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Autore: solomonty    07/06/2015    1 recensioni
Un fantastico compleanno e un comodo divano.
Il regalo è eccezionale e riporta alla mente bellissimi ricordi.
A Marty Deeks piacciono un sacco: prima, durante e dopo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marty Deeks
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Regalo per Martin



Mancano pochi minuti a mezzanotte e tra un momento avrò il mio regalo tra le mani.
Mia moglie si avvicina sorridendo; è bella più di sempre. Allunga una mano per farsi aiutare e si appoggia con la schiena su di me, qui sul divano; si siede tra le mie gambe e il mio petto le fa da cuscino. Prende le mie mani tra le sue e se le appoggia sul grembo.
Le bacio la testa, il suo profumo si infila tra i miei pensieri e mi lascio andare a lei: le sue mani sono calde come sempre e la sua pancia è rotonda.

Ero pieno di figli quella mattina di fine maggio e avevo già lasciato fuori in veranda la colazione per Monty e Monty Jr.
Non riuscendoci neanche un po’ stavo tentando di convincere Noah a finire la sua ciotola di latte; “dai, scusami, mi sono sbagliato con tuo fratello” alzai le spalle cercando comprensione.
“Preferisco l’orzo, papà…” disse gentile come sempre.
“Ma il cioccolato è buonissimo!” Quasi mi vergognavo a usare quegli stratagemmi; per fortuna Noah non la pensava come me e mosse la testa per niente convinto.
“No? Va bene, aspetta un secondo… anzi, dammi una mano” mi allungai verso il mobile; “ecco una tazza pulita, latte nuovo nuovo e il barattolo dell’orzo… puoi metterlo da solo, sei grande… due cucchiai.”
Il mio tono convincente aveva fatto breccia certamente perché il mio primogenito feceva una smorfia soddisfatta.
Ero (e lo sono tutt’ora) un padre multitasking: nel frattempo controllavo i gemelli impegnati a bere il succo di frutta dalle loro tazze col beccuccio e buttavo un occhio a Deeks2 e 3.
Può sembrare poco sentimentale ma nella confusione, generata inevitabilmente in moto perpetuo da tanti figli, è più semplice numerarli: così, Noah è Deeks1; Lenny, Deeks3; Gael, Deeks4 e così via. Non solo… a volte, per fare prima, diventano addirittura D2, D4, D5 come in un juke box e sono le canzoni più belle che potrò mai ascoltare.
Ray e Lenny, famelici divoratori di colazioni come la madre, quella mattina erano ipereccitati e se uno, probabilmente perché era con l’orzo, aveva urtato e rovesciato la sua tazza sul tavolo creando una pozzanghera di latte e cereali, l’altra spremeva tra le manine pezzi gocciolanti di biscotto pescati nella sua scodella o presi dalle mie mani.
Mi veniva da ridere ma mi mancavano anche un paio di braccia!
“D2, rovesciatore di colazioni… basta versare il latte altrimenti per mangiare dovrai ciucciare la tovaglia” sgridai mio figlio per gioco.
“È cattivo” disse con una smorfia.
“Non si dice “cattivo” del latte e non si versa sul tavolo per protesta” lo rimproverai.
Mi guardò con i suoi occhi blu (cioè i miei) pensando alla risposta che voleva darmi.
“Non l’ho fatto apposta ma è proprio proprio strano, papà.”
“Che intendi?”
“Bitto-Lenny, bitto-Lenny.” La mia unica femmina si intromise agitando le mani.
“Aspetta un attimo, sto parlando con tuo fratello, ora te lo do un altro biscotto… ma cosa ti sei combinata?” chiesi indicando la poltiglia biscottifera che si era spalmata sul viso.
“Dico che ha un sapore strano” disse Ray attirando la mia attenzione nuovamente su di sé.
“Per forza, ho sbagliato e ti ho dato quello di tuo fratello!”
“E il mio cioccolato?”
Sospirai porgendogli una tazza pulita. “Arriva subito, mr Deeks!”
“Ma non è la mia tazza, quella” l’indicò.
“Perché non mi volete un po’ più di bene la domenica mattina?” gli chiesi facendo le facce.
“Bitto-Lenny” chiamò a gran voce Eleonor.
Soffiai aria dal naso, quasi allo stremo, quasi vinto. Questo probabilmente intenerì il mio secondogenito che ciondolò la testa e allungò la mano per prendere la tazza.
“Ok… va bene, la tengo.”
“Grazie, tesoro” gli risposi e ci scambiammo un sorriso complice.
Mentre riempivo nuovamente la sua tazza di latte caldo, mi venne in mente che, forse, con i quotidiani tazza di latte preparato da papà (che spesso vuol dire sbagliato), rovescia il latte e seconda tazza di latte, avremmo fatto prima se ci fossimo presi una mucca!
“Tieni questo biscotto, lentiggini… e andiamo, bambina, stringi le manine… sì, così, sbriciolali sul tavolo, yeah.... brava, amore di papà” mi girai parlando con Eleonor che si sbracciava verso di me con le mani sporche e la bocca e il naso e un occhio contornati da baffi biscottati.
