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Autore: deborahdonato4    08/06/2015    2 recensioni
Hogwarts dopo la battaglia.
Il castello è andato distrutto.
Molte vite innocenti sono andate perdute.
Per Harry e i suoi compagni è giunto il momento di ricominciare.
E il modo migliore per farlo è partire proprio dal castello.
E allacciare nuove amicizie, che li renderanno più forti.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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1. Casa Weasley

Sono passate più di due settimane dalla fine della guerra contro l'Oscuro Signore. E molte vite sono andate perdute.
Dopo lo scontro, il castello tanto amato dagli studenti fu abbandonato a causa dei troppi danni subiti, e il Ministro della magia, Kingsley Shacklebott, ha preferito dare la priorità alle famiglie dei caduti.
Un giorno di fine maggio, Hermione svegliò bruscamente Harry e lo costrinse a vestirsi. Erano settimane che lui e Hermione vivevano alla Tana. Non per colmare il vuoto lasciato da Fred, ma per non separarsi dai Weasley.
«Che intenzioni hai?» bofonchiò Harry, inforcando gli occhiali e alzandosi dal letto.
«Te lo spiegherò dopo.» rispose Hermione, affrettandosi a svegliare Ron.
«Cosa?» domandò il rosso, sobbalzando appena Hermione lo toccò.
«Abbiamo una cosa da fare.» si limitò a rispondere lei, lasciando la stanza.
Harry e Ron si vestirono e scesero in cucina. La signora Weasley non c'era: dopo i funerali, era partita con il marito per la Romania, da Charlie.
Harry sperò che si riprendesse presto.
Hermione preparò loro la colazione, e Harry non mancò di notare il quarto piatto posato sul tavolo. Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere dell'arrivo di Ginny.
Ora che Voldemort era sconfitto, Harry non vedeva l'ora di tornare da lei, ma si era imposto di aspettare almeno un mese. La morte di Fred veleggiava nell'aria, assieme a quella di Lupin, Tonks e Colin Canon. Erano morti in tanti per lui, ma questi erano i nomi che gli pesavano più sul petto.
Ed era morto anche Piton, Harry non intendeva dimenticarselo. Anche se aveva scoperto la verità, era ancora difficile credervi.
Nessuno dei quattro parlò mentre consumavano la colazione. Ma ad un certo punto Hermione si rivolse a Ginny.
«George?» domandò.
«É uscito.» rispose Ginny.
George non passava molto tempo a casa. E nemmeno al suo negozio in Diagon Alley. Harry presumeva di sapere dove si trovasse, ma non lo disse. Lo sapevano già.
Quando Ron ebbe finito di mangiare, uscirono mel cortile.
«Prendete la scopa.» disse Hermione. «Abbiamo un viaggio da compiere.»

2. Viaggio

Harry capì la destinazione di Hermione non appena si lasciarono la Tana alle spalle.
Il vento gli accarezzava il volto e gli scompigliava i capelli. Doveva socchiudere gli occhi per via del vento, ma non intendeva lamentarsi della velocità.
«Dove stiamo andando?» chiese Ron, col tono abbastanza alto per farsi sentire.
«Ad Hogwarts.» rispose Hermione, come se fosse una cosa normale svegliarsi alle sette di mattino e volare fino alla scuola di magia.
«Per fare cosa?»
«Lo vedrete.» 
Harry incrociò lo sguardo di Ron e alzò le spalle.
Dopo qualche altro miglio, Harry si affiancò ad Hermione. Non le era mai piaciuto volare.
«Perché non usiamo l'Espresso?» le domandò.
Hermione gli lanciò un'occhiata truce. «L'Espresso non è agibile.» rispose, e Harry ricordò che era stato colpito anch'esso.
Una seconda domanda gli venne spontanea - Perché non ci Smaterializzamo? - ma alla fine si trattenne. Hermione non era a suo agio sulla scopa, e non voleva darle altri motivi per una fattura.
Si fermarono tre volte durante il tragitto, e quando arrivarono nei pressi del castello Harry fu felice di potersi fermare. Ma poi i suoi occhi si posarono sul castello e distolse lo sguardo. 
Il dolore era troppo forte.

