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Autore: Jawn Dorian    06/06/2015    4 recensioni
Gli amici sono gli angeli della propria vita, o no?
Andiamo a casa.
{ Kaneki & Hide || Spoiler Finale Tokyo Ghoul √A || Let me cry in the corner }
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaneki Ken, Nagachika Hideyoshi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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It’s been a long day without you my friend
And I’ll tell you all about it when I see you again
We’ve come a long way from where we began
Oh I’ll tell you all about it when I see you again
When I see you again
 
 


 
 
 
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Angeli neri, demoni bianchi


 
 
 


 
Una volta eravamo fratelli
Sotto la pioggia battente
Con le ferite sanguinanti addosso
anche se il sangue non era lo stesso
eravamo fratelli
 
Kaneki Ken ha quattordici anni, sta per essere picchiato, e non se ne cura troppo.
Le parole sono peggio dei pugni, pensa. Specie quando di parole nei hai lette così tante e sai bene cosa significano. Quindi, inizialmente, non se ne cura troppo.
Rikudo è il doppio di me, pensa fulmineo Ken.
 Non è certo la prima cosa che si nota in lui – per esempio alle ragazze piace perché ha un bel fisico e dei bei capelli - ma è la prima cosa che Kaneki pensa mentre lo vede avanzare verso di sé con quella che ha tutta l’aria di essere una voglia repentina di mettergli le mani addosso.
Rikudo è il doppio di me, ricalcola.
E decide che no, non è il caso di curarsene perché davvero; le parole sono molto peggio, e nessuno lo sa meglio di Kaneki Ken. Gli ritorna alla mente il più recente degli insulti annoverato nel suo archivio mentale: “Ehi, finocchio! Oggi cosa leggi, ‘Piccole Donne?” ricorda Kaneki. Ma ora, quando si accorge che anche le mani di Rikudo sono il doppio delle sue, quella battuta gli sembra quasi divertente, sicuramente molto più divertente del pugno che sta per prendersi e - ops, forse è proprio il caso di curarsene.
 Ken si gira per scappare ma niente, stavolta Rikudo ha deciso che mettergli le puntine da disegno sulla sedia non è abbastanza divertente. A quanto pare, è molto meglio piazzarsi all’entrata per pestarlo.
Comincia a piovere, mentre lo raggiunge.
Lo acchiappa per la divisa e - Dio, ma perché sono così basso? - lo solleva come pesasse cinque chili.
“Oggi che leggi, principessina?” gli soffia ad un centimetro dalla faccia.
Kaneki gli mostra la sua raccolta di racconti di Edgar Allan Poe con la consapevolezza che quella è l’ultima volta che la vede. E infatti, detto fatto, Rikudo la prende e la getta nel fango. Non è un granchè in matematica ma ci azzecca sempre quando deve prendere la mira. Sarà per questo che a baseball è tanto bravo. Solo non si spiega, davvero, come facciano le ragazze della sua classe a dire che è ‘carino’.
In quel momento, sotto la pioggia, con le narici dilatate e con il fiato così vicino al suo, tutto sembra tranne che carino. Si scrocchia le nocche. Arriva il primo pugno. Sullo stomaco.
Kaneki non ha mai ricevuto un pugno vero in vita sua. Certo, qualcosina alle elementari. Schiaffetti da niente, in confronto ad un pugno vero. Ad ogni cambio di scuola per lui c’è un’iniziazione di dispetti e ceffoni che culmina con l’intervento dei professori. Questa volta non è andata così.
Fatto sta, che quello è il primo pugno di Kaneki in tutti i sensi. Ne arriva un secondo.
Si accascia a terra. “Non in faccia”  mormora, e Rikudo – che premuroso – lo accontenta e gli piazza un calcione sulla spalla. “Quanto hai?” gli domanda, mentre Ken agonizza con la faccia sporca di fango.
“Niente” mente, sul punto di mettersi a piangere, ma non lo fa: piangere equivale ad invitare i bulli a nozze.
“Bugiardo” ride “lo so che hai qualcosa…”
“Cinquecento yen” confessa Kaneki, e stavolta deve tirarsi via le lacrime con la manica. Per fortuna che sta piovendo – pensa – almeno penserà che sono gocce di pioggia.
“Dammeli.”
Kaneki pensa che cinquecento yen sono una somma ridicola e che lui non ne ha bisogno ma andiamo, mica li vuole perché ne ha bisogno. Mica sono ammesse repliche. I suoi pantaloni sono fradici di fango e pioggia ma non esita e si mette le mani in tasca per allungargli il denaro.
“Ohi.”
Rikudo si gira. E’ Hide.
Nagachika Hideyoshi. Che di anni ne ha quasi quindici e se qualcuno prova anche solo a sfiorare Kaneki se ne cura decisamente.  Quindi se in genere tutti lo vedono con un sorrisone gigante sulle labbra, ora sembra sul punto di ridurre qualcuno a brandelli. Rikudo sa che potrebbe essere quel qualcuno.
“Levati, Rikudo. Quei cinquecento yen ci servono, ci dobbiamo prendere un hamburger insieme.”
“Ma guarda” proferisce il bullo rabbuiandosi “ecco il tuo ragazzo che viene a salvarti, Kaneki.”
Se ne va senza guardarli; sa fin troppo bene che Nagachika non ha problemi a segnalare il suo comportamento ai professori, né tantomeno a mollargli un pugno, se necessario.
 Hide si fionda su Kaneki e in un attimo lui è di nuovo in piedi. Pieno di fango, bagnato fradicio, con un livido sul ginocchio e uno sullo stomaco, ma in piedi. “Ti ha fatto male?”
“No” mente Kaneki.
“Bugiardo” lo ammonisce l’altro “hai pianto.”
Hide riesce ad essere luminoso pure sotto la pioggia. E non perché è biondo. E’ qualcosa nei suoi occhi che Kaneki non capisce nemmeno un po’.
“Grazie, Hide.”
“Non dirlo nemmeno, scemo. E’ ovvio che ti vengo ad aiutare. Rikudo è un tale idiota-” schiocca la lingua con dispiacere, mentre raccoglie il suo libro e lo scrolla dal fango. Glie lo porge.
Kaneki zoppica un pochino, ma gli è subito affianco.
“Appoggiati a me!”
Hide gli circonda le spalle con un braccio e prende la sua cartella. Si avviano.
“Non so se con cinquecento yen ce la faccio con l’hamburger…”
“Te lo offro io, cretino. Basta che mi prometti che la prossima volta gli molli un cazzottone di rimando. Non farti mettere i piedi in testa da quel deficiente! Ti prende in giro perché leggi…bah, da non credere! Lui non sa leggere!”
Kaneki scoppia a ridere. Hide lo segue a ruota. Ridono come due scemi e si bagnano come due idioti.
Ma va bene così: sono in due.
 
