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Autore: Ink Voice    05/06/2015    1 recensioni
Erano davvero bei vecchi tempi quelli in cui, pur avendo perso la propria quotidianità e la propria famiglia, si aveva un altro punto di riferimento a cui tornare con il proprio cuore; si era trovata una nuova casa rassicurante che scacciava i pericoli esterni e lasciava che, anche in tempi tanto burrascosi, ci si sentisse al sicuro dentro pareti e stanze che ormai si conoscevano come le proprie tasche.
Ma tutto questo si è dissolto nel nulla, o meglio: è stato demolito. L’Accademia che tanto rassicurava i giovani delle Forze del Bene è ormai un cumulo di macerie a causa dell’ennesima mossa andata a buon fine del Nemico: ora tutti sono chiamati a combattere, in un modo o nell’altro, volenti o nolenti.
Le ferite sono più intime che mai ed Eleonora lo imparerà a sue spese, perdendo le sue certezze e la spensieratezza di un tempo, in cambio di troppe tempeste da affrontare e nessuna sicurezza sul suo avvenire.
[La seconda di tre parti, serie Not the same story. Qualcuno mi ha detto di avvertire: non adatta ai depressi cronici.]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
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XXI
Faccia a faccia

Saremmo partiti dalla Vetta Lancia. Lo avremmo fatto in via del tutto eccezionale, perché com’era risaputo da ogni individuo all’interno della base segreta, quella era una zona altamente sorvegliata a cui era vietato accedere. Solo da lì, infatti, saremmo riusciti a individuare con relativa facilità la posizione di Via Vittoria, sommersa da un banco di nebbia che persisteva da anni: altro non era che una barriera che separava quel luogo, pullulante di vari Pokémon e di Allenatori - Victory e non, dal mondo “comune”. Non avevo chiesto a Sara o a Lorenzo quale fosse il nostro obbiettivo, che non avevo afferrato dalle parole di Bellocchio, concentrata sul suo strano comportamento.
Oxygen non era contento di vedermi partire per una missione tanto rischiosa. Sapeva bene del rapporto di odio incondizionato tra me e Cyrus e mi chiese se mi sentissi pronta per qualcosa del genere, se fosse il caso di andare a fronteggiare una persona che mi avrebbe fatta impazzire. Non lo disse esplicitamente ma dal suo tono si capiva che pensava questo. Non aveva tutti i torti: la voce rauca e freddamente divertita del Generale mi infastidiva e mi irritava fino a farmi perdere il controllo della rabbia. Magari gli avrei dato una lezione in una lotta Pokémon.
-Come sei apprensivo!- borbottai alla sua ennesima preoccupazione. Eravamo fuori dal Monte Corona; io ero seduta sulle sue gambe e appoggiavo la mia schiena sul suo petto.
-Non posso non preoccuparmi se devi fare qualcosa del genere- mormorò lui. Mi cinse la vita con le braccia e un piacevole brivido emozionato mi percorse da capo a piedi; posai una mano sulle sue, le cui dita erano intrecciate.
D’altra parte sapevo bene che quella missione lo impensieriva quasi quanto lo faceva con me. Il fatto che tenesse tanto a me mi faceva arrossire per l’imbarazzo e il piacere. Non era passato molto tempo da quando ci eravamo messi assieme, ma sembravano trascorsi mesi per tutta la fiducia che riponevamo l’uno nell’altra - da parte mia quasi improvvisa, dovevo anche mantenere la promessa fatta ad Ilenia, che più che altro mi aveva aperto gli occhi su quanto mi dovessi impegnare come ragazza. Probabilmente tanto affetto era dovuto alla guerra: ci obbligava a legarci il più possibile a qualcuno su cui sapevamo di poter contare, e non mostravamo più riserve.
-Allora vieni anche tu. Mi sentirei molto più al sicuro se ci fossi.
-Ci ho provato, amore, davvero. Ho chiesto a Bellocchio di potervi accompagnare nel caso in cui la missione si fosse rivelata troppo difficile senza un accompagnatore più esperto. Ma lui ha detto che la squadra andava bene così e che, a parte Cyrus, non c’era niente che non si potesse fare senza l’aiuto di un maestro.
Sbuffai contrariata. Se non avessi avuto il collo avvolto dalla sciarpa, avrei sentito il suo respiro sulla pelle: il naso di Oxygen sprofondava nella lana. Lui aggiunse: -Mi ha pure dato un incarico che devo svolgere con Argon e Kripton. Speriamo che non duri troppo, la tua missione ti farà stare via solo un giorno.
-Già, proprio una toccata e fuga. Meglio così- commentai. Gli avevo tolto gli occhiali poco prima e quando gli avevo chiesto cosa vedesse, mi aveva detto due striscie, i cui contorni erano confusi, una bianca e una rossa. Rispettivamente il mare di nebbia sull’orizzonte e la mia sciarpa. Avevo iniziato a ridacchiare come una cretina e continuavo a giocherellare con i suoi occhiali, mettendomeli e togliendoli dopo qualche frazione di secondo per il mal di testa che già mi stavano procurando. Mi ero fidanzata con una talpa.
-Spero che non sia domani, visto che io devo andar via per qualche giorno da dopodomani.
-Lo spero anch’io- sorrisi, abbassando la voce. Lui grugnì qualcosa e mi lasciò continuare; il mio tono di voce mutò istantaneamente, facendosi più forte: -Piuttosto, cos’è ‘sta storia che Rosso mi considera uno degli elementi migliori del nostro gruppo?- gli chiesi, mettendo gli occhiali sui miei capelli.
-Io te lo avevo detto che non pretendeva miracoli, scema.
-Sì, ma che così di punto in bianco io scopra che alla fine gli vado bene non mi piace. Insomma, poteva dirmelo prima!- protestai. -E già che c’è, potrebbe spiegarmi cos’è l’intesa di cui parla. La situazione con alcuni della mia squadra sta migliorando e Nightmare è il Pokémon ideale, ma ancora non ci arrivo.
-Chiediglielo, no?
-Tu credi davvero che mi risponderebbe?
-Tanto vale provarci. In fondo nessuno di voi gli ha mai chiesto nulla, ve ne siete stati tutti zitti a insultarlo in altri momenti per il suo caratteraccio. Magari qualcosa te lo direbbe.
-Forse hai ragione- mormorai dopo qualche secondo. Gli restituii i suoi amati occhiali e lui mi mollò un bacio sulla guancia per ringraziarmi. -Però mi chiedo se non si sia sbagliato. Magari crede che io abbia trovato l’intesa con i miei Pokémon e invece non è così, spesso non mi va bene quello che fanno.
-Può darsi che tu sia semplicemente il meno peggio nel gruppo- disse lui con aria disinteressata. Immaginai che stesse sorridendo e gli diedi una leggera gomitata. -Dopo la missione riprenderai ad allenarti, vero?
