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Autore: inuyara    08/06/2015    2 recensioni
Era una nuova sensazione quella. Paura e curiosità intrecciate fra loro, così intricate che trovavo difficile distinguerle. Sentii un groviglio allo stomaco e le mani incominciarmi a sudare. Da quel giorno la mia vita sarebbe cambiata radicalmente e non sapevo davvero cosa aspettarmi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1


C’era un’aria strana. Riuscivo a sentire l’agitazione entrarmi nelle ossa e scuotermi tutto facendomi rizzare fino all’ultimo pelo o, forse, era semplicemente il freddo.
Mi alzai e chiusi la finestra, sospirando. La camera, piena di scatoloni, non sembrava nemmeno più la mia. Così spoglia da farmi sentire vuoto, in un certo senso.
Qualcuno bussò alla porta, risvegliandomi dai pensieri.
-Hey… Channie-
Guardai attentamente quella familiare figura entrare e sedersi sul letto, dando, di tanto in tanto, qualche occhiata alla camera.
-Ciao mamma- feci poco più che un sussurro, il mio sguardo ora era puntato fuori dalla finestra e la mia mente viaggiava cercando di sfuggire a quel momento.
-Siamo pronti, eh?- ridacchiò, quasi a voler rompere quel muro di imbarazzo che si era formato tra di noi.
-Già-
-Mi dispiace, sai quanto sia importante la mia carriera, è la cosa che viene prima di tutto-
Sorrisi amaramente a quell’affermazione. Il fatto che lo avesse detto con tanta facilità mi spezzava il cuore in tanti piccoli frammenti, così piccoli che sarebbe stato impossibile ricomporlo. Delusione, ecco cos’era. Tanta, amara, delusione.
-Prima di tutto, compreso me- mi girai incontrando i suoi occhi che, in tutta risposta, mi scrutarono silenziosi per qualche secondo. Occhi che mi avevano sempre guardato senza mai farlo realmente, accecati dall’egoismo.
-Ma non importa, vedrai che dallo zio Lee starò bene- mi alzai infilandomi le mani in tasca e puntai gli occhi verso la porta, invitandola ad uscire. E così fece, poco dopo.
 
 
 
La sveglia suonò, svegliandomi di soprassalto. Realizzai ciò che sarebbe accaduto a momenti e il cuore prese a battere forte.
Era una nuova sensazione quella. Paura e curiosità intrecciate fra loro, così intricate che trovavo difficile distinguerle. Sentii un groviglio allo stomaco e le mani incominciarmi a sudare. Da quel giorno la mia vita sarebbe cambiata radicalmente e non sapevo davvero cosa aspettarmi.
Senza indugiare un secondo di più mi alzai dal letto, ormai deciso ad andare incontro al destino. Mi preparai velocemente, come se fossi in un enorme ritardo. Come se dovessi andare all’appuntamento più importante della mia vita al quale non potevo assolutamente ritardare. O, magari, non vedevo l’ora di sfuggire alla mia “vecchia vita” e alla mia solita routine. Si, probabilmente era quello il motivo della mia insolita fretta.
Esattamente venti minuti dopo ero fuori casa con una piccola valigia a portata di mano. Avevo deciso di non portarmi nulla che mi facesse rivivere ricordi del passato, solo alcuni vestiti che avevo acquistato qualche giorno prima e il mio computer, elemento essenziale e unico amico.
In lontananza vidi mia madre correre verso la mia direzione, con la sua tuta turchese da jogging che spiccava in quella strada così buia e isolata.
-Channie! Sei… Sei già pronto?- farfugliò per il fiatone appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
-Il taxi dovrebbe arrivare a momenti-
Passò qualche secondo prima che decidessi di guardarla. Potei scorgere un nonsoché di malinconico nel suo sguardo e, per la prima volta, mi sentii figlio di quella donna.
Sentii il rumore di un’autovettura in vicinanza. Il tempo sembrava scorrere lentamente e l’unico suono distinto che mi rimbombava nella mente era il battito del mio cuore che, col passare dei secondi, aumentava di intensità.
I fari della macchina illuminarono il volto di mia madre la quale, senza proferire parola, ora guardava un punto fisso sul tetto della casa dei vicini.
-Allora… ci si vede. Ciao Mamma.-
Ero in procinto di avvicinarmi all’auto quando, improvvisamente, due braccia mi circondarono. Mi bloccai e rabbrividii quando sentii dei singhiozzi alle mie spalle.
-Mamma?-
Mi girai a fatica e mi ritrovai le sue mani sul petto a stringermi con forza il maglione.
Perché? Perché così dannatamente tardi?
Le lacrime rigavano il suo dolce volto. Tremava e sembrava una bambina rispetto alla mia altezza. Così indifesa. Chissà se anche quella era una delle sue tante maschere.  
Chiusi gli occhi e sospirai lasciando fuoriuscire dalla mia bocca anche i pensieri negativi. La abbracciai lasciando che si appoggiasse con la testa sul mio petto. Restammo così per qualche istante, poi le diedi un bacio sulla testa e andai via, in religioso silenzio. C’erano solo i suoi singhiozzi a fare da sottofondo a quella strana area invernale.
Posai la valigia nel portabagagli ed entrai in macchina.
 
