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Autore: Daughter_Of_The_Moon    09/06/2015    3 recensioni
Max è morto.
[...]
Max è morto, ed è colpa mia.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOVE SEI?

Resta con me almeno tu.

 

 

Rating: verde chiaro, quasi giallo.

Genere: molto fluff e molta tristezza. E introspezione.

Contesto: terzi libro, città di vetro.

Note iniziali: è (chiaramente) una Malec. Una Malec molto...malecchiosa (??)

 

 

 

Alec correva. Correva come se stesse scappando da un mostro-cosa che poteva essere, ma non in questo caso.

Non ricordava di aver mai corso così velocemente in tutta la sua vita, ma non poteva esserne sicuro dato che aveva passato quei diciotto anni a scappare ed inseguire demoni. Okay, forse non tutti i diciotto anni, ma una buona parte della sua esistenza era caratterizzata da continue corse. Ma non era importante, non più.

Alec correva, ignorando gli sguardi perplessi ed infastiditi dei Nephilim che andavano alla Sala degli Accordi, luogo da cui lui voleva stare il più lontano possibile.

 

 

­Quando sarò più grande mi insegnerai a tirare con l'arco, Alec?

 

Quando sarai più grande ti insegnerò tutto ciò che vorrai, e ti regalerò anche il mio, di arco.

 

Wow! Davvero?

 

Certo, fratellino. Te lo prometto. Ora, però, vai a riposare, Max, che è tardi.

 

Ma...come faccio a sapere che manterrai la tua promessa?

 

Non ti fidi della mia parola?

 

No, certo che mi fid-

 

Non importa. Hai ragione. Allora, vediamo...giuro sul mio onore da Shadowhunter che ti regalerò il mio arco e ti insegnerò ad usarlo. Così va meglio?

 

Si!!

 

Adesso vai, sciò, a dormire.

 

Va bene, fratellone.

Wow! Mamma, Alec mi insegnerà a tirare con l'arco!

 

 

Il dolore minacciava di sopraffarlo, di distruggerlo lentamente, pezzo per pezzo, fino a che di lui non sarebbe restato che un mucchietto di ossa.

Aveva cercato di non piangere, di non mostrarsi debole davanti alla sua famiglia. Doveva essere forte, per la sorella e per Jace, per sua madre e per suo padre, si era continuato a ripetere, come un mantra. E così aveva fatto, aveva consolato Maryse, che singhiozzava disperata, stringendo e accarezzando i capelli del bambino, supplicando Jace e Robert. Solo quest'ultimo era arrivato in soccorso; Jace era una maschera di pietra, impossibile da decifrare. Faceva male ad Alec guardarlo. Suo padre, poi, aveva portato la donna in una casa di una qualche famiglia, dove Isabelle si era rinchiusa in camera. Jace se ne era andato, silenzioso come una pantera. Clary non si vedeva, probabilmente era con lui, o si stava riposando, e Simon... Simon era riuscito ad entrare nella stanza e stava con Izzy. E lui era rimasto solo.

Era uscito di casa, senza nessun posto in mente. Voleva solo allontanarsi da Alicante, dalla Sala degli Accordi, da quella casa.

Era arrabbiato con Jace. Possibile che il suo parabatai preferisse stare con sua sorella, o da solo o con chiunque fosse, invece che con lui, che era il suo migliore amico? Possibile che non aveva pensato che anche lui voleva un po' di conforto, qualcuno, una volta tanto? No, non ci aveva pensato, o in quel momento sarebbe stato lì, con lui, e si sarebbero consolati a vicenda.

 

Alec fermò la corsa solo quando si accorse di trovarsi ad un vicolo cieco, in una stradina piccola e buia che non aveva mai notato.

 

Max è morto.

 

Pensò solo a questo, con il respiro affannato, il corpo scosso da brividi. Non gli sembrava possibile. Non poteva essere vero.

Max era un bambino, perché ucciderlo? Che poteva fare, di male?

Reprimette un urlo, picchiando il pugno sul muro sbrecciato, sbucciandosi le nocche. Il dolore fisico attutì per un attimo quella massa informe che cresceva nel suo petto, nutrendosi dei suoi ricordi con Max, di tutte le promesse che gli aveva fatto e che non era riuscito a mantenere, ma durò solo qualche secondo, poi ricominciò ad allargarsi, come veleno.

