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Autore: IMmatura    08/06/2015    2 recensioni
Dal testo: "Magari è a me che non sta bene? Magari mi odio per questo? Magari mi odio perché non faccio un bel niente, e la storia del non avere paura è solo una grande ca**ata?"
Riflessioni di una spichica psicopatica.
[Note: Alcune ripetizioni e frasi sconnesse sono volute, in quanto mi sembravano adatte a rendere il punto di vista non completamente lucido della protagonista.]
[Partecipa al contest "Lies a warrior" indetto da Fra.EFP sul Forum]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome: IMmatura (Forum ed EFP)

Titolo: La odio. Mi odio. Lo odio.

Fandom: Dark Visions

Genere: Angst, Introspettivo

Avvertimenti: Missing moments (accennati)

Gruppo: I combattenti

Note dell’autore: Alcune ripetizioni e frasi sconnesse sono volute, in quanto mi sembravano adatte a rendere il punto di vista non completamente lucido di “Bri” Gallo. Per il suo potere ho lavorato di immaginazione, dato che non mi pare di ricordare che fosse detto esplicitamente di cosa si trattasse nei libri (e mi piace troppo avere headcanon sugli sfiga!characters ;D ). L’idea iniziale era di scrivere su Gabriel, ma poi ho cambiato e deciso di rischiare... spero di aver fatto la scelta giusta.

 


 

Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Lisa Jane Smith; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

La odio. Mi odio. Lo odio.

La odio. Dal primo momento in cui l’ho vista. “NO FEAR” abbiamo scritto io e Renny dall’altra parte del muro a cui ero appoggiata quando Frost l’ha vista entrare.

-È una di loro. Quelli che sono scappati.-

I salvatori del mondo, che se la sono data a gambe. I buoni, comunque. Quelli convinti di avere sempre ragione, di essere giusti e perfetti. Giusto Gabriel si salva. Lei, la odio più di tutti. Da prima di incontrarla di persona, a ben pensarci. Da quando mi sono proiettata per attaccare lei e i suoi amici. La odio, con quella sua smielata gioia per il legame psichico, con cui aveva contagiato gli altri tre allocchi. Con la sua stupida fiducia nei sogni e nella Confraternita. La odio, con quella faccia tranquilla con cui ci guardava mentre Frost la chiamava “Kitty Kat”. La odio, per quello stupido atteggiamento da martire, che ha tenuto tutta la sera, e ho goduto come non mai a sentire la sua voce tremolante chiedere della vasca d’isolamento. La odio, con quella faccia coraggiosa che è solo apparenza. Se non ci fosse stato Gabriel non sarebbe qui, non sarebbe stata neanche ancora a questo mondo. La grande Kaitlyn fatta fuori da un barbone pervertito.

-Sicuro, una figata! Cosmico ragazzi, uno sbaaaalloooo!-

Se sopravvivi a quello non hai più paura di niente. NO FEAR.

E la piccola Kitty Kat se ne scappa mano nella mano con Gabriel, mentre Mac mi spacca la faccia contro un piatto. La odio, così innocente. Anche qui, così innocente. Quella non sa niente. Quella pensa di valere più di noi per una gitarella fatta in Canada. Quella si crede speciale per il legame psichico, o per essersi fatta succhiare energia da Gabriel, magari...

Incrocio lo sguardo di Frost e capisco che questo era un suo pensiero. Bella fregatura essere empatici. Vorrei vederla, farsela addosso nell’acqua della vasca d’isolamento, se sentisse quello che sento io. Fighi i legami psichici? Che cretina.

