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Autore: acciosnape    06/06/2015    2 recensioni
Un giovane Mycroft Holmes trova l'account twitter di un giovane agente di polizia. E pensa bene di hackerarlo.
[ text!fic, teen!Mystrade e molta, moltissima noia estiva. ]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tea


16.36 SMS a: Gregory:
Ti sto aspettando al tavolo. Puoi anche spostarti dall'ingresso comunque, ti stanno guardando tutti male.
M

16.34 SMS a: Mycroft:
E come faccio a trovarti in un quarto d'ora se non ho la più pallida idea di come sei fatto?
G

16.36 SMS a: Gregory:
In servizio, sotto pressione tiri fuori il meglio di te.
M

16.38 SMS a: Mycroft:
Ti ripeto che tu non sei il mio lavoro, Mycroft. Comunque d'accordo. Lo hai voluto tu.
G

Oh, Greg. A quanto pare vuole vederti in azione. Posa il cellulare e accontentalo.
Deduci, in futuro – se tutto andrà come vorrai – ti guadagnerai da vivere con le tue deduzioni.
Cosa sai di lui? Tutto e niente.
Sai dell'assistente, così come sai che la sua presenza lì, in quel momento non avrebbe alcun senso. Potrebbe averlo certamente accompagnato, ma sai per certo che in questo momento, lei non è qui – o almeno, lo speri.

Escludi ogni persona accoppiata della sala e concentrati soltanto su chi è da solo: un uomo, visibilmente troppo anziano che controlla l'orologio sta sicuramente aspettando qualcuno; e quel ragazzo che sta ridacchiando con il telefono in mano? Oh no, troppo semplice aveva detto. Ti rimangono altre quattro persone sedute, da sole. Sai che è un enigma, sai che ti sta guardando, ti ha chiesto di sorprenderlo ed è così che farai, hai accettato la sfida.

Trasformi quella sala da tea in una scena del crimine e sai che da lì a breve il colpevole verrà fuori. “Sotto pressione tiri fuori il meglio di te.”
Ti concentri sulle espressioni facciali, quelle non mentono mai, nemmeno se hai il cervello di un filosofo o di uno scienziato.
Quasi rabbrividisci al pensiero che lui stia osservando ogni tuo movimento, seppur nessuno dei presenti ti stia effettivamente osservando, anzi, un paio di questi non si sono nemmeno accorti della tua presenza.
Ti avvicini al terzo individuo e lo vedi alzare lo sguardo su di te per diversi istanti per poi riabbassarlo quasi deluso: deve averti scambiato per un cameriere.

Bingo. Le espressioni non mentono e l'istinto non sbaglia quasi mai.
Quell'individuo solitario nel tavolo appartato vicino al muro, è il nome con cui ti scambi messaggi da mesi e, finalmente, quel nome ha un volto ed una forma.
Ti avvicini al tavolo – il vostro tavolo – con le mani agganciate alle tasche dei jeans scuri e lentamente lui alza lo sguardo su di te; quando sei di fronte ad esso, l'unica cosa che riesci a fare è porgergli un sorriso sghembo soddisfatto, lo stesso che porgi al capo della tua squadra quando riesci a notare particolari che gli altri non notano.

« Quattro minuti e nove secondi. Temo che tu debba fare pratica se vorrai davvero catturare un assassino prima o poi. »
Ah, è così che esordisce? Sicuramente meglio di te, Greg, che ti trovi ancora in piedi di fronte al tavolo, in silenzio come un pesce.
In effetti è così che di primo impatto ti senti con lui: un pesce. Fuor d'acqua.
Guardandolo bene, nonostante l'età non passa inosservata la sua eleganza: panciotto perfettamente stirato, così come i pantaloni dello stesso colore scuro e cravatta perfettamente annodata.
Insieme alla sedia per prendere posto di fronte a lui, ti obblighi a spostare anche lo sguardo, non sta bene osservare le persone in silenzio.

Che strano, per telefono hai così tanto da dirgli, mentre ora niente. È forse imbarazzo, quello?
« Quindi? Mi hai obbligato a venire qui per potermi osservare di soppiatto? »
Tagliente come nei messaggi; ti obbliga a rialzare lo sguardo su di lui, una volta seduto e abbozzi uno stupido sorriso.
« Oh, dai. Non mi sono mica preparato un discorso da farti. »
« Allora sì, mi hai fatto venire qui solo per guardarmi. »
Sbuffi divertito, nonostante sai che molto probabilmente lui pensi che lo hai portato lì sul serio per quello.
« O magari anche per la tua compagnia? Chissà. »
La presenza del cameriere si fa subito notare grazie al suo abbigliamento impeccabile e al suo note pad elettronico ultimo modello per gli ordini, che, non hai avuto modo di decidere; prendi velocemente il menù optando per un tè bianco, non sarebbe carino prendere una tazza di caffè in una sala da tè; e all'occhio ti salta anche la lista dei dolci e non puoi fare a meno di ordinare un cupcake alla vaniglia ed alcuni macaron.

