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Autore: faithisunavailable    05/06/2015    3 recensioni
SPOILER 10X23
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Cosa sarebbe successo se Sam non fosse riuscito a salvare Dean?
Attenti ai feels e tenete a portata di mano i fazzoletti, potrebbe essere l'ultima One shot che leggete con un cuore non in frantumi (scherzo, sono esagerata hahaha).
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione
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( https://www.youtube.com/watch?v=jFmYlasjqzs ).


Un giorno come altri, da qualche parte nell'universo.

 

Ora capisco come questo mondo possa sopraffare un uomo. Anni e anni passati a combattere; alla fine ti viene naturale pensare di riuscire a vincere sempre. Ero io contro qualunque cosa mi si presentasse davanti. L'affrontavo, a testa alta, e vincevo.

Questa volta non è stato così.

Avrò forse peccato di orgoglio, avrò cercato la gloria in qualcosa che di glorioso non aveva niente, o avevo sbagliato qualcosa? Non credo.

Era scritto.

Sul libro della vita, nella mente di Dio, nel vento che soffia, fai un po' tu insomma.. è lo stesso. Credevo di essere invincibile, che per me le regole convenzionali non funzionassero. Mi sbagliavo. E il mio sbaglio è costato caro e ancora sconto la mia punizione. Certo, a ritornare indietro che farei? Lascerei Sammy, la caccia, le migliaia di persone in pericolo costante? Forse sì, non saprei... Di cacciatori ce ne sono a miliardi, due in meno non avrebbero fatto la differenza. Magari Sam avrebbe vissuto una vita normale, sì il mio fratellino ce l'avrebbe fatta sicuramente. Ma io? Cosa avrei saputo fare oltre che cacciare? Nulla. E che dire dell'idea di una vita normale: non fa per me. Ricordo quando Sammy mi urlava contro che nostro padre ci aveva cresciuti come soldati, aveva ragione.

Non so fare altro.

Sono nato per questo, questo era il destino scelto per me. Questa la fine a cui ero stato destinato. Fine poi... che parolona. Ancora non mi sono abituato del tutto al concetto di eternità. Quanto è passato da allora? Una ventina d'anni? Probabilmente. Ho perso il conto. D'altronde qui le giornate sono tutte uguali, monotone. Non c'è nessun segno dello scorrere del tempo, né un sole che si leva, né notte che cala.

Non ci sono stelle.

Ah, le stelle. Chi l'avrebbe mai detto che di tutte le cose mi sarebbero mancate proprio le stelle. Non la birra e le crostate, né la mia Impala o la discografia dei Led Zeppelin. Mi manca guardare le stelle. Stare lì, disteso a pancia in su a fissare quelle che non sono altro che puntini luminosi. Tipo lampadine del cielo. La cosa divertente è che non c'è nulla di magico nel fissare delle lampadine. Quindi cos'è che fa le stelle così speciali? E ora sto sorridendo come un imbecille. Ricordo quando mi sdraiavo su uno dei balconi del bunker e alzavo gli occhi al cielo. Sento ancora il rumore del vento che fa sussurrare le foglie degli alberi a metà settembre. Poi un battito d'ali, e una voce familiare.

Castiel.

Colui che mi aveva salvato una volta e non ha mai smesso di farlo. Scommetto che anche adesso starà cercando un modo per tirarmi fuori di qui, sempre se... beh...

E' passato molto tempo.

Ricordo quando sentii per la prima volta le sue labbra soffici sulle mie, le sue mani tra i miei capelli, i nostri battiti all'unisono. Diedi tutto me stesso a Castiel, lui fece a modo suo la stessa cosa. Negli ultimi tempi poggiavo la testa sulle sue gambe, ero stanco di combattere ogni giorno contro una causa persa in partenza, ma il suo tocco leggero sulle tempie bastava per darmi la forza di affrontare tutto. Anche la morte se fosse stato necessario: avrei dato la vita per lui, che mentre accarezzava con dolcezza la mia pelle mi sussurrava che avrei trovato la pace da qualche parte, un giorno. Non gli dissi mai che io l'avevo trovata già da un pezzo.

Dovevo lasciare andare tutto.