 

Alcuni veleni sono già dentro noi ed aspettano solo uno stimolo, una chiamata, per mettersi in circolazione nel nostro organismo. E, una volta nel sangue, cominciano ad annientare le difese, bloccando pian piano ogni organo, muscolo e cellula del nostro corpo, fino ad arrivare al cuore, senza che noi possiamo fare qualcosa.

 

Lui ne sapeva qualcosa, di veleni. Non troppo tempo prima era stato morso da un demone superiore. Ricordava le ore di agonia, il dolore, la sensazione di star morendo, e così era. Stava morendo e solo l'intervento di Magnus, Sommo Stregone di Brooklyn lo aveva salvato.

Magnus.

Dov'era lo stregone, adesso che aveva bisogno di lui? Se ne era andato, come tutti gli altri, lasciandolo solo?

Un tremitio attraversò Alec, che diede un altro pugno al muro, e un altro, finché le mani non divennero troppo dolorose e pesanti per sollevarle.

Un singhiozzo fuoriuscì dalla bocca del ragazzo, che si lasciò scivolare a terra, rannicchiato su se stesso.

 

Max è morto.

 

Non era difficile da comprendere, no? Tre parole, nove lettere, un significato. Eppure non ci riusciva, non capiva, non poteva credere che il bambino che leggeva sempre i fumetti ed i manga, che aveva gli occhiale che cadevano continuamente dal naso, che riusciva ad addormentarsi ovunque, fosse morto.

Così gli era sembrato, addormentato, ma il freddo innaturale del corpo, la strana angolatura del collo, lo avevano smentito. Si era sentito ghiacciare dentro.

 

Max è morto, ed è colpa mia.

 

Un altro singulto squarciò il silenzio della notte, ma nemmeno una lacrima bagnò il viso di Alec.

 

Magnus, dove sei?

 

Voleva lui, adesso, accanto a sé. Voleva qualcuno che lo amasse, che restasse anche se gli altri se ne erano andati. Aveva bisogno di lui, ora più che mai.

Sussurrò il suo nome, ma non ne era tanto sicuro. Le parole non volevano uscire, bloccate da quell'urlo che ancora voleva trovare sfogo.

 

 

Alec, guarda cos'ho qui!

 

Non ora Max. Leggerò dopo il tuo giornalino.

 

Ma...

 

Ho detto dopo.

 

 

Ora Alec voleva sentire di nuovo la voce del bambino, che gli illustrava ogni fumetto che comprava, anche se lui non ci capiva niente. Se avesse saputo che quella era una delle ultime volte in cui avrebbe potuto parlare con lui non si sarebbe comportato in quel modo. Ma no, lui era troppo preso da Jace, dal raccontargli quello che aveva scoperto, dal cercare un segno di soddisfazione nei suoi occhi dorati. Sempre troppo preso da lui, illudendo se stesso in un amore a senso unico, senza futuro, solo perché aveva paura di ammettere i propri sentimenti.

Ed ora...

 

Magnus, ti prego, vieni. Ho bisogno di te!

 

Finalmente l'urlo uscì dalla sua gola, un urlo che di umano aveva tutto e niente, un urlo pieno di dolore e parole inespresse, subito soffocato dal dolore della perdita.

Perché non riusciva a piangere? Sarebbe stata una liberazione, piangere, versare lacrime. Ma lui era un soldato, un adulto, non gli era permesso crollare.

Però ora voleva solo quello, lasciarsi andare al dolore, almeno per una notte.

Alzò la mano già insanguinata per picchiarla forte al muro, senza preoccuparsi del fatto che potesse romperla.

Voleva solo quello, sentire dolore fisico, l'unico dolore in grado di attutire e assorbire un poco il veleno dentro di lui.

Stava per colpire il muro, quando qualcuno bloccò l'arto con il proprio. Non si girò, sapeva bene a chi apparteneva quella mano, quelle dita che avevano sfiorato ogni centimetro della sua pelle.

Un nuovo singulto lasciò le sue labbra. Chiuse gli occhi e si girò, abbandonandosi a quelle braccia forti ma delicate.

 

Magnus.

 

Respirò l'odore dell'amante, mentre si lasciava cullare da lui, che gli sussurrava parole dolci e gli curava le lesioni in uno scintillio verde-azzurro.