“Mio, mio… dai me” continuava a dire con una foga che sembrava l’avessimo tenuta a digiuno per tre giorni.
Gareth tirava su la sua tazza panciuta a forma di palla da basket e ridendo cercava di bere il succo di frutta dal beccuccio che sporgeva dal tappo; “utta?” chiese.
D5 era estremamente precoce nel voler parlare e lo aiutavo volentieri.
“Certo, piccolo, è frutta… buono, vero? è pesca.”
“Sca?” chiese col mento gocciolante.
“Perché ripeti sempre la parte finale delle parole che dico?” gli risposi con una domanda.
Il più piccolo (di sei minuti) dei miei gemelli mi guardava con gli occhi sgranati; “ico, ico” gorgogliava contento.
“Appunto, che ho detto?”
“Etto, etto, etto.”
“Ah, neanche mi ascolti, parlo da solo come un pazzo.”
“Az” accennò ma, svelto, gli parlai sopra agitando un dito.
“No, non lo dire… poi come lo spiego a tua madre?”
“Dre?” provò ancora.
“Eh, già va meglio.”
Questa cosa era davvero divertente e lui era il più comico di tutti col suo sguardo furbetto; riusciva sempre a farmi ridere.
Suo fratello Gael aveva allegramente accantonato la propria tazza, sempre panciuta ma simile a una palla da baseball, e felice come una pasqua sbatteva a ripetizione il cucchiaio nella pozzanghera di cereali sparando il latte addosso a tutti gridando “uuh, aah”: un uomo d’azione anziché di parole!
Mugolai un lamento e allungai le braccia cercando di coprirmi dagli schizzi.
“Moglie, imboscata che non sei altro… vieni a darmi una mano” chiamai.
Non la vedevo da almeno dieci minuti e già mi mancava. “Vieni qui, dolcezza, sono anche figli tuoi!”
Lei arrivò in cucina con il suo abito leggero, i capelli legati e mi guardò stringendo gli occhi.
“Sono più che sicura che siano tuoi… guarda quei due” e indicò Noah e Ray, “sono uguali a te, io non c’entro niente” disse.
In effetti erano il mio ritratto: occhi blu, capelli biondi e naso all’insù.
Eleonor era lei, tranne per i capelli: li aveva scuri ma erano come i miei, corti e con gli stessi ciuffi.
Gael e Gareth, gemelli identici, erano un misto di lei e me: naso suo,bocca mia, occhi verdi, capelli una via di mezzo.
“Beh, quella che sta costruendo una casetta tutta molliccia di biscotto inzuppato è un po’ tua però…” indicai Lenny che ormai si era bagnata e sporcata fino ai gomiti.
Le si avvicinò e baciò la testa di mia figlia poi venne da me e si alzò sulle punte dei piedi per baciarmi.
In cucina, con la confusione della colazione, pieni di figli rumorosi, mi baciò a modo suo: spingendo verso di sé il mio viso lasciandomi quasi senza fiato.
“Questo è l’ultimo, Martin” disse seria e lì per lì non capii.
Con le mani sui suoi fianchi la tenevo addosso a me.
“Di cosa parli, ultimo cosa?” chiesi ignaro e lei tirò su l’ennesimo bastoncino, quello del test.
“MiniMarty in viaggio” mormorò contenta.
Non mi sarei abituato a quei fantastici bastoncini per tutto l’oro del mondo!
Il momento di sapere che mia moglie aspettava un figlio da me era quasi più bello che averli visti nascere; saperla piena di me, del mio amore per lei, era la sensazione più bella che avessi mai provato ed ero stato fortunato nell’averla potuta vivere per così tante volte.
Saltellai felice portandomela dietro. La baciai a ripetizione finché si strinse al mio collo in un abbraccio forte.
Nessuna donna era bella come mia moglie e quanto mi piaceva, incinta. Era tenera e sexy con i suoi ormoni in subbuglio, caldi e pieni di libidine. Mi cercava forsennatamente ed io mi divertivo a farci l’amore ogni volta che voleva, fanatico del mio ascendente su di lei.
Vivevamo il periodo della gravidanza in uno stato d’amore febbrile, incandescente, completamente presi l’uno dall’altra.
“Avevamo detto sette… e sei così bella quando aspetti, mi piaci tantissimo” le dissi contento.
“Martin, sono un po’ stanca… guarda quanti bimbi” mi rispose con la voce sottile indicando la tavola; sorrideva cercando di convincermi.
Mi girai a guardare il resto della mia famiglia che gozzovigliava.
Sono un uomo felice, pensai.
“Mi accontento di sei… per ora” le dissi abbracciandola, “grazie, grazie, grazie.”
“Grazie a te; però, ogni tanto, smetti di essere così sexy, va bene?” chiese sorridendo, con gli occhi grandi e l’espressione rassegnata.
“Non ci penso proprio!” risposi determinato mentre le facevo segno di no con la testa.
Lei si appoggiò a me, le slegai i capelli dal fermaglio e le passai una mano sul collo.
“Amen, biondino! Sbrigati a baciarmi: sono incinta e ho voglia dei tuoi baci” ordinò ed io l’accontentai.

