancor prima di rendersene conto Kagome iniziò a correre e, girato l’isolato, non potè impedire alle proprie labbra di pronunciare in un sussurro il nome di lui: - Inuyasha! -.
 
Just come with your heart and leave the rest to me
And I promise that we'll be and I'll be the cure
Show me where it hurts
And I know that I can be the medicine you need
Baby, I'll be your cure
 
 
Il mezzodemone, pur essendo distante, captò, grazie all’udito fine la sua voce e si voltò indietro, muovendo leggermente le orecchiette.
Era stata una lunga settimana anche per lui. Sapendola così vicina, aveva fatto uno violenza a se stesso per trattenersi dall’andare a cercarla o solo avvicinarsi al negozio di Kaede, o passare sotto casa della ragazza, sperando di vederla, anche solo da lontano.
Per questo si era praticamente ammazzato di lavoro e turni extra massacranti, in modo da avere pochissimi momenti liberi.
 
Nell’incrociare quello sguardo dorato, anche se da lontano, Kagome sentì il proprio cuore tremare ed aumentare i battiti già accelerati a causa della corsa.
 
Sorpreso, Inuyasha la osservò avvicinarsi, camminando lentamente.
“Kagome…!”.
Quando la ragazza gli fu di fronte, il mezzodemone si perse ad osservarne la figura: aveva le guancie lievemente arrossate, le labbra dischiuse ed il respiro affannoso, come se avesse corso. Inoltre sentì il cuore di lei battere un po’ più forte del normale.
Era bellissima!

 
So don't be afraid of what's in front of you
'Cause I know I'm strong enough to carry us through
 

