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Autore: CrashCrashBurn    09/06/2015    2 recensioni
Dal testo:
"E allora vorrei venire da te, Jared. Vorrei piangere, urlarti in faccia che così non posso andare avanti, perché mi manchi, perché ho bisogno di te. Ma tu non ci sei. Quindi resto immobile. Immobile, impotente, mentre la vita mi sfugge dalle mani, mentre le persone prendono il mio posto nel tuo cuore. Perché tu non ci sei. Non ci sarai mai."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell’autrice
Un saluto a tutti! Dopo mille indecisioni e insicurezze mi sono decisa a pubblicare questa fanfiction, che è la mia prima in assoluto… spero sia di vostro gradimento c:
Mi farebbe davvero piacere conoscere la vostra opinione tramite una recensione: pareri, consigli, correzioni, critiche costruttive e   -speriamo-  complimenti sono sempre ben accetti.
Detto ciò, detto tutto. Buona lettura!
La vostra V.

 

Catch Me If You Can

 
Bossier City, Louisiana, 2 Aprile 1979                                                                                                                                          
<< Tanto non mi prendi, tanto non mi prendi! >>  ripeteva Jared a mo’ di cantilena, canzonando Lilian che era rimasta notevolmente indietro.

<< Sono il più veloce al mondo, prova a prendermi! >>  esclamò in tono di sfida.

<< Okay, okay, hai vinto  -ammise Lilian-  ora fermiamoci, non ce la faccio più! >>

Si sedettero all’ombra di una quercia, entrambi con il fiatone. Era uno dei primi pomeriggi soleggiati dopo un’interminabile serie di piogge. La primavera era finalmente giunta, portando con sé una gradevole brezza frizzante.
Jared e Lilian erano compagni di classe. Essendo molto amici, si frequentavano anche al di fuori del contesto scolastico: facevano lunghi giri in bicicletta, andavano in gelateria, stavano in casa a guardare i cartoni animati. Quel giorno, per esempio, erano andati a giocare nel parco a due isolati dalla loro scuola.
Dopo qualche minuto fu Jared a rompere il silenzio.

<< Lily, tu che cosa vuoi fare da grande? >>

Lo aveva chiesto aggrottando le sopracciglia, indice del fatto che quello era un discorso serio, molto più serio delle discussioni affrontate per escogitare qualche scherzetto da fare a Shannon, il fratello maggiore.

<< Beh… -iniziò esitante la bambina, spiazzata da quella domanda improvvisa e inaspettata- non lo so. Forse la veterinaria, lo sai che mi piacciono gli animali. Tu?

<< Io… io voglio inseguire i sogni. >>

Lilian scoppiò a ridere gettando la testa all’indietro.

<< Ma Jay, ma che lavoro è?! Non esiste! I sogni non corrono mica! >>   gli fece notare tra una risata e l’altra.

<< Lo so che non corrono, non hanno certo le gambe! Inseguire i sogni vuol dire realizzare i desideri! >>

Lilian si fece seria. Si ricordò di una canzone, una canzone che cantava Cenerentola prima di diventare principessa…
                                                             “I sogni son desideri… di felicità…”

Scosse la testa come per scacciare quel pensiero e riprese a far domande all’amico.

<< E allora come si fa? Ad inseguire i sogni, intendo. >>

<< Non lo so. La mamma dice che bisogna impegnarsi tanto e crederci sempre. >>

<< E qual è uno dei tuoi sogni? >>

<< Vorrei viaggiare e vedere tutto il mondo! >>
 
La bambina spalancò la bocca, stupita. Già si immaginava l’amico in posti lontani, come quella città con la torre… come si chiamava? Ah sì, Parigi!  Appena dopo, però, i suoi occhi si intristirono. Aveva dimenticato che, se Jared fosse davvero andato via, lei non l’avrebbe più rivisto. Schiuse appena le labbra, per formulare una domanda, una domanda spontanea, dettata dal cuore.

<< Jared…  -riservava il nome completo soltanto per le questioni importanti-  anche se andrai lontano, tu non ti dimenticherai di me… vero? >>

Il ragazzino, incredulo, strabuzzò gli occhi, quegli occhi tanto azzurri che non si capiva mai se riflettessero il cielo o se fossero il cielo stesso.

<< Ma Lily, cosa ti salta in mente?! Certo che no! Lo sai che ti voglio bene. Anzi, sai che ti dico? Se vuoi potrai venire insieme a me! >>

<< Promesso? >>

<< Promesso! >>

Lilian, rincuorata, gli saltò addosso dalla felicità, e lo abbracciò talmente forte da riuscirne a sentire il battito del cuore.

