DISCLAIMER: Purtroppo non mi chiamo J. K. Rowling e
ciò significa che
Harry Potter ed i suoi personaggi non sono farina del mio sacco,
purtroppo
neanche la mia amata professoressa McGonagall lo è (piango).
Scrivo solo perché
mi piace leggere e se non trovo quello che voglio me lo ricamo da sola:
purtroppo non ci faccio una Lira.. Dalla destra mi informano che la
Lira è
fuori corso, dunque informo aggiornando il conio che purtroppo non ci
faccio
neanche un Euro..
Non si tratta di una storia femslash, ma al suo
interno ho inserito una
coppia sposata composta da due donne perché obiettivamente..
è o non è provato
scientificamente che se due persone dello stesso sesso si amano e si
sposano
non cambia la vita di nessuno? Quest’Italia che è
Europa solo per posizione
geografica.. Ma in ogni caso, se vi da fastidio anche solo la presenza
di ciò
non leggete e via.. Dopotutto Libertà, no?
Gillian Is Back
*** *** ***
Il giorno più triste, il giorno
dell’Addio
Il
vento sibilava tra le fronde
degli alberi mentre il cielo si caricava di nubi grigie e minacciose,
salutando
così quel pomeriggio di mezzo autunno sulle verdi colline
scozzesi.
Minerva
McGonagall era morta.
Tutto
il mondo magico si era
radunato al limitare della foresta proibita a Hogwarts per la cerimonia
dell’estremo saluto ad una delle sue più
importanti figure, una donna che aveva
contribuito attivamente in tre guerre magiche, la venerabile preside
della
prestigiosa scuola di magia di Hogwarts, ordine della fenice, prima
classe,
esperta in trasfigurazione nonché animago registrato:
Minerva McGonagall, la
donna che aveva insegnato a più della metà dei
maghi e delle streghe
britannici, la donna, che con la sua severità ed
equità aveva accompagnato
all’età adulta intere generazioni di ragazzi e
ragazze, aveva lasciato il mondo
dei vivi e si era incamminata verso King’s Cross per
raggiungere l’amico di
lunga data Albus Dumbledore oltre il velo, nonché famigliari
e amici da tempo
scomparsi.
Hermione
era in un angolo
nascosto, da tempo si era allontanata da quel mondo, la guerra
l’aveva segnata
più di quanto non amasse ammettere e la celebrità
che l’aver fatto parte del
golden trio le aveva donato non le era mai andata a genio, anzi. Da
anni viveva
nella Londra muggle ed aveva cominciato a lavorare in una libreria
universitaria, il più lontano possibile dalla magia e da
tutte quelle persone
che la additavano ancora oggi come Hermione Granger, la mente alle
spalle di
Harry Potter.
Avvolta
in un mantello scuro e
con un cappello calcato in capo, uno molto simile a quelli che la
defunta
professoressa amava e spesso indossava, osservava con sguardo velato
l’imponente bara che veniva levitata verso la sua eterna
dimora, un monolite
scolpito di granito verde posto al fianco di quello bianco dove
già giacevano
le spoglie mortali di Albus Dumbledore, sulle rive del lago Nero.
La professoressa McGonagall era morta,
ancora il pensiero le
risultava alieno, non riusciva a capire come fosse stato possibile
considerato
che la donna godeva di ottima salute e le informazioni rilasciate dal
ministero
erano veramente scarse in merito, ma soprattutto non riusciva a
scrollarsi
dalla mente quell’insidioso sentimento di rammarico ed
angoscia per non averle
scritto nell’arco degli ultimi cinque anni, per non averle
mai chiesto un
incontro tant’era presa dall’allontanarsi da tutto
e da tutti gli appartenenti
a quella parte della sua vita. Un singhiozzo le si spense in gola e con
lui una
nuova ondata di incolmabile tristezza accompagnata da umide lacrime, un
vuoto
nel cuore la stava lacerando, un nuovo dolore si aggiungeva agli altri
che già
portava silenziosamente nell’anima.
Si
appoggiò ad un albero di abete
scossa dai singhiozzi e pian piano si ritrovò seduta
sull’umido suolo del
sottobosco, il volto tra le mani ed il cuore in pezzi. Ad un tratto
sentì una
lieve pressione sul fianco, come la testata di un gatto, ma quando si
girò per
capire cosa fosse non vide nulla. Alzò allora gli occhi al
cielo, celato dietro
le fronde del grande abete sotto cui si era ritrovata seduta,
un’ombra attirò
la sua attenzione, sembrava un gatto seduto su uno dei rami
più alti. Un
sorriso amaro le animò le labbra, due lacrime le rigarono
lentamente il viso,
Minerva McGonagall era morta ma il suo ricordo sarebbe sempre stato
vivo nel
suo cuore ed ogni cosa gliela avrebbe potuta ricordare ogni giorno,
anche la
figura di un piccolo felino selvatico arrampicato su un grande albero
di
abete.. Abete, il materiale che
aveva
composto la bacchetta della sua amata professoressa di trasfigurazione.