Sapeva che molto probabilmente l’avrei fatto. Era meglio continuare ad esercitarsi piuttosto che lasciar perdere tutto e fingere di non avere bisogno di nulla. Però feci la sostenuta per non dargliela vinta. -Solo se qualcuno mi spiegherà cos’è la famosa intesa e se vedrò qualche progresso sia in me, sia nei miei Pokémon!
Continuammo a ciarlare di questo per un po’, finché le parole per l’argomento non si esaurirono e ci toccò trovarne un altro. Senza un vero motivo, gli chiesi: -Secondo te per cosa potrebbe stare la sigla esse elle?
-Esse… elle?- Annuii. Lui stette un po’ in silenzio a pensare. -Al momento non mi viene in mente nulla…
-Mmh, immagino- dissi facendo spallucce.
-Perché me lo hai chiesto?- Gli raccontai del resoconto ricevuto da Bellocchio e di quelle lettere puntate per le quali non trovavo neanche un significato convincente. Non gli dissi del fatto che anche io fossi una esse elle. -Oh, bene. Se riguarda Bellocchio allora è meglio lasciar perdere, tesoro.
-Ma io voglio sapere cosa sono “i” esse elle…
-Stai diventando una vecchia impicciona.

Ero sinceramente rasserenata dalla presenza di Sara e Lorenzo, me ne convincevo in ogni momento che passava durante il viaggio alla volta di Via Vittoria. La ragazza volava sul suo fidato Noivern, l’altro su Salamence: tanto per essere in tema con il tipo Drago, decisi di farmi portare da Altair anziché da Diamond. Gli altri due anonimi ragazzi erano dietro di noi e parlottavano tra di loro; si facevano sentire solo se interpellati o se c’era qualcosa di importante che Lorenzo doveva dire loro. Era a lui e Sara che Bellocchio aveva formalmente affidato la missione.
Cercai di distrarmi il più possibile e grazie a loro ci riuscii quasi del tutto, ma il fatto di poter incontrare Cyrus una volta arrivati infestava i miei pensieri e nei momenti di silenzio ero sola con quell’angoscia. Ancora non ero sicura di aver trovato una spiegazione plausibile alla paura che quell’uomo mi faceva: forse perché era il lato più malvagio e oscuro dei Victory, forse perché essendo stato il primo nemico incontrato era l’unico a cui non avevo fatto “l’abitudine” - visto che Elisio non mi aveva fatto una grande impressione; oppure perché conosceva il mio segreto e avevo paura che lo sfruttasse nei modi peggiori, perciò mi sentivo costantemente minacciata.
Probabilmente avevo paura di lui per tutti questi motivi, nessuno più importante rispetto agli altri e nessuno meno, ma ogni tanto avevo qualche dubbio sulla provenienza di quest’emozione.
Sara sorrideva pacatamente con gli occhi cangianti velati di quella solida e solita malinconia. Lorenzo sembrava un po’ agitato ma dopo un po’ riuscì a rilassarsi sul comodo dorso del suo drago, poi scattò all’erta e divenne terribilmente serio quando Via Vittoria si fece intravedere attraverso il banco di fitta nebbia.
La luce del pallido Sole autunnale c’investì quando attraversammo le barriere che la separavano da gran parte di Sinnoh. Una cascata di dimensioni spropositate era l’ultimo ostacolo per arrivare ad essa dopo chilometri e chilometri di mare. La maestosa sede della Lega Pokémon, nel grande castello realizzato in uno stile simile al gotico, appariva tetra e priva di cure a causa del grigiore dei muri esterni. Le vetrate sgargianti parevano scolorite e in più punti il vetro si era frantumato, non necessariamente per un intervento umano.
-È abbandonata- mormorai rabbuiata tra me e me. La mia constatazione era poco meno che ovvia ma mi dispiaceva vedere il palazzo della Lega ridotto in quelle misere condizioni. Me lo sarei aspettata più sontuoso e ben tenuto, ma effettivamente chi mai si sarebbe sognato di rimanere in quel luogo isolato in tempi simili?
Iniziammo la nostra discesa verso l’entrata di Via Vittoria. Atterrammo davanti all’ingresso, un’apertura nella parete di roccia piuttosto grande. Era sovrastata da una piccola Poké Ball incavata nella pietra che le intemperie avevano reso stilizzata e quasi indistinguibile, se non si conosceva quel simbolo.
Come c’era da aspettarsi non incontrammo alcun Pokémon selvatico. Era un peccato, oltre a vivacizzare la zona e a darci un motivo di distrazione mi sarebbe piaciuto combattere contro i numerosi esemplari che lì vivevano e che nei libri dell’Accademia erano sempre descritti come molto forti e furbi. Camminavamo in silenzio, ogni tanto ci scambiavamo delle occhiate insicure o d’intesa a seconda della persona con cui uno lo faceva; il sorriso calmo e cauto di Sara era scomparso e ora la ragazza sembrava severa. I suoi passi erano i più felpati del gruppo, le sue scarpe - ballerine vecchio stile, a discapito del clima freddo - parevano non produrre alcun suono.
Il nostro problema era che non avevamo idea di dove si trovasse l’entrata per la base nemica, così come l’altra volta con la missione con Camille. Attraverso di noi - non sapevo bene come avrebbero fatto, quelli alla base segreta avrebbero analizzato l’ambiente circostante: se ci fosse stato qualcosa sospettato come porta d’accesso nel territorio nemico, ce lo avrebbero comunicato e saremmo andati a controllare tutti insieme.
Ma fummo costretti a rivedere i nostri piani. Girammo praticamente a vuoto per il piano terra di Via Vittoria e, quando Lorenzo lo comunicò alla base segreta, subito ci fu ordinato di dividerci per ispezionare il piano superiore e quello inferiore. Il ragazzo mandò me e Sara con uno dei due che non conoscevo e lui sarebbe andato con l’altro. La loro coppia se ne andò di sopra; noi li accompagnammo per un pezzo finché non ci dividemmo.
Scendemmo una rampa di scale umide e scivolose, scavate nella roccia, e ci ritrovammo in una delle stanze più strane di cui Via Vittoria fosse composta. Era disseminata di laghetti intervallati da striscie di terra che non mi sembravano granché stabili; molto numerosi erano i fiumiciattoli, originati da sorgenti che sbucavano dalle pareti di roccia, e c’era qualche cascatella che produceva un inquieto fruscio, il quale fungeva da sottofondo alla nostra esplorazione. A occhio e croce - il terreno era in depressione in alcuni punti, perciò dalla zona sopraelevata su cui ci trovavamo si poteva vedere abbastanza bene - il percorso e la disposizione dei torrenti sotterranei era una specie di strada a senso unico che alla fine portava sempre allo stesso punto: quello di partenza nel quale ci trovavamo.