Kagome, fermandosi davanti a lui, tentò di regolarizzare cuore e respiro, anche se il doverlo guardare dritto negli occhi non era certo d’aiuto!
Oltretutto era stata avventata, come al solito quando si trattava di lui. Aveva agito d’istinto, senza pensare ad uno straccio di discorso da fargli; si era solo fiondata a rincorrerlo, di slancio.
Che diavolo le era preso, accidenti?!
Lo sapeva, in realtà, il perché di quell’azione. Voleva vederlo.
Scorgerlo da lontano le aveva fatto di colpo realizzare che… lui le mancava. Terribilmente.
Estremamente a disagio a causa di quella consapevolezza, la ragazza finì per abbassare il viso e fissarsi insistentemente le scarpe, tentando di riflettere in fretta.
Che dirgli? “Ciao Inuyasha, anche tu da queste parti? Che coincidenza!”. Nah! Patetico! Ovvio che fosse in zona, anche lui lavorava lì!!!
Forse era meglio iniziare a scusarsi per il modo in cui lo aveva salutato l’ultima volta, praticamente piantandolo in asso e chiudendogli la porta in faccia.
Poi continuare dicendogli che aveva pensato che…
O Kami del Cielo!!! Aiuto!!!
Calma!
Poteva iniziare con un ciao. Sì, poteva andare.
Facendosi coraggio, tornò a guardarlo e mosse appena le labbra per iniziare il suo discorso. Fu però preceduta dalla voce di lui: - Ciao, Kagome! -.
La ragazza sgranò gli occhi, presa in contropiede.
La voce di lui le era sembrata stranamente roca ed emozionata.
Inuyasha sorrise internamente nel vederla con quell’espressione smarrita.
Era piacevolmente sorpreso di vederla. L’aveva inizialmente osservata in silenzio; quando poi lei aveva abbassato il capo con fare imbarazzato e pensieroso, mordicchiandosi appena il labbro inferiore… Dio, quelle labbra! Ed ora era così tenera!
- Poi sarei io quello che fa gli occhi dolci, eh? Che diavolo è quell’espressione da gattino abbandonato? – continuò il mezzodemone, sentendosi soddisfatto alla vista del lampo di fastidio che le attraversò le iridi castane.
Fu solo un attimo perché, dopo aver bofonchiato uno – Scemo! -, il viso di lei si era fatto più sollevato, forse grata per l’interruzione del silenzio imbarazzato precedente.
Kagome sorrise appena ma la consapevolezza di dovergli delle spiegazioni o, quanto mano delle scuse, la fece ritornare subito seria: - C-ciao a te. Stavi tornando a casa? – gli chiese, balbettando appena e schiarendosi la voce che sembrava esserle rimasta incastrata in gola.
Che domanda stupida!!!
- Sì, ho appena finito di lavorare. Anche tu, suppongo – le rispose lui.
- Sì. Ti va se… se facciamo un pezzo di strada insieme? Io stavo andando verso la metro -.
Il giovane acconsentì silenziosamente, invitandola a precederlo con un gesto.
Si avviarono, Kagome davanti, rimuginando ancora per trovare il modo di iniziare il vero discorso ed Inuyasha un passo dietro a lei, osservandone di nascosto la figura e annusando il profumo dei suoi capelli diffuso nell’aria dal lieve venticello primaverile.
Improvvisamente un soffio di vento dispettoso fece volare via il leggero foulard che Kagome portava intorno al collo senza averlo annodato.
Istintivamente lei tentò di afferrarlo ma fu preceduta nell’azione dalla grande mano del giovane che , prontamente, riacciuffò il tessuto fuggitivo. Dopotutto era più alto di lei e, da mezzodemone, aveva riflessi più pronti.
Nel compiere quel gesto tuttavia, aveva finito inevitabilmente per sporgersi in avanti, facendo scontrare il proprio petto con la schiena della giovane donna.
- Tieni – le disse, porgendole il foulard.
Kagome si voltò indietro verso di lui, per ringraziarlo, ma con una mossa improvvisa, Inuyasha la tirò contro di sé affrettandosi a scansarsi di lato, con lei tra le braccia.
- Razza di criminale! Incosciente maledetto! Non si va in bicicletta sul marciapiede, dannato! – lo sentì urlare. Per un pelo non erano stati urtati da un ragazzino, passato a tutta velocità accanto a loro in sella alla sua bici.
Venendo invasa dal calore di quell’inaspettato contatto, Kagome avvampò.
Lui l’aveva già stretta a sè, quella volta in cui l’aveva riportata a casa in braccio, però… le braccia forti a cingerle una le spalle e l’altra la vita ed il torace ampio ad accoglierla … si sentiva così bene, così protetta!
 
I'll be your healer in my shining armor
Just let me protect you, that's what I'm here for


- Tutto bene?- le domandò il mezzodemone, scrutandola.
La ragazza, ancora stretta contro di lui, alzò il viso a guardarlo direttamente negli occhi, annuendo appena, stordita dalle sensazioni che stava provando.
Rendendosi conto del gesto compiuto, Inuyasha arrossì, affrettandosi a lasciarla.
Era stato del tutto istintivo per lui, proteggerla con il proprio corpo.
Kagome gli sorrise, grata ed emozionata: - Sto bene, grazie a te. – gli rispose e, facendosi coraggio, proseguì: - E non sto parlando solo di adesso, dell’immediato. Io sto bene, quando sono in tua compagnia. Mi sento… serena. Io vorrei tanto scusarmi con te per come mi sono comportata e ti ho trattato l’ultima volta. Sono stata una stupida, una sciocca paurosa e… sì, per paura mi sono chiusa a riccio – ammise.
Vedendo che Inuyasha stava per aprire bocca, pronto a ribattere, si affrettò a zittirlo: - No! Aspetta! Non dire niente e lasciami finire. Se mi interrompi, poi io non riesco più ad andare avanti. Quindi sta zitto un momento! -.
Il mezzodemone sogghignò. Eccola, la ragazza battagliera che, la prima volta che si erano conosciuti, l’aveva fronteggiato con grinta. La ragazza che sapeva tenergli testa; la ragazza che, durante quell’unica cena insieme, l’aveva sommerso di chiacchiere. La ragazza che era stata capace di mettere all’angolo con disarmante semplicità Kikyo e Naraku. La ragazza che, nemmeno un’ora dopo, era scappata via in lacrime.
Questa era Kagome, una donna forte e testarda ma al contempo dolce e quasi indifesa, così bisognosa d’amore da far venire voglia di stringerla tra le braccia per proteggerla e non lasciarla andare mai più.
In definitiva, la donna che, silenziosamente ed in punta di piedi, era riuscita ad entrargli nel cuore.
 
