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Autore: LuckyV97    09/06/2015    0 recensioni
Questa è la storia di un incontro. Una storia d'amore. La storia di due destini che si incrociano, o meglio, che sono destinati a incontrarsi.
La storia di Luca, un ragazzo di 18 anni, estroverso, intraprendente, ma allo stesso tempo insicuro e in lotta con il mondo. La storia di Harumi (春美, in giapponese "bellezza primaverile") è una ragazza che proviene dal Giappone, molto introversa, timida e altruista.
Come si incontreranno i loro destini? Come faranno due persone così diverse a innamorarsi? Sarà un amore realizzabile o impossibile? Lo scoprirete solo leggendo.
AVVERTENZE: linguaggio esplicito in pochi tratti della storia (solo parolacce)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Non penso che ci siano state altre volte in cui ero stato così disattento alle lezioni. E meno male che era il primo giorno di scuola, quindi i professori ci avevano chiesto cosa avessimo fatto durante le vacanze e non hanno spiegato qualcosa di nuovo! Pensavo costantemente a quella ragazza. Giulia, la mia compagna di banco e grande amica, mi aveva scosso più volte, perché mi aveva visto incantato e immobile come se avessi visto Beyoncé in carne ed ossa. All'alba della quinta e ultima ora Giulia, dopo avermi svegliato per l'ennesima volta, mi chiede se c'era qualcosa che non andava.
“No no, tutto bene, tranquilla!” rispondo io con la sicurezza di un funambolo che cammina su una fune appesa alle estremità di due pareti rocciose del Grand Canyon.
Si vedeva benissimo che ero scosso. Non lasciavo capire il motivo per cui fossi in tali condizioni, ma i miei amici, quelli che mi conoscono veramente bene, se ne erano resi conto subito.
“Luca, la primavera è passata da un bel pezzo, insieme all'estate!” Mi dice Lorenzo. “È tutto oggi che sei strano. Hai gli occhi persi nel vuoto ogni due per tre, non parli e se lo fai rispondi a monosillabi, sembra che tu abbia la testa tra le nuvole. Non è che sei innamorato ancora della tipa che ti sei fatto al mare?”
“Ma ti pare!!!” esclamo e facendo un saltino all'indietro. “Assolutamente no! Abbiamo deciso che non ci sarebbe stato alcun futuro. Anche perché poi lei abita a Rimini, come farei a gestire una storia a distanza, se non sono riuscito a gestire una ragazza a 2 chilometri da casa mia?”
“Eh suvvia…sono cose che capitano, non è finita per colpa tua, mettitelo in testa.” mi rassicura lui, poi aggiunge: “Ma quindi? Sei innamorato?”
“Ancora?!? Ti ho detto di no!”
Ed è proprio in quel momento che esce di nuovo lei. I suoi capelli erano mossi dalla dolce brezza autunnale, che mitiga il clima di settembre. La sua bellezza era impareggiabile, tanto che non avevo notato nessun altro oltre a lei. Esisteva solo lei in quel momento, tanto che non mi ero nemmeno reso conto dell'arrivo della Brambilla e dell'amica di quest'ultima, che era considerata la più bella della scuola. Le due ragazze erano passate completamente inosservate per quanto riguarda il mio campo visivo, che era tutto concentrato su questa ragazza dagli occhi più belli che abbia mai visto. Anche senza ridere, la sua espressione sprigionava tenerezza e dolcezza solo a guardarla. I capelli si muovevano al vento e le sue gambe erano coperte da lunghi leggins neri che mettevano bene in mostra tutte le sue curve ben definite. Io mi spiego ancora come faceva a passare inosservata una ragazza come questa. Come? Indossava una maglietta asimmetrica a righe orizzontali bianche e blu, che le dava anche un tocco di trasgressione. Le peggio fantasie mi occorrevano nella mente in quell'attimo. Cazzo...quanto è bella, pensavo io. Ma non sarebbe mai stata mia: si vede da come si atteggia che non è una di quelle sempliciotte che vanno dietro al primo ragazzo che trovano, e nemmeno una che cerca un ragazzo. È tutta sola, isolata dal gruppo, che, come lei, aspettava il pullman. Mi dispiaceva troppo vederla li tutta sola soletta e mi sarebbe venuta voglia di andare li e parlare con lei. Ma come?!?