Una volta eravamo fratelli
scappati dall’inverno
Ci siamo buttati da tutte le finestre che davano sul mondo
Correndo come se potessimo correre ovunque
E se anche l’inverno ci divorava, a quel punto, andava bene
Eravamo insieme
 
 
Kaneki Ken ha sedici anni e, al momento, ha pure un freddo cane. La neve non gli dispiace, se non deve letteralmente affrontare una tormenta perché quel cretino del suo migliore amico ha bisogno dei suoi appunti di storia giapponese. Maledice mentalmente Hideyoshi, mentre l’ennesima folata di vento gli fa quasi volare via il cappello. Grandioso.
 Arriva a destinazione marciando sulla neve e sembra un cosacco. La sciarpa di uno sgargiante giallo canarino ben calcata fino al naso, il berretto dello stesso colore. Un cosacco ridicolo.
Quando suona il citofono se ne accorge: i guanti. Ha scordato i guanti.
“Kaneki” gracchia una voce dal citofono “sei tu?”
“No” borbotta Ken “sono Babbo Natale.”
Il citofono emette una risata gracchiante ed irritante, ma anche Kaneki non può fare a meno di sorridere sotto i baffi. Con Hide si finisce sempre per fare gli scemi.
“Il sarcasmo non ti si addice…dai, entra!”
Quando si chiude la porta alle spalle Hide gli vola addosso come se non lo vedesse da anni. E’ passata una sola settimana dall’inizio delle vacanze di Natale, ma che si può fare se ha un amico che è la persona più invadente del mondo. “Così mi strozzi, Hide!”
“Non trattarmi male, non ci vediamo da un secolo! Perché non mi hai chiamato? Vuoi vedermi morire?”
“Scemo…dici così solo perché volevi i miei appunti!”
 “Siediti, dai. Ho comprato della cioccolata.”
La cucina è grande e calda e la cioccolata un po’ meno (Hide non è in grado neanche di usare il microonde), ma non fa niente. Fuori la neve fiocca ancora, le strade si tingono sempre più di bianco.
E’ uno di quei pomeriggi dove Kaneki Ken si sente salvato dalla solitudine che sembra non volersi mai staccare da lui. E’ una specie di privilegio avere una persona che riesce a farti sentire così, ma è ancora troppo giovane e non se accorge. Ma Hide invece sembra saperlo da tutta la vita.
Sorride sfolgorante, ed quasi ridicolo come riesca ad illuminargli le giornate.
“Allora” esordisce con l’ennesimo sorrisone “hai già deciso che Università fare, eh?”
“Oh” mormora Kaneki riemergendo dalla tazza enorme “sì…”
“La Kamii, giusto?”
“Giusto.”
“Allora” continua sempre con un ghigno stampato in volto “dovrai darmi una mano con lo studio, altrimenti non mi ammetteranno mai.”
“Co-“
Vorrebbe aggiungere qualcosa, fargli domande, ma tutte le parole da dire gli muoiono in gola.
Kaneki ingoia a vuoto. Ha la bocca impastata di cioccolata e la mente annebbiata.
Hide ha deciso di seguirlo all’Università.
Certo, da quando si sono incontrati alle elementari, hanno sempre scelto la stessa scuola, ma questo Kaneki lo imputava alla casualità, all’abitudine, alla comodità di abitarci vicino.
Non sa come, ma non ha mai pensato che l’amico lo stesse seguendo di proposito.
“Vuoi entrare alla Kamii anche tu?”
“Ovvio” lo sbeffeggia Hide con una scrollata di spalle.
“Ovvio…” ripete Ken, non trovando la forza di domandargli cosa quell’ ‘ovvio’ voglia dire.
Decide di non indagare oltre.
“Kaneki?”
“Mh?”
“Guarda che mi mancavi davvero, non volevo solo gli appunti.”
Arriva sempre il momento in cui si sorridono e si guardano negli occhi senza la minima remora.
Sono i loro momenti speciali, in cui l’intesa scatta automatica per lunghi attimi.
Kaneki avrebbe davvero fatto bene a capire quanto fossero preziosi.
 
