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Autore: ezuccanigra    09/06/2015    2 recensioni
Immaginate la funzione del tasto Ins sulla tastiera del pc e pensate se fosse possibile applicarla alla vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco. Riecco quella sensazione di aver fatto tutto sbagliato. Vincent la sente ogni giorno.
Così, quando scopre quell’accordo segreto, la sua vita cambia. E cambia. E cambia. E lui continua a cambiarla per rimediare ai suoi errori.
Inizia con dieci minuti. L’ha scoperto per caso.
Suona il suo accordo al pianoforte.
Quel pianoforte fermo, mai invecchiato, mai visto. Solo l’ennesimo ingombro in una stanza già piena di inutilità.

Allora, quando scopre il suo potere, inizia a vederlo e ogni volta che gli passa davanti è sempre più grande, finché Vincent non si sente soffocare.
E inizia a fare ordine, libera la stanza, scatola dopo scatola, finché non rimane più niente se non quel pianoforte nero.
Già custodiva il suo segreto in principio. L’ha scoperto per caso, Vincent, tempo prima. Accordi prima.

Suona per lei, contro di lei, sopra di lei. Pesta i tasti per coprire la sua voce. Canta stonata, lei, non sta dietro alla sua musica. Vincent suona per sovrastarla ma lei sale in piedi sul pianoforte e spezza le corde. E Vincent piange sui tasti. Lei stona, lancia oggetti per la stanza. E Vincent si arrende, calando le mani su quell’accordo sbagliato, per farla smettere.
Lei si accorge dell’errore, come qualcosa che lui non avrebbe dovuto dire. Silenzio.
E lei è di nuovo appoggiata alla porta, sorridendo.
 
La prima volta che succede, Vincent non si fa troppe domande. Una seconda occasione è quello che gli serve davvero.
“Suona qualcosa” dice lei lanciando le scarpe sul letto. Vincent la guarda e inizia a suonare la sua preferita, di nuovo.
Lei cammina per la stanza a passo di musica, ride, gli dà un bacio. Poi quella smorfia, rossetto, urla e quell’accordo sbagliato. Di nuovo.
Lei lo guarda, dalla porta, gli dice di suonare qualcosa e scaglia le scarpe attraverso la stanza, sopra al letto. Gli si avvicina mentre suona, ride. Ma poi di nuovo quella smorfia.
Vincent sbaglia accordo prima delle urla. Ed è solo.
Si toglie la camicia incriminata dal rossetto dell’Altra e la butta giù dalla finestra.
In quel momento lei bussa alla porta.
Sorride, Vincent, suona per lei. Baci, accordi giusti, scarpe che volano giù dal letto.
E così: dieci minuti, un accordo segreto per sovrascrivere.
 
Inizia a fargli spazio, è prezioso, nero, lucido e minaccioso. Ma a Vincent piace, gli è caro. Quando la stanza è vuota, sistema il pianoforte nel mezzo e guarda soddisfatto la sua opera.
Quanto potere in un accordo segreto. E non è abbastanza, la camera non ha spazio a sufficienza. Vincent si appiattisce contro la parete per passare e andare a suonare il suo accordo sbagliato. Non può più farne a meno.
Innocente, all’inizio; irresistibile, poi.
Risolvere ogni piccolo problema, riscrivendo i suoi momenti. Non si è mai spinto oltre un solo accordo, fino a quel giorno.
Vincent siede sullo sgabello, lasciando seccare le lacrime. Accarezza i tasti. Ora il pianforte è atalmente grande che per poterlo suonare ci si deve arrampicare sopra.
Vincent è immobile. Una voce nella sua testa gli dice di suonare quell’accordo che lui tanto conosce e ama. Ma dieci minuti non sono abbastanza, non più.
Il pianoforte non gli parla più come una volta.
Vincent sente la rabia e suona l’accordo sbagliato.
Dieci minuti.
Perché le cose non sono andate come si aspettava.
Venti.
Perché il dolore passi più in fretta.
Trenta.
Perché è solo colpa sua.
Quaranta.
Perché ormai non importa.
Cinquanta.
Perché.
La sua mente di pianista gli suggerisce, maliziosa, un accordo da sposare con quello segreto. E Vincent è tanto stanco e inizia a suonare tutti gli accordi sbagliati, con rabbia, senza pensare. Compone una melodia tanto incredibile quanto inascoltabile. Gli bruciano le orecchie perché l’enorme pianoforte fa troppo rumore ma Vincent non può smettere e gli dolgono le dita componendo la musica del tempo.
Fuori passano le stagioni: inverno, autunno, estate, primavera.
E inizia a stare meglio, rallenta il ritmo e tace.

Il pianoforte occupa tutto lo spazio disponibile, Vincent è schiacciato contro la parete, si soffia sulle dita per lenire il dolore.
Ha le mani piccole, molto piccole, troppo. Non capisce, gli abiti gli stanno larghi. Si arrampica come può sul pianoforte e si specchia sulla superficie nero lucido che gli deforma i lineamenti ma nonostante questo si riconosce. È tornato bambino.

   
 
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