Mettemmo mano alle Poké Ball dei nostri Pokémon d’Acqua. Mi pareva passato tantissimo tempo da che non facevo uscire dalla sua sfera Saphira, la mia Kingdra; Sara si affidò a Vaporeon e l’alleato sconosciuto a un Lapras. Non parlavamo tra di noi e la cosa, seppur sgradevole, al momento era necessaria per non farci individuare dal nemico. Quando ci era possibile usavamo i gesti per indicare la direzione. Probabilmente girammo in tondo seguendo il medesimo percorso per tre volte, ma dalla base segreta non ci arrivava alcuna notizia.
Ci dicevano di aspettare perché stavano controllando e ci consigliarono di procedere con maggiore lentezza per analizzare meglio la zona: forse, anzi, sicuramente ci avevano appiccicato delle telecamere addosso perché noi fossimo i loro occhi e potessero dirci dove provare ad entrare. -Secondo voi quale potrebbe essere una possibile entrata?- La voce del nostro compagno risuonò sopra lo scrosciare delle cascatelle. Il suo tono mi parve beffardo.
-Non ne ho idea- risposi abbastanza distrattamente. -Perché, tu hai qualche proposta?
-No, certo che no. Però se voi aveste avuto un’idea sarebbe stato più semplice, no?- replicò.
Prima di spostare il mio sguardo su di lui, lanciai un’occhiata a Sara. Il suo viso concentrato e corrucciato e il suo ostinato silenzio in quella breve discussione valevano più di mille parole, anche se sulle prime non riuscii a capire cosa la turbasse, perché palesemente qualcosa secondo lei non andava: rispose con uno sguardo sfuggente color ghiaccio al mio e si mordicchiò le labbra sottili. Forse era solo preoccupata per i giri a vuoto che stavamo facendo accompagnati dai nostri Pokémon Acqua, che placidamente facevano Surf.
Poi girai un po’ la testa per guardare in faccia il compagno. Pensai che fosse solo una mia impressione o una paranoia, ma l’ombra di un sorrisetto sul suo viso magro e affilato confermava la precedente sensazione: un tono eccessivamente beffardo della sua voce acuta. Non ricambiava il mio sguardo insistente.
-Qual è il tuo nome?- gli chiesi.
-Jules.- Annuii in risposta e mi voltai. Peccato che non mi ricordassi dei nomi che Bellocchio ci aveva dato, perché quel tipo mi pareva poco affidabile. Mi sentivo la schiena, le spalle e soprattutto i miei movimenti e quelli di Saphira costantemente osservati, e il fatto che lui stesse più indietro rispetto a noi non mi faceva piacere. Perciò, senza che mi preoccupassi delle impressioni che sarebbero sorte, lasciai Sara in testa al gruppetto e Kingdra rallentò per portarsi accanto a Lapras. -Se tu fossi il nemico, in una stanza del genere dove fonderesti la tua base?
Jules inarcò leggermente le sopracciglia e mi lanciò un’occhiata di traverso, come a considerarmi stupida per la domanda che gli avevo posto. -Cos’è, uno scherzo?- fece scorbutico. Io scrollai le spalle, sorridendo gentilmente, e lui disse: -In un luogo del genere c’è solo l’imbarazzo della scelta.
-Creeresti un ingresso sott’acqua?- insistetti.
Quella volta non mi guardò. Sperai ardentemente che i suoi occhi si fossero spalancati per quella frazione di secondo non solo per una mia impressione, ma veramente. -Non è male come idea- fece a bassa voce.
Poi aspettai che fosse lui a riprendere la parola. Vidi Sara girarsi una volta a guardarmi e in quel momento capii che nemmeno lei, come me, era del tutto convinta di quel tipo.
-Sai, nemmeno io ricordo il tuo nome. Come ti chiami?
Sorrisi impercettibilmente e dissi: -Francesca.
Lui invece ghignò vistosamente. -Bugiarda.
-Sei tu quello che mente.- L’intervento brusco e repentino di Sara fece ammutolire sia me che il diretto interessato, che a quanto pareva o voleva prenderci in giro, o aveva qualcosa da nascondere - come avevamo pensato sia io che lei. Però era tutto ancora molto in dubbio e forse stavamo andando ad accanirci su qualcuno che aveva semplicemente voglia di alleggerire la tensione, pur facendolo in un modo parecchio sospetto. Per come eravamo fatte noi due, con molta difficoltà ci saremmo fidate e avremmo lasciato correre.
-Perché dovrei star mentendo?- fece lui simulando ingenuità. I nostri Pokémon si erano fermati e Sara si era girata a fronteggiarlo. Saphira e Vaporen scrutavano accusatoriamente il Lapras che sorrideva bonario.
-Perché i vostri nomi, il tuo e quello dell’altro compagno, me li ricordo bene- ribatté lei in sussurro gelido. -Tu sei Michael e lui James. Io e Lorenzo abbiamo controllato i profili di tutti prima di partire, di noi due capigruppo e di lei compresi- aggiunse rivolgendo un gesto secco con la testa verso di me.
Un breve silenzio seguì le sue parole. Presi la sfera di Altair nel caso in cui si fosse rivelata utile. Poi Michael, in un sibilo appena udibile, fece: -Non credevo che Bellocchio vi lasciasse fare indagini così accurate…
-E invece ce le ha fatte fare proprio per i sospetti numerosi sul tuo conto- disse con fredda fermezza Sara.
In un momento Michael si ritrovò sospeso a mezz’aria, afferrato per le spalle dalle zampe di Altair. Gli artigli di lei non erano affatto taglienti né minacciosi ma andavano bene per procurargli un certo dolore, nonostante la pesante giacca invernale simile a quella che noi indossavamo. Il falso alleato lanciò un gridolino sorpreso.
-Per essere del nemico non sei particolarmente furbo- commentai, gelida proprio come la mia amica, mentre Saphira abbatteva Lapras grazie all’aiuto di Vaporeon. -Cosa ce ne facciamo di lui?- domandai a Sara.
-L’essenziale è che non raggiunga gli altri Victory. Bellocchio ha assicurato che non c’era possibilità che fosse già in contatto con i suoi all’interno della base segreta: è arrivato da noi un paio di mesi fa e gli è stato tolto tutto, hanno fatto ogni tipo di controlli e hanno accertato che avrebbe trasmesso le informazioni… oggi, probabilmente.
-Cioè appena gli fosse stato possibile ricongiungersi ai suoi?
La ragazza annuì, continuando a guardare Michael che si dimenava pietosamente e lanciava imprecazioni. Ci lanciò un’occhiata di sdegno e ci maledisse più volte, ammettendo che se non fosse stato in acqua sarebbe scappato facilmente appena l’occasione si fosse presentata. Feci spallucce e replicai che era troppo stupido e incapace di suo e che le sue prestazioni di fuga non dipendevano da dove si trovasse.