Se c'era un prezzo da pagare per i miei peccati, lo avrei fatto e avrei dato tutto affinché questo peso non spettasse né a lui né a Sammy. Non che in realtà potessi scegliere quale destino assegnare agli altri, o lo volessi fare; l'unica cosa di cui ero convinto era che questa situazione si sarebbe dovuta risolvere senza provocare altri mille problemi. Non avrei permesso che per salvare la mia vita, sarebbero dovuti morire migliaia di innocenti. Già era difficile andare avanti con i miei sensi di colpa, figuriamoci con un fardello del genere. Stavo in silenzio. Tenevo tutto dentro e lasciavo che le mie azioni mi bruciassero da dentro, proprio sotto la pelle, come faceva il Marchio quando diventava attivo e reclamava sangue.

Tutto quel male sarebbe sparito col mio sacrificio.

Non era un brutto compromesso. Continuavo a ripetere che non avrebbero dovuto avere paura, che tutto sarebbe andato per verso giusto. Ma alla fine non ne ero sicuro neanche io e lo ripetevo più a me stesso che ad altri. Le cose infatti non andarono per il verso giusto neanche questa volta. Cerco di non pensarci spesso, ma è inevitabile. I primi anni che ho trascorso qui li ho passati a maledirmi, a infliggermi dolore fisico che mi avrebbe aiutato a rendere più leggero quello psicologico. Cercai ancora inutilmente di togliermi la vita.

Che colpa avrò mai commesso per meritarmi una pena così grande?

Starei qui a raccontarti tutta la mia storia, se tu avessi voglia di ascoltarla, ma non è ancora il momento. Ti dico solo che ogni volta che ho cercato di fare del bene, le mie azioni si sono rivelate tutt'altro che buone. Vedi, il Marchio di Caino, che porto stampato sulla pelle è una maledizione, la prima e più antica tra tutte, ed è anche un sigillo. Tiene segregato dall'Universo quello che neanche Dio ha potuto sconfiggere, il Caos. Avrei dovuto permettere che una cosa del genere fosse di nuovo in libertà? Avrei messo a repentaglio l'intera esistenza di tutte le cose solo per salvare me stesso? Come avrei mai osato anche solo pensarlo? Io piccolo e misero esserino che non fa parte neanche lontanamente di un qualche “grande progetto”, che è solo una pedina del Destino?

Sai, a volte, quando la posta in gioco è alta e tu stai perdendo, bisogna capire che è ora di chiudere la partita e nel farlo, si deve sacrificare qualcosa.

Credo di aver pensato a questo mentre uccidevo mio fratello. Forse, non ricordo bene. Magari non stavo pensando affatto, perché un'azione del genere non può essere generata da raziocinio. Era in ginocchio, le lacrime che si mescolavano al sangue, entrambi gridavano di dolore, il mio ed il suo. Gli dissi di chiudere gli occhi: si dice che in punto di morte, l'ultima immagine che hai visto ti rimane impressa sulla retina; non volevo che negli occhi di mio fratello, anche se privi di vita, sarebbe rimasta l'immagine dei miei. Lui non se lo meritava e sopratutto io non meritavo di contaminare la sua vita, anche solo col mio riflesso stampato selle iridi color nocciola. Avevo già fatto abbastanza danni.

Non so cosa sia successo in seguito.
Dopo che uccisi Sammy, dico. Non voglio saperlo e non voglio ricordare. Spero solo che tutto questo sia servito a qualcosa. Se non a evitare al mondo mali peggiori, almeno ad insegnare una lezione.

Ti prego, tu che in questo momento stai leggendo la mia lettera, se mai la troverai, va da tutti quanti, quelli che mi erano vicini e che io ho respinto, abbracciali e digli che spero abbiano trovato finalmente la loro strada. Anche se stanotte non sono a festeggiare con loro. O con te.

Addio, amico mai conosciuto,
Dean Winchester.



 ( https://www.youtube.com/watch?v=jFmYlasjqzs ).








*A/N*
Eh sì, dopo questa vado a farmi un'endovena di Nutella. E' la mia prima fanfiction in questo fandom, quindi non odiatemi per l'esordio hahaha. In realtà è una Song-Fic, ma il sito non me la faceva mettere, la canzone è Fiction degli Avenged Sevenfold (il link è alla fine e all'inizio, se volete potete leggerla con la musica in sottofondo). Spero che vi sia piaciuta e che non mi cercherete/assumerete dei killer professionisti per uccidermi TwT

  
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