 
 
Il rumore della pioggia che cadeva sul vetro cullava il mio dolce sonno. Era come se in quel momento tutti i miei problemi fossero spariti, nascosti in un angolo remoto della mia mente.
Sognavo. Ero felice nel mio sogno. Avevo con me tutte le cose che amavo. Magari fosse stato così anche nella realtà. Mi sarebbe piaciuto mettere le cose brutte da una parte e le belle dall’altra, così da tenerle ben separate senza rischiare che si confondessero creando una sostanza indefinita. Senza uno scopo. Incompleta. Come me.
Non ricordavo esattamente cosa significasse essere felici. Nella mia vita non avevo mai avuto delle soddisfazioni. Cioè si, ma le avevo fatte per, appunto, soddisfare gli altri e non me. Precisamente, cosa avevo fatto per me? Nulla per quanto possa ricordarmi. Le mie giornate era tutte così uguali che faticavo a distinguerle. Era come se vivessi in un mondo a parte, dove il tempo non esisteva ed era una routine continua. Una monotonia che uccideva lentamente.
Però nel mio sogno era tutto diverso. Io ero diverso. Sorridevo. Mi sentivo vivo, come se finalmente avessi incominciato a vedere tutti i colori. Peccato non potessi vivere nei sogni.
La macchina frenò improvvisamente facendomi aprire gli occhi. Girai la testa guardando attraverso il vetro e osservai confuso l’abitazione che mi ritrovai davanti.
-Siamo arrivati, Signore-
Sussultai appena, colto alla sprovvista dalla voce rauca dell’autista.
Aprii lo sportello uscendo dall’auto e mi alzai il cappuccio cercando inutilmente di ripararmi dalla pioggia. Forse avrei dovuto portare un ombrello.
L’autista prese la valigia portandola fin sotto alla porta della mia nuova casa. Gli diedi i soldi e lo ringraziai accennando un rigido inchino che, rapidamente, ricambiò.
Bussai ma nessuno aprì. Forse non erano in casa.
Presi dalla tasca un bigliettino con all’interno un numero di telefono. “Se hai qualche problema non esitare a chiamare” ecco cosa c’era scritto. Cosa avrei dovuto fare? Forse avrei dovuto semplicemente aspettare, di sicuro non ci avrebbero messo molto ad arrivare.
-Qualche problema… Mhn- alzai gli occhi al cielo e la pioggia fredda bagnò il mio viso. Non la trovavo fastidiosa. Le gocce cadevano delicatamente sulla pelle e sembravano accarezzarla.
E se fossi semplicemente rimasto lì? Dopotutto non era poi un’idea così cattiva. Amavo la pioggia e sarei rimasto ad ammirarla per ore ed ore.
-Mi avevano detto che avevo un cugino idiota, ma non pensavo fino a questo punto. Mi spieghi che diamine fai sotto la pioggia? Muovi quelle chiappe da femminuccia che ti ritrovi e vieni a ripararti.-
-S-Sehun? Sei tu?-
-Sono passati 10 anni e già non ti ricordi più di me? Aish, che cugino ingrato!- scosse la testa divertito –Cosa aspetti? Sali in macchina-
Rimasi per qualche secondo a fissare la vettura prima di collegare il fatto che sarei dovuto salire e anche in fretta. Lasciai la valigia sotto l’uscio di casa e senza indugiare entrai per sedermi nel posto accanto a Oh Sehun, cugino di primo grado.
-Hey…-
-Hey-
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Ci alternavamo i sospiri che accrescevano l’imbarazzo che ormai stava appesantendo l’aria.
-Bene- disse poi, rompendo quell’interminabile assenza di rumori. –Mio padre arriverà a momenti, torna sempre un po’ tardi dal lavoro-
-Non è un problema-
-In effetti no, spesso va via per qualche giorno e, credimi, casa mia è proprio un bel luogo dove dare delle feste- ammiccò dandomi qualche gomitata sul braccio. Feste? L’ultima festa a cui avevo partecipato era stata probabilmente il mio decimo compleanno, e a festeggiare eravamo solo io, il cane e la mamma. Fin da bambino mostravo difficoltà nel farmi degli amici quindi, nonostante avessi invitato tutta la classe, nessuno si era degnato di presentarsi. Dopo quella volta non avevo più festeggiato nessun compleanno o partecipato a feste in generale (dopo tutto se non si è invitati è difficile poterci andare).
-Non amo le feste- sussurrai appena, guardando con aria persa un punto avanti a me.
-Questo perché non sei mai stato ad una festa organizzata dal sottoscritto, tsk! Vedrai mio caro cugino, ti convertirò al sehunismo- disse sorridendo.
Sospirai per poi accennare un sorriso rassegnato. Mi aspettava un lungo, lunghissimo anno. 




Ciao ( ^3^ )/ (<-- kawaii)
Sup. Ho scritto un po', la noia era troppa e così mi sono detta ''perché non buttare giù una bella fanfiction sulla ChanBaek''. Ad essere sincera non mi fa impazzire questo primo capitolo, la trama che ho in mente però non sembra male. Il problema è scriverla come si deve. Anyway, ho postato questo capitolo per vedere un po' se attirava l'attenzione di qualcuno. Il secondo capitolo è in corso quindi se questo non riscontrerà nessun successo chiudo tutto e brucio il computer. No bugia, mi dedicherò a qualcos'altro. Beh, detto questo me ne vo a nerdare con qualche videogame. 
Byebye


 
  
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