-Stai zitta!- sbraitò. -Tu, invece, capogruppo dai capelli di un’ottantenne! Come fa Bellocchio e la sua squadra di idioti a credere che io non fossi già in contatto con i Victory?!
-Io mi fido di Bellocchio- mormorò Sara. Be’, io non proprio, ma per quanto riguardava quegli argomenti chiudevo un occhio sperando che lei facesse bene a riporre le sue speranze nel capo.
-Potresti anche ammetterlo ora, tanto ridotto in uno stato simile non puoi fare molto- dissi.
-Ti ho detto di sta…- Un improvviso Dragospiro di Altair gli bruciacchiò qualche ciuffo dei suoi capelli castano scuro: fu lui ad essere zittito. Nel frattempo Sara contattava sia Lorenzo che la base segreta chiedendo istruzioni.
Eravamo rimaste in due. Non mi stavo agitando, o meglio: il cuore aveva preso a battere più velocemente non appena avevo avuto la conferma dell’identità malvagia di Michael e avevo paura che avesse già trasmesso qualche informazione di troppo ai Victory. Si era un po’ calmato grazie alle parole di Sara e avevo deciso di imitare la sua freddezza per mantenermi, almeno in apparenza, controllata e pronta al peggio. Ero più che altro impaziente di agire per capire cosa farcene del traditore. Ma Sara spalancò gli occhi e capii che qualcosa non andava.
-Sta arrivando qualcuno- mormorò. -Lascia cadere Michael in acqua, Lapras è fuori gioco.
Le mani le tremavano visibilmente e iniziai ad avere paura anche io. Mai l’avevo vista così. Feci rientrare Altair nella sua Ball e Michael con un grido cadde in acqua; si aggrappò alla roccia, terrorizzato e infreddolito, mentre noi tornavamo sulla terraferma e chiamavamo Pokémon più adatti a un combattimento via terra.
-Chi… chi arriva?- esclamò il ragazzo. Non ottenne risposta. Il Lucario di Sara e Aramis guardavano nella direzione opposta alla nostra, rivolta allo specchio d’acqua nel quale sguazzava miseramente Michael il traditore.
Entrambi i nostri Pokémon esclamarono confusamente qualcosa e noi ci voltammo allarmate, in tempo per vedere due Gyarados infuriati emergere da un altro lago sotterraneo. Ci bastò un’occhiata per riconoscere le divise firmate Victory che i nemici indossavano e un altro sguardo per riconoscere Giovia e Saturno, due Capitani del nemico. Digrignai i denti e mi preparai allo scontro: meglio loro che Cyrus, d’altra parte.
-Ah! Due delle prede preferite!- ghignò la donna dai capelli viola. -Vi siete divisi in gruppi in un modo pessimo, lasciatevelo dire. Che avevate in testa quando vi siete separati?
“Sicuramente non la segatura che hai tu al posto del cervello” ringhiai mentalmente nel sentire la sua odiosa risata ottusa amplificata dall’insistente eco. Lucario e Aramis scattarono, correndo lungo i punti delle pareti di roccia meno ripidi che potessero trovare. In alcuni momenti lanciavano attacchi a distanza che distraessero i Gyarados e li costringessero ad avvicinarsi alla terraferma dalla riva opposta alla nostra; i Capitani si fecero accompagnare dai loro Honchkrow sulla striscia di terra su cui ci trovavamo io e Sara e, ridendo malevolmente, ci attaccarono quando non avevamo fatto nemmeno in tempo a chiamare altri rinforzi.
Scartammo di lato per evitare i due uccelli e quasi cascammo in acqua; Diamond e Noivern accorsero in nostro aiuto e nella lotta aerea furono i nostri Pokémon ad avere la meglio. Forse i gradi più alti dei Victory erano degli ossi duri ma non si poteva dire che gli altri potessero essere presi sul serio. Cattiveria ne avevano, però come Allenatori erano abbastanza fallimentari. La sconfitta però non pareva turbarli, il che non mi piaceva.
Le coppie di Gyarados e Honchkrow furono messe al tappeto. Aramis e Lucario tornarono nelle rispettive sfere e restammo soli, per qualche minuto, a fronteggiarci. Giovia per un po’ si interessò dei suoi lunghi capelli bagnati mentre Saturno se li riavviò e si rese disponibile alla conversazione. -Il motivo per il quale siete venuti?- chiese.
-Come se ve lo venissimo a dire- ribattei.
-Mi ricordo di voi due- intervenne poi la donna distrattamente. -Avete spento la centrale di Flemminia. Cyrus ci teneva a farvi i complimenti per la missione suicida a cui avevate preso parte, è stato uno dei colpi peggiori che noi Victory abbiamo incassato, economicamente parlando. Ma non per questo ci avete procurato qualche ferita.
Già iniziavano a provocarci: era evidente che volevano prendere tempo. Per questo Sara decise di sbrigarla in fretta. Noivern si scagliò contro di loro, più per spaventarli e metterli in fuga che per far loro del male, ma come c’era da aspettarsi si ritrovò a combattere contro il Toxicroak di Saturno, che spiccava salti ammirevoli per cercare di ferirlo. Diamond dovette difendermi dal Bronzong di Giovia, che si rivelò essere più forte di quanto mi ero abituata a considerare i suoi Pokémon. Le sue difese non indifferenti mi costrinsero ad uno svelto cambio con Nightmare, il quale riuscì a fronteggiarlo e ad abbatterlo con successo.
-Spiritomb, eh? Vai, Golbat!- Il fatto che Giovia e Saturno dessero ordini a voce alta dava la possibilità ai nostri Pokémon, allenati nel silenzio delle lezioni di Rosso, di intercettare facilmente le loro intenzioni e di sconfiggerli con poche mosse. Nightmare riuscì a costringere Golbat a posarsi a terra e lì lo colpì con la sua Ipnosi dai cerchi concentrici, per poi rimettersi in sesto e contemporaneamente batterlo grazie ad un unico Mangiasogni.
Più o meno tutti gli scontri andarono avanti così. Noivern alla fine cedette e Nightmare completò l’opera al suo posto, ma lo Spiritomb era riuscito a conservare quasi tutte le energie anche grazie a Mangiasogni.
-Siete state allenate bene, ma questo basterà?- ghignò Saturno. Qualcosa mi diceva malignamente che non ero desiderosa di sapere per cosa potessero bastare i nostri allenamenti, anche se mi ero già fatta un’idea.
Mi voltai verso di Sara aprendo bocca, ma lei si accorse del brusco movimento che avevo fatto in preda ad una crescente agitazione: portò il dito indice davanti alla bocca dalle labbra sottili e perennemente screpolate, appena appena visibili a causa del pallore che le fondeva con la pelle diafana. Non dovevamo parlare né parlarci. Non avrei mai creduto che evitare qualcosa del genere potesse essere tanto difficile.
