Cap. 4 The Circus
Un uomo con la pelle arrossata,
segnata
da una serie di tagli,
avanzava tra il pubblico, lasciando una scia di sangue dietro di
sé. Scese lungo gli
spalti,
superò il separé e raggiunse il centro
dell’arena, alzò il capo e allargò le
braccia.
“Benvenuti al nostro
circo!” annunciò, spalancando la bocca
tre volte il normale. Intorno ai suoi piedi si allargò una
pozza rosso scuro,
macchiando il terreno. Non aveva gli occhi e il sangue continuava a
colare dai
tagli sul suo capo, ricoprendogli di liquido vermiglio tutto il volto,
del
sangue ristagnava nelle orbite vuote. Sorrise, mostrando la mancanza di
denti e
si portò un indice alle labbra maciullate.
“Però non lo
dite a nessuno, quanto sia divertente” sibilò.
Saltò, fece una capriola in aria e si tuffò
dentro la pozza di sangue
scomparendo.
“Incredibile!” urlò un uomo del pubblico, coprendo il brusio che si era alzato.
Una vecchia avanzò fino al
centro
dell’arena, si sentiva dei
fruscii e dei tonfi prodotti dal vento che sbatteva contro il tendone.
Il
sangue si asciugò, mentre gli scialli neri e tarlati
dell’anziana strisciavano
sul terreno. La donna sorrise, mostrando dei denti gialli o anneriti
con dei
buchi tra loro, il suo viso rugoso si raggrinzì.
“Il primo numero
…”. Presentò con voce strascicata. Il
suo
naso adunco si muoveva ad ogni parola e una verruca giallastra su di
esso
emanava pus biancastro.
“ … è il Frankestain” farfugliò. Da dietro le quinte uscì un colosso mugolando, i chiodi ai lati del suo capo mandavano delle scintille. Ad ogni suo passo il terreno tremava. L’essere lanciava dei teschi e li riprendeva al volo. Si alzarono delle ovazioni dal pubblico. La pelle dell’uomo era grigia ed i suoi occhi emanavano una luce blu-elettrico.
La vecchia si acquattò a terra e sparpagliò una serie di candele, conficcandole nel terreno, la cera era dipinta di nero.
I capelli del Frankestain si
sollevarono, riprese al
volo
tutti e tre i teschi stringendoli al petto. Il suo sudore divenne
candida cera,
che formò una maschera sul suo volto. Gettò
indietro la testa e lanciò un urlo.
Il terreno si aprì e lui vi sparì
all’interno.
“Starà bene …”. “…incred…”. “…all’interno”. Si sentivano frasi di discorso provenire dal brusio del pubblico.
La strega
ridacchiò e
accese le candele.
“Il secondo numero
è la bambina zombie …”.
Proseguì la
vecchia. Una donna guardò l’immagine di una
bambina con arti e lembi di pelle
mancanti su un opuscolo. Lo sfogliò e indicò la
foto di un
cubo di metallo emanante fuoco
con una serie di buchi dentro cui stavano penetrando degli spuntoni.
“Io voglio vedere questo …” sussurrò all’uomo seduto accanto a lei.
Una ragazzina lanciò uno
strillo vedendo la bambina
uscire da dietro gli
spalti e si nascose il viso tra le mani, singhiozzando. Una donna dai
lunghi
canini aguzzi e i capelli tinti di rosso-viola si sedette accanto a lei
e le
mise una mano sulla spalla.
“Tranquilla, è
tutto finto, sono solo trucchi” sibilò
seducente. I suoi occhi dorati riflettevano la luce delle fiamme delle
candele.
“L… lo so” biascicò la giovinetta.
La bambina zombie
lanciò una
serie di coltelli, centrando ripetutamente un bersaglio che veniva
fatto
ondeggiare a venti passi da lei, appeso a dei fili.
“Brava!”
gridò un uomo. Un anziano sbadigliò e si
massaggiò
il collo. Un bambino seduto sulle sue gambe stringeva
l’opuscolo al petto.
“Quando arriva il
mangiafuoco?” chiese.
“Presto”
biascicò l’anziano.