3. Hogsmeade

Hermione decise di fermarsi ad Hogsmeade per riposare. Gli altri furono subito d'accordo con lei. Andarono a prendere delle Burrobirre ai Tre Manici di Scopa, ignorando la clientela, le domande e i saluti.
«Puoi spiegarci cosa sta succedendo?» domandò Harry ad Hermione. Ormai di era riposata a sufficienza.
«Dobbiamo andare a Hogwarts.» ripeté lei. «Ma a piedi, questa volta.»
Harry annuì distratto. «Ma perché?» insistette.
«C'è un raduno.» si intromise Ginny.
«Un raduno? E di cosa?» domandò Harry, ma nessuno gli rispose.
Seguendo Hermione, si avviarono verso il castello, in silenzio, sforzandosi di svuotare la mente.
Solo dopo un centinaio di metri Harry si voltò verso Hogsmeade, e vide il treno scarlatto fermo in stazione. Ma non riuscì a vedere nulla che non andasse in esso.

4. Il castello

Il castello era ridotto molto peggio di quanto Harry avesse immaginato.
C'erano macerie ovunque, delle pareti del castello e anche delle statue animate dalla McGranitt.
I vetri scricchiolavano sotto le scarpe di Harry, che evitò di cadere a causa di una cattedra spezzata.
Quasi tutto il prato era bruciato, e l'erba non sembrava intenzionata a crescere. La casa di Hagrid si sorreggeva per miracolo, e Harry si domandò che fine avesse fatto il guardiacaccia.
Entrarono nel portone mal ridotto dell la vecchia scuola. Harry si aspettava che non ci fosse nessuno, e rimase sorpreso nel constatare il contrario.
«Ce l'avete fatta a venire.»

5. Raduno

Harry guardò senza parole la piccola folla di studenti che si era radunata nel salone d'ingresso. Riconobbe molti dell'esercito di Silente, ma c'erano anche volti poco conosciuti e alcuni familiari. Come Draco Malfoy.
«Che fate tutti qui?» domandò Harry. 
«Che facciamo tutti qui?» aggiunse Ron, voltandosi verso Hermione.
«Ricostruiamo Hogwarts, ovviamente!» rispose Luna Lovegood, al fianco di Neville Paciock. Ginny si affrettò ad abbracciare entrambi.
Harry non credette alle sue orecchie. «Cosa?» domandò.
Ginny di schiarì la gola, ma fu Dean Thomas a parlare. Portava ancora un braccio appeso al collo.
«Hermione e Luna ci hanno contatto, uno ad uno.» disse, e i suoi occhi si soffermarono per un breve secondo Malfoy e un altro paio di Serpeverde dall'aria scontrosa. «Be' più o meno.»
«Abbiamo sentito delle voci...» disse uno dei Serpeverde, con una scrollata di spalle.
«Siamo stati contattati per riportare la scuola ai vecchi splendori.» Ernie Macmillan prese la parola.
«Non possiamo aspettare che lo faccia il Ministro.» aggiunse Cho Chang.
«É un compito che spettava a noi.» finì Seamus Finnigan. «É la nostra scuola.»
Harry non ebbe nulla da obiettare. Si voltò verso Hermione, che lo guardava in attesa di una conferma.
«Almeno non è un esercito di studenti.» mormorò, e Hermione tradì un sorriso.
«Da dove cominciamo?» chiese Ron, rimboccandosi le maniche.