Dovevo stringere i denti; d’altra parte ero stata allenata per questo e non dovevo farmi prendere dal panico in un momento simile. Il presentimento che Cyrus fosse in arrivo, però, metteva duramente alla prova il mio fragile autocontrollo. Non ero sicura di essere pronta a tutto come invece sembrava la mia gelida, seria compagna.
Gli occhi di Sara fissavano i nemici senza mai perderli di vista. Per la prima volta li vidi cambiare colore da un momento all’altro: il celeste chiarissimo delle iridi si macchiò visibilmente di rosso e il colore dilagò per la superficie di esse. Ebbe una strana reazione: strinse i pugni e digrignò i denti, chiamando nuovamente Lucario e ordinandogli di attaccare, senza specificare il bersaglio. Era però intuibile che l’obbiettivo fossero i due Capitani: si difesero dalle Forzasfera del Pokémon con Skuntank e il Golbat di Saturno. La aiutai con Aramis e in breve anche loro finirono K.O.: le nostre forze erano nettamente superiori alle loro.
Ricevetti una chiamata sul PokéGear da Lorenzo, che evidentemente aveva preferito non disturbare l’altro capo della squadra. -Abbiamo appena sconfitto Martes- disse, sensibilmente turbato. -Da voi che succede?
-Stiamo finendo di battere Giovia e Saturno- mormorai con voce tremante. -Sbrigatevi ad arrivare. Cercherò di mandarvi un segnale della nostra posizione nella sala.
-Michael che sta facendo?
-Abbiamo provato che è un traditore.- Poi mi voltai, assicurandomi che il ragazzo fosse ancora lì. A quanto pareva non sapeva nuotare o aveva troppa paura dell’acqua per staccarsi dalla parete di roccia a cui si aggrappava come ad un’ancora di salvezza, poiché era rimasto esattamente nella stessa posizione di prima e guardava mestamente il combattimento. -In questo momento è inoffensivo- dichiarai al mio amico, sempre con voce flebile.
-Per il resto? Va tutto bene almeno? Avete trovato qualcosa sulla base?
Risposi negativamente mordendomi un labbro. -Cosa sta succedendo allora?!- sbottò lui per il nervosismo.
-Credo che Cyrus stia arrivando- replicai senza nemmeno lasciarlo finire di parlare.
Al silenzio che seguì risposi chiudendo la chiamata. Pronunciare quelle poche parole aveva avuto uno strano, brutto riscontro su di me: nemmeno riuscii a provare un moto di disgusto per la risata odiosa di Giovia e per il ghigno di Saturno. I miei occhi erano fissi su di loro, spalancati ma vacui, e non riuscivano a realizzare ciò che stavano vedendo. Ero andata in tilt, il mio corpo non rispondeva ad alcun comando.
Perché sapevo che stava per accadere, Cyrus stava arrivando. Perché mai avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire una simile occasione, perché mai non avrebbe dovuto incontrarmi quella volta? Era da tempo che non ci vedevamo. E come aveva detto Giovia, c’erano due delle prede preferite - anche se non sapevo ancora cosa c’entrasse Sara.
Solo in quel momento mi parve di realizzare la gravità della situazione e la paura che stavo provando. Cyrus si stava avvicinando ogni momento che passava e io ero sempre più confusa, spaventata, tremante. Non volevo che la sua voce si facesse di nuovo viva alle mie orecchie, avrei preferito che essa rimanesse un ricordo, seppur terribile e che sarebbe stato preferibile dimenticare. Ma non volevo incontrarlo, non sarei riuscita a reggere, probabilmente sarei andata nel panico e mi sarei sentita male, anzi, sicuramente sarebbe successo.
Perché avevo preso parte a quella missione? Cosa mi era saltato in testa? Perché Bellocchio mi aveva chiesto di parteciparvi e perché Oxygen non era stato mandato con noi? Avevo bisogno di lui, avevo bisogno anche di Daniel e Ilenia, pure di Chiara che, ne ero sicura, in un momento del genere sarebbe tornata. Lei avrebbe capito, loro lo avrebbero fatto. Invece la presenza di Sara mi sembrava sempre più distante e riluttante ad aiutarmi, soprattutto da quando i suoi occhi avevano inaspettatamente cambiato colore. Un’onda anomala di sensazioni negative mi aveva investita e non ero sicura di volere quella ragazza accanto a me. Non era più rassicurante.
-Svegliati, Eleonora, e aiutami.
Proprio la sua voce mi raggiunse e io non riuscii a riscuotermi come invece mi aveva chiesto lei, con quella impassibile freddezza che mi risultava tanto sgradevole e che mi era assolutamente impossibile accettare, perciò non ero riuscita a imitarla per più di qualche minuto. Un vento freddo iniziò a soffiare accompagnando le parole di Sara e rabbrividii leggermente: fu il primo movimento che riuscii a fare dopo interi minuti di stasi e di terrore.
“Non ce la faccio,” pensai, “non posso farcela se arriva Cyrus. Ho troppa paura.” Queste erano le poche frasi di senso compiuto che riuscivano a spiccare nella mia mente sconvolta.
Provai a chiamare Aramis per dargli un solo ordine, solo una volta, a pronunciare il suo nome, ma l’unica cosa che fuoriuscì dalla mia bocca - sempre che non fosse frutto della mia immaginazione - fu un balbettio pronunciato con un filo di voce. Iniziai ad agitarmi: apparentemente Giovia e Saturno erano impegnati ad assistere i propri Pokémon nella battaglia contro Sara, quindi sperai che non mi guardassero e ridessero di me per il mio stato.
Sussultai troppo visibilmente quando sentii qualcosa posarsi sulla mia spalla. Mi girai di scatto, sentendo il sangue fluire via dal mio viso, rendendolo spaventosamente pallido. Era Aramis e inizialmente ebbi paura anche di lui, ma nel giro di qualche secondo i suoi occhi di quel caldo, amichevole ma serio sguardo rosso e il suo volto così sinceramente dispiaciuto per me riuscirono a farmi ritrovare almeno la voce, pur non calmandomi.
-Aramis, Aramis, cosa faccio? Come lo faccio?- sussurrai guardandolo con occhi imploranti aiuto.
Lui ricambiava mestamente il mio sguardo. Quanto doveva essere impietosito da me? Se non l’avevo già fatto, stavo perdendo il controllo. Non avevo preso abbastanza sul serio quello che ero andata a fare.
Il Pokémon mi posò nuovamente una mano sulla spalla, più vicino rispetto a prima. Era più alto di me e questo contribuì a farmi percepire la sua presenza come quella di un fratello. Mi morsi il labbro inferiore per impedire alle prime lacrime di paura e di pena per me stessa di sgorgare e di farmi crollare definitivamente. Abbassai la testa.