My love is a healer if you let me near you
Reach out and touch me, just let me restore
Just come with your heart and leave the rest to me
And I promise that we'll be and I'll be the cure
Show me where it hurts
And I know that I could be the medicine you need
And I'll be your cure
My love is strong enough, I'll be the cure **


 
- Se ti fermano non riesci più a fare un discorso sensato? Non ti sta riuscendo comunque, anche senza interruzioni, mi pare! – la canzonò – Quindi? Il nocciolo di tutto questo giro di parole sarebbe? -.
Kagome sbuffò, gonfiando le guance, irritata con lui e con se stessa.
Le parole le uscirono come un fiume in piena: - Oh, insomma! Sei un insensibile! Io sto cercando di farmi perdonare, di dirti che quella proposta di passare ancora del tempo assieme non mi dispiace perché tu MI PIACI e che ti ho pensato, in questi giorni! Invece tu non sai fare altro che brontolare!! – sbottò.
Avvampò nel rendersi immediatamente conto di cosa avesse appena confessato: “NOOO! Cretina! Non era così che glielo volevo dire!!” pensò, in preda al panico.
Dopo i primi istanti di sbigottimento, Inuyasha si aprì in un sorriso spontaneo e lei ne rimase incantata: - Che scema! – le disse, dandole un buffetto sulla fronte – Finalmente ti riconosco, bentornata, miss collerica! -.
La giovane si corrucciò, sentendosi chiamare in quel modo fastidioso ma si rasserenò quasi subito, nel notare gli occhi dorati del mezzodemone brillare di evidente divertimento.