Anche la mia vita professionale va per il verso giusto.
Faccio sempre contento il neocapitano Bates collaborando con lui appena posso e dopo un’importante operazione, che ci ha portato a smantellare una delle più feroci gang della città, sono stato promosso tenente.
In ogni caso non ho ceduto a Hetty neanche quando è andata in pensione e continuo a essere un poliziotto, ufficiale di collegamento con l’NCIS.
Tranne che nel periodo della sua maternità, Kensi Blye Simon è ancora la mia partner; sì, è tornata con Jack anche se il cognome da sposata non lo usa mai. Sam Hanna ha scelto la CIA per poter stare più vicino a Michelle che è rientrata all’Agenzia e G Callen ha avuto un figlio da Joelle e un nuovo partner: l’agente speciale Nell Jones, analista.
È tutto perfetto e la mia vita personale è la più appagante che avessi mai sognato di avere. Con mia moglie siamo impegnati nel sociale e superorganizzati per stare con i nostri figli il più possibile.
Sono anche molto soddisfatto del mio suv, dove ascoltiamo e cantiamo le canzoni che passa la radio. È spazioso, praticamente una piazza d’armi: c’entriamo tutti, compresi tavole da surf, materassini, ciambelle, braccioli, secchielli, una spropositata quantità di teli da mare e, ultimi ma non ultimi, Monty e Monty Jr.
Dopo la nascita di Noah abbiamo traslocato nella casa nuova vicina alla spiaggia.
Completamente circondato da una fitta boscaglia, un viottolo sterrato arriva a un giardino ampio e poi alla casa, fatta di legno, ferro battuto e vetrate. Finalmente ho una casa tutta mia: il mio fortino, il mio nido dove proteggere e vivere la mia famiglia.
L’amore che condivido con mia moglie è immenso, quasi ingestibile ma desideriamo fortemente viverlo. Abbiamo il nostro mondo; quello stato di grazia che si alimenta di noi, per noi. La passione non è scemata neanche un po’ e ci lasciamo andare, sempre, guidati dal desiderio che abbiamo l’uno per l’altra…

L’ecografia ha detto che è un maschio ma io lo sapevo già: ho sempre azzeccato il sesso dei miei figli: del resto, sono io che decido!
Il tempo è praticamente terminato: Michael Albert dovrebbe arrivare alla fine di gennaio ed io sono qui, sul divano insieme a sua madre.
Ci piace tantissimo scambiarci baci e carezze e data l’ora i nostri figli finalmente dormono e noi possiamo fare finta di essere soli; abbiamo il tempo di festeggiare il mio compleanno in privato.
Tra un bacio e l’altro ho sentito calciare il mio bambino; con sua madre siamo rimasti in silenzio passando i palmi delle mani sulla pancia cercandolo e spiando i suoi movimenti lievi e leggeri.
Oh! Mia moglie gira la testa, strofina la sua guancia alla mia e mi bacia la bocca distraendomi da ogni altro pensiero. E io, felice, mi lascio sedurre da lei.

 

 

 

Sono innamorata di questa famiglia e credo che Martin si divertirebbe un mondo in una cucina piena di figli. Se chiudo gli occhi, eccolo! Sì, è proprio come l’ho descritto: pieno di bambini piccoli ai quali non sa dare i resti, che si sbraccia sporco di latte e cereali, che insegna a un imitatore che certe parole non si dicono e poi, da padre si trasforma in marito appassionato.
Basta, ciao, parto per Los Angeles a cercare quest’uomo fantastico: girerò tutti i distretti di polizia e tutti i moli e se non dovesse bastare, anche tutti i veterinari e… lo troverò, eccome se lo troverò!
Monty

 

Disclaimer: Bates, l’NCIS, Kensi Blye, Jack Simon, Sam Hanna, la CIA, Michelle, GCallen, Hetty, Joelle, Nell Jones, Martin Marty Deeks, Monty e Monty Jr. non li ho inventati io.

 

 

  
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