-Ehi, qual è il tuo problema? Hai bisogno di mamma?- Era stato Michael a parlare. La mia prima reazione fu di irrigidirmi e mi sentii in colpa per aver abbandonato Sara a sé stessa e per starmi lasciando trasportare dalla paura. Poi un moto di rabbia mi fece stringere i punti e scoprire le labbra a mostrare i miei denti digrignati; mi voltai di scatto verso Michael che impallidì ancora di più quando Aramis, senza che io gli chiedessi alcunché, sferrò uno Psicotaglio che gli strappò la manica della giacca e della maglia sotto di essa, lasciandogli un taglio doloroso, che insieme a un grido di paura e sofferenza da parte sua mi fece considerare il ragazzino sistemato.
Mi voltai verso Sara. -Vai, Aramis. Conserva le energie per dopo- ordinai al mio amico, che annuì e scattò in avanti. Grazie al suo aiuto, nel giro di qualche scarso minuto Giovia e Saturno furono definitivamente sistemati.
Nel frattempo io chiamai Pearl fuori dalla Ball. La Luxray mi guardò intensamente, mano a mano facendosi più triste di pari passo con il ritorno della paura e la scomparsa della mia determinazione.
-Scusami, Pearl- sorrisi tristemente. Fui costretta a passarmi il dorso di una mano sugli occhi per asciugare le lacrime sull’orlo delle palpebre. -Lancia un Fulmine verso l’alto ogni tanto. Dobbiamo farci vedere da Lorenzo.- E da Cyrus, probabilmente. Ma abbassai la testa appena il primo Fulmine squarciò verticalmente la stanza di Via Vittoria, accompagnando con la sua voce tonante un presentimento che con ogni probabilità era reale. Al momento non seppi dire né come, né perché lo pensassi o perché avessi avuto ragione, ma forse il mio istinto fu d’aiuto.
-Tanto Cyrus è già qui, no?- mormorai mentre il mio sorriso si ampliava. Non perché ci fosse qualche motivo per sorridere, nemmeno il nervosismo spiegava quel mio comportamento: era volto a impedirmi di piangere, oppure semplicemente non sapevo come reagire e la tristezza e la paura deformavano la mia impressione in quel qualcosa di troppo penoso per essere anche solo lontanamente un sorriso. -O meglio, sei già qui- mi corressi.
Alzai la testa appena Pearl iniziò a ringhiare. Vidi Aramis voltarsi verso di me e spalancare gli occhi, lo stesso fece Sara con il suo Lucario. La ragazza corse verso di me, il suo bel viso dai tratti delicati e orientali era finalmente espressivo. Provava paura e preoccupazione, era palese. Ma più veloce fu il mio Gallade, che scattò e venne a frapporsi tra me e la persona a cui davo le spalle. Sara mi affiancò. Era arrivato il mio turno per voltarmi.
Prima voltai di novanta gradi la testa e confermai la mia precedente intuizione. Poi mi toccò sforzarmi per girare tutto il corpo e fronteggiare per intero la figura di Cyrus, che come c’era da aspettarsi sorrideva.
Non era cambiato nulla in lui. O comunque, io non lo notai, troppo concentrata a scambiare un lungo sguardo con i suoi freddi occhi azzurri. La sua espressione, questo lo capii dopo poco, era diversa da quella che ricordavo: non sorrideva in maniera perversa e non voleva prendersi gioco di noi. Risultava addirittura amabile. Era anche sornione, questo sì, comesempre, ma non avere l’esatta copia dell’uomo dei miei incubi davanti a me mi aiutò a non dare di matto subito; il vero nemico era diverso e quell’espressione sconosciuta sul suo volto mi aiutò.
Probabilmente l’espressione del mio viso non era proprio quello che si dice essere il ritratto della sicurezza e dell’equilibrio interiore, ma almeno il tremore delle mie mani e delle gambe era abbastanza lieve da risultare quasi invisibile. Un nemico sconosciuto per chiunque sarebbe stato mille volte peggiore di qualcuno di cui, in linea di massima, si potevano prevedere i comportamenti e le azioni: io però ero solo sollevata del fatto che l’immagine corporea della mia paura più nera non si trovasse davanti a me. Cyrus ordinò con un gesto secco del capo ai suoi sottoposti di andarsene e loro eseguirono diligentemente, nel silenzio più totale.
-Complimenti al tuo intuito- esordì. Pure la voce sembrava meno terribile. Cos’era successo e perché non mi pareva tanto simile? Erano passati due anni dal nostro ultimo incontro, ma un uomo ormai formato come lui non poteva cambiare sé stesso. Non pronunciò il mio nome; anche questo mi lasciò tranquilla.
Un teso silenzio seguì le sue parole. Io non avevo intenzione di parlare se non fossi stata interpellata, troppo preoccupata nel cercare di capire perché Cyrus fosse così diverso. O forse era solo una mia impressione data dal turbamento emotivo in cui ero coinvolta. Fatto stava che bastarono le poche battute successive scambiate tra lui e Sara prima per farmi temere quel lato di lui sconosciuto, poi per far tornare colui che infestava i miei incubi.
-Dall’ultima volta è passato molto tempo, quasi due anni se non vado errato, giusto? Eravate tutte e due alla centrale di Flemminia. Ci fece visita anche Giratina, probabilmente sguinzagliato da Bellocchio…
-Da Bellocchio?- Sara non poté non stupirsi.
Non mi interessavano le parole di Cyrus, piuttosto i suoi comportamenti. Non potevo fare a meno di studiarlo attentamente, cercando qualcosa che mi facesse capire cosa non andasse nel mio nemico che io non riuscivo a ritrovare nell’espressione distesa e amabile, nella postura tranquilla ed eretta dell’uomo. Perché non mi appariva spaventoso e temibile come avevo creduto di ritrovarlo? Cosa c’era di diverso in lui che non riuscivo a capire?
Non trovavo niente di strano, niente di insolito. Forse era rimasto lo stesso e non me ne stavo rendendo conto, ma allora la domanda diventava: perché io non riconoscevo Cyrus in quello stato?
-Credo proprio di sì, che motivi potrebbe aver avuto per uscire dal Mondo Distorto altrimenti?- Le parole poco serie, per me, di Cyrus furono interrotte dal silenzio, a sua volta intervallato dai lamenti di Michael. Poi lui riprese: -A proposito di Bellocchio, come mai ha voluto mandare proprio voi due qui?
Non poteva aspettarsi qualche risposta da noi, sarebbe stato troppo stupido da parte sua e Cyrus non poteva permettersi di non essere intelligente e furbo; mi era impossibile, non sapevo perché, credere che lui non avesse un cervello di tutto rispetto. Pearl e Lucario ringhiarono e lui sospirò: quella fu la prima crepa che attraversò la mia fragile “tranquillità”. Quel sospiro bastò a farmi sgranare gli occhi e a bloccarmi il respiro per un attimo.