 
*♥*♥*♥*
 
Giunti alla stazione della metro, Kagome provò una punta di rammarico al pensiero di doverlo già salutare.
- Tu devi prendere la Ōedo, vero? –le chiese invece lui.
Lei confermò con un piccolo cenno.
- Bene! Se non ti da fastidio avermi ancora tra i piedi, vada per la Ōedo. – affermò Inuyasha.
- Ma non sei costretto a prendere quella linea solo perché io… magari faresti più in fretta prendendo la Hibiya. – tentò di protestare la ragazza.
- Ti ricordo che, in realtà, farei più in fretta se andassi direttamente a piedi. – le fece presente lui – Se proprio non mi vuoi, vado via! – la canzonò.
- No! – alzò la voce lei per poi ricomporsi, imbarazzata – Cioè.. no, resta pure. Non mi dai affatto fastidio, anzi! – mugugnò.
- Va bene, va bene! Non c’era bisogno di scaldarsi – commentò il mezzodemone, divertito.
Quando ebbero preso posto a bordo del convoglio, Inuyasha le chiese: - Tu scendi alla E-08, vero? La mia è quella appena dopo. –
Nella mezz’ora abbondante di viaggio parlarono poco, preferendo restare a godersi la sensazione di tranquillità che l’essere insieme dava loro.
Kagome fu sorpresa di scoprire che, alla fine, Ayame aveva davvero cacciato via Koga a calci nel sedere.
Dopo l’iniziale ilarità, la ragazza si rabbuiò: - Mi dispiace – gli disse.
Inuyasha la guardò, interrogativo.
- Per colpa mia hai finito per perdere un amico – gli spiegò ma lui la interruppe subito:
- Non dire fesserie! Avrei dovuto accorgermene prima, di come fosse quello là in realtà, ossia uno stronzo. Comunque sia te l’ho detto che non è che lo frequentassi più di tanto e… - si interruppe, come imbarazzato.
“E avrò perso un’amicizia ma, in cambio, ho trovato te”.
- E..? – lo esortò lei ma venne distratta dalla suoneria del suo cellulare. Sango le aveva mandato un telegrafico messaggio, informandola di essere rimasta dai genitori più a lungo del consueto e che, quindi, avrebbe tardato nel rincasare.
Nemmeno Miroku, per uno sconosciuto motivo, sarebbe stato in casa, quella sera.
- Kagome? – si sentì chiamare dalla voce del mezzodemone.
Lo guardò, il cellulare ancora in mano.
Inuyasha era incerto, sembrava volerle chiedere qualcosa. Invece di parlare, però, le rubò il telefono. Era un tipo pratico, lui, preferiva agire piuttosto che spiegarsi a voce.
- Ehi! – protestò lei. Lo vide digitare velocemente qualcosa e ridarle l’oggetto.
Perplessa, guardò lo schermo. Trattenne il fiato, sorpresa: le aveva salvato in rubrica il suo numero di cellulare!!!
Quando lei alzò di scatto lo sguardo verso di lui, il giovane finse di non notare la sua espressione sbalordita e finse indifferenza.
- Emh.. così se ti venisse voglia di… prenderci un caffè, ad esempio, sai come contattarmi. – tentò di giustificarsi, imbarazzato, distogliendo lo sguardo.
Sobbalzò appena, sentendo il proprio telefono vibrare nella tasca dei pantaloni.
- E così, se ti venisse in mente di passare a trovarmi dopo il lavoro, puoi evitare di dover dipendere delle informazioni estorte a Rin! – gli disse lei, premendo il tasto di fine chiamata.
Il mezzodemone non potè replicare perché lei si alzò, accorgendosi di essere arrivata alla propria fermata: -Io devo scendere. Allora ci sentiamo, eh? Buona serata, Inuyasha! Ciao! – e se ne andò, salutandolo con la mano, mentre il convoglio con lui a bordo ripartiva.
 
 
Rincasando, Kagome si lanciò di peso sul divano, sospirando soddisfatta.
Sovrappensiero prese il cellulare dalla tasca e fece scorrere la lista dei contatti fino a giungere a quel nome…
Ridacchiò, euforica, con le guance appena arrossate, stringendosi il telefono al petto. Si sentiva come una ragazzina alla prima cotta.
Il cellulare squillò, segnalando una chiamata in arrivo e lei si affrettò a rispondere, senza nemmeno guardare chi la stesse chiamando: - Pronto? – disse, con voce gioiosa.
Era sua madre.
- Ciao, tesoro! Che tono felice! È successo qualcosa di bello? – le domandò la donna.
- Beh, diciamo di sì. Sono capitati anche fatti non proprio gradevoli. Però, in effetti, ho una novità! – e si mise a raccontarle per filo e per segno gli accadimenti delle ultime due settimane.
Dopo un’ora abbondante di conversazione, Kagome sobbalzò, sentendo una chiave girare nella toppa della porta di ingresso. Era tornata Sango.
- Mammina? Ti devo salutare, ora. Ci sentiamo domani, eh? – disse, parlando al telefono.
- Certo, Kagome. Buona notte, piccola.-
- Anche a voi. Ah, mamma? – la chiamò ancora, prima che la donna riattaccasse – Senti, non raccontare ancora niente al nonno, per favore. Perché… sai come la pensa su… - si raccomandò, incerta.
Meglio evitare guai, per il momento. L’anziano sacerdote Higurashi era prevenuto da sempre nei confronti dei demoni e, dopo Koga, i suoi pregiudizi erano solo peggiorati.
- Per chi mi hai preso, bambina? Sarò muta come un pesce. Sono tanto felice per te, tesoro mio. A domani. –la rassicurò la madre, riagganciando.
Entrando in soggiorno, Sango osservò l’amica: - Qualcosa mi dice che ci sono stati degli sviluppi. Sento puzza di novità! – affermò.
Kagome le rivolse un’occhiata birichina: - E da cosa lo dedurresti, sentiamo! -.
L’amica le fece una linguaccia: - Forse dal fatto che fino a stamattina sembravi in stato catatonico, mentre ora sprizzi felicità da tutti i pori? – le rispose, retorica – Sputa il rospo! – la intimò, puntandole un dito contro.
- Va bene, curiosona! Facciamo una telefono conferenza con Jakotsu? – le chiese.
- Ovvio! Sai che muso lungo metterebbe, altrimenti? Se lo escludiamo, potrebbe non perdonarci, questa volta! –
- Ok, allora lo chiamo. Tu intanto vai a prendere il gelato che dovrebbe esserci in freezer. Non ho cenato ed ho un certo appetito! – le rispose, allegra, Kagome.
- Volo! D'altronde non si può mica spettegolare a bocca asciutta, ti pare? – disse Sango, facendo l’occhiolino all’amica prima di sparire oltre la porta della cucina.
 
