SOGNO
Haruka se ne stava lì, immerso nella ormai tiepida acqua della vasca. Gli occhi chiusi e la schiena appoggiata; stava sognando.
Sognava un blu ghiaccio racchiuso in due piccole fessure che esprimevano calma e serietà, ma nascondevano tenerezza e preoccupazione.
Sognava capelli neri come il cielo in una notte senza stelle.
Sognava spalle forti e possenti come una montagna, spalle che potevano crollare per il tocco di una farfalla ma che avrebbero retto pure di fronte a un tornado.
Sognava mani grandi, nodose e forti, mani che potevano uccidere quanto amare.
Amare toccando, stringendo accarezzando e penetrando.
Un sogno amaro; guardando quei meravigliosi occhi traboccare l'odio che provano nei suoi confronti e che, voltandosi verso qualcun'altro, si riempiono di amore.
Un sogno vano; sentendo il calore di un corpo enorme che lo sovrastava e viziava rispondendo ad ogni suo desiderio, fino al meno casto. Un corpo che in realtà per lui non avrebbe neppure mosso un muscolo.
Un sogno spezzato; udendo una voce che dice parole aspre e colme di rabbia soppressa, una voce bellissima e bassa quanto tagliente mentre pronunciava il suo nome con fare di disgusto.
Un sogno dolciastro; godendosi un odore salato di sudore misto al deodorante e il cloro di una piscina, un odore che lo ricopriva, lo attirava, lo cullava e poi spariva di colpo.
Un sogno doloroso; di una violenza sul suo corpo, sul suo essere che veniva violato e placcato con violenza e rabbia.
Aprì lentamente gli occhi blu mare e assieme alle gocce d'acqua ormai fredda sulla sua guancia scese una lacrima.