« Scusate, avete anche l'Ile Flottante? »
« No, signore. »
Ti esce spontaneo chiedere, ma il cameriere ti guarda perplesso insieme a Mycroft, il quale inarca appena un sopracciglio per diversi istanti, fin quando non lo senti ordinare un tè aromatizzato.
« Non siamo in una pasticceria, Gregory. – “Gregory”. Sentirlo pronunciare non attraverso un telefono ed una porta fa un certo effetto ammetti a te stesso, dato che nessuno in famiglia ti chiama con quel nome formale – E poi la tua pronuncia francese è davvero pessima. »
« Non potevi sceglierti un altro dolce preferito? – sbuffi appena per via della gaffe – Non importa, i macaron però li mangi. »
« Santo cielo, – puoi giurare di aver visto la sua espressione sorpresa per un attimo – ancora ti ricordi di quello stupido dolce. E i macaron li mangi tu, comunque. »
« Non sei l'unico con la memoria da elefante, sai? »
« Memoria da...? » 
Distoglie lo sguardo, accavallando una gamba e scuotendo il capo, mentre tu trattieni una risata. Ti stai sciogliendo, notando che l'unica cosa diversa da quando vi scambiate messaggi, è la presenza fisica.
Ti soffermi a guardargli i tratti del viso: quel naso sorprendentemente adunco che gli dona perfino e quegli occhi verdi – no aspetta, grigi, sono i particolari che più ti colpiscono.
Ma prima che possa aprir bocca per darti del guardone, maniaco o qualcos'altro, il cameriere interrompe entrambi, porgendovi i rispettivi ordini.

Gli spingi appena il piattino con i macaron nella sua direzione e sbuffa, rispedendoteli.
« Non si beve il tè senza il dolce. Insomma, lo so io e non lo sai tu? »
« Certo che lo so, – oh, beve il tè con una goccia di latte – ma semplicemente non mi va di mangiarli. » 
« Te li offro io. »
« Cosa cambia, esattamente? »
« Senti. – sospiri, nonostante la tua innata pazienza – è solo per ringraziarti di essere qui, okay? »
A sua volta Mycroft rotea gli occhi, avvicinandosi il piattino, prendendo un macaron e portandoselo alla bocca.
« Solo perché altrimenti la tireresti per le lunghe, Gregory. »
Gli rivolgi un sorriso soddisfatto, preparandoti la tua tazza di tè e assaggiando quel red velvet cupcake dal sapore divino; per non parlare poi di quello delicato del tè; accidenti, quel posto valeva tutti le lodi che aveva sentito in giro e capisci subito che i tè del supermercato non varranno mai quanto questi.

È piacevole, quel pomeriggio, così diverso dalla tua solita routine che ultimamente consisteva in qualche partita a calcetto con amici e colleghi. E sei anche abbastanza sicuro che Mycroft la conosca, questa banale routine, poiché d'altronde lui sa quasi sempre tutto: è riuscito a farti avere anche l'esonero totale per questo pomeriggio.
Le domande su come faccia e perché lo faccia, è meglio che le tieni ancora per te, sai per certo che non ti risponderebbe e rovineresti tutto, ora che ha cominciato a sciogliersi anche lui.

Parlate soltanto, come se foste al telefono, solo che questa volta siete l'uno davanti all'altro e ora saprai dare un volto ed un'espressione a quei messaggi. E sai anche che quando ride – perché sì, sei riuscito a farlo ridere, anche se probabilmente in modo sarcastico, vantandoti di qualche tuo successo lavorativo – arriccia appena il naso.

Quanto tempo è passato? Non lo sai, e finché non ti squilla il cellulare per il promemoria della partita dell'Arsenal non te ne preoccupi. O forse dovresti, dal momento in cui il telefono che squilla non è il tuo, ma il suo: si alza e si allontana uscendo dalla sala, facendoti un cenno con la mano di non seguirlo. Noti i suoi effetti personali poggiati contro la sedia, quindi lo aspetti. Non tarda a ritornare, riprendendo posto e sospirando pesantemente.
« Gli incapaci esistono anche nel mio ambito lavorativo, purtroppo. Che tedio. – prende la sua tazza di tè ancora tiepido e ne inala il profumo, per poi berne un sorso – Tra poco più di dieci minuti devo andare a rimediare alcuni errori di persone incompetenti. »
Sorride amareggiato. Sai che detesta gli errori e quindi è amareggiato per questo.

E tu, Greg? Un po' di delusione la provi. Non è stato il tuo lavoro a rovinare tutto, ma il suo. Non hai bisogno di aprire bocca, anche perché altrimenti ti darebbe dell'idiota. Annuisci appena e bevi più di metà tazza in un sorso, finendo poi il tuo cupcake.