“Hai visto la Brambilla?!?” Dice Lorenzo tutto esaltato e con queste parole la mia testa ritorna sulla terra ferma. Che cazzo me ne frega della Brambilla, mi sarebbe venuta voglia di dire, ma ovviamente sono stato zitto e mi limito a dire un bello e sonoro: “Sì, che gnocca!”
Lo pensavo realmente, dire che la Brambilla è brutta equivale a bestemmiare, però nella mia testa non c'era posto per due ragazze. Quindi l'unico posto disponibile è per quella bellissima ragazza asiatica.
“Dai Lorenzo, vado, che sta arrivando il pullman!”
“Dai vai, prima che lo perdi! A domani, Luca!”
Mi congedo da lui e corro dall'altra parte della strada per raggiungere la fermata, piena di gente incalzante per stare il più comodo possibile dentro il pullman. Tra le ragazzine che parlano di fighi e i ragazzi che parlano di figa (notare le differenze) e che si menano per finta, c'era lei, seduta, tutta sola, con le cuffie nelle orecchie. Chissà che starà ascoltando, pensavo.
Il pullman arriva e saliamo tutti in massa come una mandria frenetica di buoi ai quali è stata appena data la sbobba. Poi c'era lei che rispettava i turni, come una vera ragazza educata. Una ragazza d'oro, veramente, dove la trovi una così? Lei trova il posto a sedersi, io sto in piedi ma in un posto abbastanza vicino a lei, così da rendere ancora più facile la visione di quello spettacolo. Nelle mie cuffie suonava “Lucky Ones”, canzone di Lana Del Rey, che parla di un amore che cresce man mano e che da una semplice cotta diventa un amore, che probabilmente, se i due amanti saranno fortunati, sboccerà, proprio come un ciliegio in primavera. La canzone era proprio azzeccata per il mio stato d'animo: speravo che io e lei avremmo potuto essere quei ragazzi fortunati, di cui parla la canzone, dando ovviamente tempo al tempo.
Tutto a un tratto squilla un telefono, con una suoneria classica, una di quelle già preimpostate nel telefono ancora prima dell'utilizzo. Era il suo. Lo cerca freneticamente nel suo zaino blu cobalto, fino a trovarlo.
Moshi moshi? (もしもし?)” sono state le sue prime parole, che in giapponese significano “Pronto?”. E queste sue parole mi avevano già dato un indizio molto importante: è giapponese. E dopo il suo fisico e il suo volto, anche la sua voce era bellissima. Era una voce acuta, ma non una di quelle esageratamente noiose e squillanti che si sentono negli anime e nei cartoni animati giapponesi. Acuta, ma delicata. Era un qualcosa di angelico, al quale non so nemmeno dare una spiegazione o trovare una descrizione adatta. Da poco tempo, oltre a inglese, spagnolo e tedesco a scuola, studio anche giapponese a un corso nella mia città. Dal poco che ho capito della telefonata, mi sembrava che stesse parlando con suo padre, perché avevo capito “Otou-san” che significa “Padre”. Tenera, bella, angelica, meravigliosa e tanti altri aggettivi, tutti con un'accezione super positiva. Mi sono perso così tanto a guardarla che avevo perso anche il senso dell'orientamento e mi ero dimenticato di scendere alla mia fermata.
Pertanto mi precipito giù dal pullman alla fermata immediatamente successiva. L'infatuazione gioca brutti scherzi. Eccome se li gioca!!!
   
 
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