<< Lily, oggi la mamma fa la torta al cioccolato. Vuoi venire a casa mia a mangiarla? >>

Torta al cioccolato. Al suono di quelle tre parole magiche i suoi occhi si illuminarono. Era il suo dolce preferito, e preparato dalla mamma di Jay era ancora meglio.

<< E me lo chiedi anche? Corriamo! >>

I due si alzarono di scatto, iniziando a correre.                                                                                                                                                                                                                                        

<< Jay? >>

<< Sì? >>

<< Ti voglio bene. >>

<< Anche io, Lily. Tanto. >>
***


Bossier City, Louisiana, 2 Aprile 2015.

<< Mamma, io vado a giocare con quei bambini laggiù! >>

<< D’accordo amore, ma non allontanarti troppo. >>
Lilian si sedette su una panchina. Dopo una giornata di lavoro era sempre stanca e stressata, ma aveva promesso a suo figlio Joseph che l’avrebbe accompagnato ai giardini, e non voleva deluderlo.                
Ormai era tardo pomeriggio, quasi sera. La luce del sole iniziava a farsi leggermente più debole, mentre il cielo si colorava di tinte pastello.
La donna decise di approfittare di quel momento di tranquillità per fare qualcosa che da sempre desiderava portare a termine ma, per un motivo o per l’altro, non ci era mai riuscita.
Estrasse dalla borsetta un foglio e una biro, prese un libro per avere una base su cui appoggiarsi e iniziò a scrivere.
 
                                                                                                                                                               
2 Aprile 2015
Ciao, Jared.
Sono Lilian, o meglio Lily, la tua amica d’infanzia.                                                                                                               
Ti chiederai perché ti abbia scritto una lettera cartacea, così obsoleta, e soprattutto cosa mi spinga a scriverti (sempre se avrò il coraggio di imbucare questa busta).                                                                       
Risposta numero uno: io e la tecnologia non siamo mai andate d’accordo.                                                       
Risposta numero due: mi manchi.                                                                                                                                      
Hai tutto il diritto di stracciare questo foglio e gettarlo via. Sono una seccatura, lo so, lo sono per molti. Ma so anche che, dal profondo dell’animo, una voce ti sta consigliando di proseguire con la lettura. Ti prego, ascoltala.                                                                                                                                                                 
Dicevo che mi manchi. Sì, una persona di cui a fatica ricordi il volto sente la tua mancanza.

E’ passato tanto tempo da quando te ne sei andato da Bossier City, e non c’è giorno in cui non abbia pensato a te. Mi ritornano sempre in mente le giornate trascorse insieme, perché noi due eravamo inseparabili: ogni volta che mi guardavo alle spalle ero sicura che tu saresti stato lì, dietro di me. Ogni ricordo che affiora è una dolce, ma atroce pugnalata. Perché tu ora sei lontano, hai raggiunto i tuoi obbiettivi, sei diventato chi hai sempre desiderato essere. Io, invece, dove sono andata? Da nessuna parte. Sono inchiodata qui, a questa città che mi soffoca e a questa vita che mi opprime.
Sei sempre stato un sognatore, e quest’innata indole ti ha portato a lottare per ciò che hai sempre voluto. Lottando sei diventato attore, cantante, musicista, regista, fotografo. Ho seguito ogni tuo passo da lontano. Ho guardato ogni film, ho ascoltato ogni canzone, ho comprato ogni CD, ho seguito le tue interviste, ho pianto durante la cerimonia degli Oscar, seduta sul divano, orgogliosa della tua vittoria.
Ho fatto tutto questo perché ti amo.
Ridi, puoi farlo. Ne hai tutto il diritto dopo un’affermazione del genere. Sappi solo che le mie non sono parole campate in aria, non sono parole prive di valore. Io sono certa di amarti, perché è da quando te ne sei andato che c’è qualcosa di diverso in me. Un dolore costante che mi paralizza, un vuoto interiore che mi fa star male. Perché come posso stare bene al pensiero che io, per te, non sono che un vago ricordo sbiadito dal tempo?
E allora vorrei venire da te, Jared. Vorrei piangere, urlarti in faccia che così non posso andare avanti, perché mi manchi, perché ho bisogno di te. Ma tu non ci sei. Quindi resto immobile. Immobile, impotente, mentre la vita mi sfugge dalle mani, mentre le persone prendono il mio posto nel tuo cuore. Perché tu non ci sei. Non ci sarai mai.
Sai, non ho mai avuto granché dalla mia vita. Sempre a prodigarmi per gli altri, mai nessuno che lo faccia per me. Mio marito mi ha lasciata per un’altra. Mi ha lasciata sola, con un figlio sulle spalle. Devo lavorare ogni giorno per mantenere la mia famiglia, per non far cadere a pezzi quel poco di buono che sono riuscita a costruire nella mia esistenza.
Sai dove sono in questo momento? In quel parco dove, 36 anni fa, mi promisi che non mi avresti mai lasciata.
Dove sei ora, Jared? Dove sei?
Non sai quante volte avrei voluto stringermi a te, aggrapparmi alla tua schiena forte, come quando si è sul punto di mollare ma si trova un’ancora di salvezza.                                                                                                               
Sì, perché tu mi avresti salvata. Con i tuoi occhi,  con le tue parole. Mi avresti salvata da quest’inferno.

