*Angolo autrice*
Ok, in questo momento è come se stessi pubblicando un pezzo del mio cuoricino sanguinolento e pulsante. Tengo tantissimo a questa storia, e sono felice di condividerla con tutti voi, sperando che vi piaccia :) La dedico a LaraPink... tutta per te, cara ;) E' divisa in capitoli abbastanza brevi, ed è ispirata ad una poesia di Gianni Rodari, di cui per ora non rivelerò il titolo, per non rovinarvi la sorpresa XD Nelle note dell'ultimo capitolo scoprirò l'arcano (wow che paroloni!). E niente, e questo. XD Buona lettura!
---------------------------------------------------------------------------------------------------------Lo svegliarono i crampi allo stomaco
e il vaffanculo
ordinario del treno delle 06:00. Donatello dischiuse lentamente le
palpebre,
deglutendo a fatica, infastidito dalla gola secca e dal pessimo sapore
che gli
era rimasto attaccato alla lingua… era il gusto
dell’aria fritta consumata
durante la cena e il pranzo del giorno prima. Si alzò a
fatica dal letto,
frizionando le braccia e le gambe intirizzite dal freddo notturno,
mentre dei
riccioli neri ribelli gli cascavano sugli occhi. Si sciacquò
il viso, lavando
via gli ultimi sogni intrappolati nelle iridi castane, per poi bere dal
rubinetto del bagno, per placare la sete. Col nuovo sapore di ossido di
zolfo,
rifece il letto e si guardò attorno, sconsolato. Niente di
nuovo: stessa
piccola sporca povera soffitta, stessi vestiti stracciati su una sedia
sfondata, stesso bagno scalcagnato, col lavandino scrostato e
arrugginito, col
cesso… meglio lasciar perdere.
Si sedette sul letto, massaggiandosi
il collo, cercando di
mettere a fuoco al meglio la stanza. Avrebbe avuto bisogno di un paio
di
occhiali… ma non poteva permetterselo. A stento pagava
l’affitto per quella
stanza.
…
Chi voleva prendere in giro, erano
mesi che non pagava. Anzi,
forse non aveva mai pagato neanche un centesimo. Se aveva ancora un
tetto sopra
la testa, era solo per il buon cuore della padrona della locanda.
Già…
Un bussare sommesso interruppe il
sospiro romantriste che
già prorompeva dalle sue labbra. Un brivido piacevole e
tremendo percorse la
sua spina dorsale. Era lei. Corse verso la porta, per poi tornare
velocemente
al lavandino, togliersi la camicia lilla sgualcita e darsi una
sciacquata veloce
senza sapone – e chi aveva i soldi per comprarlo? –
schizzando ovunque per la
fretta. Chiuse la porta del piccolo bagno e si precipitò ad
aprire, col
fiatone. Gli occhi stupiti e il sorriso che lo aspettavano sulla soglia
lo
fecero trasalire. Si passò una mano sulla faccia,
maledicendosi ripetutamente.
Aveva dimenticato di rimettersi la camicia. Di nuovo.
-
Buongiorno!
Quanta allegria sprigionava quel
sorriso perlaceo! Donatello
ci mise un po’ a rispondere al saluto, ipnotizzato
com’era da quel volto
candido, il cui pallore era esaltato dall’acceso arancione
della sua chioma
ribelle. Dopo qualche secondo di troppo, riuscì a ricordare
la formula di rito
da pronunciare in quelle situazioni.
-
Ciao…
April.