 
 

NOTE:
* If today was your last day  dei Nickelback. Ho “rimaneggiato” il testo della canzone a mio piacimento, usando solo le parti di esso che facevano al caso mio! ^^ Comunque vi lascio il link della canzone
 https://www.youtube.com/watch?v=Yh2nQ0FLcZA
E la traduzione della parte di testo da me usata (sperando che sia corretta!): ^^
 
" Il mio migliore amico mi ha dato il consiglio migliore
ha detto ogni giorno è un regalo e non spetta di diritto;
non lasciare niente di intentato, lasciati dietro le tue paure [...]
 
[...] vale sempre la pena di lottare
ogni istante conta perchè non c’è una seconda opportunità,
perciò vivi come se non dovessi mai vivere una seconda volta [...]
 
[...] Perdoneresti i tuoi nemici?
Vorresti trovare ciò che sogni?
Giura su e per giù e su Dio
che finalmente ti sei innamorato.
Se oggi fosse il tuo ultimo giorno
Lasceresti un segno, ricucendo un cuore infranto?
Sai che non è mai troppo tardi per le stelle cadenti
Indipendentemente da chi sei
Quindi fai tutto ciò di cui c’è bisogno
Perchè non potrai rivivere alcun momento in questa vita
Non lasciare che nulla sia sulla tua strada[...] "
 
** The Cure di Jordin Sparks. Anche di questa lascio il link della  Canzone
 
 
 Alcune informazioni sul sistema della  metropolitana di Tokyo :
La metropolitana di Tokyo è gestita principalmente da due aziende: la Tokyo Metro e la Toei. Sono presenti tuttavia alcune piccole linee gestite da altri operatori, su tutte la monorotaia di Tokyo e la linea Rinkai. Il sistema è inoltre ulteriormente ampliato dalle linee della JR East (ex ferrovie statali), che si integrano nel sistema tramite una circolare, la linea Yamanote, e diverse linee radiali quasi interamente in superficie.
La Tokyo metro gestisce 9 linee, la Toei 4.
Le diverse linee si distinguono in base ad una lettera e a un preciso colore. Ogni stazione è contrassegnata da una sigla composta dalla lettera della linea di riferimento e da un numero progressivo.
Nella fattispecie, per quanto riguarda quelle che ho citato nel capitolo:
- LINEA ŌEDO: o linea 12  lettera E e colore VIOLA/PORPORA; gestita dalla Toei, è una linea circolare sotterranea. Circola su un percorso lievemente alternativo rispetto alla linea di superficie Yamanote.  da Shinjuku (che è niente meno che la prima stazione ferroviaria per grandezza e importanza di Tokyo) arriva fino a Nerima (famoso quartiere in cui è ambientato il manga di Ranma! ^^).
La fermata di Kagome è la E-08, Hongō-Sanchōme, quartiere Bunkyō. Questa stessa stazione è in comune con la linea Marunouchi ( lettera M, colore ROSSO, linea che collega le stazioni ferroviarie di Ogikubo e Ikebukuro. ) della Tokyo Metro (ed in questo caso assume la sigla M-21). Le due linee tuttavia non sono collegate sottoterra, ed è necessario uscire in superficie.
La fermata per Tsukiji è la E-18, Tsukijishijō.
Inuyasha scende invece alla E-09, Ueno-Okachimachi.
 