Forse, in un’altra vita, le cose andranno diversamente. Forse un giorno mi sveglierò al tuo fianco, farò scorrere le mie dita sulle tue ciglia, sul tuo naso, sulle tue labbra, come a verificare che no, non è un sogno, tu sei lì, sei lì per davvero. A colazione ti preparerò la torta al cioccolato che ci piaceva tanto. Mi sporcherai la punta del naso con la crema e correrai via ridendo, e io proverò a inseguirti, tra una risata e l’altra, e tu dirai << Prova a prendermi! >>                                                                                                                                     
Sarà tutto come una volta.


Intanto ognuno per la propria strada. Vivremo come sempre abbiamo fatto. Ed io andrò avanti, anche senza di te, ma lasciando accesa una flebile luce di speranza. La speranza che quel giorno arrivi davvero.
Io sono qui, Jared. O meglio, Jay, perché ai miei occhi resterai sempre quel ragazzino che inseguiva i sogni.
Ti aspetto. Ti aspetterò sempre.
                                                                Tua Lily.

P.S.: Mio figlio si chiama Joseph. E’ il tuo secondo nome. Volevo che, nella persona che amo di più al mondo, ci fosse qualcosa di te.


Lilian posò la penna, piegò il foglio e lo inserì in una busta.

<< Joseph, si sta facendo tardi, saluta i tuoi amici che fra un po’ torniamo a casa! >>

Il piccolo lasciò il gruppo di amici e corse sorridente verso la mamma. Si fermò con il fiatone di fronte a lei.

<< Mamma, cos’è questa? >> domandò, indicando con l’indice della piccola mano la busta retta da Lilian.

<< Una lettera. >> rispose lei.

<< Per chi? >> chiese ancora.

La donna gliela passò in mano. Joseph strabuzzò gli occhi nello sforzo di leggere il destinatario, dato che aveva imparato da poco.

<< P-per… J-Jaa… Jared! Per Jared! Mamma, chi è Jared? >>

Già, chi era Jared? Lilian si sforzò di trovare le parole più giuste.

<< Jared è una persona speciale, l’ho conosciuto quando avevo la tua età. Anzi, forse ero un po’ più grande.  Ci volevamo molto bene. >>

<< E ora non ve ne volete più? “Le persone speciali vanno tenute strette” lo dici sempre tu, mamma! >>

Lilian rimase colpita da quella risposta.

<< Hai ragione, amore. Ma a volte una persona decide di andarsene, e tu devi lasciarla andare. Anche se ti dispiace. Anche se le vuoi tanto tanto bene. >>  pronunciando quelle parole, Lilian trattenne a stento il pianto.

<< Anche io avrei voluto bene a Jared, mamma. >>

<< Lo penso anche io, tesoro. >> rispose, asciugandosi in fretta una lacrima che aveva iniziato a rigarle la guancia.

<< Dai, ora andiamo a casa e prepariamo la cena. >>

Si avviarono mano per mano, in silenzio. Dopo qualche minuto Joseph cambiò argomento, con la leggerezza che solo i bambini hanno.

<< Mamma, mentre torniamo a casa giochiamo a guardia e ladro: tu mi insegui ed io scappo! >>

<< E va bene, piccolo furfante. Comincia a correre, la guardia viene a prenderti! >>

Joseph iniziò a correre ridendo di gusto. Basta così poco a far felice un bambino. Lilian andava a rilento, apposta per farlo vincere.

<< Guarda mamma, sono il più veloce al mondo! Prova a prendermi! >> gridò Joseph da lontano.

Al suono di quella frase tremendamente familiare, Lilian non poté far altro che sorridere. Guardò il cielo, che già si oscurava, ma una piccola parte aveva mantenuto il suo colore azzurro intenso. Proprio come gli occhi di Jared.
Sussurrò piano:

<< Anche io proverò ad inseguire la felicità, Jared. Te lo prometto. >>
                                                                                    
The End.
 

 
  
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