-Già, la classica lotta… spero siate pronte, Giovia e Saturno sarebbe meglio dotarli di Pokémon più capaci- fece con simulata noncuranza. Prese due Poké Ball che liberarono Crobat e Weavile.
“E se…” La battaglia iniziò. In teoria noi avremmo dovuto essere in vantaggio, almeno basandoci sui tipi; ma capimmo che, soprattutto grazie alla loro straordinaria velocità, l’avversario era più temibile di quanto potessimo credere. Dovemmo sopportare la vista dei nostri compagni al tappeto prima di capire come attaccare quei due Pokémon, che mi parevano stranamente familiari - come se li avessi già visti lottare in precedenza, ma non era possibile: alla centrale di Flemminia Weavile era stato messo al tappeto con un colpo superefficace di Aramis, non avevo avuto modo di studiare i loro comportamenti in battaglia prima di allora.
“E se lo trovassi diverso perché in precedenza ho rivalutato i Victory e le mie posizioni?”
Le nostre successive scelte ricaddero sulla Ninetales di Sara e su Rocky, che pur con delle sofferenze riuscirono a sconfiggere Weavile, subito sostituito da Gyarados. Fu un duro colpo per i nostri Pokémon, soprattutto a causa di Gyarados che con pochi Surf, inevitabili dai nostri Pokémon - soprattutto da Rocky, li mandò al tappeto
“Se trovassi Cyrus e la sua mostruosità, che si riflette nella violenza inaudita dei suoi Pokémon, diversi se non inesistenti proprio perché le Forze del Bene non mi piacciono più come alleate e perché sono indecisa sulla parte dalla quale essere schierata? Che sia questo il motivo?”
I successivi furono Luxray - quella della mia compagna - e Kingdra. Anche Crobat alla fine fu messo al tappeto e sostituito da Honchkrow, ma non senza un notevole spreco di energie da parte dei nostri. Credevo di avere qualche speranza ma fui smentita: i suoi Pokémon, senza ricevere ordini dal proprio padrone, agivano sveltamente, con decisione e furia, cogliendoci tutti di sorpresa. Più volte guardai Cyrus e incontrai il suo sguardo; pian piano, insieme alle mie ipotesi, stava tornando quello di sempre, l’uomo di cui avevo paura e che per me era la rappresentazione umana del male e il lato peggiore del Victory Team.
“D’altra parte è l’unica spiegazione che ora riesco a darmi. Se faccio più attenzione…” Se facevo più attenzione riappariva l’espressione diabolica e perversa che troppe volte avevo rivisto nella mia immaginazione, le rughe intorno agli occhi chiari e freddamente divertiti da qualcosa che avrebbe spaventato ogni comune essere umano. Se facevo attenzione rivedevo il Cyrus che conoscevo e di cui avevo paura. Spalancai gli occhi in seguito a quella realizzazione. Nuovamente il respiro si mozzò e fui invasa dal terrore, che cercai di mantenere silenzioso. Sentii gli occhi glaciali di Sara fissi su di me quando si accorse del mio stato d’animo e non potei fare a meno di desiderare che se ne andasse, o che come Cyrus fingesse di non vedermi e si concentrasse sulla lotta.
Gyarados fu battuto da Leafeon e Diamond nel round successivo e sostituito da Houndoom, il quale insieme all’uccellaccio del malaugurio quale era Honchkrow si mostrò uno degli elementi più violenti e aggressivi che Cyrus avesse nella sua squadra di Pokémon. Aramis fremeva per lottare ma io avevo paura a mandarlo in campo, così come non volevo che Altair incontrasse il nostro più terribile nemico. Non volevo che succedesse loro qualcosa che li potesse danneggiare o che facesse loro male. Mi rimanevano tre Pokémon ancora illesi.
Honchkrow stava per andare al tappeto: non sapevo ancora dire perché, ma aveva fatto di tutto per sventare anche gli attacchi rivolti al suo alleato che aveva rimediato solo pochi danni. Era stremato ma, pur dovendosi sacrificare in più scontri, sconfisse i nostri Pokémon. Fu poi battuto da Nightmare, che subito dovette difendersi dall’attacco vendicativo e repentino di Houndoom, ma eravamo alle strette. Sara non aveva più nessuno da mandare in campo e guardava di sottecchi sia me che il mio Pokémon.
“Ti prego, Nightmare, finisci in fretta” pregavo, ripetendo infinite volte quella stessa frase nella mia mente per cercare di non pensare alla mia alleata e al mio nemico che mi stavano studiando insistentemente. Io cercavo di far finta di niente osservando il mio Pokémon ma la mia postura protesa in avanti, tremante, e gli occhi spalancati non avevano difficoltà a far intendere quanto fossi in crisi. “Mandalo al tappeto, non far lottare anche Altair e Aramis. Ce la puoi fare, ce l’hai sempre fatta contro ogni nemico, sei sempre stato il mio asso nella manica… Ti prego…”
Abbassai la testa, strizzando gli occhi per impedirmi di vedere la scena, quando Nightmare lanciò un grido spettrale che non avevo mai sentito da parte sua. Non era di quelli quasi belluini con cui intimidiva il suo avversario di turno prima di infliggergli l’ultimo attacco, quello decisivo, né una delle acute risate da far venire i brividi. Questi ultimi li sentii ovunque, sempre più amplificati, quando quel grido segnò la sua sconfitta. Il nemico, Houndoom, lo aveva straziato con le sue fiamme infernali e i tipi delle mosse di Spiritomb erano stati poco efficaci.
-Nightmare…- riuscii a mormorare, riaprendo appena gli occhi. Lo richiamai nella Ball senza guardare le parti del suo corpo etereo e proveniente da qualche parte nell’oltretomba bruciacchiate, annerite, segno che nemmeno il suo essere un Pokémon effettivamente privo di corpo lo rendeva immune o comunque resistente ad attacchi fisici.
-Eleonora, manda in campo Altaria o Gallade. Dobbiamo farla finita qui e se possibile continuare la missione.
“Come fai a pensare alla missione ora?!” avrei voluto gridare a Sara mentre nella mia mente infuriava un fiume in piena di parole contro di lei, contro i suoi Pokémon che si erano fatti mettere tutti al tappeto e avevano lasciato i miei da soli. Ma non riuscii a dire niente, se non a guardarla implorante.
-Qual è il problema, Eleonora?- si aggiunse puntualmente Cyrus. I miei occhi scattarono, ancora sgranati, e si incantarono nel senso negativo del termine a guardare il suo sorriso che, neanche troppo lentamente, da amabile e quasi gentile riprendeva ad essere il ghigno con cui lo dipingeva la mia realistica immaginazione.
“Tu sei il problema, Cyrus! Siete tutti voi il problema, tutti, nessuno escluso…!” Le grida della mia mente non trovavano alcun modo per uscire da essa e riversarsi su di loro, cancellarli dalla realtà e lasciarmi finalmente sola. Probabilmente solo stando da sola con i miei Pokémon mi sarei sentita in pace, sollevata, al sicuro, proprio come mi era successo circa un anno prima quando stavo quasi più con loro che con gli esseri umani.