Si, io ci sono stata, nella gabbia di Faraday, e ho sentito quello che lei neanche si immagina. L’urlo puro, animalesco. La disperazione e la rabbia estrema messe insieme. E in mezzo all’acqua che piangi a fare, ti ricordi appena di avere gli occhi, al buio. L’empatia è un legame permanente se ti affezioni, pure se la persona a cui ti leghi non esiste più. Perché quelli non possono essere sentimenti umani. Cani, cani che ringhiano e mugolano nella sporcizia, e nel nulla c’è solo il loro dolore, la testa che brucia di continuo e forse neanche lo sanno, neanche sanno che quello è il dolore, ma urlano lo stesso, con la loro voce mentale.

 

 

 

Mi odio. Perché lei è ok, con gli occhi più...assurdi del mondo, in senso buono. Perché lei sa perché mi tingo i capelli ed io ho sentito che è vero. Perché siamo due streghe in un mondo di cacciatori e pazzi con le torce. Perché ero contenta come lei, quando chiacchieravo con Sasha e Re Partè.

Mamma

Non può essere. Mi odio perché rido come un’ochetta qualunque e le racconto che Sasha era carino, davvero carino. Mi odio perché lo era e mi piaceva. Mi odio perché ne parlo al passato per colpa mia. Mi odio perché non è vero che non ho paura, e che non ha paura lei. E se lei è sbagliata lo sono anch’io, perché siamo uguali. Mi odio perché stavo per ammazzarla e stava per ammazzarmi in bagno. Mi odio perché le sto urlando contro di nuovo, solo per tenere un segreto che mi rivolta le budella.

-Si, sono morti, e allora? Non ti sta bene?-

Mamma

Magari è a me che non sta bene? Magari mi odio per questo? Magari mi odio perché non faccio un bel niente, e la storia del non avere paura è solo una grande cazzata?

Me l’ha insegnato Re Partè a far girare questo pendolo. Era mio amico, Re Partè. E pure Sasha...

 

 

 

-Mu...mu...mammaaaaaaa!-

Lo odio. Lo odio con tutte le mie forze. Lo odio perché non è vero che Sasha e Re Partè non sono più umani. E se fai cose del genere a degli umani devi solo morire.

Lo odio perché ho ringhiato io come un cane per tutto questo tempo, credendo di avere ragione ad incazzarmi con Kait. Non è colpa sua se ha voluto fare la cosa giusta. Non è colpa sua se rischiava di farsi mandare ai pazzi come quegli altri due. Non è colpa sua se ho ancora un’anima, e mi sentivo in colpa. La colpa è dell’uomo contro cui mi sto scagliando inutilmente, al rallentatore. La colpa è di quell’uomo che mi ha fatto credere in un futuro da dominatrice o vittima, mi ha convinta di essere una strega da uccidere, che doveva uccidere gli altri per primi. Mi ha fatto credere che fosse giusto sopravvivere, anziché vivere. Mi ha inchiodato alla rabbia feroce dei prigionieri nel seminterrato, alle voci che mi dicevano che era tutto da odiare, da attaccare, da temere. Mi ha portato sul baratro della pazzia insieme a loro, consapevole di farlo. L’unico da odiare è il signor Z, e lo odio più della stessa figlia che si è ribellata. Se può farlo una come lei, così fifona, posso farlo mille volte meglio. NO FEAR, stavolta sul serio!

Riesco solo a girare la testa incrociando lo sguardo di Renny. Vivo. Ha lo sguardo vivo e, nel riflesso dei suoi occhiali, vedo che ce l’ho anch’io. Sono ancora viva. Posso ancora vivere, anche se forse non me lo merito. Posso vivere anche se tutti i legami che avevo stretto finora mi trascinavano giù verso la morte. Posso vivere ed essere... felice?

Devo sentirla negli altri, quest’emozione, per ricordarmela. Ho il coraggio di abbracciare solo Renny, quando tutto finisce, ma è come se stessi abbracciando il mondo. Come se il mondo fosse rinato all’improvviso con quel big bang mentale. Le onde d’urto del cristallo che va in frantumi. E io che rinasco con questo mondo.

Sabrina Jessica Gallo, di nuovo.

  
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