Aprì leggermente gli occhi e li fissò in quelli gialli, con la pupilla allungata come quella dei gatti, dello stregone. Del suo stregone.

Aveva sbagliato prima. Alec non lo voleva solo per un istante, no, aveva capito che lo voleva per tutta la vita.

 

<< Max è morto. >> disse, e solo adesso capì davvero che il suo fratellino non c'era più. Dirlo aveva aiutato a realizzarlo.

I suoi occhi si riempirono di lacrime, di tutte le lacrime che aveva sempre trattenuto. Magnus lo guardava con dolce tristezza, lo stringeva a se.

<< Lo so, Alexander, lo so. Non è stata colpa tua. >>

Il Nephilim seppellì il volto nella giacca dello stregone, bianca, il colore del lutto. Come faceva a saperlo, Alec nemmeno se lo domandò. Aveva così tanta importanza, dopotutto?

<< Si che è colpa mia. Ho lasciato io Isabelle e Max da soli. Sarei dovuto rimanere! >>

La rabbia scivolava via, insieme alle lacrime che adesso bagnavano il suo viso.

<< Non dirlo nemmeno, tu non potevi saperlo, né potevi immaginarlo. >> a quelle parole, Alec alzò la testa, per guardare in faccia il compagno. Gli occhi sembravano brillare ed erano pieni di amore e sincera risolutezza.

Deglutì, per mandare giù il nodo di parole ed emozioni che gli impedivano quasi di respirare. Magnus sorrise leggermente e asciugò le lacrime che cadevano copiose dagli occhi azzurri di Alec.

Alec voleva dire tante cose, ma non trovava le parole. Voleva stringerlo a se, gridargli quanto lo amava, urlargli contro l'ingiustizia di quel mondo.

<< Perché non sei venuto prima? >> disse invece, in un sussurro. Magnus si chinò e dopo un attimo di esitazione lo baciò. Fu un bacio pieno di tristezza, dolore e rabbia, dolce a modo suo. Alec voleva rimanere così per sempre, con le labbra di Magnus, del ragazzo che era riuscito a scoprire quella parte di se di cui prima si vergognava e che quasi aveva dimenticato, ma quest'ultimo si allontanò.

<< Sono venuto il prima possibile, ma non ti trovavo. >>

Alec rimase a guardarlo, poi gettò le braccia al collo dell'altro, e lo strinse con forza.

<< Non lasciarmi...non farlo, ti prego. >> sussurrò e la sua voce gli parve supplicante ed incrinata, piena di debolezze che poteva mostrare solo allo stregone. Magnus sembrò irrigidirsi, ma forse era solo una sua sensazione, perché subito dopo cominciò ad accarezzargli i capelli, con dolcezza.

<< Shh...non ti lascerò mai, fiorellino, nemmeno se tu vorrai. >>

Alec si lasciò sfuggire una risata, resa roca dalle lacrime.

E restò così, abbracciato a colui che era restato quando gli altri gli avevano voltato le spalle, abbandonandolo al dolore. Nessuno li vide o ascoltò le loro parole, solo il vento della notte, che custodiva quel segreto, silenzioso come il loro amore.

 

 

 

Angolo di quella pazza della scrittrice:

Okay, seriamente, devo smetterla.

Però che ci posso fare se adoro la Malec e la mia mente malata ha pensato “perché non scrivere qualcosa di deprimente sulla morte di Max”?

Uff *sospira* sopportatemi.

Ve lo avevo promesso però, questa è sicuramente una cosa fluff! Avevo la parte iniziale già da un bel po', ed ora ho finalmente deciso di finirla (per l'Angelo, non proprio ora, l'ho finita più o meno da un paio di settimane).

Una piccola avvertenza: questa shot, anche se, devo dire, ne sono soddisfatta, è forse un po' poco originale, perciò se casomai ne avessero già scritta una simile, ditemelo e provvederò subito!

Bene, ho detto tutto, quindi, adios!

(lo dico ogni volta ma torno sempre u.u)

 

Ps. PRIMA VERA SLAH! Pensavate che me ne sarei scordata, eh?

...in realtà me ne ero veramente dimenticata e me ne sono ricordata solo quando stavo per pubblicare XD

Sono senza speranze. Abbiate pietà di me.

Bye!

 

Daughter_(perché il nick abbreviato fa segsi!)

   
 
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