E poi perché mi ostinavo a crearmi alleati e nemici? Perché chiamavo Sara alleata quando non avrei voluto più vedere in vita mia i suoi occhi cambiacolore ma sempre indistintamente freddi? Perché dicevo che Cyrus era mio nemico se forse sarebbe stato meglio essere sua alleata? Nonostante la cosa mi inquietasse era sicuramente meglio essere in buoni rapporti con una persona pericolosa, intelligente e controllata come lui.
I miei unici alleati erano i miei Pokémon e non potevo permettere che rischiassero ulteriormente. Per questo motivo scossi la testa: nonostante la mia risposta fosse in ritardo, Sara capì che non avevo intenzione di lottare. O meglio, di farli lottare al posto mio per darmi una protezione che sentivo di non meritarmi. -Eleonora, ti prego…
-Mi sento in dovere di chiedervelo di nuovo: avete idea del perché Bellocchio vi abbia mandate qui?
Cyrus la interruppe. Evitai di guardarlo e strinsi i pugni come a voler chiudere ermeticamente la Poké Ball di Aramis, che fremeva per uscirne e combattere. Sara non gli rispose. Fui io, con mia stessa sorpresa, a farlo.
-Forse anche lui vuole che io scopra il mio fantomatico segreto.- Ero però più rivolta a me stessa che agli altri.
L’uomo ghignò. -Vedo che la pensiamo allo stesso modo.- Io non continuai, già stremata da quelle poche parole che ero riuscita a pronunciare a mezza voce, e lui proseguì: -Siete fortunate ad avere un capo carismatico, potente e influente come Bellocchio, ma altrettanto sfortunate a causa della sua volubilità. È perennemente stressato ma non dagli impegni. Piuttosto, direi dal suo passato e dai brutti colpi che ha ricevuto nella sua carriera.
Houndoom ringhiava sommessamente: a me sembrava che stesse ridendo di noi.
-Però è anche molto intelligente, c’è da dire: è stato un brutto avversario ai tempi del Team Galassia, sembrava trovarsi ovunque nel momento per noi sbagliato, per la Polizia Internazionale perfetto. Credo che finalmente si sia reso conto, quindi, che ostinarsi a volerti proteggere - e a voler proteggere quelli come te, c’era poco e niente da guadagnare. Tu che sei tormentata dal tuo stesso segreto, Eleonora, sei arrivata a detestarlo e a considerarlo il tuo personale nemico all’interno della vostra base. Credo che, stanco della tua ostilità e dei continui fallimenti a cui sta andando incontro, abbia deciso di renderti finalmente consapevole. Non è quello che volevi?
“Non lo so, Cyrus. Non so se voglio saperlo qui, ora… e da te.” -Io…- esordii. A fatica riuscii a dire, più o meno con completezza: -Sono anni che aspetto di sapere cosa mi riguarda. Non ho mai avuto paura al pensiero di questo terribile mistero che mi avvolge, solo curiosità e desiderio di sapere. Ma ora…- feci una pausa. Abbassai la testa e guardai Aramis attraverso la trasparenza della Ball, che sbraitava per uscire. -Non sono più tanto sicura.
-Be’, prima o poi dovrai saperlo, no?- replicò immediatamente lui. Invidiavo il suo tono sicuro e tranquillo.
Annuii miseramente mentre Sara, furente, esclamava: -Cyrus, finiscila con questi discorsi, non sono cose che tu puoi sapere e soprattutto che ti riguardano! Stai per essere sconfitto, vattene!
Quello scoppiò a ridere. Una risatina nervosa mi sfuggì e accompagnò le sue fragorose, gelide risa. -Certo che le so, Sara. E credo sia impossibile definirmi sconfitto viste le condizioni della tua amica, non è in grado di mandare i suoi amati Pokémon in campo. Perché tu invece non dici a Eleonora chi è, o meglio, chi siete?
Qualcosa si spezzò nell’aria. Forse la tensione, forse la mia fiducia nella ragazza, rotta dall’affermazione di Cyrus. Mi voltai verso di lei con immane lentezza. La mia espressione in quel momento non era di sconforto, ma accusava Sara tramite i miei occhi, spalancati in tutta la follia del momento. Provai uno strano piacere a vederla finalmente mostrare qualche emozione umana: si sentiva in colpa, era evidente, le sopracciglia erano contratte e la fronte corrugata; boccheggiava nel tentativo di trovare una giustificazione che non poteva semplicemente esistere.
-Tu sai. Hai sempre saputo per tutto questo tempo.
Provò ad articolare un “sì, ma…” per cominciare, ma non riuscì a dire nulla. Mi voltai verso di lei senza avere idea di quello che avrei potuto fare, o farle. Non sentivo nulla, forse la rabbia e la fiducia che era stata tradita, ma in quel momento poco m’importava di sapere cosa stesse succedendo in me.
-Sì, lei ha sempre saputo- ghignò Cyrus. Sentii l’ululato di Houndoom lacerare il silenzio e mi voltai verso il Pokémon insieme a Sara. La sua bocca si riempì di fuoco e la spalancò, riversando quel torrente infernale verso di noi. Le fiamme erano sempre più vicine: quei miseri secondi parvero durare anni, scorrendo come a rallentatore. Stavano per divorarci, forse stavamo per morire: era un Pokémon nemico e poteva ucciderci tranquillamente. Era così che finiva? Ma perché Cyrus voleva ucciderci in quel modo, se eravamo tanto preziose per lui?
Allungai un braccio, proteso avanti a me come a volermi difendere, pur sapendo che stavo per essere inghiottita dal fuoco. Ma le fiamme screziate di buio si fermarono davanti al palmo della mia mano, che impediva loro di avanzare. Non avevo idea di quale fosse la mia espressione in quel momento, mi sembrava di star vivendo tutto quello in terza persona. Ma ero io a non volere che proseguissero fino a noi. E loro non lo fecero.







Angolo ottuso di un'autrice ottusa
Programma del mese: pubblicare altre due volte, oltre a oggi, NTSS e anche Ribellione. Bene, la scuola sta finendo e non avendo nulla da fare dalla mattina alla sera - i compiti possono aspettare per un po', posso anche pensare di farcela, ma penso proprio che sarà dura e farò le ore piccole pur di gestire tutto.
Ma si sta entrando nel vivo della situazione, signori, e si avvicina il gran finale! Quindi, animata dalla vivacità della situazione pericolosa e pressante, dovrei riuscire ad avere una certa ispirazione che mi renderà tutto più facile. Curiosi di sapere cosa sta succedendo? Tra una settimana avrete alcune delle vostre risposte!

Ink
  
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