Il mondo non dovrà avere
mai
nemmeno il beneficio del dubbio
del fatto che io e te eravamo fratelli
Anche se io mi sono permesso di averlo fin troppe volte
 
 
“Kaneki. Andiamo a casa.”
Kaneki Ken ora ha diciannove anni e non ha mai odiato la neve come in questo momento.
E’ la notte più brutta della sua vita, e sta nevicando.
Non ha mai odiato la sua vita come in questo momento.
Non ha mai odiato sé stesso come in questo momento.
Nagachika Hieyoshi, tra le sue braccia, aveva quasi vent’anni e mai gli aveva voluto bene come in quel momento, che era una cosa di cui Kaneki credeva non avrebbe mai più avuto la consapevolezza.
Gli aveva sorriso con la morte che gli colava a picco dalle membra.
 
Sai Kaneki,
 
con questi capelli bianchi sembri quasi un angelo.
E allora perché…non torni a casa con me, eh?
Ti preferivo coi capelli di prima. Con gli occhi di prima.
Con gli occhi di prima…adesso sono diversi.
Ehi, Kaneki…prima eri davvero un angelo.
Il mio angelo. Gli amici sono gli angeli della propria vita, o no?
Andiamo a casa.
 
Quanto ha sbagliato.
Se ne rende conto e quasi non ci crede, di aver fallito così miseramente.
Si era unito all’Aogiri perché volevo proteggere chi amava, ed eccolo, il risultato di quel suo piano geniale.
Quanto era stato idiota. E ridicolo.
“Hide…”
Avrebbe voglia di urlare ma gli esce appena un filo di voce. E’ tornato il vecchio Kaneki, quello che non sa mettere in fila due parole di fronte alla morte.
E Hide è morto. Morto. Ed è colpa sua.
 
Hide…
 
Andare a casa? Io?
Senza di te una casa non ce l’ho.
 
Hide è morto.
Tornare a casa?...In questo caso, può fare una cosa sola: raggiungerlo.
“Andiamo a casa, Hide.”
 
Una volta eravamo fratelli
E di tutte le croci nel mio cuore tu sei stata la più dolorosa
Che mi dicano pure che tutte queste croci vogliono dire che ho amato
Ma il verbo amare al passato, fratello mio, è la croce più grande di tutte
 
Che il mondo sappia
Che mi sentano urlare
agitarmi
agonizzare
morire
di fronte all’evidenza del fatto
che noi siamo un verbo al passato
 
Che il mondo sappia
che una volta eravamo fratelli

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
E’ che non lo so.
No, anzi, lo so benissimo: adoro i rapporti di amicizia. Penso di averlo scritto circa settecentoquattordici volte…ma questa è la mia prima (e molto probabilmente ultima) fanfiction in questa sezione e quindi voi non potevate saperlo, ergo lasciate che ve lo ripeta ancora una volta: adoro i rapporti di amicizia.
Quindi, amo questi due.
Volevo lasciare qui un piccolo tributo alla morte di uno dei pochi personaggi che davvero non volevo vedere morire. Un tributo ad un rapporto di cui avrei volentieri visto più approfondimenti.
Dato che ho visto solo l’anime, e non ho ancora completato il manga vi chiedo scusa per eventuali inesattezze e mi auguro che qualcuno di voi comunque sia riuscito ad apprezzare il mio solito polpettone fluffoso di amicizia e bei sentimenti (chi mi conosce sa che è proprio da me).
Ah, il titolo è ispirato a quella che è semplicemente una mia opinione ma che esprimerò senza alcuna vergogna al vostro cospetto: Kaneki coi capelli bianchi è uno stronzone rotto in culo. Ridatemi Kaneki lo sfigato.   Ovviamente, grazie infinite a chiunque ha letto fin qui. Grazie di cuore.
 
 
 
E per chi se lo stesse chiedendo, sì: me ne frego di Fast and Furious 7, ma il finale era una figata.
  
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