6. Colpa

Hermione cominciò a dividere i trenta giovani studenti in gruppi da cinque. Neville si avvicinò a Ron per parlargli, ed Harry fu sul punto di raggiungere Ginny e Luna quando qualcuno gli si accostò.
«Potter.» disse la voce fredda ben conosciuta.
«Malfoy.» rispose Harry. Sebbene l'odio provato nei suoi confronti, continuava ad essere grato a sua madre. Grazie a lei era riuscito a vincere la battaglia.
«Cosa fai tu qui?»
Malfoy si strinse nelle spalle. «Ho seguito gli altri.» disse.
Harry volle fare dei commenti, ma riuscì a resistere.
Per un momento rimasero uno di fronte all'altro, in silenzio.
«Perché sei qui?» ripeté Harry.
Draco Malfoy guardò un cumulo di macerie. «É tutta colpa mia.» sussurro infine.
Harry aggrottò la fronte. «Sei Voldemort?» gli chiese.
Instintivamente, Draco Malfoy si portò la mano all'avambraccio sinistro, come se gli bruciasse. «No.» disse.
«Allora non è colpa tua.»
«Lo è!» si agitò Malfoy, gli occhi grigi stanchi. «Se non avessi provato ad uccidere Silente, se mi fossi rifiutato...»
«Lui avrebbe ucciso te e la tua famiglia, e la situazione sarebbe stata la stessa.» Harry sospirò. Mai avrebbe creduto possibile una conversazione del genere con Malfoy. «Silente era destinato a morire. E Piton gli ha promesso che, al momento opportuno, lo avrebbe ucciso, per riattirare la fiducia di Voldemort. Era tutto un piano attuato da Silente.»
Malfoy lo guardò sbalordito.
«Piton non ti avrebbe mai permesso di uccidere Silente.» concluse Harry.
«Ma... Perché Silente..?»
«É stato vittima di una maledizione. Non avrebbe vissuto nemmeno un altro anno.»
Malfoy lo studiò a lungo. «L'arma di Silente, eh?»
Harry sorrise.
Malfoy gli tese la mano. «Grazie.» mormorò.
Harry tornò con la mente al suo arrivo ad Hogwarts. Malfoy gli aveva teso la mano proprio in quel modo, ed era contento di non avergliela stretta allora.
Harry la strinse, e per qualche secondo si guardarono negli occhi. Poi il momento di debolezza di Malfoy finì e si avviò verso il gruppo di Serpeverde.

7. La statua

Harry tornò dai suoi compagni, e nessuno gli chiese spiegazioni sul comportamento di Malfoy.
I due fratelli Weasley guardavano le scale, gli occhi offuscati dal dolore. La morte di Fred doveva essere molto più dolorosa, ora.
Harry pensò a tutti i caduti. Tutti morti per lui. Pensò con rimpianto al piccolo Teddy Lupin, che come lui sarebbe cresciuto senza genitori.
Ma al contrario di se, Teddy non avrebbe vissuto un'infanzia infelice. Si sarebbe dato da fare per evitarlo. Teddy avrebbe continuato a vivere dalla nonna Tonks fino a quando Harry non fosse stato in grado di badare al bambino.
E poi avrebbe sposato Ginny. Se lei lo avesse accettato.
«Pronti?»
La voce di Hermione lo riscosse dai suoi pensieri. Afferrò la bacchetta e pronunciò l'incantesimo: «Reparo!», e al suo fecero eco tante altre voci.
Solo Hermione pronunciava un incantesimo diverso.
Lentamente, il castello tornò a ricomporsi. Prima che Harry se ne accorgesse, comparvero anche altri maghi, tra cui Horace Lumacorno, George Weasley e Aberforth Silente.
La scuola ritornò alle sue solite sembianze. Alcuni professori, come Lumacorno, Vitiuos e McGranitt, portarono gli studenti ai piani più alti per concludere la "guarigione" del castello.
Harry notò anche tanti piccoli elfi che si davano da fare, portando cibo e bevande ai maghi. Harry pensò a Dobby, e il cuore gli si strinse.
«Abbiamo concluso.» disse Oliver Baston, con orgoglio.
Harry guardò in direzione dei Serpeverde. «Non ancora.» disse.
Chiese aiuto a tutti, e tutti i presenti nel cortile puntarono le bacchette verso un punto preciso. Mormorarono un incantesimo, che impiegò più di cinque minuti e tolse loro molta energia.
Ma guardando il monumento, Harry capì che ne era valsa la pena.
Il monumento era un omaggio all'uomo più grande che avesse mai incontrato, l'uomo dotato di una grande forza d'animo, ma non di umorismo. Un uomo che aveva dato tutto se stesso per portare a termine una missione, un uomo coraggioso che si era visto portare via l'amore della sua vita.
L'uomo che lo aveva protetto, a modo suo. 
L'uomo che gli aveva insegnato l'incantesimo che più volte gli aveva salvato la vita.
L'uomo che aveva spesso chiamato vigliacco, e che si era dimostrato tutto fuorché quello.
Severus Piton 
«Ora abbiamo finito.» sussurrò Harry.
   
 
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