«È tutta questione di strategia» mormorò Ron a se stesso. Aveva appena iniziato una partita di Scacchi dei Maghi in solitaria, di quelle che lui chiamava revisioni strategiche.
         Era seduto su un puff, nel salotto della Tana, la scacchiera aperta davanti a lui, i pezzi perfettamente allineati.
         «Be’, inutile dire che i bianchi muovono per primi» borbottò, muovendo delicatamente un pedone di due caselle in avanti. Non sapeva nemmeno lui perché stesse esprimendo i suoi pensieri ad alta voce, eppure la cosa, in quel momento, non lo turbava granché. Harry mormorava continuamente con se stesso, perciò Ron si sentì perfettamente giustificato nell’assumere il medesimo comportamento. Harry era il suo migliore amico, dopotutto.
         Un paio di mosse più avanti, un movimento al suo fianco distolse momentaneamente la sua attenzione dalla scacchiera. Sul puff accanto al suo, fino a quel momento vuoto, si era accomodato Crookshanks, l’enorme e peloso mezzo Kneazle rosso di Hermione, l’altra sua migliore amica. Gli occhi gialli del felino s’incrociarono per un secondo con quelli azzurri del ragazzo, per poi posarsi sui pezzi, come per osservare il gioco.
         «Interessato alla mia partita?» domandò Ron, sentendosi immensamente stupido non appena le parole uscirono dalla sua bocca. Crookshanks non se ne curò, limitandosi a fare le fusa, la coda folta che si muoveva lentamente al suo fianco.
         «Sei più cespuglioso della tua padrona» osservò Ron, ridacchiando. «Il che è tutto dire».
         Il pensiero della sua migliore amica, però, fece affievolire il sorriso sulle labbra del ragazzo. Accigliato, riprese a muovere a turno i pezzi bianchi e poi quelli neri, in attesa di trovare una falla nel suo stesso gioco.

«È tutta questione di strategia» borbottò nuovamente, mentre la regina bianca mangiava uno dei cavalli dei neri.

Crookshanks tentò di afferrare con una zampata il pezzo appena eliminato.

«Ehi, non fare casini con la mia scacchiera» lo ammonì Ron. Il mezzo Kneazle ritrasse la zampa e riprese a fare le fusa.

«Come vuoi…» mugugnò distrattamente il penultimo Weasley, nuovamente concentrato sui pezzi. Sì, il segreto era 

la strategia. Andava cambiata continuamente, altrimenti sarebbe diventata prevedibile, ma non doveva essere rivoluzionata del tutto, sennò il gioco avrebbe potuto prendere delle pieghe inaspettate e spiacevoli. E questo valeva anche per il suo rincorrere Hermione, nel tentare di farle capire quanto lui profondamente l’amasse.

«Modificare le mosse…» la voce si era ridotta a un sussurro appena udibile. Gli occhi gialli del felino

incrociarono nuovamente quelli azzurri dell’umano.

«Sai, Crookey, credo sia proprio giunto il momento di cambiare strategia» soppessò Ron, grattandosi il mento.

 «Che ne dici?»

Crookshanks fissò Ron per qualche secondo ancora, dopodiché emise un delicato «meow» e tornò a guardare

intensamente la scacchiera.

«Penso che lo prenderò per un sì» affermò il ragazzo.
Ron sapeva che i suoi pensieri non si stavano certo riferendo agli scacchi, ed era sicuro che anche l’animale

avesse indovinato le sue intenzioni.

Quel che Ron non sapeva, però, era che in quel momento Hermione si trovava semi-nascosta dietro una porta,

intenta ad osservare quel piccolo scambio di battute tra il suo migliore amico e il suo mezzo Kneazle, un sorriso a incresparle le labbra rosee.