- LINEA HIBIYA: o linea 2. La lettera è la H e il colore è l’ ARGENTO: è gestita dalla Tokyo Metro. Da Meguro arriva fino ad Adachi.
Inuyasha potrebbe prendere questa, salendo alla fermata H-10 Tsukiji e scendendo alla H-17 Ueno. A differenza di ciò che pensa Kagome, lo scarto temporale tra le due alternative è di circa 5 minuti. Effettivamente però, usando la linea H, le fermate, per il mezzodemone sarebbero state 7 invece di 9. Tenendo conto dell’efficienza della metro giapponese, con un treno ogni 2 MINUTI, la differenza è comunque abbastanza trascurabile XD
NB. Noterete che le fermate di riferimento per Ueno, a volte riportano la sola dicitura “Ueno” mentre in altre è Ueno + altro nome.
La cosa è subito spiegata: da quello che ho potuto capire, con il solo “Ueno” si intende che la fermata è quella della STAZIONE FERROVIARIA di Ueno. (ebbene sì, quella di Ueno è un’altra importantissima stazione ferroviaria, molto famosa, per altro. Ed è anche un importantissimo punto di snodo, non solo per la metropolitana ma anche per tutti gli altri vari mezzi di superficie. XD per ulteriori informazioni QUI). La presenza di altri nomi (come appunto nel caso della fermata E-09) indica che quella è una semplice stazione della metropolitana ^^
 
Un’ altra linea degna di nota è la linea 3 o linea GINZA, lettera G, colore ARANCIO e sempre gestita della Tokyo Metro.
Collega Shibuya ad Asakusa ed è la più antica di Tokyo. venne inizialmente pensata da un uomo d'affari chiamato Noritsugu Hayakawa (早川徳次?) che visitò la città di Londra nel 1914. Dopo aver visto e utilizzato la metropolitana di Londra, si convinse che anche Tokyo dovesse esserne dotata. Così fondò la Ferrovia sotterranea di Tokyo (東京地下鉄道 Tōkyō Chika Tetsudō?) nel 1920 e la costruzione cominciò nel 1925. La sezione fra la stazione di Ueno e la stazione di Asakusa fu completato nel 1927, e pubblicizzato come la "prima ferrovia sotterranea dell'Oriente". All'apertura la linea fu così famosa che i passeggeri spesso dovevano aspettare oltre 2 ore per un solo viaggio di 5 minuti. Il nome "Linea Ginza" è in uso dal 1953 per distinguerla dalla nuova linea Marunouchi, la seconda linea costruita. Durante il boom economico del dopoguerra, la linea Ginza divenne estremamente affollata, e per risolvere il problema si iniziò a realizzare la nuova linea Hanzōmon negli anni '80. Tuttavia ancora oggi la linea Ginza è molto utilizzata per il suo passaggio nei distretti residenziali, commerciali e degli affari di Tokyo. Quasi tutti i treni della linea coprono tutto il percorso fra Asakusa e Shibuya. Tuttavia alcuni treni la mattina presto partenti dalla stazione di Toranomon e altri la sera tardi partenti da Shibuya, terminano la loro corsa presso Ueno  (fermata G-15 Ueno-Hirokōji o G-16 Ueno per la stazione ferroviaria ^^).
   
 
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