« Mi piace questo posto. Ci torneremo? »
Ed ecco di nuovo quel sorriso che non capisci se sia sarcastico oppure no, ma il tono della frase te lo fa capire benissimo.
« Non essere ridicolo, non pensare che possa prendermi altri giorni del genere. »
« Mi perdoni, Mister Lavoro. Ti candiderai come miglior Lavoratore dell'Anno? »
Finisci il tuo tè, mentre l'altro si porta la tazza alla bocca e fa lo stesso. Dieci minuti passano proprio in fretta quando non vuoi che passino, eh?
Si alza prima di te e con un gesto automatico infila la giacca del completo e mentalmente ti chiedi se soffra il caldo oppure no e lo vedi prendere un ombrello scuro, anche se in quel giorno non ve n'era alcun bisogno.
« Perché l'ombrello? »
Chiedi mentre ti alzi sistemandoti i risvolti della camicia nera e aprendone i bottoni, facendo intravedere il tessuto della t-shirt.
« Il clima londinese cambia di ora in ora, Gregory. Meglio essere previdenti. »
Attira l'attenzione di un cameriere chiedendogli di inscatolargli i macaron rimasti. Ha davvero il timore che gliela tireresti davvero per le lunghe? Scuoti la testa e ti allontani verso la cassa per pagare il conto di entrambi: glielo devi.

« Suppongo di doverti dare un passaggio a casa per sdebitarmi, ora. »
Si avvicina lentamente aprendo la porta d'ingresso per uscire, con un'elegante scatola in mano contenente i macaron. Neghi piano con il capo mentre con una mano cerchi il pacchetto di sigarette.
« Che spreco, rovinare così il sapore del tea. »
Si appoggia all'ombrello come se fosse un bastone, in attesa probabilmente del suo passaggio che lo porterà non sai nemmeno bene dove e non osi neppure chiedere.
Guardi una macchina nera avvicinarsi e parcheggiarsi proprio di fronte a voi e fai la tipica espressione di chi apprezza ciò che guarda – insomma, si tratta comunque di una BMV di quest'anno! – e da cui ne esce una signorina poco più che ventenne, fasciata in un vestito nero, lungo fin sotto al ginocchio con un paio di scarpe dal tacco vertiginoso che le regalano smisurati centimetri. Non riesci a staccarle gli occhi di dosso, benché ci stia mettendo tutta la tua buona volontà: è una di quelle bellezze che non potrai mai permetterti, Greg.
Non riesci a toglierle gli occhi di dosso nemmeno quando comincia a parlare con Mycroft, appellandolo con il “Sir”. Rimani lì, con l'accendino in mano e la sigaretta in bocca spenta, mentre i due presenti ti porgono la loro attenzione ed insieme ad essa, la ragazza ti porge anche la mano, presentandosi con il nome di Anthea, capendo immediatamente di chi si tratta e capendo anche che questo pomeriggio ha appena raggiunto la fine. Accenni appena un sorriso, togliendoti la sigaretta dalla bocca e mettendola in tasca alla bell'e meglio sentendoti improvvisamente incapace di concludere una conversazione.
« Non fare andare a male i macaron. »
È l'unica cosa che riesci a dire, quando t'incammini verso casa tua.
« La prossima volta scegli un posto dove fanno quell'affare che ti piace e che non so pronunciare. »
« Non ci sarà una prossima volta, Gregory. Te lo ripeto. »
La sua voce è calma, sai che riuscirai di nuovo a convincerlo.
Senti la portiera della macchina aprirsi e poi richiudersi, ed il motore accendersi e ripartire.
Quando volti appena lo sguardo, l'automobile è già uscita dal tuo raggio visivo.

Addosso hai la stessa sensazione di quando finisci i festeggiamenti della vincita ad una partita importante di calcetto.
Beh, più o meno.

* * *

22.48 SMS a: Mycroft:
Avevi ragione sul clima, ora piove.
G

23.41 SMS a: Gregory:
Dubitavi?
M

23.54 SMS a: Mycroft:
No.
G


Note: Quel momento in un cui una tex!fic smette di essere una text!fic [ e aggiungiamoci pure un FINALMENTE! ]. Hola bimbi, perdonate l'uber ritardo, ma finalmente eccomi con l'aggiornamento. Siccome mi scocciava saltare un altro venerdì e farvi aspettare ancora, ho deciso di pubblicarlo oggi. Che dire? Finalmente ce l'hanno fatta a vedersi! ♥ Questo incontro è stato scritto dal punto di vista di Greg, ma non escludo che, più avanti ci sia anche il punto di vista di Mycroft. Anzi, ci sarà sicuramente! uwu Grazie ancora per le recensioni che mi lasciate e anche solo per leggere questo racconto e mi auguro che questo incontro vi sia piaciuto!
Luna ~ ♥

   
 
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